Come aggiungere una presa elettrica all’impianto domestico

aggiungere presa muro

Ogni casa di ultima generazione non può prescindere da un impianto elettrico moderno e funzionale, capace di soddisfare ogni tipo di esigenza pratica quotidiana. Talvolta, nonostante un’accurata progettazione iniziale, può presentarsi la necessità di ampliare l’impianto, attraverso l’aggiunta di una nuova presa, così da rendere disponibile la corrente elettrica in un punto della casa in cui può risultare più utile e funzionale. Poiché si tratta di un intervento non particolarmente complesso, può essere realizzato anche ricorrendo al fai da te, a patto di avere un minimo di manualità e di dimestichezza con le componenti e i principi di funzionamento di un impianto elettrico domestico. In questo articolo vedremo quali sono gli interventi murari da eseguire e i cablaggi necessari per elettrificare una nuova presa portando la corrente da una scatola di derivazione.

Cosa serve: utensili e materiali

Prima di procedere all’installazione della presa, è bene procurarsi tutti gli attrezzi ed i materiali necessari; per la parte edile occorrono una matita, un metro, uno scalpello, una spatola e una livella, assieme alla malta per il fissaggio, l’intonaco, il rasante cementizio, il primer di preparazione e una pittura per pareti da interni. Per la realizzazione dei cablaggi e l’elettrificazione del punto presa, invece, servono: una scatola 503, un tubo corrugato, una presa elettrica (in gergo chiamata anche “frutto”) con il relativo supporto, un cacciavite, forbici da elettricista (o una pinza “spelacavi”), tre cavi da 2.5 mm2, una sonda e una mascherina.

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Gli interventi murari: cosa fare

Il primo step consiste nell’individuare il punto in cui collocare la presa; a tale scopo, bisogna scegliere un punto facilmente accessibile (meglio se non troppo lontano da una scatola di derivazione). Fatto ciò, è possibile proseguire in questo modo:

  • segnare il contorno della scatolina sulla parete con una matita, tenendo presente che l’altezza dal pavimento deve essere di 50 cm;
  • utilizzando lo scalpello, rompere l’intonaco e la muratura per aprire il vano in cui verrà collocata la scatolina e passeranno i cablaggi;
  • preparare la malta per il fissaggio;
  • usare la malta per fissare la scatolina 503 all’interno del vano, controllando che sia ‘in bolla’ – ovvero perfettamente in linea – usando la livella; è consigliabile lasciare la malta qualche millimetro al di sotto dell’intonaco della parete, così da ottenere una finitura precisa;
  • passare il corrugato e fissarlo con la malta;
  • dopo aver lasciato asciugare la malta, applicare l’intonaco e, successivamente, il rasante cementizio;
  • finire l’intervento applicando prima il primer e poi dando almeno due mani di pittura per interni (meglio se lavabile).

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La realizzazione dei cablaggi

Completati gli interventi murari, è possibile procedere all’elettrificazione del punto presa, seguendo pochi e semplici passaggi:

  • inserire la sonda all’interno del corrugato per il passaggio dei fili;
  • tirare i cavi con la sonda attraverso il corrugato, così da raggiungere la scatolina e la cassetta di derivazione (è consigliabile lasciare almeno 10-15 cm di filo da una parte e dall’altra); si può evitare di ricorrere alla sonda se il corrugato segue un tracciato lineare;
  • rimuovere la guaina attorno ai cavi (con le forbici o una pinza spelacavi) ed effettuare i collegamenti dei tre fili (neutro, fase e polo di terra) alla morsettiera che si trova dietro la presa elettrica dopo aver montato il frutto all’interno del supporto;
  • fissare la presa, con il relativo supporto, alla scatolina utilizzando le apposite viti;
  • installare la ‘mascherina’ della presa, esercitando una leggera pressione nei punti in cui si trovano gli incastri;
  • interrompere l’alimentazione dell’impianto elettrico;
  • collegare i tre cavi in uscita dal frutto ai corrispettivi presenti all’interno della cassetta di derivazione.

Quali prodotti Saint-Gobain Italia utilizzare

Per realizzare l’intervento sopra descritto, è possibile attingere al catalogo multimarca di Saint-Gobain Italia, ricorrendo in particolare ai prodotti a marchio Weber. In particolare, per fissare la scatolina 503 all’interno del vano è possibile utilizzare la malta webertec presarapida; per pareggiare lo spessore del vano con quello dell’intonaco, webermix pratico è l’opzione consigliata, mentre per realizzare la successiva rifinitura il rasante cementizio webercem RasaZero assicura un’ottima resa su intonaci tradizionali e non solo. Per la tinteggiatura, il catalogo Weber offre due soluzioni: weberprim RA13, un primer di preparazione per le superfici, e weberdeko extra, una tintura per interni, lavabile e traspirante.

Dalla demolizione all’estrazione urbana: come ridurre l’impatto ambientale degli edifici

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Articolo scritto in collaborazione con ArchDaily

L’industria ha un enorme impatto ambientale, non solo per via delle risorse naturali utilizzate ma anche per l’acqua e l’energia necessarie alla realizzazione ed alla manutenzione di ogni progetto. Il rapporto “The Circularity Gap”, stilato nel 2019, evidenzia come il settore delle costruzioni assorba quasi la metà dei materiali prodotti a livello globale (oltre 42 miliardi di tonnellate). L’impatto ambientale dell’industria edilizia è amplificato dallo smaltimento dei materiali da costruzione: dopo la demolizione, infatti, questi sono ridotti in macerie e, di conseguenza, non sono più utilizzabili. Questo modello lineare per la gestione delle materie prime ha un impatto negativo sull’ecosistema globale e appare ormai insostenibile. Il crescente bisogno di sostenibilità ha comportato lo sviluppo di un nuovo modello, quello dell’economia circolare, che prevede, in luogo del semplice smaltimento, il riutilizzo o il riciclo dei materiali già utilizzati. Il problema dell’impatto ambientale dell’edilizia è stato protagonista anche della Biennale Architettura di Venezia del 2016, per merito del curatore Alejandro Aravena che, per l’occasione, decise di riciclare circa cento tonnellate di materiale di scarto utilizzandolo per l’allestimento di nuovi spazi espositivi. L’iniziativa ha permesso di recuperare diecimila mq di cartongesso e 14 km di strutture in metallo, dando così nuova vita ad una grande quantità di materiale altrimenti destinato ad essere scartato, restando inutilizzato.

