#FaiConIMakers, il team di Makers at Work monta le pareti in cartongesso

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Dopo aver completato la struttura in legno lamellare, il team di Makers at Work guidato da Giuseppe Conte affronta la fase successiva del progetto che prevede la realizzazione di un ufficio all’interno di un capannone:  il montaggio di una parete e di una controparete in cartongesso, con relativo isolamento. Anche stavolta, Saint-Gobain Italia affianca il maker di origini campane e i suoi collaboratori, fornendo assistenza, materiale e consulenza tecnica.

La realizzazione dell’intelaiatura delle pareti

La prima fase dell’assemblaggio del sistema a secco prevede il montaggio delle guide metalliche a U e dei montanti a C all’interno della struttura in legno realizzata in precedenza; in tal modo, viene costruita un’intelaiatura che avrà la funzione di sorreggere i telai delle vetrate, i pannelli isolanti e le lastre in cartongesso. Ciascuna guida viene fissata a quelle già montate – ad una distanza di 60 cm le une dalle altre – e rinforzata con un listello in  legno (di misura 4 cm x 8 cm), nei punti in cui verranno inserite le vetrate, così da rendere l’intera struttura più solida. Queste ultime non si svilupperanno per l’intera altezza della parete ma saranno montate a 40 cm dal pavimento, così da lasciare sufficiente margine per il passaggio dei cavi dell’impianto elettrico.

I montanti a C vengono impiegati anche per realizzare la struttura di supporto della controparete; poiché i profili non aderiscono direttamente alla muratura, devono essere stabilizzati utilizzando tre staffe a L per ciascun supporto.

La realizzazione delle pareti in cartongesso

Completato l’allestimento dei profili metallici all’interno del telaio, il team di Makers at Work procede al montaggio della pannellatura in cartongesso. Il progetto prevede che la parete principale – quella nella quale verranno ricavate la porta e le vetrate – sarà rivestita da due pannelli da 12,5 mm ciascuno, sia all’interno, che all’esterno, raggiungendo uno spessore complessivo di 15 cm.

Ogni lastra di cartongesso viene assicurata alla struttura metallica tramite viti filettate, fissate a 50 cm di distanza per il primo strato e 25 cm per il secondo. I builder di Makers at Work ritagliano i pannelli in modo tale che le giunture siano sfalsate tra loro.

 

I prodotti Saint-Gobain Italia impiegati per costruire le pareti e realizzare l’isolamento

Gli interventi implementati durante questa fase del progetto hanno richiesto l’utilizzo di diversi prodotti presenti nell’offerta di Saint-Gobain Italia. Oltre alla struttura metallica Gyproc Gyprofile già adoperate per costruire l’intelaiatura in legno, Giuseppe Conte e il suo team di maker hanno utilizzato Isover Arena34, un pannello isolante in lana minerale caratterizzato da una media densità ed ottime capacità di isolamento sia termico che acustico. Il  rivestimento in cartongesso, invece, è stato realizzato utilizzando due prodotti diversi. Le lastre Gyproc Vapor, come spiega il tecnico di Saint-Gobain Italia Denis Scattolin, sono state scelte per il rivestimento della controparete perimetrale perché, grazie al loro strato di alluminio, impediscono la formazione di condensa all’interno delle intercapedini, che potrebbe verificarsi a causa del delta termico. Le lastre Gyproc Habito® Forte, invece, caratterizzate da una spiccata resistenza meccanica ed un’elevata capacità di carico, sono state utilizzate per realizzare lo strato a vista della controparete e i due strati su entrambi i lati della parete.

 

 

Come effettuare un trattamento antimuffa

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La formazione di muffa all’interno degli ambienti domestici rappresenta un problema da diversi punti di vista: da un lato, infatti, pregiudica la salubrità dell’aria (con possibili ripercussioni sulla salute degli inquilini) mentre, dall’altro, provoca un danno estetico alle superfici murarie. La muffa si manifesta sotto forma di macchie scure (generalmente di colore grigio scuro o nero), provocate dalla proliferazione di particolari microrganismi (funghi). Questi tendono a svilupparsi nelle zone che non vengono colpite dalla luce (né naturale né artificiale), come ad esempio gli spigoli e le intersezioni tra le pareti. Le condizioni che favoriscono la formazione delle muffe sono: la presenza di ponti termici, l’elevato tasso di umidità, la ventilazione insufficiente, la scarsa esposizione alla luce solare. Tutti questi fattori possono contribuire alla formazione di grandi quantità di condensa, che, depositandosi negli angoli provoca lo sviluppo della muffa.

Come rimuovere la muffa

Una volta formata, la muffa superficiale deve essere rimossa dalle pareti prima che la macchia diventi troppo estesa rovinando la tinteggiatura. Un trattamento antimuffa fai da te può essere eseguito facilmente, in quanto prevede pochi e semplici passaggi e non necessita di un intervento edilizio invasivo. Anzitutto, bisogna indossare un abbigliamento da lavoro adeguato, che include guanti, mascherina e occhiali a tenuta.

Il primo step del trattamento consiste nel rimuovere le formazioni più estese utilizzando una spugna pulita imbevuta di acqua; successivamente, è necessario trattare la zona interessata con un prodotto specifico (un antimuffa atossico e sterilizzante), più efficace della semplice candeggina che non riesce ad eliminare completamente le spore della muffa. Dopo aver lasciato il prodotto agire per almeno 15 o 20 minuti, bisogna rimuovere i residui con una spugna umida, per poi lasciar aerare i locali fin quando la parete non è completamente asciutta.

