Come realizzare un camino in cartongesso da esterno

caminetto fai da te

Il camino da esterno è un elemento che consente di arricchire l’arredo di una veranda, un patio o un porticato, oltre ad assolvere funzioni di carattere pratico. A seconda del contesto in cui verrà collocato, può essere realizzato con due tecniche differenti:

  • in muratura, nel caso in cui si voglia alimentare il focolare a legna o a carbone;
  • in cartongesso, creando una struttura a secco per accogliere un caminetto elettrico, a pellet oppure a bioetanolo.

In questo articolo vediamo, nello specifico, qual è il ciclo di intervento per la realizzazione di un camino da esterno a bioetanolo in cartongesso.

Utensili e materiali occorrenti

L’assemblaggio della struttura a secco per l’installazione di un caminetto da esterno richiede l’utilizzo dei seguenti utensili: matita, metro, livella (analogica o laser), cutter per cartongesso, trapano avvitatore, cesoia per i profili metallici, spatola, cazzuola e frattazzo.

Per quanto concerne i materiali, invece, occorrono: profili metallici a U e C per uso esterno, lastre di cartongesso idonee per ambienti esterni e resistenti all’umidità, tasselli ad espansione, nastro biadesivo, viti filettate o nastro in fibra di vetro per il rinforzo dei giunti, paraspigoli, rasante cementizio e rete da armatura.

Progettazione della struttura a secco

Il caminetto a bioetanolo può essere posizionato a ridosso di una parete in muratura oppure in posizione isolata (come, ad esempio, al centro di un patio così da disporvi intorno poltrone e sedie). Scelta la collocazione, si può procedere alla progettazione: dopo aver preso le misure e individuato lo spazio da utilizzare, bisogna definire le dimensioni della struttura in cui verrà incassato il camino; successivamente, si segnano i riferimenti sul pavimento o sulla parete, così da agevolare le successive fasi di intervento.

Realizzazione del telaio in cartongesso

Il procedimento è pressoché identico a quello da implementare per la costruzione di un qualsiasi sistema a secco, ovvero:

  • sagomare i profili metallici guida a ‘U’ con una cesoia o una mola da taglio;
  • fissare i profili guida orizzontali a ‘U’ al pavimento e al soffitto, previa applicazione dell’apposito nastro bioadesivo, con tasselli ad espansione;
  • vincolare i profili metallici verticali a ‘C’ di bordo alla parete (se il caminetto sarà addossato ad un supporto murario) previa applicazione dell’apposito nastro bioadesivo, con tasselli ad espansione;
  • inserire i montanti verticali a ‘C’ interni al telaio (nel caso si tratti di una controparete, si consiglia di creare un interasse di ampiezza massima pari a 60 cm) fissandoli alle guide orizzontali con le viti autofilettanti;
  • completare l’intelaiatura secondo il progetto iniziale assicurandosi che ogni elemento sia in bolla.

Posa e finitura del cartongesso

Completata la struttura metallica, l’intervento prosegue con la posa delle lastre di cartongesso; per eseguire correttamente il tamponamento dell’intelaiatura, il procedimento è il seguente:

  • sagomare le lastre di cartongesso con un cutter;
  • vincolare le lastre al telaio utilizzando apposite viti per cartongesso, lasciando aperto un vano per il camino e, se necessario, uno per i cavi elettrici e i comandi;
  • trattare i giunti con rasante cementizio e nastro di rinforzo;
  • proteggere gli angoli con i paraspigoli, annegandoli nel rasante cementizio;
  • eseguire la rasatura armata, inserendo una rete di rinforzo annegata tra due mani di rasante;
  • regolarizzare le superfici con un frattazzo a lama liscia.

A questo punto, è possibile completare l’intervento con la tinteggiatura oppure rivestendo l’intera struttura con le piastrelle. Nel primo caso occorre preparare il supporto applicando una mano di primer, prima di usare una pittura per cartongesso adatta all’uso esterno.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

La realizzazione di un caminetto da esterno richiede l’impiego di materiali specifici, adatti ad applicazioni da esterno. Attingendo dal catalogo Saint-Gobain è possibile reperire tutti i prodotti necessari ad eseguire l’intervento in maniera ottimale; nello specifico, si consiglia l’utilizzo di:

  • Gyproc External Profile Zn-Mg, profili metallici in acciaio a ‘U e C’ rivestiti di zinco e magnesio, ideali per applicazione in ambienti particolarmente umidi;
  • Gyproc Glasroc® X, una lastra di cartongesso (gesso fibro-rinforzato?) ad elevate prestazioni formata da un nucleo di gesso arricchito da additivi speciali e armata, su entrambi i lati, da un tessuto in fibra di vetro (glass mat); offre elevate prestazioni in presenza di ambienti esterni o con elevata umidità, garantendo resistenza alla muffa e ai raggi UV;
  • Gyproc Glasroc® X Skim, un adesivo rasante cementizio a basso assorbimento d’acqua;
  • webercol Ultragres400, adesivo cementizio deformabile ideale per la posa di grandi formati;
  • webercolor premium, stucco cementizio decorativo per sigillare le fughe.

#FaiConIMakers, Giuseppe Conte e la sua squadra realizza un camino esterno in cartongesso

caminetto-fai-con-i-makers

Il team di Makers at Work affronta la seconda parte del nuovo format dedicato al restyling di un porticato in muratura; dopo aver ripristinato il soffitto danneggiato dall’umidità, Giuseppe Conte e suoi collaboratori si dedicano alla realizzazione di un camino da esterno, incassato in una struttura in cartongesso che include anche un vano destinato all’installazione di uno schermo TV a scomparsa. Anche per questa seconda fase d’intervento, Saint-Gobain ha offerto il proprio supporto, fornendo i materiali necessari per eseguire i lavori previsti dal progetto iniziale.

Realizzazione del vano in cartongesso

Il primo step affrontato da Giuseppe Conte e il suo team consiste nella realizzazione di una controparete in cartongesso destinata ad ospitare il vano per la tv a scomparsa e il camino a bioetanolo. I tecnici di Makers at Work, dopo aver preso le misure sulla parete alla quale la struttura sarà vincolata, segnano le tracce sul muro e sul pavimento; poi, procedono con i seguenti passaggi:

  • le guide metalliche a U vengono sagomate su misura con le cesoie, per poi essere vincolate alla parete, al soffitto e al pavimento mediante tasselli per creare la cornice del telaio;
  • all’interno della cornice vengono posti i montanti verticali, fissati alla parete retrostante, creando uno spartito con interassi da 60 cm;
  • per l’inserimento dei montanti orizzontali, vengono inseriti quattro punti di fissaggio alla parete, due interni al telaio e uno su ciascuna delle guide perimetrali mediante l’impiego di staffe regolabili;
  • l’intelaiatura di supporto al sistema a secco viene completata con il fissaggio delle altre guide metalliche.

 

La successiva fase di intervento prevede anzitutto la costruzione di un piccolo telaio in legno, che verrà inserito nella struttura in cartongesso per sostenere la staffa automatizzata del meccanismo a scomparsa dello schermo TV.

 

Fatto ciò, il team di Makers at Work si dedica al rivestimento del telaio metallico mediante la posa delle lastre di cartongesso da esterno; viene lasciato aperto un piccolo vano per il passaggio dei fili elettrici che saranno poi collegati al camino ed alla staffa telescopica della TV. Quest’ultima viene installata prima che la controparete sia chiusa completamente dalla pannellatura in cartongesso; a questo punto, Giuseppe Conte e la sua squadra decidono di realizzare un secondo vano in cartongesso (alto circa la metà del primo), posto davanti alla struttura già allestita, così da avere lo spazio necessario per inserire il televisore e installare il camino a bioetanolo.

 

Completato anche questo passaggio, le lastre di cartongesso vengono fissate anche al secondo telaio, lasciando libera la parte alta dell’intercapedine in cui è stata collocata la staffa per il televisore.

Rasatura e finitura del sistema a secco

Terminata la costruzione delle strutture a secco, Giuseppe Conte e il suo team si dedicano alla rasatura; il trattamento si articola in due fasi:

  • la prima applicazione del rasante, che include anche il trattamento dei giunti e l’inserimento dei paraspigoli;
  • la rasatura armata: viene posata una rete di rinforzo affogandola in due mani di rasante.