Una nuova concezione delle strutture edilizie: i depositi antropogenici

La sfida più grande che il settore delle costruzioni deve affrontare per raggiungere un maggiore grado di sostenibilità riguarda la gestione degli edifici al termine della loro vita utile. In altre parole, progettisti e costruttori dovranno, nel prossimo futuro, essere in grado di realizzare strutture ‘riciclabili’, qualora non sia possibile riqualificare l’edificio per una diversa destinazione d’uso. A tale scopo è necessario implementare una transizione fondamentale, basata sul concetto di estrazione urbana, secondo il quale le strutture edilizie non sono complessi da smaltire ma grandi depositi antropogenici, ossia riserve artificiali di materie prime.

Un approccio di questo tipo caratterizza un movimento sorto negli anni Novanta, il DfD (Design for Deconstruction), che invoca una progettazione più sostenibile degli edifici, propedeutica ad un futuro smantellamento (parziale o integrale). Secondo tale concezione, ogni struttura potrà essere smontata anziché demolita, garantendo la possibilità di recuperare e riutilizzare componenti e materiali, alimentando un modello circolare di gestione dei materiali. Dal punto di vista pratico, questo approccio può essere implementato per mezzo di una progettazione mirata, che preveda l’impiego di componenti facilmente assemblabili e smontabili. Affinché i materiali edili possano essere riutilizzati, infatti, devono restare separati; a tal proposito, l’Architetta Annette Hillebrandt sostiene che le strutture realizzate mediante connessioni staccabili rappresentano una soluzione alternativa, più pratica ed economica, a quelle costruite ricorrendo a giunture che prevedono l’adesione per mezzo di altre sostanze.

Ridurre impatto ambientale

Le soluzioni Saint-Gobain per edifici sostenibili

Il Gruppo Saint-Gobain nel mondo ha sviluppato un’ampia gamma di soluzioni destinate a soddisfare i requisiti di riciclabilità dei sistemi di isolamento termico composito. In particolare, l’azienda ha messo a punto il primo isolante termico rimovibile completamente riciclabile che, grazie ad un tessuto di separazione ed all’assenza di collanti, può essere completamente smontato e rimosso.E’ il caso del sistema tedesco weber.therm circle che, nel corso di tutta la sua vita utile, è in grado di soddisfare i requisiti di qualsiasi altro sistema composito per l’isolamento termico degli edifici favorendo, al contempo, il recupero delle componenti e la conversione degli stessi a nuovi utilizzi.La bontà di questo sistema è stata premiata in Germania con il Federal Ecodesign Award (il principale premio per il design ecologico).

I pannelli in gesso fibrorinforzato Gyproc Glasroc® X, ad esempio, sono completamente riciclabili, sfruttando l’alta riciclabilità di questo materiale dal quale è possibile ricavare una materia prima in grado di sostituire il gesso vergine.

In aggiunta, Saint-Gobain si impegna a sviluppare soluzioni riguardanti anche la raccolta, la separazione e la corretta rielaborazione dei rifiuti così da ottenere prodotti riutilizzabili.

L’impegno del Gruppo è rivolto anche allo sviluppo di soluzioni leggere e facili da smontare, come Isover CLIMAVER®, condotti autoportanti per i sistemi di climatizzazione, ventilazione e riscaldamento. Realizzati con materiale riciclato tra il 60% ed il 100%, riducono di oltre tre volte il peso per mq rispetto ai comuni condotti metallici isolati.

Soluzioni di questo tipo contribuiscono a rendere più sostenibile l’edilizia, supportando i progettisti e non solo: un edificio realizzato seguendo i criteri di una gestione ‘circolare’ dei materiali da costruzione facilita la manutenzione e, di conseguenza, avrà una vita utile maggiore, al termine della quale sarà più semplice recuperare materiali per destinarli ad altri usi, con una notevole riduzione dell’impatto ambientale complessivo.

 

 

#FaiConIMakers: come creare un nuovo punto presa con Seby Torrisi

creare nuova presa Seby Torrisi

Fai con i makers”, il nuovo format lanciato da Saint-Gobain Italia in collaborazione con i maggiori influencer del mondo del fai da te, presenta il nuovo tutorial di Seby Torrisi: una guida dettagliata che illustra passo per passo gli interventi necessari per la creazione di un nuovo punto presa per la casa, con il supporto dei prodotti Saint-Gobain Italia a marchio Weber.

Chi è Seby Torrisi

Dopo aver studiato Ingegneria informatica, ed essersi pagato gli studi universitari facendo l’elettricista, Sebastiano “Seby” Torrisi è diventato un professionista del settore del design lapideo ma coltiva la sua grande passione per l’informatica, la meccanica e il fai da te elettrico (sia di base sia soft industriale), creando tutorial destinati alla condivisione su YouTube. Sul suo canale “Seby Torrisi Creative Solutions”, che vanta una community di oltre 80.000 iscritti, ha pubblicato più di 400 video, in grado di generare più di 13 milioni di visualizzazioni. Realizza le proprie creazioni, condivise anche sui social, all’interno di un’officina ricavata in garage, una location dalle dimensioni contenute – circa 15 m2 – dove tutto ciò che serve è a portata di mano.

Il progetto: creare un nuovo punto presa

Nel primo dei tutorial realizzati in collaborazione con Saint-Gobain Italia, Seby Torrisi illustra quali sono i passaggi necessari per creare un nuovo punto presa. In particolare, il maker catanese installerà una nuova presa nella parete di un sottoscala a casa dei genitori, sfruttando una cassetta di derivazione che si trova lungo la parete interna della muratura.

Il primo step per la realizzazione della nuova linea, lunga circa 50 cm, è individuare il punto di installazione della presa, segnando la posizione della scatolina sulla parete con una matita. Fatto ciò, Seby Torrisi procede con le altre fasi dell’intervento:

  • Creare il vano in cui verrà collocata la scatola della presa e passato il corrugato, rompendo l’intonaco e la tavella lungo la traccia disegnata in precedenza;
  • Impastare la malta rapida per fissare la scatolina all’interno della parete; il riempimento del vano deve essere al di sotto dello spessore dell’intonaco, così da consentire un’adeguata rifinitura;
  • Passare il tubo corrugato tra la scatolina della presa e la scatola di derivazione;
  • Quando la malta di fissaggio sarà asciutta, rifinire il vano con l’intonaco e, quando quest’ultimo si sarà asciugato, procedere con la carteggiatura, per dare uniformità alla superficie;
  • Infine, applicare uno strato di primer prima di dipingere la parete con due mani di pittura lavabile.

