Il comfort termico e l’indice di riflettanza solare (SRI)

intonaco mare

Il comfort termico, in ambito domestico, è una condizione microclimatica che caratterizza un singolo locale o l’intera unità abitativa. Essa dipende da numerosi fattori, tra i quali vi sono l’areazione degli ambienti e lo scambio termico tra interno ed esterno; in aggiunta, incide notevolmente l’equilibrio termoigrometrico, legato al livello di umidità ed alla temperatura interni.

Da ciò è facile intuire come l’isolamento termico giochi un ruolo di primo piano da questo punto di vista: il mantenimento della temperatura ottimale, infatti, oltre a favorire il benessere abitativo consente di ridurre il consumo di energia. Per questo Saint-Gobain sviluppa prodotti e soluzioni per l’efficientamento energetico, applicabili a edifici di nuova costruzione o in fase di riqualificazione, allo scopo di abbattere le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente e le spese di esercizio degli impianti di riscaldamento e condizionamento.

L’isolamento dei tetti ‘scuri’

Le strutture che pongono maggiori problemi in termini di coibentazione sono i tetti; in assenza di un adeguato isolamento termico, infatti, le coperture tendono a surriscaldarsi quando vengono colpite direttamente dalla radiazione solare. In particolare, un tetto piano, ricoperto da una membrana bituminosa tradizionale, in una giornata estiva soleggiata e con poco vento può raggiungere una temperatura di 80°. Lo stesso interessa anche i tetti con finitura in lamiera lucida, per via della scarsa emissività del materiale.

Questo fenomeno ha ripercussioni tangibili, che si manifestano a più livelli. Sul piano collettivo, l’effetto più evidente è quello dell’isola di calore, piuttosto frequente nelle aree urbane: la temperatura tende ad alzarsi rispetto alle zone rurali, con una differenza che oscilla tra 1° e 6°. Di conseguenza, si incrementa il dispendio energetico per il condizionamento residenziale e, di riflesso, aumentano i consumi e le emissioni inquinanti.

In termini di comfort termico nel contesto delle singole unità abitative, i tetti ‘scuri’ rappresentano parimenti un problema: poiché riflettono solo una minima parte della radiazione solare, lasciano filtrare il calore negli ambienti sottostanti, influenzando negativamente il benessere abitativo nonché favorendo l’aumento dei costi di condizionamento. Naturalmente, gli edifici in cui la superficie della copertura incide maggiormente su quella complessiva dell’involucro (come nel caso di centri commerciali o supermercati) subiscono maggiormente l’impatto di un isolamento termico inadeguato.

Il concetto di Cool Roof e l’indice SRI

Il termine “Cool Roof” (ossia “tetto freddo”) indica un sistema di copertura caratterizzato da un elevato SRI, acronimo di Solar Reflectance Index, ovvero Indice di Riflettanza Solare. Questo parametro viene quantificato secondo un apposito standard, mettendo in relazione due valori specifici, l’emissività termica e la riflettanza solare: vediamo di cosa si tratta.

Solitamente indicata con ρ, la riflettanza solare consiste nella proprietà di un dato materiale di riflettere la radiazione solare, o parte di essa. L’indice può assumere valori compresi tra 0 e 1: più il valore è elevato, maggiore è la riflettanza del materiale che, quindi, è in grado di riflettere una maggiore proporzione della radiazione solare.

L’emissività, invece, viene indicata con ε; essa rappresenta la frazione di energia trasmessa (per irraggiamento) da un determinato materiale rispetto a quella irraggiata da un corpo nero che si trova alla stessa temperatura. Il valore dell’emissività di un corpo nero è pari a 1 mentre quella di un oggetto reale (corpo grigio) è compresa tra 0 e 1; più è elevato, maggiore è l’emissività del materiale.

L’indice di riflettanza solare (SRI), infine, viene espresso in percentuale, mettendo in relazione i valori di riflettanza ed emissività di un dato materiale rispetto all’estensione superficiale. Viene calcolato tenendo conto di tre diverse condizioni di vento (bassa, media o alta) secondo lo standard ASTM E1980; più alto è il valore percentuale dell’SRI, minore è la temperatura raggiunta da tale materiale quando viene colpito dalla radiazione solare.

Le coperture “Cool Roof” sono quindi contraddistinte da un elevato SRI, in quanto combinano un basso tasso di assorbimento della radiazione solare con una maggiore riflettanza ed emissività termica, a beneficio dell’efficienza energetica dell’edificio

Soluzioni Saint-Gobain ad elevato SRI

Saint-Gobain Italia propone una gamma di soluzioni per il risparmio energetico e ad alto indice di riflettanza solare:

 

 

Impermeabilizzazioni muri controterra: quali soluzioni adottare

impermeabilizzazione controterra

L’umidità è uno dei principali fattori di degrado estetico e materiale delle opere in muratura; il passaggio delle particelle di acqua attraverso una struttura muraria, per capillarità orizzontale o ascensionale, possono provocare danni di varia entità. Questo aspetto risulta ancor più rilevante per i muri controterra, in quanto strutture parzialmente o completamente interrate e quindi a stretto contatto con il terreno, fonte primaria di umidità (derivante dalle precipitazioni atmosferiche e/o dalla presenza di falde acquifere). Da ciò deriva la necessità di implementare apposite soluzioni per l’impermeabilizzazione, allo scopo di proteggere i muri controterra dai danni provocati dall’umidità: di seguito, vediamo quali sono.

Cosa sono i muri controterra​

Una parete controterra è una struttura in muratura la cui superficie esterna è a diretto contatto con il terreno. Si trovano generalmente al di sotto del livello del suolo oppure a ridosso di un terrapieno; è il caso, ad esempio, dei muri perimetrali di ambienti interrati o seminterrati quali cantine, garage, tavernette, scantinati e simili. Com’è facile intuire, le murature controterra sono particolarmente esposte ai problemi legati all’umidità e, di conseguenza, necessitano di un’impermeabilizzazione ottimale; gli interventi di ripristino su strutture di questo tipo, infatti, sono piuttosto costosi, oltre a presentare maggiori difficoltà dal punto di vista strettamente tecnico.

A cosa serve l’impermeabilizzazione dei muri controterra?​

In linea di principio, l’impermeabilizzazione delle pareti contro terra serve a prevenire il degrado dell’opera muraria preservandone l’integrità e, al contempo, mantenere inalterata la salubrità dell’ambiente interno. In locali scarsamente impermeabilizzati e poco ventilati, la presenza di umidità favorisce la formazione di condensa che, a sua volta, provoca lo sviluppo di muffe, a scapito della qualità dell’aria.

L’umidità da infiltrazione laterale può determinare il progressivo degrado della muratura; una corretta impermeabilizzazione di una parete controterra è funzionale alla prevenzione di fenomeni quali rigonfiamenti superficiali, alterazioni cromatiche della pittura, formazione di efflorescenze saline, esfoliazione, sfarinamento o distacco dell’intonaco. Per questo, occorre impiegare materiali ad elevate prestazioni, in grado di conservare nel tempo la propria impermeabilità all’acqua, nonché garantire resistenza meccanica e imputrescibilità.

L’impermeabilizzazione andrebbe effettuata dall’esterno ma, qualora il contesto di intervento non lo consenta, è possibile agire anche dall’interno. In fase di progettazione va anche tenuto conto della condensazione dovuta alla scarsa coibentazione dei pavimenti, che può aggravare gli effetti deleteri dell’umidità a carico delle strutture murarie.

Impermeabilizzazione dei muri controterra dall’interno

Il ciclo d’intervento per l’impermeabilizzazione interna delle pareti controterra può riguardare ambienti molto diversi per destinazione d’uso e tipologia di supporto. In linea di massima, è possibile distinguere tra vani interrati tecnici o abitabili, e opere in cemento armato o muratura. In entrambi i casi, è necessario realizzare una barriera impermeabile e resistente alla controspinta, in grado di impedire il passaggio dell’acqua; in aggiunta, per prevenire la formazione di condensa, è opportuno effettuare la posa di uno strato protettivo mediante intonacatura. Nel caso, per esempio, di un setto in cemento armato controterra di un vano tecnico interrato, il ciclo di lavorazione può essere il seguente:

  • sigillare eventuali stillicidi o trasudazioni con cemento impermeabilizzante istantaneo;
  • trattare le parti non omogenee come, ad esempio, ferri distanziatori o riprese di getto, scalpellando (per 3 cm) per poi ripristinare il supporto mediante l’applicazione di apposita malta antiritiro;
  • applicare gusce triangolari di almeno 10 cm nei punti di giunzione parete-pavimento;
  • pulire la superficie di posa, rimuovendo le parti incoerenti e i residui più ostinati tramite lavaggio a pressione;
  • bagnare a rifiuto il supporto;
  • applicare due mani incrociate di malta impermeabilizzante osmotica, usando pennellessa o spazzolone; la seconda mano va stesa dopo che la prima ha fatto presa sul supporto;
  • eseguire la rasatura prima che la malta asciughi completamente;
  • tinteggiare la parete con pittura idrorepellente e resistente alle muffe, previo trattamento del supporto con una mano di primer di preparazione.