Come prevenire la formazione della muffa in casa

Una volta rimossa accuratamente la muffa dalle pareti è possibile intervenire con soluzioni che impediscano alla muffa di riformarsi: è il caso di prodotti idonei a resistere negli ambienti umidi, come l’idropittura traspirante per interni, in grado di far traspirare la parete e impedire l’accumulo dell’umidità generata dalla condensa. In aggiunta, è possibile contrastare l’umidità da risalita per mezzo di appositi prodotti ad effetto deumidificante, per il trattamento delle pareti umide o strutturalmente predisposte a problemi simili, come ad esempio le strutture in tufo o mattoni. Anche le opere a secco possono essere realizzate con  lastre  idonee per gli ambienti umidi.

I prodotti resistenti alla muffa di Saint-Gobain

Il catalogo multimarca di Saint-Gobain Italia include numerosi prodotti con i quali effettuare un adeguato trattamento antimuffa sui muri. Per evitare che il problema si ripresenti è consigliabile adoperare le idropitture per interni resistenti a muffe weberpaint protect o weberpaint thermo. La prima è una finitura traspirante idrorepellente, la seconda, invece, termoisolante e anticondensa .  Per il risanamento e l’isolamento termico di murature soggete ad umidità di risalita è consigliabile, invece, utilizzare webersan thermo evoluzione, un intonaco a base di calcio-cemento. Utilizzabile su murature di qualsiasi natura e spessore, interne ed esterne, mantiene la superficie asciutta prevenendo la formazione di condensa superficiale.

Per quanto riguarda le strutture a secco, la lastra Gyproc Hydro rappresenta una soluzione particolarmente adatta agli ambienti con elevati livelli di umidità, come bagni, cucine e lavanderie, nonché nelle zone climatiche interessate da tassi di umidità particolarmente elevati.

 

 

 

 

Comfort & Sostenibilità in Architettura: Tendenze 2021

Articolo scritto in collaborazione con ArchDaily

Nel corso del 2020 si sono manifestati eventi imprevisti che ci hanno colto impreparati e ai quali abbiamo risposto dando vita a nuove tendenze. Quante di queste tendenze sono ancora valide e quanto si sono evolute? Quali nuove tendenze si svilupperanno probabilmente nei prossimi anni?

Gli effetti del riscaldamento globale si fanno già sentire nelle nostre case

L’immagine triste e allarmante di un ghiacciaio che si scioglie sembrava in qualche modo estranea alla nostra realtà quotidiana. Tuttavia, l’anno 2020 ci ha costretto ad abitare le nostre case 24 ore al giorno, facendoci affrontare i lati positivi della vita domestica, ma anche le sue carenze. Forse abbiamo notato come un piacevole clima interno al mattino possa trasformarsi in un inferno nel pomeriggio, o abbiamo assistito in prima persona alla crescita di funghi sulle pareti di quella fredda stanza buia che in cui in passato si entrava raramente. Il degrado dell’ambiente e l’accelerazione del cambiamento climatico hanno avuto un impatto diretto sulla qualità della nostra vita e sulla nostra salute, e molti stanno iniziando a percepirlo negativamente nel proprio ambiente circostante, specialmente coloro che vivono in condizioni precarie. 

Settembre 2020 è stato il mese più caldo mai registrato nella storia dell’umanità e una delle principali sfide per gli architetti sarà progettare edifici che possano essere raffreddati in modo naturale o artificiale nel modo più efficiente possibile dal moment oche ottenere il raffreddamento è molto più difficile che riscaldare. Aumentando la consapevolezza di questi problemi, potremmo prevedere che le persone saranno ancora più rigorose quando prenderanno decisioni relative alla costruzione delle loro case e ambienti, costringendo gli architetti a comprendere in profondità la composizione e le caratteristiche di materiali e prodotti, a valutare attentamente le conseguenze delle loro decisioni di progettazione e a lavorare fianco a fianco con esperti di altri settori. Queste considerazioni sembrano ovvie, ma potrebbero non esserlo nella pratica, specialmente nelle città con elevate densità di popolazione e nei paesi emergenti in cui le sfide diventano ancor più complesse. Secondo le Nazioni Unite, le città che cresceranno di più nei prossimi anni si trovano principalmente in climi caldi. Per evitare una catastrofe energetica, la progettazione architettonica deve iniziare ad affrontare questi problemi come una priorità.

La ricerca del comfort individuale deve essere allineata agli sforzi collettivi per combattere l’emergenza climatica.

Come vediamo, tutto è connesso. Siamo in grado di dotare una casa delle tecnologie più avanzate per raggiungere livelli ottimali di comfort, ma se tutti questi sistemi generano un impatto negativo su scala più ampia, sono inutili. Dopo due anni particolarmente difficili, la tendenza dovrebbe essere verso la collaborazione. In che modo le mie decisioni individuali influenzano la mia comunità e le altre? In che misura sono davvero consapevole delle caratteristiche e degli effetti degli spazi che viviamo e progettiamo? Lo stile di vita che conduco e che sto contribuendo a creare è sostenibile? Come dovremmo abitare il pianeta in futuro?

Molte di queste risposte sono legate a complessi megatrend globali e cambiamenti significativi si verificano su scala più ampia solo se si promuoverà una legislazione adeguata e cambiamenti strutturali nel settore. Tuttavia, l’emergere di consumatori più ponderati può innescare grandi trasformazioni a lungo termine. Lo stesso vale per gli architetti. Un progetto architettonico che non consideri le sue ripercussioni su scala locale e globale, e che non si adatti a un futuro in evoluzione, diventa irrealizzabile e un problema per le generazioni successive. Il comfort individuale durerà solo se sarà raggiunto collettivamente e con una coscienza sostenibile su scala più ampia, nutrendosi a vicenda. Funziona allo stesso modo dell’immunità di gregge: un vaccino preso da pochi non ucciderà la malattia.