Quando il prodotto è completamente asciutto, gli operai di Makers at Work si dedicano al rivestimento del vano del camino con le piastrelle. La parte superiore della controparete, invece, viene completata con assi di legno di acacia, fissate al supporto con colla multimateriale e punti applicati con la sparachiodi. La stuccatura delle fughe tra le piastrelle, dopo aver rimosso il collante in eccesso e i cunei di distanziamento, conclude la finitura della zona della controparete in cui è alloggiato il camino. L’intervento viene poi ultimato con l’installazione di una mensola in legno (a chiusura dell’intercapedine che ospita la TV a scomparsa) e di profili laterali (anch’essi in legno) con funzione di giunzione tra la controparete e il supporto murario.

I materiali Saint-Gobain utilizzati

Il team di Makers at Work ha impiegato, nel corso degli interventi sopra descritti, i seguenti materiali forniti da Saint-Gobain:

    • Gyproc External Profile Zn-Mg, profili metallici in acciaio a ‘U e C’ rivestiti di zinco e magnesio, ideali per applicazione in ambienti particolarmente umidi;
    • Gyproc Glasroc® X, una lastra di cartongesso (gesso fibro-rinforzato?) ad elevate prestazioni formata da un nucleo di gesso arricchito da additivi speciali e armata, su entrambi i lati, da un tessuto in fibra di vetro (glass mat); offre elevate prestazioni in presenza di ambienti esterni o con elevata umidità, garantendo resistenza alla muffa e ai raggi UV;
    • Gyproc Glasroc® X Skim, un adesivo rasante cementizio a basso assorbimento d’acqua;
    • webercol Ultragres400, adesivo cementizio deformabile adatto alla posa di grandi formati;
    • webercolor premium, stucco cementizio decorativo per sigillare le fughe.

Cappotto termico in lana di vetro: caldi d’inverno, freschi d’estate, sicuri nei confronti degli incendi esterni, isolati dai rumori, sostenibili

cappotto termico

Cappotto termico o isolamento a cappotto, è la definizione di un sistema d’isolamento termico composto da una serie di materiali. Questi vengono applicati esternamente sulle facciate degli edifici, in maniera stratificata, facendo appunto, da cappotto.

Il cappotto in lana di vetro permette di abbinare tutta una serie di caratteristiche e prestazioni in un’unica soluzione.

Lo scopo principale è l’isolamento termico delle pareti perimetrali dell’edificio, sia dal caldo sia dal freddo. L’isolamento continuo esterno permette di correggere i ponti termici, e anche di minimizzare il rischio di condensa, sfruttando la capacità di accumulo termico della parete e riducendo gli sbalzi termici, considerando inoltre l’elevata traspirabilità della lana di vetro.

La scelta di isolare un edificio dall’esterno, invece di intervenire con soluzioni termo-isolanti dall’interno, consente di ottenere le migliori prestazioni senza togliere spazio all’ambiente interno.

Il sistema a cappotto in lana di vetro oltre ad isolare termicamente un edificio, offre la migliore sicurezza in caso di incendi che potrebbero svilupparsi o propagarsi in facciata, essendo la lana di vetro incombustibile.

Inoltre, permette di incrementare l’isolamento acustico delle pareti, proteggendoci dai rumori esterni.

Senza dimenticare l’aspetto di sostenibilità ambientale: la lana di vetro è prodotta con un’elevata quantità di materiale riciclato.

Non esiste uno spessore standard del cappotto termico, può essere definito in relazione agli obiettivi energetici e di isolamento che si ha bisogno di raggiungere.

isolamento a cappotto

Quali sono i vantaggi del cappotto termico in lana di vetro?

Avere una casa ben isolata termicamente comporta una serie di vantaggi, uno di questi è il comfort interno, ossia la sensazione di benessere che si prova all’interno degli spazi di casa. Gli altri importanti vantaggi del cappotto termico sono:

  • La riduzione della dispersione termica dall’interno verso l’esterno per tutto l’arco dell’anno.
  • La riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti.
  • La sicurezza in caso di incendio
  • L’eliminazione di muffe e condense impedendo recidive, sulle pareti interne, grazie all’isolamento continuo dei muri perimetralie alla traspirabilità della lana di vetro. Ciò rende l’aria, negli ambienti di casa, più salubre.
  • La valorizzazione dell’immobile che fornisce prestazioni energetiche migliori.
  • Il prolungamento della vita dell’edificio. Il cappotto termico, infatti, protegge le facciate dagli agenti atmosferici, rendendo stabili più a lungo i pigmenti usati nelle coloriture.
  • L’isolamento acustico che, unitamente a quello termico, contribuisce a rendere più confortevoli gli spazi abitativi.