Impermeabilizzazione dei muri controterra dall’esterno​

Questa tipologia di intervento si presenta più complessa, in quanto – in relazione alle caratteristiche del contesto applicativo – l’elemento di tenuta può fungere anche da dispositivo di drenaggio, soprattutto per strutture particolarmente esposte alle precipitazioni atmosferiche o che sorgono a valle di zone in pendenza. In casi del genere, è quindi opportuno predisporre un sistema di accumulo e cessione idrica, dotato di tubi e collettori, da collocare ad una profondità maggiore rispetto a quella dell’eventuale vespaio della pavimentazione, per evitare che questi possa allagarsi.

L’intervento di impermeabilizzazione, come accennato, consiste nell’applicazione di un elemento di tenuta, costituito da una membrana bituminosa, che può essere eseguita in orizzontale o in verticale.

Nel primo caso, si procede in questo modo:

  • levigare le superfici e smussare gli angoli per evitare che le membrane vengano danneggiate;
  • posare la membrana a secco sul magrone in calcestruzzo, con sovrapposizioni di 10 cm, saldate con fiamma;
  • applicare in completa aderenza il secondo strato di membrane a cavallo dei sormonti del precedente, con sovrapposizioni di 10 cm e uno sfalsamento di 50 cm.

L’applicazione in verticale degli elementi di tenuta, invece, va eseguita con il seguente procedimento:

  • stendere una mano di primer bituminoso, a spruzzo o a pennello, in quantità pari ad almeno 300 g/m2;
  • applicare la membrana bituminosa, utilizzando promotori di adesione, per mezzo di sfiammatura con cannello a gas;
  • fissare le membrane meccanicamente, con rondelle apposite e tasselli ad espansione, per ogni 3 metri di posa in altezza;
  • posare il secondo strato, in maniera longitudinale rispetto al primo, con sfalsamento maggiore della larghezza delle giunzioni; l’applicazione deve ricoprire i dispositivi di fissaggio meccanico;
  • completare la posa con l’applicazione della guaina bugnata, avendo cura di disporre la bugnatura verso l’esterno prima di colmare lo scavo con il terreno.

 

I prodotti Saint Gobain da utilizzare

Saint-Gobain ha sviluppato un’ampia gamma di soluzioni per l’impermeabilizzazione dei muri controterra; in particolare, per interventi esterni su strutture di fondazione e sotto falda freatica si consiglia di utilizzare i seguenti prodotti a marchio Isover:

  • Bituver Murodry: membrana bitume-polimero elastoplastomerica addizionata con promotori di adesione, flessibilità a freddo -20°C, armata con poliestere a filo continuo, dello spessore di 4 mm, progettata appositamente per l’impermeabilizzazione delle fondazioni e dei muri controterra;
  • Bituver EcoPriver: primer bituminoso per favorire l’adesione delle membrane;
  • Bituver Bitufond: membrana bugnata in polietilene ad alta densità (500 g/m2).

 

Per interventi di impermeabilizzazione interna di vani tecnici o abitabili interrati, invece, è possibile optare per appositi prodotti weber:

  • weberdry osmo: malta per impermeabilizzazione e regolarizzazione;
  • weberdry osmo clsB: malta impermeabilizzante osmotica antiaggressiva bianca;
  • weberdry osmo clsG: malta impermeabilizzante osmotica antiaggressiva grigia;
  • webersan thermo evoluzione: intonaco da risanamento bianco alleggerito e fibrato, monoprodotto calce-cemento per la deumidificazione e l’isolamento termico di murature saline soggette ad umidità di risalita. Da utilizzare su pareti trattate con le malte osmotiche per ciclo anticondensa.

 

Per maggiori informazioni circa le modalità applicative e di utilizzo dei prodotti sopra citati, si consiglia di consultare il Manuale TecnicoSoluzioni per l’impermeabilizzazione” di Saint-Gobain.

Verande in vetro: consigli su come realizzarle al meglio

verande in vetro

La veranda rappresenta una soluzione abitativa di pregio, che può sortire diversi vantaggi, non solo dal punto di vista estetico ma anche funzionale. Da un lato, infatti, consente di coniugare l’ambiente esterno con gli spazi interni; dall’altro, influisce positivamente sulle prestazioni energetiche, dal momento che migliora la diffusione della luce naturale e, di riflesso, fa sì che la casa si riscaldi più facilmente anche d’inverno grazie alla radiazione solare. Al contempo, la realizzazione di una veranda esterna è un intervento piuttosto complesso, basato sulla valutazione di svariati fattori, di carattere sia tecnico che economico. Di seguito, vediamo quali sono gli aspetti da prendere in considerazione in funzione dell’allestimento di una veranda in vetro.

La tipologia di veranda

La maggior parte delle verande è costituita da uno spazio esterno (balcone, terrazzo o patio), individuato da un telaio in acciaio o in legno, le cui intercapedini possono essere chiuse da ringhiere (anch’esse in ferro o legno) oppure da vetri. La costruzione di una veranda con vetrate può essere implementata con due differenti modalità:

  • chiudendo uno spazio esterno già esistente con un vetro stratificato e/o temperato non coibentato; ciò non determina un effettivo aumento della cubatura originaria dell’abitazione e, pertanto, non è necessario richiedere una licenza edilizia;
  • chiudendo uno spazio (ad esempio, un balcone o un patio) da adibire a veranda, aumentando la metratura dell’unità abitativa; in tal caso, invece, gli interventi possono essere realizzati solo dopo l’ottenimento dei permessi necessari.

Il vetro da utilizzare

La scelta del vetro per la propria veranda è influenzata da diversi fattori, a cominciare dalle caratteristiche climatiche e ambientali del luogo in cui sorgerà la struttura. In particolare occorre valutare eventuali esigenze di coibentazione termica o termoacustica in base, ad esempio, alle temperature medie stagionali o all’esposizione alla luce solare durante il giorno. Inoltre, essend|o uno spazio abitativo a tutti gli effetti, una veranda deve spesso soddisfare anche determinati requisiti in termini di privacy e sicurezza (è il caso, ad esempio, dei vetri antieffrazione).

In aggiunta, la tipologia di vetro varia anche in relazione alle caratteristiche costruttive della veranda; per la chiusura di uno spazio preesistente (terrazzo, balcone o patio) occorrono lastre diverse da quelle da utilizzare per l’allestimento di una struttura che incrementa la cubatura della relativa unità abitativa.

Nello specifico, le principali opzioni sono:

  • vetri basso emissivi, che migliorano la coibentazione termica; disponibili anche in versione stratificata, per garantire privacy e sicurezza;
  • vetri a controllo solare; adatti maggiormente a strutture con una prolungata esposizione solare e/o allestite in luoghi caratterizzati da temperature mediamente elevate. Disponibili anche in versione stratificata, per garantire privacy e sicurezza;
  • vetri stratificati e/o temprati; le lastre di questo tipo presentano spiccate capacità di isolamento acustico. In particolare, quelle stratificate garantiscono anche un maggior grado di sicurezza e privacy, a differenza dei vetri temprati che garantiscono solo sicurezza. Sono adatti soprattutto alla chiusura di verande che non incrementano la cubatura della casa, nonché in contesti applicativi in cui non sono richiesti particolari standard prestazionali.

Le soluzioni consigliate da Saint-Gobain per le verande a vetri

Tra i prodotti sviluppati da Saint-Gobain per l’edilizia abitativa figurano diversi tipi di lastre, adatte a contesti applicativi caratterizzati da specifiche esigenze prestazionali; in particolare, a seconda della destinazione d’uso, è possibile optare tra:

  • PLANICLEAR® (da temprare): si tratta di un vetro float con un basso contenuto di ferro che determina un sensibile miglioramento dell’estetica e dell’ottica, autentico vantaggio in tutti i segmenti di mercato. Il colore più neutro di PLANICLEAR® aiuta a integrare meglio le finestre nelle case di oggi. La vista verso l’esterno è più naturale, limitando eventuali interferenze di colore.
  • DIAMANT® (da temprare): è un vetro extra chiaro, super trasparente che vanta qualità ottiche ed estetiche superbe che determina una maggiore trasmissione luminosa e riduce efficacemente la colorazione verde intrinseca del vetro normale.
  • STADIP®: si tratta di un vetro stratificato di sicurezza che può anche abbinare caratteristiche acustiche STADIP SILENCE®, di privacy nella sua composizione con un vetro satinato.
  • PLANITHERM®: si tratta di un’ampia gamma di basso emissivi che può rispondere a più esigenze di comfort termico.
  • COOL-LITE®: si tratta di un’ampia gamma a controllo solare che può rispondere a più esigenze di comfort solare.