Dobbiamo costruire un futuro multidisciplinare consapevole. In un certo senso, questi ultimi anni hanno modificato il corso della progettazione architettonica e l’hanno diretta verso acque un po’ sconosciute. Le preoccupazioni architettoniche tradizionali ora includono nuove abitudini, nuovi usi, nuove tecnologie, nuovi dilemmi di costruzione, nuovi standard igienici e persino nuove idee legate all’influenza dello spazio fisico sul nostro cervello. Tuttavia, la vita è un pendolo e mentre molte di queste tendenze passeranno, alcune delle cose che impariamo potrebbero diventare principi positivi per un design più responsabile ed efficace.

Le previsioni suggeriscono che difficilmente saremo in grado di tornare al lavoro scollegato da altre discipline e che le sfide che incontriamo lungo il percorso possono essere risolte meglio alimentando il nostro lavoro con conoscenze provenienti da altre aree. In questo modo, gli edifici stessi diventeranno più efficienti considerando l’intera vita di ogni progetto, regolando più facilmente l’impronta ecologica dei loro processi, incluso lo smantellamento e il riutilizzo delle parti. Allo stesso modo, la complessità e la variabilità degli esseri umani possono essere adattate in modo più semplice ed efficiente, abbracciando in modo collaborativo una serie di strumenti e tecnologie che sono lontani dai nostri domini tradizionali.

Secondo il manifesto urbano della Carta di Atene, la città dovrebbe essere organizzata per soddisfare quattro esigenze fondamentali: vivere, lavorare, ricreare e circolare (Atene C: 1941; v.p. 130). Una pandemia è stata sufficiente a forzare tutte queste funzioni all’interno, e l’ultima è stata molto limitata. Possiamo cercare di prevedere cosa verrà, ma c’è solo una cosa certa: dobbiamo essere preparati all’adattamento, evitando l’auto-assorbimento e la rigidità. Un futuro multidisciplinare consapevole, disposto ad adattarsi, è forse un buon punto di partenza per agire contemporaneamente su molte scale diverse, senza trascurare nessuno o altro. Scopri la serie completa su Comfort & Sustainability in Architecture

 

Come ottenere un ottimo isolamento acustico

Comfort Acustico

Rigenerare il corpo ma soprattutto la mente è fondamentale per il nostro benessere psico-fisico e secondo numerosi studi la possibilità di passare qualche ora, ogni giorno, in completa tranquillità e lontano dai rumori quotidiani è fondamentale.

Nelle nostre giornate, appena possiamo, siamo sempre più spesso alla ricerca di un po’ di tranquillità, soprattutto a causa del crescente inquinamento acustico delle nostre città.

Si tratta di un problema molto serio, che può arrivare a causare problemi psicologici, cardiovascolari, disturbi del sonno e stress.

Secondo la relazione dell’Agenzia Europea dell’ambiente il rumore ambientale è concausa di 48.000 nuovi casi di cardiopatie ischemiche all’anno, , 22 milioni di persone soffrirebbero di elevata irritabilità cronica e 6,5 milioni di gravi disturbi cronici del sonno.

Ma nel dettaglio, cos’è il suono? Si tratta di un fenomeno fisico prodotto e trasmesso dalla vibrazione delle molecole di un corpo e ha due grandezze essenziali: la frequenza, che si misura in Hertz (Hz), e l’intensità, che si misura in decibel (dB).

I materiali che agiscono riflettendo e assorbendo le onde sonore si classificano in:

  • Fonoassorbenti: quelli che intervengono nella distorsione della propagazione del suono;
  • Fonoisolanti: quelli che vanno a ridurre il passaggio del suono.

Il DPCM del 5 dicembre 1997  stabilisce i requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti in opera (solari, pareti, ecc.).

Gli interventi per migliorare il fonoisolamento

Esistono degli interventi che possono essere implementati per incrementare il fonoisolamento grazie ai vetri. I più comuni sono:

  • Aumentare lo spessore dei vetri – questo però porta un vantaggio minimo (circa 2 dB);
  • Allargare lo spazio riservato all’intercapedine nelle vetrate isolanti – da 6 a 24 mm si guadagna 1dB;
  • Utilizzare del gas nell’intercapedine (ad esempio 16 mm) – si possono guadagnare 1-2 dB:

Questa serie di interventi però porta solo vantaggi limitati e non decisivi. Una soluzione più efficace sta invece nel principio Massa-Molla-Massa (MMM), il fondamento progettuale  di tutti i moderni vetri isolanti.  Il principio MMM prevede l’introduzione di un elemento elastico tra due elementi rigidi, che consente di aumentare l’isolamento acustico. Gli elementi rigidi, detti fonoisolanti, permettono di ridurre il passaggio del suono; allo stesso tempo gli elementi elastici, detti fonoassorbenti, modificano la propagazione del suono.

Frapporre materiali rigidi a  materiali elastici garantisce una  maggiore resistenza al passaggio delle onde sonore e aumenta l’isolamento acustico.

Vetrocamera (doppi vetri) e triplo vetro

Una risposta efficace all’eccessivo rumore è l’installazione di vetrocamera (doppi vetri) o, in caso si necessiti di maggior isolamento, di tripli vetri. Vediamo quindi più nel dettaglio le differenze di queste due tipologie.

La vetrocamera è una tipologia di vetro formata da due lastre separate da un’intercapedine contenente aria o gas. Generalmente le vetrocamere isolanti hanno l’intercapedine contenente argon, gas che aumenta le prestazioni di isolamento termico. In ogni caso, quello che fa la differenza in termini di isolamento acustico è l’aumento dello spessore dell’intercapedine. Un’ulteriore possibilità per aumentare l’isolamento acustico è l’installazione di lastre di vetro stratificate che con la loro pellicola di materiale plastico hanno maggiori proprietà fonoassorbenti.

Il triplo vetro ha una costituzione analoga alla vetrocamera, ma rispetto a quest’ultima possiede una lastra di vetro in più. Il triplo vetro possiede quindi 2 intercapedini, entrambe contenenti argon. Questa tipologia di vetro è generalmente installata in località particolarmente fredde, in virtù delle sue proprietà intrinseche, che assicurano delle eccezionali prestazioni in termini di isolamento termico.