Le soluzioni Saint-Gobain per l’isolamento a cappotto in lana di vetro.

In fatto di isolamento e comfort abitativo, Saint-Gobain propone soluzioni appartenenti principalmente a due brand della sua famiglia: Isover e Weber.

webertherm comfort G3 con pannello in lana webertherm LV034/ ISOVER CLIMA34 G3 è tra le soluzioni tecniche più vantaggiose in termini di prestazioni nell’ambito dei cappotti termici dall’esterno, e presenta specifiche caratteristiche che ne consentono l’applicazione in differenti condizioni e tipologie costruttive. Garantisce un isolamento efficace contro il freddo, il caldo, il rumore e il fuoco. Questo sistema contribuisce in maniera importante al rispetto dell’ambiente perché il pannello in lana di vetro è prodotto per oltre il 66% da materiale riciclato.

webertherm robusto universal, a differenza dei tradizionali sistemi a cappotto, consente un’ampia scelta di finiture, permettendo rivestimenti finora incompatibili con il cappotto termico. Dunque, massima libertà estetica per la facciata dell’edificio.

isolamento a cappotto

Le ulteriori soluzioni Saint-Gobain per l’isolamento a cappotto.

Oltre al sistema a cappotto in lana di vetro, Saint-Gobain attraverso il brand Weber può proporre soluzioni alternative di materiali isolanti impiegati per il cappotto termico.

Le resine fenoliche sono impiegate quando abbiamo problemi ad ispessire le pareti, infatti, le resine permettono di ridurre fino al 40% lo spessore del pannello isolante, oltre ad assicurare elevato potere isolante e buona reazione al fuoco.

webertherm plus ultra, una delle soluzioni più performanti dal punto di vista di isolamento termico che adotta pannelli isolanti in resina fenolica ad elevate prestazioni e durabilità. È indicato laddove si vogliano mantenere spessori ridotti fino al 40%.

ll sistema a cappotto termico che utilizza pannelli EPS è funzionale, versatile e con un buon rapporto qualità/prezzo. Prevede l’impiego di lastre in polistirene espanso sinterizzato, leggere e semplici da lavorare.

webertherm family white impiega il polistirene espanso in differenti tipologie di sistemi che differiscono per caratteristiche e stratigrafia. Si tratta del sistema più comune di cappotto termico, finito con un rivestimento colorato a spessore.

webertherm family black adotta un pannello in EPS, addizionato di grafite che ne migliora la resistenza termica di circa il 10%.

Il cappotto termico, in generale, può essere rifinito con rivestimenti colorati di diversa natura o perfino con rivestimenti ceramici. Alcune tipologie di cappotto possono essere solo pitturate o rivestite con rivestimenti pesanti quali la pietra o la ceramica di grande formato.

webertherm tile consente, con pannelli in EPS bianco o grafitato, di poter applicare in facciata con rivestimenti ceramici e/o listelli faccia a vista.

Cappotto termico: efficientamento energetico e detrazioni fiscali.

La coibentazione termica delle pareti, tramite l’applicazione di un sistema a cappotto, rimane ad oggi l’intervento edile che gode di diverse e convenienti agevolazioni fiscali.
Infatti, la posa in opera di un cappotto termico rientra negli interventi di riqualificazione energetica. Dunque, sarà possibile approfittare delle detrazioni fiscali vigenti previste fino al 31 gennaio 2025.

Come sostituire le piastrelle del bagno in fase di distacco

sostituire piastrelle bagno

Il bagno è, con la cucina, l’ambiente domestico maggiormente esposto all’umidità ed ai problemi che essa provoca, specie la condensa. In aggiunta, la presenza di tubature sottotraccia dismesse è spesso origine di perdite e infiltrazioni che possono danneggiare le opere murarie e il rivestimento in piastrelle. L’usura o una messa in opera non a regola d’arte spesso danno origine a stillicidi o perdite; i tubi in metallo, in tal caso, tendono – a causa dell’ossidazione – ad aumentare il proprio volume e, di conseguenza, ‘spingere’ le piastrelle verso l’esterno.

Questo fenomeno, deleterio per l’integrità estetica e strutturale del rivestimento, provoca nella maggior parte dei casi la rottura o il distacco delle parti che compongono il rivestimento. In casi del genere, si rende necessario un intervento di risanamento e ripristino: vediamo di seguito come procedere.