Esaurita la parte edilizia dell’intervento, Seby Torrisi si occupa del passaggio dei fili. Per elettrificare il nuovo punto presa utilizza una linea da 2,5 mm2 da tre cavi (neutro, fase e polo di terra), procedendo in questo modo:

  • Inserire la sonda nella scatolina e rimorchiare i fili;
  • Tagliare i tre cavi lasciando circa 10 cm dal filo parete;
  • Connettere i tre fili alla morsettiera del frutto, già montato all’interno dell’apposito supporto;
  • Staccare l’alimentazione dell’impianto elettrico;
  • Fissare la presa alla scatolina e collegare i fili nella scatola di derivazione.

Il supporto di Saint-Gobain Italia

Per la realizzazione di questo tutorial, Seby Torrisi ha utilizzato diversi prodotti Saint-Gobain Italia a marchio Weber. Nello specifico, il maker siciliano ha fissato la scatolina della presa elettrica con la malta rapida webertec presarapida, per poi rifinire i margini con la malta webermix pratico. Il passaggio successivo, la rasatura, è stato realizzato impiegando webercem RasaZero, un rasante cementizio liscio adatto ad intonaci di vario genere; anche per gli interventi finali di tinteggiatura, Seby Torrisi ha fatto ricorso a due prodotti a marchio Weber: il primer weberprim RA13 per la preparazione delle superfici e weberdeko extra, un’idropittura traspirante lavabile per interni.

#FaiConIMakers, costruiamo un ufficio con Makers at Work!

makers at work per Saint-Gobain

All’interno del nuovo format “Fai con i makers”, realizzato con i principali influencer italiani del fai da te, Saint-Gobain Italia affiancherà Giuseppe Conte di “Makers at Work” nella realizzazione di un progetto particolarmente impegnativo, collaborando con  l’influencer nei tanti interventi edili previsti durante la lavorazione, sia per la disponibilità di materiale sia per la parte di consulenza tecnica.

Chi è Giuseppe Conte di “Makers at Work”?

Appassionato di fai da te fin da bambino, Giuseppe Conte, di origini campane, è un hobbista e maker professionista, nonché content creator di “Makers at Work”, un canale YouTube dedicato al making ed al fai da te che conta quasi 300 video (con oltre 17 milioni di visualizzazioni) e circa 123.000 iscritti. Ispirato dai maggiori maker americani, e dopo essersi dedicato a varie forme di artigianato (inclusi presepi e carri di Carnevale), Giuseppe ha aperto il proprio canale YouTube nel 2014; da allora condivide con i membri della sua community video tutorial riguardanti il mondo del making, ed in particolare contenuti riguardanti la lavorazione del legno, dei metalli, delle resine e del calcestruzzo. Giuseppe Conte è anche il fondatore di Makers Academy, un’accademia virtuale che offre corsi di artigianato e fai da te.

Il progetto: costruire un ufficio-laboratorio all’interno di un capannone

L’ambizioso progetto di Giuseppe consiste nel costruire un ufficio-laboratorio all’interno di un capannone, partendo da zero. La struttura in cui verranno eseguiti i lavori si trova a Treviso ed è la sede della Makers Academy; al suo interno verrà ricavato un nuovo ambiente completamente chiuso, grande circa 30 m2, in cui verranno sistemati i macchinari che Matteo, il suo socio, utilizza per realizzare i propri lavori, così da proteggerli dalla polvere prodotta durante le altre lavorazioni artigianali. Per tenere aggiornata la propria community di makers amatoriali ed amanti del fai da te, il maker abruzzese documenterà le varie fasi di realizzazione del progetto per mezzo di un format ad episodi, che prevede la pubblicazione di un video al mese sul canale YouTube “Makers at Work”.

Dal punto di vista pratico, il primo intervento consisterà nella creazione di un’intelaiatura in legno lamellare, ossia la struttura che dovrà sorreggere le pareti e le contropareti in cartongesso; in questa fase verranno decise in maniera definitiva le dimensioni delle vetrate previste sulla parete rivolta verso l’interno del capannone. Successivamente, verranno implementati gli interventi necessari per l’isolamento termico, prima di procedere alla stuccatura e alla rasatura delle nuove pareti e di quella condivisa con un altro ufficio interno alla struttura, un intervento necessario per via di alcuni lavori all’impianto elettrico effettuati in precedenza.

La fase finale del progetto riguarderà la rifinitura degli interni, che avranno uno stile ispirato a quello dei loft newyorkesi: una parete sarà rivestita di mattoni mentre il pavimento sarà in parquet (da decidere se le doghe saranno in laminato o in PVC).

Il contributo di Saint-Gobain

Quello di Giuseppe è un progetto che si preannuncia tanto ambizioso quanto impegnativo, soprattutto per la diversità degli interventi e la varietà delle tecniche costruttive. Saint-Gobain Italia affiancherà il maker abruzzese nella realizzazione delle varie fasi del progetto, assicurando anzitutto un significativo contributo in materiale, attingendo al proprio catalogo multimarca, mettendo a disposizione al contempo il suo servizio di consulenza tecnica specializzata.

#FaiConIMakers, al via il progetto “Ristrutturare un infernotto” con Rulof Fai Da Te

Rulof fai da te

Prende il via il progetto “Fai Con i Makers” di Saint-Gobain Italia, una collaborazione a lungo termine con i principali influencer makers del web, specializzati in video tutorial dedicati alle creazioni fai da te. Saint-Gobain Italia affiancherà alcuni dei volti più noti nella community dei makers, fornendo non solo supporto materiale – attingendo alla vasta gamma di prodotti presenti nel proprio catalogo multimarca – ma anche consulenza tecnica, coinvolgendo professionisti del settore dell’edilizia.

Chi è Rulof

Il primo influencer a prendere parte al “Fai Con i Makers”  è Rulof, un creator esperto di fai da te che da oltre dieci anni pubblica tutorial e contenuti su YouTube; il suo canale (“Rulof Fai Da Te”) vanta più di mezzo milione di iscritti e conta oltre 250 video, in grado di far registrare, complessivamente, più di 75 milioni di visualizzazioni. Nel 2018 ha condotto “Fufforial”, un format di otto puntate creato da Web Stars Channel e trasmesso su Sky Uno.

Torinese di origini olandesi con alle spalle studi di elettronica e grafica pubblicitaria, Rulof è un creator con una grande passione per il riuso: non compra nulla ma ricicla materiali di recupero per realizzare creazioni che condivide con la sua community di followers. Una filosofia che sposa appieno i valori di sostenibilità che da sempre contraddistinguono la strategia di Saint-Gobain.