Stadip Silence®, il vetro che aiuta il tuo relax

Progettato e ideato  allo scopo di portare ad un livello superiore l’isolamento acustico contro i rumori a diffusione aerea e da impatto, Stadip Silence® di Saint-Gobain è la soluzione ideale per qualsiasi  tipo di rumore.

I “normali” vetri isolanti, come già sottolineato, agiscono sull’aumento dello spessore del vetro (stratificato o monolitico), ma qualunque esso sia vi sarà sempre una frequenza critica dove le prestazioni di isolamento acustico decadono. Stadip Silence®, invece, è progettato sul principio della Massa-Molla-Massa e si compone di più strati di materiali differenti. Una lastra di PVB (Polivinilbutirrale) funziona come molla, frapponendosi alle due lastre di vetro e assorbendo le vibrazioni sonore. Il PVB è un materiale plastico (fonoassorbente), che oltre all’abbattimento della propagazione delle onde sonore in caso di rottura riesce anche a mantenere unite le lastre di vetro riducendo il rischio di ferite gravi.

L’efficacia della creazione di strati con differenti materiali è evidente: infatti, rispetto ai classici vetri monolitici, Stadip Silence® migliora l’isolamento acustico di 5 dB e ha un potere fonoisolante maggiore su tutte le frequenze.

Ma questo prodotto non è solo isolamento acustico: essendo un vetro stratificato, offre anche ottime prestazioni in termini di sicurezza. In caso di rottura, infatti, rimane in opera e non dà origine a frammenti taglienti. Proprio per questa sua ultima caratteristica viene adoperato in esterni, scale, terrazzi e ogni applicazione dove in caso di rottura si corra il rischio di ferire gravemente i passanti.

Scopri di più sul prodotto! https://it.saint-gobain-building-glass.com/it/stadip-silence

 

 

 

 

 

 

 

#Faiconimakers, Seby Torrisi ripristina una trave di calcestruzzo in garage

trave garage Seby Torrisi

Nel secondo tutorial del format “Fai con i makers”, Seby Torrisi affronta un intervento di ripristino di una trave in calcestruzzo all’interno del proprio garage, in vista di una successiva riorganizzazione degli spazi dedicati alle sue creazioni. Il maker siciliano effettuerà i lavori di edilizia utilizzando alcuni prodotti del gruppo Saint-Gobain Italia, attingendo, nello specifico, al catalogo Weber.

L’intervento: ripristinare una trave di calcestruzzo

Seby Torrisi decide di ripristinare il profilo ammalorato di una trave orizzontale in calcestruzzo che presenta una parte danneggiata in prossimità del portellone del garage. Contestualmente, realizza anche un piccolo ampliamento della linea elettrica, installando una scatola di derivazione sulla trave ripristinata e una nuova presa elettrica in prossimità della mola da banco. La derivazione è propedeutica alla riorganizzazione di una parete del garage, dove Seby realizzerà una struttura a secco nella quale riporre le cassette portaminuterie.

Preparazione della trave

L’intervento di ripristino è preceduto da una breve fase di preparazione. Il maker siciliano rimuove una coppia di scaffali sospesi, lasciando libera la parete sulla quale – successivamente – prevede di realizzare una sorta di cabinato. Poi procedere a staccare il tubo in PVC all’interno del quale corrono i fili dell’impianto elettrico, poiché è installato sulla trave da ripristinare; infine, copre con una scatola di cartone la mola da banco, per evitare che si sporchi durante i lavori.

Fatto ciò, Seby può occuparsi della trave danneggiata: procede anzitutto a rimuovere le parti ammalorate, incoerenti o prossime al distacco, utilizzando un martello a testa piatta. Poiché i volumi si presentano in buone condizioni, non c’è bisogno di rimuovere uno strato particolarmente spesso di calcestruzzo; in caso contrario, sarebbe stato necessario raggiungere l’armatura della trave, per effettuare un trattamento specifico dei ferri con una boiacca protettiva. Infine, il maker siciliano segna sulla trave, a matita, un profilo rettangolare attorno alla porzione da ripristinare, così da uniformare la rimozione dello strato superficiale di calcestruzzo.

Ripristino del profilo danneggiato

Seby Torrisi esegue l’intervento di ripristino attraverso pochi e semplici passaggi:

  • Inumidisce la superficie da trattare;
  • Applica un’apposita malta per il ripristino del calcestruzzo, modellandola con un frattazzo di spugna;
  • Utilizza una palanca di legno per definire e rettificare il profilo della trave rispetto al volume della trave;
  • Mentre la malta fa presa, rettifica ulteriormente la parte con un frattazzo di spugna umido.

A malta asciutta può passare alle successive fasi dell’intervento; la rasatura viene effettuata con un rasante cementizio mentre la tinteggiatura prevede l’applicazione di un primer di preparazione delle superfici e l’utilizzo successivo di un’idropittura traspirante per interni.

Predisposizione per la rete elettrica

Come già accennato, oltre al ripristino della trave, Seby ha approntato anche un altro intervento: una predisposizione per elettrificare la parte del garage dove realizzerà il cabinato che sostituirà gli scaffali sospesi. Il maker siciliano ha installato una cassetta di derivazione sulla trave (dopo averla ritinteggiata), per prolungare la linea elettrica, aggiungendo anche una presa per la mola da banco fissata alla parete. L’operazione ha richiesto i seguenti passaggi:

  • Estrarre i cavi dal tubo esterno in PVC;
  • Forare la scatola di derivazione su tre lati per inserire i giunti per i tubi in PVC, in entrata e in uscita;
  • Fissare al muro la scatola per il frutto, collegandola ad un tubo in PVC (fissato alla parete con delle fascette) per il passaggio dei cavi;
  • Fissare nuovamente alla trave il tubo in PVC contenente i cavi della linea elettrica preesistente, utilizzando una fascetta in plastica;
  • Collegare la cassetta di derivazione alla scatola della presa tramite un tubo spiralato;
  • Staccare l’alimentazione dell’impianto elettrico;
  • Passare i cavi nei tubi per elettrificare la presa;
  • Spellare i cavi ed effettuare i collegamenti con il frutto per poi fissarlo alla scatola assieme alla mascherina.