Utensili e materiali occorrenti

Il ripristino del rivestimento in piastrelle del bagno necessita di utensili specifici, ovvero:

  • scalpello;
  • martello;
  • spazzola di ferro;
  • cazzuola;
  • spatola;
  • trapano miscelatore;
  • frattazzo dentato;
  • frattazzo di spugna.

I materiali da adoperare, invece, includono malta da costruzione o intonacatura, adesivo cementizio, stucco per le fughe, piastrelle o mosaico vetroso per il rivestimento.

Rimuovere le piastrelle e i tubi inerti

La prima cosa da fare in vista del ripristino delle superfici è staccare le piastrelle, a partire da quelle più danneggiate e prossime al distacco. Allo scopo, utilizzare uno scalpello e un martello, avendo cura di non danneggiare il supporto sottostante; qualora sia necessario, in questa fase occorre rimuovere anche tubature inerti ossidate o arrugginite. Se la muratura si presenta umida, segnata da stillicidi o efflorescenze, occorre intervenire in maniera opportuna, sanando perdite e gocciolamenti. In caso contrario, basta trattare il supporto con la spazzola metallica per asportare i residui superficiali.

Rettifica del supporto

Lo step successivo consiste nella regolarizzazione del supporto; per uniformare le superfici, occorre creare uno strato di malta cementizia. Qualora l’area da rivestire con le piastrelle non raggiunga il soffitto, la rettifica deve essere realizzata con uno spessore tale che il rivestimento, dopo la posa, risulti in pari con l’intonaco della superficie sovrastante.

Posa, stuccatura e finitura del rivestimento

Lasciata asciugare la malta, rispettando i tempi indicati dal produttore, è possibile procedere con la posa delle piastrelle (o del mosaico). In primo luogo, bisogna preparare l’adesivo: per ottenere un risultato ottimale, vanno rispettate le proporzioni tra acqua e prodotto riportate sulla confezione. Per mescolare l’adesivo, si consiglia di utilizzare un trapano miscelatore oppure una cazzuola, per lavorare quantità minori di materiale.

Il prodotto miscelato va poi applicato sul supporto asciutto con una spatola dentata, avendo cura di stenderlo in modo uniforme. Fatto ciò, è possibile posare le piastrelle o i pannelli di mosaico vetroso; per ottenere spaziature uniformi, è bene inserire dei tasselli di distanziamento (anche per la posa del mosaico). Affinché il rivestimento aderisca al meglio alla parete, si consiglia di batterlo leggermente; la lieve pressione servirà ad eliminare eventuali bolle d’aria, favorendo un incollaggio omogeneo. L’adesivo in eccesso deve essere ripulito velocemente, per evitare che indurisca, impiegando il frattazzo di spugna inumidito.

Trascorsi i tempi di essiccazione dell’adesivo, l’intervento deve essere completato con la stuccatura delle fughe; il prodotto va applicato con la spatola, dopo aver rimosso i tasselli. Anche in tal caso, è bene pulire subito il prodotto eccedente con un panno leggermente umido.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Le varie fasi dell’intervento sopra descritto possono essere implementate utilizzando gli appositi prodotti Saint-Gobain.

Nello specifico, la rettifica del supporto può essere effettuata adoperando webermix pratico, una malta cementizia premiscelata contraddistinta da elevata plasticità. Adatta all’applicazione su svariati supporti quali mattoni, laterizio, pietra mista, arenaria e tufo.

L’incollaggio delle piastrelle, invece, va eseguito con un adesivo cementizio ad alta resistenza meccanica come webercol ultragres 400, ideale anche per la posa di grandi formati e l’applicazione su pavimenti radianti. Il prodotto può essere utilizzato anche per la realizzazione di rivestimenti in facciata o in piscina oppure per incollare un mosaico vetroso; è applicabile su calcestruzzo, massetto cementizio, intonaco, cartongesso, piastrelle e gres.

Infine, per la stuccatura delle fughe si consiglia webercolor premium, disponibile in svariate colorazioni a seconda delle esigenze applicative. Si tratta di uno stucco decorativo cementizio idrofugato monocomponente e antifessurazione, in grado di implementare un’azione idrorepellente, antimacchia e antimuffa grazie alla speciale tecnologia Protect3 agli ioni di argento. Consigliato per stuccare fughe fino a 15 mm.