Il progetto: ristrutturare un “infernotto”

Torino è una delle città italiane con il più alto numero di gallerie sotterranee, che corrono al di sotto dei palazzi del centro storico e non solo. Le gallerie sono costruite con volte di mattoni, nello stile tipico del capoluogo piemontese, e si sviluppano in uno o più piani sotterranei, ciascuno dei quali viene chiamato “infernotto”. Questa particolare opera muraria, tipicamente piemontese, è al centro del nuovo e ambizioso progetto di Rulof.

Il creator torinese sarà impegnato nella ristrutturazione edilizia di un ampio infernotto (circa 150 m2) che si trova al di sotto del laboratorio che utilizza abitualmente per realizzare le sue creazioni e i video per il canale Youtube.

Gli ambienti, sormontati da soffitti a volta in mattoni, si trovano a sei metri sotto terra; sono in parte occupati da rifiuti – l’infernotto ha ospitato un laboratorio di stampi per fonderie e una falegnameria – e da cumuli di calcinacci e detriti, provenienti da interventi di ristrutturazione dei piani superiori.

La prima sfida per il ripristino delle gallerie sarà, quindi, quella di smaltire le macerie. A tale scopo, Rulof passerà al vaglio diverse soluzioni, per individuare (con il contributo della propria community di YouTube), quella più funzionale: portare tutto all’esterno, attraverso i tombini di vetromattone sul soffitto, oppure lasciarne almeno una parte sottoterra, spostando i detriti in un’ala dell’infernotto da adibire a deposito materiali per poi murarla successivamente. Lo sviluppo delle varie fasi del progetto, e delle eventuali modifiche apportate in corso d’opera, verrà documentato dai video realizzati dallo stesso Rulof e caricati ogni mese sul suo canale YouTube.

Il supporto di Saint-Gobain Italia

I primi interventi del progetto di ristrutturazione, prevedono l’installazione di un impianto elettrico e di un sistema per assicurare un adeguato ricircolo dell’aria. Gli interventi successivi, incluso il consolidamento di una parete ‘naturale’ in un’ala più recente dell’infernotto, saranno certamente più complessi e richiederanno, oltre ad una grande mole di lavoro, anche un’adeguata organizzazione logistica ed un’attenta pianificazione tecnica. Per questo, Rulof si è rivolto a Saint-Gobain, che metterà a disposizione le proprie risorse materiali e umane, contribuendo alle varie fasi di realizzazione del progetto. Oltre alla consulenza tecnica, il creator torinese potrà contare sui prodotti per l’edilizia dei vari marchi del Gruppo, grazie ai quali realizzare sia gli interventi strutturali, come ad esempio impermeabilizzazione e isolamento delle superfici, sia quelli di rifinitura.

Come realizzare un controsoffitto in cartongesso

controsoffitto in cartongesso

Particolarmente diffuso nell’edilizia civile, il controsoffitto è una struttura che consente di coniugare funzionalità e design in base a specifiche esigenze. Rappresenta, difatti, un secondo tetto al di sotto del soffitto o del solaio; può essere fisso o ispezionabile ed estendersi per l’intera superficie dell’ambiente oppure ricoprirne soltanto una parte.

In genere, una controsoffittatura fissa è costituita da una struttura di sostegno e da elementi di tamponamento, ossia pannelli sagomati realizzati con un materiale leggero e versatile.

In aggiunta, a seconda del materiale adoperato per il tamponamento, la struttura può essere funzionale alla coibentazione termica, all’isolamento acustico ed al fonoassorbimento. Anche per questo, uno dei prodotti maggiormente utilizzati per la controsoffittatura è il cartongesso, un materiale che coniuga versatilità e facilità di lavorazione a spiccate qualità isolanti.

controsoffitto in cartongesso

Installare un controsoffitto in cartongesso

L’installazione di una controsoffittatura in cartongesso va affidata ad un’azienda specializzata, in quanto la struttura deve rispettare i requisiti previsti dalla norma UNI EN 13964:2007. Nello specifico, l’opera deve assicurare l’isolamento termico e acustico, una buona resistenza statica e strutturale e la capacità di reazione al fuoco. In aggiunta, un controsoffitto va installato lasciando un’altezza utile minima di 2,7 metri negli ambienti abitativi e 2,4 metri in locali quali corridoi e disimpegni.

Per quanto riguarda l’allestimento della controsoffittatura, il primo passaggio consiste nel segnare sul muro i punti in cui verranno fissati i profili metallici di sostegno; se si tratta di una struttura fissa, i primi profili ad essere fissati alla muratura sono quelli perimetrali. Alle parti dell’intelaiatura che aderiscono alla parete viene applicata una guaina adesiva, per evitare possibili trasmissioni di rumori e vibrazioni.

I profili vengono assicurati alla muratura per mezzo di una serie di viti, da inserire nei fori appositamente predisposti. I profili interni dell’intelaiatura vengono prima assemblate a parte e poi fissate le une alle altre, in maniera ortogonale. Il fissaggio viene realizzato, nei punti di intersezione, sia tramite ganci dentati sia per mezzo di ancoraggi al soffitto in muratura (o alle travi a vista, se presenti); questo passaggio è il più delicato, in quanto è necessario assicurarsi che la struttura sia in piano e non presenti dislivelli. Per fare ciò è necessario impiegare strumenti professionali, come ad esempio una livella laser.

Completata l’intelaiatura, è possibile stendere uno strato di isolante prima di fissare o assemblare i pannelli di cartongesso, assicurandoli all’ intelaiatura con delle viti autofilettanti. Per concludere, è necessario stuccare i punti di giunzione tra i vari pannelli di cartongesso per ottenere una superficie perfettamente omogenea e regolare. Per realizzare una buona controsoffittatura, è necessario impiegare prodotti di qualità, specie per quanto riguarda i pannelli di cartongesso.

Le soluzioni offerte dai controsoffitti in cartongesso

Dal punto di vista funzionale, un controsoffitto serve – soprattutto all’interno di edifici di grandi dimensioni – ad nascondere impianti e tubazioni che non è stato possibile inglobare all’interno delle opere murarie.

Installazioni di questo tipo possono servire anche per la realizzazione di impianti di illuminazione interna che prevedono numerosi punti luce; soluzioni di questo tipo vengono impiegate, ad esempio, nelle cucine a isola (per illuminare il piano cottura) oppure nei saloni, nelle camere da letto e nelle aree living, in cui spesso vengono allestite delle controsoffittature perimetrali o parziali per inserire luci regolabili.

I controsoffitti hanno spesso una funzione di carattere estetico: le strutture mobili o parziali, infatti, possono fungere da elemento di design, soprattutto nell’ambito dell’edilizia domestica.