Come ripristinare una trave in calcestruzzo: quello che devi sapere

ripristinare trave in calcestruzzo

Le opere realizzate in calcestruzzo o in cemento necessitano di periodica manutenzione, soprattutto se si tratta di elementi di carattere strutturale come le travi o i pilastri. Queste, infatti, sono soggette a deterioramento, a causa di svariati fattori (urti, agenti atmosferici, infiltrazioni, forti sollecitazioni). Qualora i danni siano tali da provocare il distacco di uno strato, più o meno spesso, di materiale, si rende necessario un intervento di ripristino. Di seguito, vediamo come procedere e quali sono gli attrezzi e i prodotti da utilizzare.

Gli utensili e i materiali necessari

Come per qualsiasi altro intervento di muratura (e non solo), la prima cosa da fare è procurarsi quanto serve per effettuare i lavori. In questo caso, servono: un martello da muratore (in alternativa, mazzuolo e scalpello), una cazzuola, un frattazzo con spugna, un frattone, un miscelatore (se l’intervento è ampio e bisogna impastare grandi quantità di materiale), un secchio, una palanca o un asse di legno di medie dimensioni. Per quanto concerne i materiali, è necessario procurarsi una malta specifica per il ripristino degli elementi in calcestruzzo e un rasante cementizio; se la trave è in condizioni tali da rendere visibile l’armatura, occorre anche una boiacca protettiva per i filamenti di ferro interni alla struttura. Per la successiva finitura delle superfici con tinteggiatura, bisogna impiegare un primer di preparazione e una pittura, per uso interno o esterno a seconda delle necessità (meglio se lavabile e traspirante).

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Pulizia della parte da ripristinare

La prima fase del ripristino di una trave (o un pilastro) in calcestruzzo consiste nel rimuovere, con cautela, le parti danneggiate, ossia le porzioni di muratura incoerenti o prossime al distacco. La zona di intervento deve essere circoscritta tracciando un profilo regolare attorno alla parte da ripristinare. La rimozione va implementata con l’ausilio di un martello a testa piatta oppure con uno scalpello. Se necessario, bisogna asportare anche le parti di calcestruzzo che rivestono l’armatura interna (non vanno intaccate se sono ancora integre). Nel caso in cui quest’ultima venga messa a nudo, è necessario intervenire applicando, a pennello, due strati di boiacca, facendo in modo di ricoprire sia i ferri dell’armatura che le zone intorno, così da migliorare l’adesione della malta da applicare successivamente.

Ripristino, rasatura e finitura

In genere, le parti che tendono a palesare maggiormente problemi di integrità strutturale sono i profili, ossia il punto d’incontro di due lati di una trave. Ragion per cui, servono pazienza e manualità per ottenere un buon risultato. Ecco come precedere:

  • Preparare la malta per la riparazione del calcestruzzo;
  • Inumidire la zona da ripristinare;
  • Applicare la malta con la cazzuola, cercando di creare un profilo congruente con quello del resto della struttura servendosi di un asse di legno e, successivamente, di un frattazzo con spugna leggermente umido;
  • Effettuare la rasatura con un rasante cementizio, applicando il prodotto con un frattone liscio;
  • Attendere che il rasante sia completamente asciutto per preparare la superficie con uno strato di primer;
  • Tinteggiare con idropittura traspirante.

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I prodotti Saint-Gobain Italia da utilizzare per questo intervento

Saint-Gobain Italia offre una vasta gamma di prodotti a marchio Weber idonei per interventi come quello descritto in questo articolo. Nello specifico, webertec ripara60, la malta tixotropica per la riparazione di strutture in calcestruzzo armato, è l’ideale per il ripristino dei punti ammalorati mentre webertec fer è una boiacca protettiva da applicare ai ferri d’armatura. Per gli interventi di rasatura, invece, è possibile utilizzare webercem RK355, un rasante cementizio traspirante e idrofugato, adatto a supporti in calcestruzzo mentre primer weberprim RA13 e l’idropittura per interni weberdeko extra possono essere impiegati, rispettivamente, per la preparazione delle pareti e la successiva tinteggiatura.

Impermeabilizzare una parete di mattoni: come fare

risanare muro mattoni

Le opere murarie realizzate in mattoni conservano un indiscutibile fascino “rustico” ma, al contempo, possono presentare svariati problemi dal punto di vista della tenuta e dell’isolamento. L’umidità, infatti, è uno degli agenti che minaccia maggiormente le strutture realizzate con questo tipo di materiale, dal momento che i mattoni, se non isolati in maniera adeguata, tendono ad assorbire oppure a lasciar filtrare facilmente l’umidità proveniente dall’esterno. Ragion per cui, è bene intervenire per isolare e impermeabilizzare le superfici in maniera ottimale. Di seguito, vedremo qual è il procedimento da seguire e quali sono i materiali da utilizzare per effettuare i lavori.

Rimozione dell’intonaco e consolidamento strutturale

L’impermeabilizzazione di una parete in mattoni è un intervento che si articola in diverse fasi; la prima è costituita dalla rimozione del vecchio intonaco, anche se non si presenta come particolarmente ammalorato. Lo strato che ricopre la struttura muraria può essere rimosso a mano, con mazzuolo e scalpello, oppure utilizzando un martello demolitore. È bene fare attenzione a non danneggiare i mattoni. Se la parete è particolarmente umida, bisogna lasciarla asciugare prima di proseguire i lavori: a tal proposito, è consigliabile attendere almeno ventiquattro ore, lasciando arieggiare gli ambienti (anche per questo, il periodo più indicato per interventi del genere è quello estivo).