#FaiConIMakers, Seby Torrisi sostituisce alcune piastrelle in via di distacco in bagno

sostituire piastrelle bagno Seby Torrisi

Alle prese con alcune piastrelle di una parete del bagno ormai compromesse e prossime al distacco, Seby Torrisi realizza un approfondito intervento di ripristino, reso necessario dalla presenza di una vecchia tubatura metallica sottotraccia. Quest’ultima, pur essendo ormai da tempo inutilizzata, ha subito gli effetti dell’ossidazione: il conseguente aumento di volume ha provocato la spinta verso l’esterno delle piastrelle, che appaiono lesionate o in procinto di staccarsi dal supporto in diversi punti. Il maker siciliano, utilizzando i prodotti forniti da Saint-Gobain, ha rimosso il rivestimento danneggiato sostituendolo con un mosaico.

Prima fase: rimozione delle piastrelle e ripristino del supporto

La prima parte dell’intervento di ripristino consiste nella rimozione delle piastrelle; Seby utilizza uno scalpello per rompere o staccare gli elementi che formano il rivestimento. Successivamente, rimuove anche la tubatura sottotraccia che ha provocato il danno, avendo cura di asportare le parti dell’intonaco incoerenti o prossime al distacco. Infine, con una spazzola metallica, ripulisce ulteriormente la parete da polvere e residui.

Completata la rimozione delle piastrelle, Seby procede alla rettifica del supporto; dopo averlo bagnato leggermente usando un nebulizzatore, prepara l’apposita malta cementizia, rispettando le proporzioni tra acqua e materiale. Il prodotto viene poi applicato sulla parete con una cazzuola e un frattazzo, per ottenere una superficie uniforme e di spessore tale da consentire la posa del rivestimento in pari con l’intonaco della parte sovrastante della parete. Completata la rettifica, la malta ha bisogno di alcuni giorni per asciugare completamente prima della posa del rivestimento.

Seconda fase: posa e stuccatura del mosaico

A causa dell’impossibilità di reperire piastrelle identiche a quelle che rivestono le altre pareti del bagno, Seby sceglie di completare l’intervento di ripristino applicando dei fogli di mosaico color verde acqua marina. Preparato l’adesivo, il maker siciliano lo applica sul supporto asciutto, stendendolo con un frattazzo dentato; subito dopo, procede alla posa dei pannelli di mosaico, sagomati su misura con l’ausilio di un cutter. Per far sì che le tessere aderiscano perfettamente alla parete senza irregolarità, Seby utilizza un frattazzo di spugna per tamponare delicatamente i pannelli di mosaico; rimuove poi l’adesivo in eccesso con una spugna umida prima che questi indurisca.

Per far sì che le fughe tra i fogli del mosaico siano regolari, Seby inserisce alcuni cunei di distanziamento che poi rimuove quando l’adesivo si è completamente asciugato. A questo punto, può completare l’intervento con la stuccatura delle fughe, applicando il prodotto con una spatola e rimuovendo subito i residui in eccesso con un frattone di spugna inumidito, trattando la superficie più volte prima che lo stucco sia completamente secco. Infine, completa l’opera pulendo a fondo il mosaico con un panno umido.

I prodotti Saint-Gobain utilizzati

Come accennato, Seby Torrisi ha impiegato alcuni materiali forniti da Saint-Gobain per completare le varie fasi del suo intervento. In particolare, ha usato:

  • webermix pratico, una malta cementizia premiscelata ad elevata plasticità, ideale per la costruzione e l’intonacatura di murature tradizionali; applicabile su laterizio, mattoni, pietra mista, tufo o arenaria;
  • webercol ultragres 400, un adesivo cementizio deformabile monocomponente, contraddistinto da elevata resistenza meccanica e alta capacità bagnante; da utilizzare per incollaggi ad alta resistenza. Il prodotto è consigliato anche per la posa di grandi formati e l’applicazione su pavimenti radianti, in facciata o in piscina, nonché per l’incollaggio di mosaico vetroso. Ideale per supporti quali calcestruzzo, massetto cementizio, piastrelle, gres, cartongesso e intonaco;
  • webercolor premium, uno stucco decorativo cementizio a presa rapida disponibile in svariate colorazioni; idrofugato monocomponente antifessurazione ad elevata resistenza meccanica, è indicato per la realizzazione di fughe fino a 15 mm; idrorepellente e antimacchia, grazie alla tecnologia Protect3 agli ioni d’argento previene la proliferazione di muffe, funghi e batteri.