In tal senso, le controsoffittature si sviluppano su più livelli, contribuendo a conferire un profilo ‘scolpito’ al soffitto, che può essere esaltato da un uso sapiente dei punti luce e delle firme luminose, oppure si presentano come elementi indipendenti, diversi per forma e dimensione.

controsoffitto in cartongesso

Quali vantaggi offre una controsoffittatura di qualità

Il cartongesso è il materiale più usato per la realizzazione dei controsoffitti non solo perché leggero e facile da lavorare ma anche per le qualità fisiche che consentono di migliorare il comfort e la salubrità dell’ambiente.

Nello specifico, i vantaggi sono:

  • Qualità dell’aria: la tecnologia Activ’Air® permette alla lastra di assorbire e neutralizzare fino al 70% della formaldeide presente nell’aria degli ambienti interni
  • Isolamento acustico: per ottenere un miglior isolamento di questo tipo è bene inserire al di sopra della struttura metallica uno strato di materiale isolante in lana minerale, che verrà rivolto verso il soffitto
  • Resistenza all’umidità: i pannelli di cartongesso possono essere installati anche in ambienti particolarmente umidi per migliorare la qualità dell’aria; in tal caso, esistono prodotti specifici che presentano un minor tasso di assorbimento dell’acqua, regolamentati secondo la norma EN 520 come il prodotto Gyproc Habito Hydro Activ’Air®, ideale per essere installato in bagni o cucine
  • Facile finitura: la faccia a vista ha uno speciale rivestimento con carta dalla colorazione particolarmente bianca per agevolare le operazioni di finitura

Se si vuole invece realizzare un controsoffitto particolare con delle curvature, la soluzione giusta è la lastra in cartongesso Gyproc Flex, la più sottile in commercio, studiata appositamente per le esigenze progettuali che prevedono soluzioni eleganti e di design.

Qualità dell’aria in casa: ecco come migliorarla

qualità dell’aria

Quante ore trascorriamo in media all’interno di un ambiente chiuso ogni giorno? Sicuramente la maggior parte del nostro tempo. Tra casa e lavoro sono diverse le attività che ci trattengono all’interno di spazi chiusi e che, spesso inconsapevolmente, possono provocare dei rischi per la nostra salute.

Inquinamento indoor: da cosa è generato?

Tendiamo spesso a non considerare il fatto che l’aria che respiriamo all’interno di un ambiente chiuso può essere più nociva di quella respirata all’esterno. Il motivo è presto detto: l’aria che respiriamo all’interno degli spazi chiusi non viene generata dalla nostra casa o dal nostro ufficio ma è semplicemente l’aria esterna che facciamo entrare e che penetrando nelle nostre case può essere soggetta a varie fonti di inquinamento che ne alterano la qualità. Viene in mente ad esempio la formaldeide, contenuta all’interno dei pannelli di truciolato e compensato di legno, moquette, tendaggi e tessili in generale, sottoposti a trattamenti anti piega.

Da non sottovalutare poi, la presenza dei VOC (dall’inglese “Volatile Organic Compounds”), i Composti Organici Volatili, costituiti da molecole di diversa natura ma tutte caratterizzate dalla capacità di evaporare facilmente nell’aria e a temperatura ambiente.

I VOC sono presenti in diversi prodotti che utilizziamo nel quotidiano in casa e in alcuni materiali da costruzione, oltre che in prodotti di industrie chimiche, in solventi e in alcoli.

Essi sono spesso la causa dell’insorgenza del fenomeno che tecnicamente viene definito “Sindrome da Edificio Malato”, catalogato come una vera e propria patologia che compromette il benessere delle persone.

qualità dell’aria

Le cause sulla salute

Stando alle ultime stime dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, l’inquinamento indoor può provocare in media 4,3 milioni di morti ogni anno in tutto il mondo.

L’ Istituto Superiore di Sanità ha addirittura classificato come “estremamente elevati” i rischi che possono scaturire dall’inquinamento indoor in grado, purtroppo, di sfociare in patologie come l’asma bronchiale o in altre più complicate come l’infarto del miocardio.

Inquinamento indoor: come difenderci in casa

Quali sono allora le misure che possiamo adottare per proteggerci dagli agenti inquinanti all’interno delle nostre abitazioni o nei luoghi di lavoro?

Innanzitutto possiamo partire dalla misurazione e dalla conseguente regolazione del tasso di umidità in casa. Essa infatti può essere la causa primaria della formazione di muffe e batteri che di conseguenza provocano allergie e problemi respiratori.

Di fondamentale importanza è anche l’attuazione di una corretta ventilazione degli ambienti. Studi e analisi dei ricercatori hanno dimostrato e verificato che con una semplice apertura delle finestre, anche di tempo contenuto, in ogni ambiente si riesce ad abbattere significativamente la concentrazione di inquinanti nell’aria e a ridurre il tasso di umidità interna.

Attenzione anche agli impianti di condizionamento i cui filtri vanno opportunamente puliti e cambiati ad ogni inizio stagione, in modo tale da evitare la propagazione di polveri e batteri

Le soluzioni Activ’Air® di Gyproc by Saint-Gobain per migliorare la qualità dell’aria

Le soluzioni studiate e offerte da Saint-Gobain sono da sempre volte a migliorare il comfort degli ambienti interni sotto più prospettive. Sistemi in grado di migliorare la qualità dell’aria fanno da sempre parte della gamma dei prodotti Saint-Gobain come ad esempio le soluzioni Activ’Air® a marchio Gyproc, una tecnologia brevettata che permette alle lastre in cartongesso, alle controsoffittature e agli intonaci di metabolizzare le sostanze chimiche rendendole innocue, catturando e trasformando in un composto non più volatile sino all’80% della formaldeide.

Il tutto grazie ad un componente specifico privo di impatto sull’ambiente in grado di innescare una reazione chimica che rende possibile il processo di trasformazione della formaldeide in una sostanza inerte. La durata dell’azione di questa tecnologica è garantita a lungo termine.

Come ridurre l’inquinamento acustico in casa

inquinamento acustico

Quando si parla di comfort domestico, ci si riferisce genericamente a tutte quelle prerogative – strutturali e non – che contribuiscono a migliorare la vivibilità dei vari ambienti della casa. Un’abitazione confortevole, quindi, non è soltanto funzionale dal punto di vista pratico, ma presenta anche alcune caratteristiche determinanti rispetto alla qualità della vita all’interno dell’ambiente domestico. Tra queste vi è senza dubbio l’ isolamento acustico, che protegge gli inquilini dall’inquinamento sonoro, provocato in particolar modo da fonti di rumore esterne. In questo articolo vedremo in cosa consiste, nel dettaglio, l’inquinamento acustico e quali soluzioni possono essere adottate per risolvere il problema in maniera efficace.