Se le murature si presentano irregolari è necessario, dopo la rimozione dell’intonaco, regolarizzare e eventualmente consolidare la parete applicando uno strato di malta strutturale.

Impermeabilizzazione e rettifica delle superfici

Nel caso sia necessario regolarizzare la superficie e dopo aver lasciato stagionare la malta, si può procedere con la fase successiva dell’intervento: l’impermeabilizzazione delle pareti, al fine di limitare il più possibile le infiltrazioni dall’esterno. A tale scopo è necessario impiegare un’apposita malta impermeabilizzante osmotica, da applicare sulla parete regolarizzata consolidata e opportunamente bagnata a rifiuto.

A questo punto, è possibile che le superfici presentino delle irregolarità, più o meno evidenti. Ciò può dipendere dalle caratteristiche strutturali della parete o da deformazioni successive alla sua costruzione. L’intervento di rettifica va effettuato tramite l’applicazione di un rasante che consente di livellare l’intera parete; per distribuire il prodotto in maniera uniforme, è consigliabile utilizzare una palanca o un asse (in alternativa, si può utilizzare un frattazzo, lavorando porzioni di superficie meno estese).

Interventi di finitura

Terminata la rasatura, è possibile procedere alle operazioni di finitura; le opzioni, in tal senso, sono due: un rivestimento in piastrelle o la tinteggiatura. Nel primo caso, le mattonelle vanno applicate utilizzando un collante specifico, mentre le fughe vanno riempite successivamente con un apposito prodotto. Se si sceglie di dipingere le pareti, invece, bisogna prima preparare le superfici con il primer e poi procedere alla tinteggiatura, possibilmente con un prodotto traspirante e lavabile, adatto – a seconda dell’impiego – per interni o esterni.

Quali prodotti utilizzare

Il catalogo multimarca di Saint-Gobain Italia include molti prodotti, a marchio Weber, utili a realizzare gli interventi sopra descritti. Il weberdry OSMO è un intonaco impermeabilizzante che può essere applicato direttamente sulle murature e permette di realizzare uno strato impermeabile. Con il rasante weberfloor Zero30 è possibile livellare le superfici murarie che presentano delle irregolarità, mentre i prodotti per le finiture variano a seconda della scelta: weberprim RA13weberdeko extra (rispettivamente primer e pittura) per la tinteggiatura, l’adesivo webercol UltraGres 400 per incollare le piastrelle garantendo elevata resistenza, e i sigillanti cementizi della gamma webercolor per terminare l’opera.

 

 

 

 

#Faiconimakers, Rulof impermeabilizza una parete per installare un lavandino

#Faiconimakers, Rulof impermeabilizza una parete per il bagno

Mentre la ristrutturazione dell’infernotto prosegue con la laboriosa rimozione delle macerie, Rulof si dedica ad un intervento all’interno del proprio laboratorio per l’installazione di un nuovo lavandino. Per l’intervento, il maker torinese potrà beneficiare del supporto materiale di Saint-Gobain Italia, ed in particolare di alcuni prodotti a marchio Weber.

Il progetto: impermeabilizzare e rivestire un angolo del laboratorio

La parete sulla quale Rulof ha deciso di intervenire presenta problemi di umidità, evidenziati dalle tracce di salnitro sull’intonaco residuo. Il progetto prevede, quindi, la rimozione di ciò che resta del vecchio rivestimento della parete in mattoni e la realizzazione di uno strato impermeabilizzante, in grado di isolare le superfici sia dall’umidità proveniente dall’esterno sia da quella interna al laboratorio. Fatto ciò, verrà effettuata la rifinitura dell’intera parete e l’installazione del lavandino.

Consolidamento e rettifica delle pareti

La prima fase dell’intervento consiste nel consolidamento della parete. Per questo, Rulof procede anzitutto alla rimozione dei residui di intonaco, così da consentire ai mattoni di asciugarsi. Alcuni di questi, a causa del deterioramento della malta, appaiono instabili ed è quindi necessario applicare uno strato di intonaco resistente per stabilizzare la superficie e favorirne l’isolamento. Dopo aver lasciato asciugare, il maker torinese passa all’impermeabilizzazione delle pareti, ricoprendo le superfici con un primo strato di un’apposita malta. Trascorse le ore necessarie per l’asciugatura, il rivestimento risulta piuttosto irregolare: di conseguenza, è necessario implementare la rettifica delle pareti. Rulof utilizza, allo scopo, una tecnica molto ingegnosa:

  • Fissa un’asse di legno in orizzontale, alla stessa altezza del lavandino che verrà installato successivamente, assicurandosi che sia ‘in bolla’;
  • Fissa una serie di listelli di legno in verticale, creando delle fughe larghe pochi centimetri (a distanza regolare le une dalle altre);
  • Riempie le fughe con una malta livellante utilizzata in precedenza, rimuovendo le assicelle sottili dopo almeno 8 ore, ossia prima che si asciughi completamente, ottenendo degli spessori rettificati;
  • Utilizza la stessa malta per colmare gli spazi tra gli spessori, in maniera tale da rendere uniforme la superficie della parete, lasciando asciugare per le successive 24 ore.

Applicazione del rivestimento

Rulof sceglie di rifinire la parete al di sopra del lavandino con un rivestimento di mattonelle. Prima stende il collante sulla parete con una spatola dentata, poi applica le piastrelle; affinché risultino ben allineate, utilizza delle apposite croci di plastica, inserite tra gli spigoli di ogni tassello del rivestimento così che le fughe siano tutte della stessa ampiezza. Infine, procede al riempimento delle fughe con apposto sigillante cementizio.