Come riconoscere ed evitare le infiltrazioni d’acqua

infiltrazioni soffitto

Le infiltrazioni d’acqua, di qualunque origine esse siano, sono una delle più gravi cause di degrado di un edificio. Infatti, portano con sé danni ingenti alla proprietà e possono causare muffe e insalubrità anche in ambienti adiacenti al locale direttamente interessato.

Per prevenire possibili rischi per la salute e danni alla struttura dell’edificio, ogni perdita di acqua deve essere identificata e riparata.

Se un edificio è soggetto ad infiltrazioni d’acqua, con ogni probabilità vi è a monte un difetto costruttivo o un deterioramento dell’elemento dovuto al passare del tempo . Colpiscono molto spesso i locali posti al di sotto di coperture, così come di frequente i locali interrati come scantinati, garage, cantine, taverne o altro. I locali interrati sono vulnerabili, poiché molto spesso hanno le murature perimetrali a diretto contatto con il terreno, che può presentarsi saturo sia di acqua di origine meteorica che di possibile acqua di falda

Come riconoscere le infiltrazioni d’acqua

Non è sempre facile, e soprattutto immediato, riconoscere la presenza di infiltrazioni d’acqua, siano esse provenienti dal soffitto o dalle altre parti dell’abitazione. I segnali talvolta possono essere visibili solo nel momento in cui l’infiltrazione è già estesa e, purtroppo, a danno già grave con elevati costi per l’intervento di riparazione.

I danni visibili da infiltrazioni d’acqua su pareti e soffitti si possono riconoscere attraverso:

  • Rigonfiamenti e sbollature della pittura delle pareti o del soffitto;
  • Distacco dell’intonaco;
  • Comparsa di macchie con relativo sfarinamento dello strato decorativo;
  • Presenza e odore di muffa;

Le cause delle infiltrazioni d’acqua

Un’idonea e corretta impermeabilizzazione protegge gli edifici dai problemi di infiltrazioni d’acqua che è causa dei numerosi e fastidiosi disagi che spesso provocano danni anche permanenti alle strutture coinvolte. Generalmente, le infiltrazioni sono causate da problemi nello strato impermeabilizzante di copertura sia essa un tetto, un terrazzo, un balcone etc, o come sopra scritto, dalla mancata o inadeguata impermeabilizzazione dei muri contro-terra.

Molte volte i punti deboli più soggetti al passaggio dell’acqua, risultano essere le zone di connessione tra superfici verticali e orizzontali o le giunzioni tra materiali diversi. Basti pensare alla giunzione pavimento/parete oppure ai raccordi tra un elemento di tenuta ed un altro.

Altre volte le infiltrazioni partono dagli ambienti interni, in corrispondenza dello scarico della doccia o della vasca di un bagno.

Le soluzioni consigliate da Saint-Gobain

  • LE MEMBRANE BITUME- POLIMERO: comunemente chiamata guaina bituminosa è definibile come un materiale composito, composto da due elementi principali:
  • il compound bituminoso: bitume modificato con polimeri termoplastici;
  • il supporto: l’armatura della membrana, composta solitamente da velo vetro, poliestere o una combinazione di entrambi.

Questi due componenti lavorano in sinergia per offrire sia un ottimo potere impermeabilizzante, sia resistenze meccaniche adeguate all’utilizzo. La tipologia di compound e la qualità dell’armatura danno luogo ad una varietà di soluzioni molto ampia, le cui caratteristiche vanno valutate in base alla tipologia di copertura da impermeabilizzare.

Come riconoscere ed evitare le infiltrazioni d’acqua

I CEMENTI OSMOTICI: conferiscono un’impermeabilità di tipo strutturale, che si ottiene per osmosi, quindi basata sul principio fisico secondo cui le cariche elettrochimiche del prodotto a elevato potenziale si trasmettono, sfruttando il veicolo acquoso, a quello a più basso potenziale (supporto) sino al raggiungimento del giusto equilibrio e alla formazione di legami chimici molto tenaci e, quindi, all’impermeabilizzazione del manufatto; per questo motivo le malte osmotiche diventano parte integrante del supporto su cui sono applicate, costituendo un’impermeabilizzazione “rigida”. Quest’ultima caratteristica permette ai prodotti osmotici di poter funzionare anche in caso di forte spinta negativa.

 

LE GUAINE ELASTO-CEMENTIZIE: I prodotti elasto-cementizi nascono dalla necessità di coniugare la resistenza del cemento con la flessibilità del componente polimerico per meglio adattarsi a diverse situazioni: il cemento apporta all’impermeabilizzante la resistenza meccanica, mentre il legante polimerico ne conferisce elasticità, aumentando l’adesione ai supporti. Le guaine elasto-cementizie sono contraddistinte da caratteristiche quali:

  • Elevato crack bridging;
  • Facilità di applicazione;
  • Versatilità.

 

LE GUAINE LIQUIDE ELASTO-BITUMINOSE: le guaine liquide sono prodotti pronti all’uso, pastosi o semiliquidi. Le guaine, che in fase di applicazione risultano allo stato liquido, diventano, una volta applicate, un manto solido, continuo e impermeabile. Le guaine liquide si differenziano tra loro in base ai leganti presenti, prodotti derivati dalla chimica organica. Mediante il processo di polimerizzazione del prodotto liquido, si ottengono legami tra molecole reciprocamente compatibili e si sviluppa l’adesione nei confronti del supporto. Le guaine liquide sono contraddistinte da caratteristiche quali:

  • Ottima adesione al sottofondo;
  • Elevata elasticità;
  • Elevata versatilità;
  • Assenza di punti di giunzione-saldatura.

 

LE GUAINE LIQUIDE POLIURETANICHE: le impermeabilizzazioni eseguite con sistemi poliuretanici liquidi ad applicazione a freddo formano uno strato continuo, senza interruzioni, dotato di elevata elasticità e resistenza.
Le membrane liquide poliuretaniche monocomponenti creano uno strato impermeabile continuo attraverso la reazione delle resine poliuretaniche con l’umidità presente nell’aria e nel sottofondo (polimerizzazione igroindurente). Risultano dotate di elevate caratteristiche prestazionali, consentono di aumentare la durabilità della struttura che proteggono, riuscendo ad assecondarla nelle sue deformazioni. Differenti sistemi permettono di intervenire su molteplici tipologie di strutture, anche molto diverse tra loro, come: tetti piani e inclinati, lastrici solari, coperture continue industriali, balconi e terrazzi, giardini pensili, parcheggi, stadi e tribune.

I sistemi poliuretanici liquidi si caratterizzano per:

  • Elevate prestazioni;
  • Facilità di applicazione, senza uso di fiamme libere;
  • Resistenza al gelo e a temperature estremamente elevate, senza perdere le proprie caratteristiche;
  • Resistenza ai raggi UV;
  • Elevata adesione alla maggior parte dei supporti.

 

Gres porcellanato: effetto marmo e i suoi vantaggi

gres porcellanato

Il gres porcellanato è un materiale ottenuto da un mix di materie prime (argilla ceramica, caolino, feldspato e sabbia) mediante un processo di lavorazione ad elevata temperatura denominato “sinterizzazione”. Viene impiegato principalmente per la produzione di piastrelle di vario tipo, destinate alla posa di pavimenti o rivestimenti ceramici a parete in contesti residenziali e ambienti professionali.

Oltre ad essere particolarmente resistente ed altamente impermeabile, il gres è contraddistinto anche da una notevole versatilità, in quanto può essere impiegato in ambienti molto diversi tra loro, per destinazione d’uso o per scelte di design. Le piastrelle ‘smaltate’ riproducono una vasta gamma di pattern e texture (legno, pietra, cotto), così da adattarsi a contesti applicativi differenti mentre il gres naturale (o “tecnico”) sviluppa una finitura marmorizzata, ideale per ottenere un suggestivo effetto marmo. Vediamo, di seguito, come sfruttare al meglio questo tipo di piastrelle e quali sono gli interventi da implementare per la posa di un pavimento in gres porcellanato effetto marmo secondo la regola dell’arte.