Inquinamento acustico: analisi della problematica

In linea generale, si parla di inquinamento acustico in casa in presenza di uno stimolo sonoro, prodotto da una fonte esterna all’abitazione, che supera la soglia di tollerabilità. I rumori molesti possono provenire da un’abitazione o un’attività commerciale con la quale l’ambiente di riferimento confina. In Italia, il problema dell’inquinamento acustico in ambito domestico è stato affrontato da uno specifico provvedimento legislativo, la legge n. 447 del 26 ottobre 1995 (la “Legge quadro sull’inquinamento acustico”) che definisce così l’inquinamento acustico: “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi”. Pertanto, si tratta di una problematica in grado non soltanto di inficiare i rapporti di vicinato ma di interferire concretamente con le attività degli inquilini (studio, lavoro, svago e quant’altro) o danneggiare la salute degli stessi.

Le conseguenze sulla salute

Il testo della legge sopra citata introduce, seppure en passant, un aspetto significativo e spesso sottovalutato dell’inquinamento acustico in ambito domestico: le ripercussioni sulla salute. Il rumore non è soltanto fonte di disturbo ma può avere effetti nocivi, sia uditivi sia extrauditivi. Nel primo caso, l’esposizione prolungata ad uno stimolo acustico particolarmente forte può danneggiare l’apparato uditivo, provocandone un indebolimento (ipoacusia, in gergo tecnico). Tale condizione può manifestarsi tramite vertigini, ronzio e scarsa sensibilità uditiva. Per quanto concerne le ripercussioni esterne all’udito, esse sono correlate principalmente allo stress derivante dall’inquinamento acustico, che può provocare alterazioni della pressione arteriosa e problemi all’apparato gastrointestinale. Infine, non va sottovalutato un altro tipo di disturbo, meno evidente ma non certo meno significativo: il fastidio e l’irritazione che possono derivare dall’intralcio alle attività quotidiane come lo studio e il lavoro, assieme alle difficoltà di concentrazione.

inquinamento acustico

Come risolvere il problema dell’inquinamento acustico

Per ridurre l’inquinamento acustico della propria casa è necessario migliorarne l’isolamento rispetto a fonti di rumore esterne. A tal proposito, è possibile adottare diverse soluzioni, alcune più immediate altre più drastiche e radicali. In ogni caso, ogni intervento è mirato ad implementare una maggiore insonorizzazione degli ambienti domestici filtrando, parzialmente o per intero, i rumori provenienti dai locali adiacenti o dall’esterno. Per quanto riguarda le soluzioni che si possono realizzare in prima persona senza l’ausilio di personale specializzato, le più comuni sono:

  • Coprire le pareti con mobili e librerie;
  • Tamponare gli spifferi di porte e finestre con apposite guarnizioni paraspifferi;

Se, di contro, si vuole ottenere un’insonorizzazione ottimale affrontando il problema in maniera più radicale, è necessario un intervento strutturale; quest’ultimo consiste nella costruzione di una controparete o di un tramezzo isolante, ai quali si aggiungono interventi specifici per pavimenti e soffitti. In tal caso, viene assemblata una struttura in acciaio, all’interno della quale vengono fissati dei pannelli di materiale isolante (in genere realizzati in poliuretano, lana di vetro o fibre sintetiche) che poi vengono ‘nascosti’ con lastre di cartongesso dello spessore di 1, 2 o 1,5 cm. Per la realizzazione di un tramezzo, è necessario lasciare un’intercapedine – larga 3,5 cm almeno – tra le due pannellature in cartongesso. Per l’isolamento dei pavimenti, invece, si può optare per soluzioni diversificate, dal sottofondo a secco ai massetti flottanti.

Isover AcustiPAR 4+ la soluzione di Saint-Gobain Italia per ridurre l’inquinamento acustico in casa

Uno dei prodotti utilizzabili per un’insonorizzazione completa di uno o più ambienti domestici è  Isover AcustiPAR 4+ di Saint-Gobain Italia, un pannello arrotolato in lana di vetro italiana. Questo isolante è realizzato con un legante speciale, a base di materie prime rinnovabili, in grado di migliorare la salubrità dell’aria all’interno dell’ambiente in cui viene adoperato, oltre ad implementare un adeguato isolamento rispetto a fonti di rumore esterne. Il pannello coniuga le capacità di isolamento acustico a quello di coibentazione termica, così da migliorare sensibilmente l’efficienza energetica dell’intera abitazione.

Saint-Gobain Italia ottiene la certificazione Top Employer 2021 per l’8° anno consecutivo

top-employer-2021

Anche quest’anno, Saint-Gobain Italia è stata ufficialmente premiata da Top Employers Institute, l’ente che certifica le aziende che raggiungono i più alti standard in ambito HR, offrendo ai propri dipendenti delle eccellenti condizioni di lavoro.

Grazie ai 36 Paesi premiati a livello locale, per il 6° anno consecutivo Saint-Gobain ha ottenuto anche la certificazione Top Employer Global, entrando a far parte delle 16 organizzazioni in tutto il mondo che hanno conseguito questo importante riconoscimento.

Il Gruppo è stato inoltre certificato Top Employer Europe 2021.

Da sempre Saint-Gobain si impegna per valorizzare le proprie risorse umane e garantirne lo sviluppo professionale e personale, che rappresenta la base della crescita del nostro Gruppo.

Comunicato stampa

Insonorizzare una parete: consigli per il fai da te

insonorizzare una parete

L’insonorizzazione degli ambienti è una delle caratteristiche più apprezzate di un’abitazione, in quanto contribuisce notevolmente al grado di comfort della propria casa, migliorandone l’abitabilità. L’isolamento acustico non viene implementato soltanto rispetto ad una fonte sonora esterna all’unità abitativa nel suo complesso ma anche tra i vari ambienti interni che compongono quest’ultima; ciascuna area di riferimento, infatti, può essere insonorizzata sia da rumori esterni che interni, per limitare il più possibile il disturbo derivante dall’inquinamento sonoro. In questo articolo vedremo quando si pone la necessità di insonorizzare le pareti domestiche e quali sono gli interventi da attuare per ottenere un risultato adeguato alle proprie esigenze.

insonorizzare una parete

Perché insonorizzare una parete

Come già accennato, l’insonorizzazione delle pareti di casa può essere realizzata anche per isolare ogni ambiente dagli altri. In molti casi, infatti, determinate azioni o situazioni possono causare disturbo agli altri inquilini dell’abitazione; gli esempi, in tal senso, sono numerosi: dal volume troppo alto del televisore o dello stereo, passando per i rumori dell’impianto idraulico del bagno o della cucina. A questo genere di eventualità si aggiungono altre azioni che, potenzialmente, possono provocare fastidio a causa della scarsa insonorizzazione: basti pensare alle conversazioni telefoniche ad alta voce, all’utilizzo dell’aspirapolvere o di elettrodomestici rumorosi (come lavatrice o asciugatrice). Infine, anche il rumore provocato dal calpestio può essere fonte di inquinamento acustico interno, benché questo aspetto riguardi principalmente i soffitti e i pavimenti.