Per il resto della parete, non ricoperta dalle piastrelle, Rulof passa una mano di bianco, per conferire un aspetto rustico e pulito alle superfici. Di fianco all’angolo in cui installerà il lavandino, il maker di origini olandesi ‘arreda’ una rientranza con una lampada proveniente da un veliero e ricava una scaffaliera all’interno di una nicchia.

I prodotti Saint-Gobain utilizzati

La parete che ospita il lavandino, che è soggetta a bagnarsi per via dei possibili schizzi di acqua, ha richiesto l’impiego di diversi prodotti specifici. In particolare, per il consolidamento della muratura, Rulof ha utilizzato webertec BTcalceG, una malta strutturale a base di calce idraulica naturale NHL, adatta a supporti edilizi di vario genere, come mattone, pietra, arenaria, tufo, calcestruzzo e cemento. La successiva impermeabilizzazione, invece, è stata realizzata con weberdry OSMO, una malta cementizia osmotica, resistente alla pressione in spinta e controspinta e idonea per l’impermeabilizzazione di tutte le fondazioni. Per la rettifica delle superfici, Rulof ha impiegato weberfloor Zero30, un livellante rasante a presa rapida per uso interno ed esterno, utilizzato per regolare le superfici fino a 30 mm di spessore; infine, ha incollato le piastrelle con webercol UltraGres 400, un adesivo cementizio universale dalla massima cremosità e scorrevolezza, ideale per incollaggi ad elevata resistenza.

 

 

 

Vetrate isolanti: l’unione armoniosa di comfort abitativo e luminoso

Planitherm

Nel mercato odierno, l’elevata qualità di vetri e vetrate non si riflette unicamente nella loro capacità di garantire elevato comfort abitativo ma, allo stesso modo, in quella di assicurare un alto livello prestazionale sul piano dell’efficienza energetica.

Tre sono i vantaggi principali cui si va incontro adottando le appropriate soluzioni:

  • Isolamento Termico che si traduce in una considerevole riduzione degli sprechi limitando fortemente la dispersione di calore, oltre ad un tangibile risparmio dal punto di vista economico con bollette più leggere;
  • Efficienza Energetica in modo da ottenere significativi risultati conservando il calore nella stagione invernale e mantenendo il fresco nel periodo estivo;
  • Luminosità, intesa come quantità di energia solare che penetra all’interno di un locale.

Surriscaldamento interno e dispersione del calore: quali sono le cause

L’efficienza energetica di un edificio dipende dal grado di isolamento termico della struttura, alla quale contribuiscono numerosi fattori. Tra questi vi è la capacità di limitare, in parte o del tutto, due fenomeni: il surriscaldamento interno e la dispersione del calore. Il primo può implicare un maggior fabbisogno energetico per la refrigerazione, mentre il secondo tende ad accentuare il dispendio di energia necessaria per il riscaldamento interno.

Il surriscaldamento può essere attribuito a diverse cause, anche non necessariamente strutturali, come ad esempio l’esposizione solare e le caratteristiche climatiche del luogo in cui si trova l’edificio. I fattori interni che possono invece veicolare un fenomeno di questo tipo sono rappresentati da un impiego intensivo dei grandi elettrodomestici e dall’attivazione continuativa degli impianti di riscaldamento. In aggiunta, le finestre (così come le altre superfici trasparenti della casa) possono acuire il problema del surriscaldamento, se non sono in grado di implementare un’adeguata azione di filtraggio della luce solare.

La dispersione del calore, invece, è un fenomeno strutturale, riconducibile principalmente a difetti di progettazione e realizzazione che rendono l’edificio incapace di trattenere il calore prodotto al suo interno. La principale fonte di dissipazione è rappresentata da porte e finestre (e dalle relative superfici trasparenti): un isolamento inadeguato di infissi e serramenti può provocare spifferi, il canale di dispersione di calore più evidente. Meno visibili ad occhio nudo, ma non certo meno problematici, sono i ponti termici: si tratta di parti dell’edificio in cui si verifica una diversa distribuzione del calore, con un maggior assorbimento dello stesso verso l’esterno.

Una vetrata che offre luminosità evitando il surriscaldamento interno

Il compito della vetrata giusta non è solo quello di assicurare una perfetta luminosità, ma include anche la possibilità di contenere al meglio potenziali dispersioni di calore (soprattutto in tempo invernale) e di evitare un eccessivo surriscaldamento degli interni in estate. Da non dimenticare un terzo aspetto che è legato al livello di sicurezza garantito.

Un ulteriore parametro da tenere sotto attenta osservazione, al fine di valutare prestazioni e qualità di una vetrata, è quello della selettività, ossia il rapporto tra la sua trasmissione luminosa e il fattore solare. Più questo indice è alto, più il vetro risulta selettivo, ovvero con migliori rendimenti di trasmissione luminosa.

Planitherm Infinity è un prodotto appositamente studiato da Saint-Gobain per il mercato residenziale a doppio strato di argento, ad alta versatilità e a processo magnetronico sotto vuoto. La sintesi di questi fattori rappresenta la giusta miscela per bilanciare l’apporto di luce naturale e il controllo solare in modo da offrire il massimo del benessere abitativo.

I numeri di Planitherm Infinity

Le elevate prestazioni offerte da questo vetro nel controllo energetico, sono uno dei suoi principali punti di forza. L’installazione di queste vetrate permette di portare ad un livello superiore l’efficienza energetica della propria abitazione mantenendo al tempo stesso un occhio alla sostenibilità ambientale, fattore fondamentale e non trascurabile ai nostri giorni.