Le applicazioni nei vari ambienti

Le piastrelle in gres porcellanato effetto marmo possono essere impiegate in svariati ambienti domestici:

  • in cucina, per valorizzare un design contemporaneo, elegante e ispirato al minimalismo moderno, offrendo una base neutra per mobili di colore scuro, o in acciaio, impreziositi da finiture cromate o satinate. Una soluzione di questo tipo è applicabile non solo al pavimento ma anche, ad esempio, al rivestimento del piano della cucina o al top di un’isola;
  • in bagno, dove è possibile sia creare un pavimento effetto marmo sia rivestire le pareti interne della cabina della doccia. In tal modo, l’ambiente assume un aspetto lussuoso ed elegante, pur restando accogliente e rilassante, creando una sorta di ‘effetto spa’. La texture marmorizzata consente di abbinare elementi contraddistinti da varie tonalità cromatiche, dal bianco porcellana al grigio, passando per vari toni di azzurro e di blu;
  • in salotto; anche l’area living è particolarmente adatta ai pavimenti in gres porcellanato effetto marmo. Rispetto ad altri ambienti, rappresenta una scelta meno vincolante, in quanto in grado di creare un match ben riuscito sia con arredi dalla linea classica o vagamente vintage/retrò sia con elementi maggiormente ispirati al gusto moderno;
  • in camera da letto; volendo creare un ambiente confortevole che, al contempo, risulti lussuoso ed elegante, in camera da letto si può optare per piastrelle in gres porcellanato opaco. In combinazione con arredi dai colori caldi e sfumature pastello, l’effetto sarà quello di una stanza accogliente e rilassante.

La posa del gres porcellanato

Il ciclo di intervento da implementare per la posa del gres porcellanato non si discosta molto da quello per la realizzazione di un rivestimento in marmo o in altro materiale ceramico. Ecco i passaggi da seguire:

  • verificare la planarità del supporto, in special modo in caso di impiego di piastrelle a basso spessore;
  • regolarizzare il supporto in presenza di irregolarità, utilizzando un livellante a presa rapida. In base alla conformazione del supporto, lo strato di rettifica può avere uno spessore compreso tra 1 mm e 30 mm, realizzabile anche con una sola mano di prodotto;
  • impastare il collante per le piastrelle, rispettando le indicazioni relative alla quantità di acqua da utilizzare;
  • stendere il collante servendosi di una spatola dentata; per la posa di grandi formati, è necessario adoperare la tecnica della doppia spalmatura. Per la posa di piastrelle in gres a basso spessore, di dimensioni massime pari a 1m x 3 m, è consigliato l’impiego di colle a deformabilità migliorata;
  • posare le piastrelle battendo le superfici con un martello in gomma, così da favorire la distribuzione omogenea del collante ed evitare la formazione di bolle d’aria;
  • stuccare le fughe dopo un adeguato lasso di tempo, a seconda della capacità assorbente del supporto e del formato delle piastrelle.

Le soluzioni consigliate da Saint-Gobain

Per la posa di un pavimento in gres porcellanato, Saint-Gobain consiglia di utilizzare i seguenti prodotti:

  • weberfloor Zero30, un livellante rasante a presa rapida; consente di regolarizzare pareti e pavimenti fino ad un massimo di 30 mm. Adatto ad applicazioni sia da interno che da esterno, è utilizzabile su una vasta gamma di supporti, tra cui calcestruzzo, cemento, laterizio, predalles, mattoni e massetto cementizio. Il prodotto è caratterizzato da una elevata resistenza meccanica e da una spiccata capacità adesiva, anche a spessori molto bassi;
  • webercol UltraGres 400, adesivo cementizio deformabile monocomponente, contraddistinto da elevata capacità bagnante nonché da notevole resistenza. Grazie allo scivolamento verticale nullo, è adatto anche alla posa di grandi formati in sovrapposizione, su pavimenti radianti o in facciata; ideale anche per incollare il mosaico vetroso.
  • webercolor premium stucco decorativo cementizio per riempimento fughe tra piastrelle; ha proprietà antibatteriche e anti-muffa e grazie al trattamento anti-macchia la fuga non si sporca e mantiene inalterati i colori nel tempo.

 

Pareti curve in cartongesso: valorizzare gli ambienti con un tocco di originalità

pareti curve cartongesso

Le pareti curve rappresentano un elemento di design certamente originale, nonché di notevole impatto estetico; al contempo, possono avere carattere funzionale, adattandosi a contesti applicativi che, per conformazione strutturale, richiedono il ricorso a soluzioni poco ‘convenzionali’. Il cartongesso, materiale dalla spiccata versatilità e dalla notevole facilità di posa, ben si presta alla realizzazione di sistemi di questo tipo, specialmente quando si vogliono evitare interventi invasivi o il ricorso ad opere di muratura. Naturalmente, data la loro particolarità, il ciclo tecnico per allestire delle pareti curve in cartongesso impone l’utilizzo di materiali appositi nonché il ricorso a specifiche tecniche di posa. Vediamo di seguito tutto quanto c’è da sapere in merito.


Come realizzarle: una guida pratica

Il primo passo per realizzare una parete curva in cartongesso è stilare un progetto, per definire in linea di massima le dimensioni della struttura, con particolare attenzione all’ampiezza della curvatura: se il raggio è inferiore a 1 m, probabilmente sarà necessario eseguire una posa in umido (come vedremo poi in dettaglio). Sulla base del progetto di riferimento, si procede alla realizzazione dell’orditura metallica che fungerà da supporto alla parete curva. Il procedimento da eseguire è il seguente:

  • segnare le tracce sul pavimento e, se necessario, sul soffitto. Allo scopo, è possibile utilizzare un profilato metallico come un compasso, facendolo ruotare attorno a una vite fissata al pavimento per tracciare l’arco con una matita. Per ripetere l’operazione sul soffitto, occorre adoperare un filo a piombo (se non si hanno altri riferimenti), così da ‘proiettare’ la posizione della vite a terra e tracciare un secondo arco combaciante con il primo;
  • fissare al pavimento le guide metalliche a ‘U’ tramite tasselli a percussione o direttamente con pistola sparachiodi ad un interasse massimo di 500 mm; per una maggiore facilità di posa, è consigliabile optare per profili flessibili, concepiti appositamente per la realizzazione di sistemi curvi. La stessa operazione va eseguita al soffitto, se la parete in cartongesso ha la stessa altezza delle pareti del locale in cui viene allestita;
  • inserire i montanti verticali a distanza variabile gli uni dagli altri (maggiore è la curvatura, minore è l’interasse tra i montanti) e vincolarli alla guida inferiore a pavimento mediante punzonamento o avvitatura con vite autoperforante punta trapano a testa piatta. Ciascun montante deve essere orientato nello stesso senso ed occorre verificarne la verticalità utilizzando una bolla;
  • rivestire il telaio con un primo strato di lastre in cartongesso, fissandole ai montanti con apposite viti autoperforanti mediante avvitatore elettrico e successivamente, posare un secondo strato di lastre, per migliorare la curvatura;
  • stuccare le teste delle viti e i giunti con stucco base gesso e armare i giunti applicando un nastro di rinforzo in carta microforata;
  • applicare una mano di fondo fissativo o di primer per uniformare l’assorbimento e promuovere l’adesione della futura pittura. Ad avvenuta asciugatura del fondo/primer è possibile finire la parete con l’applicazione di una idropittura per interni.

Come valorizzare i singoli ambienti

Realizzando una parete curva, è possibile valorizzare ciascun ambiente domestico in maniera originale e creativa. Questo tipo di soluzione ben si presta alla creazione, ad esempio, di un divisorio parziale in soggiorno, così da creare una zona living più accogliente e raccolta. In alternativa, una parete curva può individuare un piccolo angolo studio oppure un disimpegno che colleghi in maniera armonica due ambienti diversi. Anche in bagno le superfici curve trovano una degna applicazione; tra le più moderne tendenze di design, infatti, figurano i box doccia ricavati all’interno di pareti curve.

Materiali e tecniche consigliati da Saint-Gobain

Per quanto riguarda i materiali da utilizzare nella costruzione di una parete curva in cartongesso, è consigliabile utilizzare i seguenti prodotti Saint-Gobain:

  • Guide deformabili Gyproc Flexo, in acciaio zincato dallo spessore di soli 0,6 mm; grazie alla struttura a “memoria di forma” agevolano la posa poiché elastiche e molto resistenti allo stesso tempo, possono essere piegate manualmente i tutte le direzioni;
  • Gyproc Flex 6, lastra in gesso rivestito di spessore 6 mm, ideale per esigenze progettuali e realizzative che includono soluzioni e superfici curve quali archi, volte oppure pareti concave o convesse.