Tipologie di interventi di insonorizzazione della parete

Per l’isolamento acustico di una parete esistono svariate soluzioni; alcune sono semplici ed immediate ma sono un deterrente che non risolve il problema in maniera definitiva (come ad esempio allestire una libreria a muro o montare delle guarnizioni alle porte per tamponare gli spifferi), ossia chiudere lo spazio aperto (anche di pochi millimetri) tra il profilo inferiore del serramento e il piano di calpestio. In alternativa, si può ricorrere a pannelli fonoassorbenti autoadesivi da applicare alla parete, così da aumentarne lo spessore e la capacità di filtrare i rumori provenienti dagli altri ambienti domestici.

Questa soluzione è ideale per chi vuole cimentarsi nel fai da te; i pannelli, infatti, possono essere applicati in maniera molto semplice. Se si vuole evitare di incollarli in maniera permanente, utilizzando targhette di plastica e tondini di velcro si può installare velocemente un pannello rimovibile ogni qual volta ce ne sia bisogno.

Per implementare questa soluzione, bisogna effettuare questi semplici passaggi:

  • incollare le piastrine di plastica ai quattro angoli del pannello (utilizzando una colla a freddo);
  • lasciar asciugare il collante per qualche ora;
  • applicare una coppia di tondini di velcro sulle targhette di plastica, rimuovendo la pellicola che protegge le parti adesive;
  • assicurarsi che la parete sia liscia, priva di crepe o irregolarità;
  • rimuovere la pellicola che riveste la parte adesiva dei tondini che aderiranno alla parete;
  • applicare il pannello, esercitando una leggera pressione.

Esistono poi interventi professionali, di carattere strutturale, che devono essere affidati a tecnici competenti, in grado non solo di implementare soluzioni funzionali ma anche di valutare quale sia l’intervento più adeguato, dal punto di vista tecnico, in relazione alle caratteristiche dell’ambiente da isolare.

In generale, una perfetta insonorizzazione dell’intero ambiente comporta l’allestimento di un tramezzo o di una controparete; lo scopo di un intervento di questo tipo è quello di creare una struttura isolante capace di filtrare i rumori.

Dal punto di vista tecnico, una controparete isolante per l’insonorizzazione acustica è formata da una struttura metallica all’interno della quale viene posto uno strato di materiale isolante (lana di vetro e lana di roccia sono i più comuni), sigillato da una doppia pannellatura in cartongesso (di spessore compreso tra i 20 e i 30 mm). In alternativa è possibile isolare acusticamente mediante un pannello accoppiato (cartongesso con materiale isolante come lana di vetro) incollato e tassellato direttamente alla parete esistente.

insonorizzare una parete

Isover AcustiPAR 4+, il nuovo pannello isolante di Saint-Gobain Italia

Isover AcustiPAR 4+ è il nuovo pannello arrotolato in lana di vetro Saint-Gobain Italia, da inserire all’interno delle strutture metalliche dei sistemi a secco per insonorizzare gli ambienti domestici. È un prodotto che garantisce un eccellente isolamento acustico, termico e di protezione dal fuoco (è incombustibile, ha reazione al fuoco in classe A1, la migliore sul mercato).

Si prende cura dell’ambiente perché è realizzato con il 95% di materie prime naturali e riciclate ed è riciclabile al 100%. Non contiene formaldeide aggiunta né coloranti artificiali ed inoltre è conforme alle più severe normative per qualità dell’aria interna (è in classe A+).

Saint-Gobain Italia lancia MyPlanner, la nuova piattaforma per il mondo della progettazione

My Planner Piattaforma di Progettazione Online

Il 2021 si apre con una novità importante per Saint-Gobain Italia. È fissato per il 18 gennaio il lancio di MyPlanner, la nuova piattaforma semplice e gratuita di progettazione online con strumenti studiati e dedicati per architetti, ingegneri edili, geometri, responsabili di cantieri e general contractor

MyPlanner racchiude un insieme di tool pensati per la ricerca, la selezione e il download di oltre 500 soluzioni tecniche costruttive presenti nel catalogo di Saint-Gobain Italia a servizio dei progettisti, per semplificare le attività e risparmiare tempo prezioso ottimizzando i flussi di lavoro.

Una piattaforma digitale indispensabile per chi opera attivamente nel mondo delle costruzioni, nata per soddisfare le diverse esigenze che ogni progetto richiede.

La piattaforma di progettazione presenta differenti configuratori a seconda delle categorie di lavoro che veicolano l’utente. Una volta individuato il giusto configuratore tra gli 11 proposti, attraverso un percorso personalizzato è possibile rintracciare velocemente la soluzione più adatta alle proprie esigenze, verificarla ed entrare in possesso della documentazione tecnica.

I configuratori disponibili

Sono disponibili 11 configuratori personalizzati suddivisi per Elementi costruttivi ed Interventi tecnici.

Elementi costruttivi:

  • Facciate: isolamento a cappotto ETICS e facciate ventilate;
  • Pareti e soffitti: soluzioni a secco per pareti divisorie perimetrali, contropareti e controsoffitte;
  • Tetti e coperture: isolamento e impermeabilizzazione di coperture piane e a falda;
  • Solai e pavimenti: partizioni orizzontali in interpiano e su spazi non riscaldati;
  • Canali HVAC:  isolamento termoacustico di impianti e canali autoportanti;

Interventi:

  • Ripristino CLS: interventi di recupero e ripristino di interventi strutturali e non strutturali;
  • Consolidamento: elementi compositi per il consolidamento, l’antisfondellamento e l’antiribaltamento;
  • Protezione dal fuoco: compartimentazioni a secco e intonaci per la protezione passiva dal fuoco;
  • Impermeabilizzazione: interventi di impermeabilizzazione su supporti orizzontali e verticali in esterno, interno e interrato;
  • Correzione acustica: controsoffitti, isole sospese, baffles a soffitto e pannelli a pareti per il comfort acustico indoor;
  • Risanamento: soluzioni per la deumidificazione della muratura affetta da umidità di risalita e attacco salino;

Analisi termo-igrometrica dell’involucro opaco

MyPlanner offre, inoltre, un avanzato strumento per l’analisi termo-igrometrica dell’involucro opaco, un vincolo obbligatorio secondo il D.M. 26 Giugno 2015 “Requisiti minimi” che sin qui ha rappresentato, da sempre, un ostacolo difficile da superare per la validazione dei progetti e che grazie alla nuova piattaforma di Saint-Gobain può essere calcolato in maniera più agevole favorendo la produttività e il lavoro  Dei professionisti del settore.