Dal punto di vista tecnico, invece, il procedimento di posa delle lastre varia in base alle caratteristiche della parete; in particolare:

  • se la curvatura è piuttosto ampia (raggio superiore ad 1 metro), è possibile applicare la lastra ‘a secco’;
  • per soluzioni caratterizzate da un raggio di curvatura ridotto (tra 25 cm e 1 m), è bene procedere con la posa ‘ad umido’. A tale scopo, è possibile immagazzinare le lastre in un luogo con umidità relativamente alta per qualche giorno oppure inumidire manualmente il lato del pannello su cui si esercita la pressione, mentre il lato opposto deve restare asciutto alfine di prevenirne la rottura durante l’operazione di curvatura. Dopo aver ‘modellato’ le lastre in cartongesso, su una dima o direttamente sul telaio metallico, è possibile procedere al fissaggio;
  • su pareti di grandi dimensioni (lunghezza superiore ai 2,5 m), è consigliabile l’installazione di un doppio strato di lastre sfalsate tra loro, rispettando il tipo di posa scelto originariamente (parallela o perpendicolare).

 

 

Cos’è una controparete in cartongesso e come realizzarla

cos'è una controparete in cartongesso e come realizzarla

Una controparete è una soluzione costruttiva che prevede la realizzazione di un sistema verticale addossato ad una parete – generalmente in muratura – già esistente. In ambito abitativo, le contropareti vengono allestite prevalentemente all’interno degli edifici in risposta ad esigenze di carattere pratico e funzionale come, ad esempio, il miglioramento dell’efficienza energetica o dell’isolamento acustico, compartimentazione antincendio, la rettifica di specifici difetti della superficie. Per la realizzazione di un sistema di questo tipo viene diffusamente impiegato il cartongesso, in quanto abbina facilità di posa, funzionalità e versatilità di utilizzo.

Esistono due diverse tipologie di controparete a secco in lastre di gesso rivestito; ciascuna di esse si adatta ad esigenze tecniche e contesti applicativi specifici: controparete in aderenza al supporto con lastre accoppiate ad isolanti termo-acustici oppure controparete su struttura metallica. Di seguito, vediamo quali sono le prerogative di ciascuna opzione e quali interventi richiedono per essere implementate correttamente.

 

Perché realizzarla

Come accennato, una controparete in cartongesso può essere l’opzione adatta a soddisfare diversi bisogni abitativi; in particolare:

  • migliorare l’isolamento termico o acustico degli ambienti, mediante l’integrazione di appositi materiali e tecnologie isolanti;
  • risolvere i problemi di dispersione termica;
  • incrementare il benessere abitativo migliorando la salubrità dell’aria grazie a specifici prodotti a basso assorbimento di acqua o refrattari a muffe e batteri;
  • rendere gli ambienti più sicuri installando sistemi che vadano a proteggere la muratura esistente dalla propagazione del fuoco;
  • approntare interventi di ristrutturazione o restyling degli ambienti in tempi rapidi implementando soluzioni altamente funzionali.

 

Come realizzarla

Per la posa in opera di una controparete in cartongesso è possibile scegliere tra due soluzioni diverse:

  • sistema supportato da una struttura metallica;
  • posa in adesione di lastre accoppiate con materiali isolanti termici o acustici.

Nel primo caso, è necessario realizzare anzitutto un’intelaiatura metallica di supporto. Quest’ultima viene allestita utilizzando apposite guide orizzontali ad ‘U’ vincolate a parete e soffitto all’interno delle quali sono inseriti i profili montanti verticali a ‘C’ che possono, in funzione dell’altezza di interpiano, essere vincolati ulteriormente alla muratura esistente mediante staffe. In tal modo, si crea un’intercapedine tra le strutture esistenti e la lastra in gesso rivestito all’interno della quale è possibile inserire uno strato di materiale isolante termico e acustico come i pannelli in lana di vetro o lana minerale. A seconda delle esigenze dettate dal contesto applicativo, le lastre di cartongesso per la posa del rivestimento possono avere differenti caratteristiche prestazionali (resistenza meccanica, durezza superficiale, ridotto assorbimento di umidità, resistenza al fuoco). Una volta completata la posa dei pannelli in gesso rivestito, il sistema va rifinito mediante stuccatura dei giunti, degli angoli e delle teste delle viti mediante applicazione di nastro in carta microforata e stucco base gesso. Finitura della lastra con fondo di preparazione per trattamenti preparatori su cartongesso adatto ad uso interno e pitturabile con idropittura per interni.

In alternativa, è possibile optare per contropareti in aderenza costituite da lastre in gesso rivestito accoppiate con uno strato di materiale isolante termo-acustico (di solito lana di vetro, lana di roccia, membrana in EPDM, XPS) applicato sulla faccia non a vista. Questa soluzione ‘integrata’ consente di realizzare una controparete in aderenza, ossia applicando la pannellatura direttamente sul supporto murario senza alcuna struttura sottostante di sostegno. Il ciclo applicativo, in tal caso, è estremamente semplice: vengono applicate delle plotte di malta adesiva base gesso sul lato non a vista della lastra accoppiata (a creare una maglia circa 300×300 mm), per poi installare le lastre alla parete, procedendo all’allineamento delle stesse mediante battitura con staggia in acciaio. Per interventi di altezza superiore ai 3 m, oltre all’incollaggio è opportuno integrare il fissaggio con idonei tasselli da

posizionare ad intervalli di 600 mm in orizzontale e di 800-900 mm in verticale.

Tempi di realizzazione

La stima dei tempi di intervento varia a seconda della soluzione prescelta, nonché dell’estensione della controparete stessa. I sistemi a secco vincolati alla struttura metallica presentano tempi di lavorazione complessivamente più lunghi rispetto alla semplice posa in adesione. Indicativamente, per la prima soluzione si possono stimare tempi di posa medi di circa un’ora al m2 mentre per la seconda i tempi di realizzazione possono essere inferiori.

I Vantaggi

La diffusione delle soluzioni sopra descritte è dovuta ai numerosi vantaggi derivanti dalla scelta di un sistema a secco in cartongesso; in particolare:

  • interventi poco invasivi, che non interessano le strutture edilizie;
  • rapidità di esecuzione dei lavori;
  • varietà delle soluzioni e delle possibilità applicative;
  • capacità di adattamento ad esigenze specifiche (isolamento, sicurezza, funzionalità).

I materiali consigliati

All’interno del catalogo multimarca di Saint-Gobain è possibile trovare tutti i materiali adatti alla realizzazione di una controparete in cartongesso ad elevate prestazioni; in particolare, per i sistemi con intelaiatura metallica, si consigliano:

  • Gyproc Gyprofile; profili metallici a ‘U’, dielettrici, anticorrosivi e anti fingerprint ed ecologico (in quanto privo di cromo);
  • Isover Arena 34; pannello in lana minerale, con legante a base di componenti organici e vegetali;
  • Gyproc Habito® Forte; lastra in cartongesso con nucleo rinforzato da fibre di vetro, per garantire spiccata durezza superficiale ed elevata resistenza ai carichi.

 

Per le contropareti in aderenza, invece, è opportuno utilizzare:

  • Gyproc Habito® Clima Activ’Air®: una lastra di gesso rivestito, con nucleo a densità incrementata e additivato con fibre di vetro, accoppiata sulla faccia non a vista ad un pannello idrorepellente in lana di vetro Isover per l’isolamento termo-acustico oppure Gyproc Habito® Silence Activ’Air® per migliorare l’isolamento acustico con il minimo ingombro;
  • weberprim fondo: fondo di preparazione uniformante, universale per pitture e rivestimenti colorati
  • Pitture weberpaint: idropitture lavabili e traspiranti

 

 

Abbinamento colori in casa: 4 idee per ogni stagione

abbinamento colori pareti casa

La scelta della palette cromatica da utilizzare per la tinteggiatura delle pareti di casa risente delle mode e delle tendenze che si evolvono e si aggiornano ogni anno. Nondimeno, a incidere sull’abbinamento dei colori concorrono il gusto personale, le caratteristiche dell’ambiente e lo stile prescelto per arredo. Questi fattori vanno integrati tra loro con equilibrio, al fine di creare un insieme armonico ed equilibrato, nonché apprezzabile dal punto di vista estetico. Anche le stagioni dell’anno possono ispirare gli accostamenti cromatici da utilizzare in un rapido restyling o una profonda ristrutturazione degli ambienti domestici: vediamo, di seguito, come abbinare i colori in casa così da creare un’atmosfera adatta ad ogni stagione dell’anno.

Colori pastello in primavera: per rendere la casa più luminosa​

La primavera richiama soprattutto sfumature chiare e tonalità pastello, funzionali a rendere la casa più luminosa (valorizzando sia le sorgenti di luce artificiali sia quelle naturali); a tale scopo, è consigliabile optare per colori quali il bianco, l’azzurro chiaro, il rosa pastello, il giallo (dal paglierino a declinazioni più decise) e il verde, una delle nuance di maggiore tendenza nel 2023. Ognuno di questi colori si adatta ad essere impiegato in un contesto ben preciso; il giallo, ad esempio, è perfetto per vivacizzare la cucina o l’area living mentre l’azzurro si addice maggiormente alle camere da letto.

Colori marini per l’estate: idee per un’atmosfera colorata e vivace​


In estate è possibile ‘osare’ di più, creando abbinamenti con colori più intensi, in grado di evocare paesaggi marini e creare un’atmosfera rilassante. L’azzurro turchese, da questo punto di vista, rappresenta un autentico ‘must’, sfruttabile in cucina oppure nelle camere da letto, in special modo per creare pareti d’accento. Tonalità così intense vanno infatti bilanciate, abbinandole a colori neutri come il bianco o il grigio perla. Discorso analogo vale per il rosso e, in parte, per il verde acqua marina; per creare ambienti in stile mediterraneo, dal retrogusto tipicamente estivo, non si può prescindere da opzioni quali il blu, l’azzurro, il beige, il giallo e l’arancio.

Tonalità autunnali: come creare un’atmosfera calda e confortevole ​

La stagione autunnale è contraddistinta da tonalità calde e non troppo accese, che rimandano ad elementi naturali come la terra, il legno, il fogliame appassito o i frutti di stagione. Ragion per cui, in una palette cromatica autunnale trovano posto il verde salvia, l’ocra, l’arancio scuro, il rosso borgogna ma anche il rosa cipria o il vermiglio fino al marrone ‘terra di siena’. Per creare accostamenti efficaci, mai perdere di vista armonia ed equilibrio; le nuance di cui sopra vannovalorizzate ed esaltate associandole a basi neutre o toni pastello quali bianco, beige o grigio chiaro. A questi si può aggiungere il tortora, che figura tra le sfumature di maggior tendenza quest’anno, che ben si combina con il grigio e il color cammello.

Colori invernali: sfumature scure per un ambiente rilassante

Gli abbinamenti invernali consentono di utilizzare anche tonalità più scure rispetto a quelle tipicamente autunnali; lo scopo, però, è sempre lo stesso: creare un ambiente accogliente e rilassante. Non stupisce, quindi, come il blu e il viola siano le opzioni più indicate, soprattutto per le camere da letto o il soggiorno mentre in cucina si possono utilizzare il giallo ocra o il verde oliva. Anche il rosso è un’opzione da prendere in considerazione: è il colore delle feste natalizie ed è perfetto per vivacizzare alcuni ambienti.

Quali prodotti utilizzare

La tinteggiatura delle pareti interne va effettuata utilizzando prodotti specifici, in grado non solo di produrre un effetto soddisfacente dal punto di vista estetico ma anche di garantire prestazioni elevate in termini di salubrità dell’aria. Le idropitture per interni weber di Saint-Gobain rappresentano un’opzione ideale per coniugare l’aspetto estetico e quello funzionale (punto di colore stabile, luminosità, capacità traspirante e finitura uniforme), grazie ad un’ampia gamma di soluzioni adatte a contesti applicativi di vario tipo.

 

Isolamento termico delle pareti interne: le possibili soluzioni

isolamento termico pareti interne

L’efficientamento energetico degli edifici deve essere implementato mediante interventi specifici, mirati anzitutto a limitare le dispersioni di calore e, conseguentemente, ridurre gli sprechi e i costi di esercizio degli impianti di riscaldamento e condizionamento. Per raggiungere questo obiettivo non si può prescindere da un adeguato isolamento termico delle pareti perimetrali, agendo dal lato interno, soprattutto nel caso in cui non sia possibile (per motivi tecnici o economici) approntare un intervento di più ampia portata come il cappotto termico.

In genere, per migliorare la capacità termica delle strutture interne di un edificio o una singola unità abitativa si ricorre all’installazione di sistemi a secco, pratici e non troppo invasivi. In tal modo viene realizzato una sorta di cappotto termico interno, in grado di rendere l’edificio più efficiente dal punto di vista energetico.

Controparete in cartongesso

Per la realizzazione di una struttura a secco in gesso rivestito è necessario anzitutto allestire un telaio di sostegno, utilizzando appositi profilati metallici a ‘U’. Completato l’assemblaggio dell’intelaiatura, all’interno delle intercapedini – la cui ampiezza non deve superare i 60 cm – viene posizionato uno strato di materiale isolante, mediante la posa di pannelli o rotoli preconfezionati, realizzati in lana minerale o in altro materiale (sia sintetico che di origine naturale).

Dopo la posa delle lastre, l’intervento va completato con la stuccatura delle teste delle viti, e il trattamento dei giunti verticali ed orizzontali. Per garantire maggiore stabilità e uniformità alla struttura, infatti, i punti di contatto tra due lastre vanno rinforzati mediante l’applicazione di uno strato di carta microforata, annegata tra due strati di stucco.

Per quanto riguarda il materiale isolante da inserire all’interno della struttura in gesso rivestito, è possibile scegliere tra materiali sintetici (come il polistirene espanso), fibre minerali (lana di vetro, feltro di vetro o lana di roccia) o prodotti di origine naturale (sughero, legno naturale, fibra di lino o di canapa).

Cappotto termico interno con pannelli preaccoppiati

Un’alternativa meno invasiva rispetto alle contropareti con struttura metallica è rappresentata dalla posa lastre in gesso rivestito preaccoppiate. I sistemi di questo tipo sono formati da strati composti da materiali diversi, accoppiati ad un elemento (auto)portante, grazie al quale non è necessario allestire un’intelaiatura di sostegno.

I pannelli preaccoppiati, infatti, prevedono la possibilità di eseguire la posa in aderenza, previa adeguata preparazione e regolarizzazione del supporto in muratura

Soluzioni Saint-Gobain per l’isolamento termico delle pareti interne

Saint-Gobain mette a disposizione diverse soluzioni per l’efficientamento energetico attraverso l’isolamento termico delle pareti interne:

  • Controparete in cartongesso costituita da struttura metallica per pareti Gyproc Gyprofile, isolante in lana minerale Isover Arena34 nell’intercapedine, lastre in gesso rivestito Gyproc Habito® Forte con incrementata densità del nucleo (tipo D) per eccellenti prestazioni di resistenza meccanica e di portata ai carichi;
  • Pannelli preaccoppiati Gyproc Habito® Clima Activ’Air®, lastra speciale in gesso rivestito, con incrementata densità del nucleo, il cui gesso è inoltre additivato con fibre di vetro (tipo DI) e con assorbimento d’acqua ridotto (tipo H1); lastre accoppiate con strato di materiale isolante in lana minerale Isover, in modo da garantire migliori prestazioni termoacustiche.
  • Lana di vetro in fiochi Isover Insulsafe33, adatta all’insuflaggio, prodotta in Italia a base di vetro riciclato e priva di resina, con ottime prestazioni di isolamento termoacustico.

 

Pareti divisorie in vetro: tre idee creative per la tua casa

pareti divisorie vetro

Negli ultimi anni, la percezione dell’ambiente domestico è profondamente cambiata a seguito, principalmente, degli effetti del periodo pandemico sulle abitudini e gli stili di vita. La casa moderna si è evoluta in un luogo polifunzionale, il cui utilizzo non è più limitato al riposo o al tempo libero ma include anche il lavoro e lo studio, nonché momenti di convivialità ritrovata. In altre parole, sono emerse nuove esigenze alle quali far fronte, attraverso una rivisitazione degli spazi abitativi.

Non sempre, però, al desiderio di rendere l’ambiente domestico più funzionale possono corrispondere interventi di ristrutturazione o radicale restyling; ciò nonostante, non mancano di certo le soluzioni alternative che, pur con un minor dispendio di risorse, possono garantire un ottimo risultato. Un valido esempio, in tal senso, è rappresentato dalle pareti divisorie in vetro, un’opzione che garantisce diversi vantaggi, tanto dal punto di vista estetico quanto in termini pratici.

Perché sceglierle?

Come accennato, l’impiego del vetro risulta vantaggioso per svariati motivi, a cominciare dalla versatilità; una parete realizzata con questo materiale può essere inserita in ambienti molto diversi tra loro, per stile e destinazione d’uso. Il vetro, infatti, ben si adatta tanto ad arredi in stile classico quanto di impronta moderna o minimal conservando, al contempo, una naturale eleganza.