La Dashboard dei progettisti

All’interno dell’area personale a disposizione dei progettisti, è possibile salvare le singole soluzioni configurate ma anche organizzarle in cartelle di progetto condivise con il team e con i clienti. Uno spazio dedicato all’interno del quale organizzare in modo più efficiente i propri lavori.

L’obiettivo di MyPlanner

Attraverso dei percorsi guidati di progettazione, My Planner offre una panoramica sull’offerta tecnica di Saint-Gobain Italia, con l’obiettivo di fornire al progettista tutti gli elementi per poter lavorare in una dashboard ad hoc con una user experience funzionale sia sotto il profilo digitale che mentale, disponendo, inoltre di una libreria BIM composta da oltre 200 oggetti e una libreria materiali

Le soluzioni offerte da My Planner risaltano e valorizzano i punti di forza dell’offerta del vasto catalogo di Saint-Gobain che in quest’ottica vuole presentarsi sul mercato come fornitore di sistemi integrati a 360°.

Isolamento dal rumore da calpestio del pavimento: come ottenerlo

rumore-calpestio

L’isolamento acustico degli ambienti è uno degli aspetti che contribuiscono maggiormente al comfort della propria abitazione ed è una prerogativa sempre più richiesta, soprattutto in determinati contesti abitativi. L’insonorizzazione riveste un ruolo fondamentale per quelle unità abitative che si trovano all’interno di un condominio o immediatamente al di sopra di un’attività commerciale: in entrambi i casi, vicini troppo rumorosi possono rendere problematica la coabitazione. Nello specifico, le parti dell’abitazione che necessitano maggiormente di interventi di insonorizzazione sono il soffitto e il pavimento, in quanto strutturalmente rappresentano due piani di calpestio.

L’inquinamento acustico derivato dal calpestio

Una delle principali fonti di inquinamento acustico, infatti, deriva dal calpestio, ossia l’insieme dei rumori provocati dall’impatto per calpestamento con il rivestimento del pavimento.

Se il soffitto e i pavimenti della propria abitazione non riescono a filtrare i rumori provenienti dagli ambienti adiacenti, probabilmente è necessario un intervento tecnico per migliorare le prestazioni acustiche di entrambe le strutture. Va tenuto presente che il rumore da calpestio, in base al D.P.C.M. 5 dicembre 1997, rappresenta un valore ben definito, misurabile per mezzo di appositi strumenti (un dispositivo che riproduce il calpestio e un microfono che registra l’emissione sonora). Pertanto, una volta rilevato che la casa non è in grado di filtrare rumori anche al di sotto dei limiti di legge, bisogna adottare soluzioni specifiche.

Isolamento calpestio

Soluzioni per l’isolamento acustico

Per ottenere un adeguato isolamento acustico, è possibile scegliere tra una serie di soluzioni tecniche diverse. Nella maggior parte dei casi, si tratta di frapporre un materiale resiliente, in grado di assorbire i rumori provenienti da una sorgente esterna alla casa. Tale materiale può essere collocato al di sotto della pavimentazione (pavimento flottante) o del massetto (massetto galleggiante); in alternativa, da una controsoffittatura a secco, purché realizzata con un materiale in grado di incrementare il tasso di isolamento acustico. Ciascuna di queste soluzioni può essere integrata con un’altra, così da ottenere un maggiore effetto isolante.

La normativa di riferimento

A differenza di quanto si possa pensare, in Italia esistono precise disposizioni di legge inerenti al rumore da calpestio che, per salvaguardare il comfort dell’abitabilità e la bontà del quieto vivere, non deve superare determinati limiti. Il D.P.C.M. 5 dicembre 1997 (“Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”) individua una serie di “valori limite delle grandezze che determinano i requisiti acustici passivi dei componenti degli edifici e delle sorgenti sonore interne” per “ridurre l’esposizione umana al rumore”. Al tale scopo sono indicati dei valori limite che determinano i requisiti acustici passivi dei componenti degli edifici e delle sorgenti sonore interne, definiti nell’Allegato A del DPCM.

La grandezza di riferimento per il calpestio è il valore di L’n,w da determinare con misurazioni direttamente in opera. Per le abitazioni private (categoria A), il decreto prevede una soglia limite di 63 L’n,w.

 I prodotti Saint-Gobain Italia per l’isolamento da calpestio

Come già accennato, l’insonorizzazione di un ambiente (limitatamente a soffitti e pavimenti) viene realizzata tramite l’impiego di materiali isolanti e fonoassorbenti, da applicare al di sopra del massetto o sotto la pavimentazione, come ad esempio la lana di vetro o i tessuti in fibra sintetica. Affinché il risultato finale sia soddisfacente e il livello di insonorizzazione adeguato, è bene optare per prodotti di qualità, in grado di apportare un netto miglioramento dell’isolamento acustico al rumore di calpestio, come ad esempio Bituver Fonas 31 oppure Isover Ekosol 4+ N.

Il primo è un isolante costituito da un tessuto non tessuto di poliestere ad alta grammatura, impregnato da una speciale miscela bituminosa appositamente studiata per conferire al prodotto una posa facile e veloce. Il prodotto è dotato di una cimosa su un bordo e di una banda autoadesiva sull’altro per l’esecuzione delle giunzioni.

Il secondo è un pannello in lana di vetro non rivestito, in grado di garantire non solo l’isolamento acustico ma anche quello termico di soffitti e pavimentazioni. La presenza di leganti derivati da materie prime rinnovabili fa sì che risponda anche a numerosi parametri di sostenibilità.

Entrambi sono accompagnati da rapporti di prova che indicano le misurazioni in opera realizzate in diversi cantieri sul territorio italiano.

La scelta del prodotto da utilizzare deve essere affidata a figure esperte e qualificate, in possesso delle competenze e della strumentazione necessaria per valutare le caratteristiche strutturali della casa e individuare la soluzione più adeguata per migliorare l’isolamento acustico degli ambienti. Se, ad esempio, gli interventi di insonorizzazione vengono eseguiti durante lavori di ristrutturazione, un tecnico specializzato dovrà effettuare appositi rilievi fonometrici, per quantificare i livelli di inquinamento acustico da calpestio ed individuare la soluzione migliore.