In aggiunta, non pregiudica il comfort visivo dell’ambiente di installazione, dal momento che lascia filtrare la luce, sia naturale che artificiale (non vi è quindi bisogno di aggiungere nuovi dispositivi di illuminazione a seguito dell’inserimento di una struttura divisoria in vetro). Sul versante strettamente tecnico, la posa del vetro è piuttosto semplice e raramente richiede interventi invasivi; inoltre si adatta a contesti applicativi assai differenti, in quanto utilizzabile sia per installazioni fisse che per sistemi a scorrimento.

Tre idee per la casa

Una parete divisoria in vetro, sia parziale che intera, può essere collocata in ogni tipologia di ambiente domestico, dalla cucina al bagno, passando per il soggiorno e la zona living. Risultano particolarmente funzionali per soddisfare esigenze di privacy ma anche di comfort e design, delimitando spazi e dividendo ambienti con caratteristiche specifiche senza attuare una partizione netta tra due locali.

Cucina a vista ‘separata’

Le soluzioni open space che consentono di integrare cucina a vista e soggiorno in un unico ambiente sono largamente diffuse, soprattutto in contesti moderni o di recente ristrutturazione. Ciò nonostante, non mancano le potenziali criticità come, ad esempio, la diffusione degli odori, il disturbo provocato dai rumori provenienti da una parte dell’ambiente aperto e, non ultimo, la vista del disordine che raramente manca in cucina.

Una parete in vetro consente di porre rimedio a problemi di questo genere; per nascondere il disordine e la confusione, ad esempio, si può installare un divisorio in vetro opaco o traslucido, specie se si preferisce aumentare la privacy tra le due aree dell’ambiente aperto; in caso contrario, il vetro trasparente resta la principale alternativa, ideale per fare da barriere agli odori e limitare la rumorosità tra la zona cucina e quella living.

Zona per studio o lavoro

La crescente diffusione di smart working e didattica a distanza ha accentuato il bisogno di spazi appositi da dedicare allo studio e/o al lavoro; non sempre, però, una casa dispone di un locale da destinare esclusivamente allo scopo. Una parete divisoria in vetro offre la possibilità di individuare, in maniera elegante e agevole, uno spazio apposito – magari all’interno dell’area living – nel quale poter studiare e lavorare in tranquillità, beneficiando di un buon isolamento acustico rispetto agli altri ambienti domestici.

 

Bagno padronale

Se non finestrato, il bagno padronale può risultare spesso buio e angusto (oltre a imporre il ricorso alla luce artificiale ad ogni ora del giorno); anche per questo, optare per una separazione ‘soft’ rispetto alla camera da letto – realizzando una parete in vetro traslucido o a effetto specchio – può essere una valida opzione, non solo per l’impatto estetico ma anche per sfruttare al massimo la luce naturale.

 

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

La realizzazione di pareti in vetro impone l’utilizzo di prodotti di alta qualità, non solo per l’effetto estetico finale ma anche per garantire un adeguato livello di sicurezza. In particolare, per implementare le soluzioni sopra descritte, si consiglia di utilizzare un vetro stratificato, opportunamente dimensionato a seconda del tipo di posa e delle caratteristiche strutturali della parete.

 

Saint-Gobain mette a disposizione dei professionisti del settore soluzioni all’avanguardia, tra cui quelli della gamma STADIP® PROTECT, un prodotto formato da due o più lastre di vetro alternate a fogli di PVB in grado di garantire un elevato standard di sicurezza; STADIP SILENCE®, invece, è la linea di lastre sviluppate per migliorare l’isolamento acustico: grazie ad uno speciale film in PVB, che funge da ammortizzatore tra due lastre di vetro STADIP®, il prodotto è in grado di ostacolare la trasmissione delle vibrazioni sonore, riuscendo ad abbattere fino a 39 dB e migliorando notevolmente il comfort abitativo.

 

Il vetro a effetto specchio MIRASTAR®, infine, si presta soprattutto ad applicazioni che puntano a migliorare la privacy tra due zone dello stesso ambiente, grazie all’elevata capacità riflettente. La lastra è composta da un vetro float PLANICLEAR® sul quale viene depositato uno strato di ossidi metallici molto resistenti, tramite un processo industriale controllato è bifacciale e può essere stratificato o temprato all’occorrenza.

Cartongesso per la protezione dal fuoco: cos’è e perché utilizzarlo?

cartongesso protezione dal fuoco

Grazie alla versatilità, alle prestazioni offerte ed alla facilità di posa che lo caratterizza, il cartongesso è ampiamente utilizzato nell’edilizia abitativa (e non solo); le lastre di gesso rivestito (cartongesso), infatti, grazie alle loro peculiarità vengono installate nei vari sistemi costruttivi (pareti, contropareti, controsoffitti, ecc.) e possono contribuire a migliorare diversi aspetti del comfort abitativo. Inoltre, nell’ambito della sicurezza antincendio, esiste una particolare tipologia di cartongesso che permette di realizzare sistemi costruttivi che contribuiscono alla protezione passiva dal fuoco (compartimentazione e protezione strutture), incrementando quindi la sicurezza degli occupanti degli ambienti.

Queste lastre speciali hanno un’incrementata densità del nucleo, opportunamente additivato, che ne migliora la prestazione nei confronti del fuoco. Ragion per cui viene spesso definito, seppur in maniera impropria, “ignifugo”. Le lastre inoltre non contribuiscono alla diffusione e propagazione dell’incendio, in quanto hanno una ottima prestazione di reazione al fuoco, fino ad essere completamente incombustibili nella versione migliore.

 

A cosa serve e come è composto

Il cartongesso ‘ignifugo’, come si può ben intuire, è un materiale caratterizzato da elevate prestazioni che permettono di incrementare la resistenza al fuoco dei sistemi in cui è installato. Permette quindi di garantire maggiore protezione da possibili incendi, in particolare nelle zone degli edifici più a rischio, che prevedono tra gli altri la presenza di una centrale termica, impianti, o ambienti ad elevato affollamento. La protezione può derivare anche dalla compartimentazione, ad esempio in una parete che divide due diversi ambienti: in questo caso può contenere e limitare l’incendio sia se dovesse svilupparsi in uno di questi spazi, sia nei confronti delle strutture portanti, come un solaio o travi e pilastri.

 Le migliori prestazioni del cartongesso ignifugo sono dovute per prima cosa alla natura del gesso, componente principale della lastra, che è un materiale incombustibile con elevato contenuto d’acqua nella sua formula chimica; un ulteriore contributo deriva dall’aggiunta di alcuni additivi nel nucleo di gesso, come le fibre di vetro e la vermiculite (entrambi incombustibili), che permettono di rendere più stabile e duratura la lastra nei confronti dell’incendio.

Solitamente il cartongesso ignifugo è facilmente riconoscibile per via del colore rosa del rivestimento a vista, diverso dal bianco/avorio generalmente adoperato per le altre lastre. Questo aspetto, però, non basta ad individuare con certezza un prodotto con elevata prestazione antincendio: è sempre necessario far riferimento alla scheda tecnica e alla documentazione fornite dal produttore. Nei documenti tecnici viene riportata anche la reazione al fuoco, parametro che indica il contributo che un materiale offre alla diffusione dell’incendio. Le lastre in cartongesso hanno la migliore classe di reazione al fuoco, non contribuiscono alla propagazione delle fiamme, sono in classe A2-s1,d0 o completamente incombustibili in classe A1 (classificazione in accordo alla normativa europea).

 

Perché utilizzarlo

L’impiego del cartongesso ignifugo risponde a precise necessità di carattere tecnico ed applicativo, che vengono analizzate e valutate in fase di progettazione degli interventi. Più in generale, rappresenta una soluzione valida in qualsiasi contesto sia necessario mettere in sicurezza alcuni ambienti potenzialmente ‘a rischio’ oppure, più semplicemente, migliorare significativamente la resistenza al fuoco di un edificio, sia esso un’abitazione, un ufficio o un laboratorio.

 

Dove può essere utilizzato

Come altre tipologie di cartongesso, anche quello ignifugo offre svariate possibilità di impiego in ambito edilizio, sia privato che pubblico. In ambito abitativo, ad esempio, le lastre di questo tipo possono essere utilizzare per realizzare pareti, contropareti, controsoffitti e cavedi tecnici, specie all’interno di locali che ospitano caldaie, impianti tecnologici, centraline e quadri di controllo elettrici o altri apparati.

Le applicazioni in contesti pubblici, invece, riguardano soprattutto strutture quali scuole, palazzetti, ospedali, edifici terziari e sportivi, teatri e simili, destinate ad ospitare un’utenza molto ampia e, pertanto, devono rispettare adeguati standard di sicurezza e normative tecniche specifiche.

 

Posa del rivestimento in cartongesso e rifinitura

Completato il telaio di supporto, è possibile procedere con la posa del rivestimento in cartongesso.

Dalle lastre di gesso rivestito occorre ricavare pannelli sagomati su misura, servendosi di un cutter; questi vanno poi vincolati all’intelaiatura mediante viti filettate applicate con un trapano ad impulsi. Se il progetto prevede l’inserimento di sistemi di illuminazione o altri elementi, le lastre devono essere sagomate in maniera tale da consentire l’installazione di faretti, sistemi idraulici o grandi elettrodomestici. All’interno di un corretto ciclo di realizzazione, i collegamenti elettrici e altri interventi vengono eseguiti prima della posa delle lastre in  cartongesso.

Terminato il tamponamento in cartongesso, si passa alle operazioni di finitura:

  • stuccatura delle teste delle viti;
  • trattamento dei giunti verticali e orizzontali tra le lastre con nastro di rinforzo in carta microforata;
  • inserimento di paraspigoli, affogati tra due strati di stucco;
  • trattamento delle superfici con primer di preparazione;
  • tinteggiatura con idropittura per interni.

 

Il cartongesso per la protezione del fuoco di Saint-Gobain

Saint-Gobain mette a disposizione di professionisti e amanti del fai da te una gamma completa di lastre in cartongesso a marchio Gyproc che garantiscono un’elevata protezione dal fuoco:

  • Gyproc Fireline è una lastra di tipo F, caratterizzata da un nucleo a coesione incrementata e additivato con fibra di vetro e vermiculite; il rivestimento di colore rosa rende il prodotto facilmente riconoscibile; utilizzabile per realizzare pareti divisorie, contropareti, controsoffitti, protezione delle strutture;
  • Gyproc DuraGyp Activ’Air® è una lastra di tipo D E F I H1 R, caratterizzata da un nucleo a coesione incrementata e additivato con fibra di vetro e fibra di legno, ad elevata densità e con ridotto assorbimento d’acqua; è utilizzabile per gli stessi sistemi costruttivi elencati in precedenza, con l’aggiunta di offrire una più elevata resistenza meccanica e agli urti, ed essere idonee per tutti gli ambienti, compresi quelli umidi come bagni e cucine;
  • Gyproc Lisaflam, corrispondente per tipologia, prestazioni e applicazione alla lastra Gyproc Fireline sopra descritta, ma incombustibile (reazione al fuoco A1) grazie alla carta a basso potere calorifico;
  • Gyproc DuraGyp A1 Activ’Air®, corrispondente per tipologia, prestazioni e applicazione alla lastra Gyproc DuraGyp Activ’Air® sopra descritta, ma incombustibile (reazione al fuoco A1) grazie alla carta a basso potere calorifico;
  • Gyproc Lisaplac è una lastra di cartongesso di tipo A (standard), rivestita da carta a basso potere calorifico che la rende incombustibile (reazione al fuoco A1).

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo bar in casa in cartongesso: come realizzarlo e quali materiali utilizzare

angolo bar in cartongesso

Un angolo bar rappresenta un’ottima opzione per ottimizzare una piccola zona o uno spazio inutilizzato all’interno di una tavernetta o di un ampio salone; coniugando design e funzionalità, questa soluzione può essere implementata in maniera semplice e veloce utilizzando delle lastre di cartongesso anziché realizzando una struttura in muratura.

 

La progettazione dell’angolo bar in cartongesso

Il primo passo per la realizzazione di un angolo bar in cartongesso è la stesura di un progetto di massima; dopo aver individuato l’area da destinare alla struttura ed agli arredi della ‘zona bar’, è bene effettuare alcune misurazioni prima di decidere la collocazione e la disposizione dei vari elementi da mettere in opera. In genere, occorrono almeno un piano d’appoggio (che funga da bancone) e una parete attrezzata con i ripiani e gli scomparti necessari a riporre – o esporre – le bottiglie, i calici, i bicchieri e quanto altro possa risultare utile avere a portata di mano.

In questa fase è possibile anche valutare la possibilità di inserire una veletta o una controsoffittatura per installare dei faretti o dei punti luce aggiuntivi; in aggiunta, il progetto può includere anche un lavabo con acqua corrente, da collocare preferibilmente sul lato interno del bancone, così che non risulti a vista. Lo stesso dicasi per altre installazioni accessorie come, ad esempio, un mini frigo, un piccolo congelatore o una cantinetta per i vini.

 

Utensili e materiali occorrenti

Gli interventi necessari per allestire un angolo bar in casa in cartongesso richiedono l’impiego dei seguenti materiali:

  • lastre di cartongesso;
  • nastro biadesivo in polietilene;
  • profili metallici orizzontali a ‘U’;
  • profili metallici verticali a “C”
  • stucco a base gesso;
  • primer di preparazione;
  • pittura per cartongesso ad uso interno;
  • viti filettate e tasselli a percussione;
  • paraspigoli;
  • nastro di rinforzo.

Gli utensili necessari, invece, sono: cutter per cartongesso, cesoia per laminati, trapano avvitatore, cazzuola, frattazzo, spatola e pennello.

 

Come realizzare l’intelaiatura di sostegno

Così come qualsiasi altro sistema a secco, anche per un angolo bar la prima cosa da fare è allestire un’intelaiatura di sostegno per il rivestimento in gesso rivestito.

Allo scopo, si procede anzitutto a segnare sul pavimento e sulle pareti di appoggio (di solito, una zona bar in casa

eseguita con sistemi a secco è addossata ad una parete o ricavata in un angolo di un ambiente spazioso) i riferimenti perimetrali delle strutture da allestire. Fatto ciò, si procede con i seguenti passaggi:

  • sagomare su misura, con una cesoia o una mola da taglio, i profili metallici a ‘U’;
  • fissare i profili sagomati al pavimento, tramite un apposito nastro biadesivo; se la parete attrezzata si sviluppa fino al soffitto, occorre inserire subito anche i profili perimetrali superiori;
  • vincolare i profili al pavimento ed eventualmente a soffitto utilizzando tasselli a percussione;
  • installare i profili metallici verticali a “C”, fissandoli a quelli al pavimento con le viti filettate;
  • per banconi e ripiani, occorre inserire i profili metallici orizzontali perimetrali superiori, fissandoli agli elementi verticali;
  • per le pareti attrezzate di grandi dimensioni, è consigliabile inserire un montante centrale, così da individuare un’intercapedine larga non più di 60 cm;
  • rinforzare le strutture già realizzate mediante l’inserzione di montanti intermedi;
  • seguendo lo stesso schema tecnico, individuare vani e scaffalature interne ai telai, a seconda delle specifiche del progetto di riferimento.

 

Posa del rivestimento in cartongesso e rifinitura

Completato il telaio di supporto, è possibile procedere con la posa del rivestimento in cartongesso.

Dalle lastre di gesso rivestito occorre ricavare pannelli sagomati su misura, servendosi di un cutter; questi vanno poi vincolati all’intelaiatura mediante viti filettate applicate con un trapano ad impulsi. Se il progetto prevede l’inserimento di sistemi di illuminazione o altri elementi, le lastre devono essere sagomate in maniera tale da consentire l’installazione di faretti, sistemi idraulici o grandi elettrodomestici. All’interno di un corretto ciclo di realizzazione, i collegamenti elettrici e altri interventi vengono eseguiti prima della posa delle lastre in  cartongesso.

Terminato il tamponamento in cartongesso, si passa alle operazioni di finitura:

  • stuccatura delle teste delle viti;
  • trattamento dei giunti verticali e orizzontali tra le lastre con nastro di rinforzo in carta microforata;
  • inserimento di paraspigoli, affogati tra due strati di stucco;
  • trattamento delle superfici con primer di preparazione;
  • tinteggiatura con idropittura per interni.

Quali materiali Saint-Gobain utilizzare

All’interno del catalogo multimarca di Saint-Gobain è possibile reperire tutti i materiali necessari per implementare gli interventi descritti, ovvero:

  • profili metallici Gyproc Gyprofile per l’intelaiatura di sostegno;
  • nastro biadesivo Gyproc costituito da una schiuma in polietilene;
  • lastre in cartongesso Gyproc Habito® Forte, che offrono elevata resistenza ai carichi;
  • stucco Gyproc Evoplus per il trattamento dei punti di giunzione, in combinazione con il nastro Marco® Spark-Perf® in carta microforata, specifico per l’armatura dei giunti tra lastre di cartongesso;
  • paraspigolo autoadesivo Gyproc Aquabead in carta microforata con anima in PVC;
  • fondo di preparazione weberprim fondo per trattamenti preparatori su cartongesso, adatto ad uso interno e pitturabile con idropittura per interni.