Planitherm Infinity fa registrare risultati eccezionali in termini di bassa emissività (0,01). Quest’ultima è una caratteristica conferita al vetro grazie all’applicazione di strati di metalli nobili i quali consentono di far rimbalzare all’interno della stanza il calore.

Il fattore solare di 0,38 – rapporto tra energia trasmessa e quella incidente su di una lastra – garantisce ad esempio, la conservazione di un ambiente fresco nei mesi estivi.

Con un indice di selettività pari a 1,9 (TL/g) Planitherm Infinity si presenta come il top-class nella gamma dei prodotti per il mercato residenziale con una piena conformità ai dettami inclusi nel Decreto “Requisiti Minimi” degli edifici emanato nel 2015.

Quali sono le applicazioni più comuni di Planitherm Infinity?

Le applicazioni di questo vetro sono molteplici, non solo per le caratteristiche sopra elencate, ma anche perché viene installato con STADIP e STADIP PROTECT in vetrate  isolanti stratificate sia doppie sia triple. Questa sua molteplicità di utilizzi rende questa lastra di vetro il prototipo ideale per ogni tipo di applicazione su case, uffici, edifici e molto altro!

Raffreddamento architettonico e sostenibilità: una sfida per il futuro

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Articolo scritto in collaborazione con ArchDaily

Nel corso del nuovo millennio, gli effetti del cambiamento climatico sono diventati sempre più evidenti: sono migliaia gli eventi metereologici estremi che si sono verificati dal 2000 in poi (7000 secondo le Nazioni Unite), e che rappresentano un campanello d’allarme che non può essere ignorato, in special modo dall’industria dell’edilizia, responsabile del 39% delle emissioni di gas serra. Anche per questo, nei prossimi anni il settore dovrà affrontare sfide particolarmente impegnative, soprattutto per quanto concerne la sostenibilità delle soluzioni di raffreddamento degli interni. L’obiettivo è quello di disinnescare un pericoloso circolo vizioso, per il quale il crescente riscaldamento globale alimenta la crescita della domanda di sistemi di raffreddamento che, a loro volta, contribuiscono ad acuire il problema ambientale, in quanto impiegano tecnologie inquinanti e dispendiose dal punto di vista energetico.

Il ruolo della progettazione passiva

L’ingegneria edile ha sviluppato già da tempo numerose soluzioni per ridurre l’impatto energetico degli edifici e, in particolare, soddisfare le esigenze di raffreddamento degli ambienti interni in maniera sempre più sostenibile. Le principali strategie implementate a livello architettonico ed ingegneristico possono essere divise in due grandi categorie: attive e passive. Queste ultime possono agire in due direzioni: limitare l’assorbimento del calore oppure dissipare quello accumulato dall’edificio, tramite soluzioni quali la ventilazione o il raffreddamento evaporativo.

L’efficace progettazione di una casa passiva si fonda sul ricorso a strategie diversificate, anche in considerazione delle caratteristiche dell’area in cui sorge la struttura. L’orientamento ed il posizionamento delle finestre, l’ombreggiatura esterna e la presenza di sporgenze e balconi rappresentano solo alcune delle prerogative che possono determinare una considerevole riduzione dei fenomeni di surriscaldamento. Secondo un’analisi condotta da Passipedia (“The Passive House Resource”), il raffreddamento passivo viene posto in relazione anche agli aspetti climatici che caratterizzano il luogo in cui si trova l’edificio e rendono particolarmente critica la scelta dell’orientamento: nell’emisfero settentrionale, un edificio rivolto a nord sarà meno esposto al surriscaldamento ma, di contro, una scelta di questo tipo potrebbe incrementare il fabbisogno di riscaldamento (considerazioni analoghe possono essere fatte per l’emisfero australe). A nord dell’equatore, l’esposizione a sud viene generalmente considerata una scelta valida, ma la reale efficacia di questa soluzione è subordinata alla valutazione degli effetti delle specificità climatiche.

I principi di progettazione passiva di MULTI COMFORT House

MULTI COMFORT House ha sintetizzato le considerazioni di cui sopra estrapolando cinque principi di base per una progettazione passiva funzionale ed efficace:

  • Orientamento favorevole dell’edificio, integrato in una progettazione compatta;
  • Finestre ad alta efficienza energetica in grado di abbinare il controllo solare con l’ombreggiatura esterna;
  • Isolamento termico della struttura e utilizzo dell’involucro termico;
  • Ricorso a sistemi di ventilazione e recupero del calore;
  • Adeguata ventilazione notturna.

Anche i carichi termici interni, come ad esempio gli elettrodomestici e i sistemi di riscaldamento, necessitano di un adeguato isolamento, così da non innalzare la temperatura degli ambienti.

Raffreddamento architettonico

Le soluzioni Saint-Gobain

Come si evince da quanto sottolineato fin qui, le finestre rappresentano un elemento cruciale per il raffreddamento passivo degli edifici: al fine di limitare il surriscaldamento interno, le finestre dovrebbero avere un coefficiente di assorbimento del calore solare inferiore al 40%. In commercio esistono numerosi prodotti in grado di soddisfare questo criterio, e COOL-LITE® SKN è uno di questi: si tratta di un vetro a controllo solare che assicura, contemporaneamente, un alto tasso di penetrazione della luce diurna (75%) – grazie all’elevata trasparenza ed alla bassa riflessione – e ottime prestazioni dal punto di vista energetico, mantenendo un design neutrale.

Un altro prodotto funzionale all’ottimizzazione energetica degli edifici è Isover Climaver: si tratta di una gamma di condotte preisolate per la distribuzione dell’aria, che assicura un ottimo isolamento acustico insieme ad un eccellente comportamento di reazione al fuoco. Il prodotto garantisce anche un adeguato isolamento termico grazie alla lana di vetro, mentre il design specifico consente di minimizzare le perdite d’aria.

Vetro Stratificato, l’importanza di un vetro sicuro e resistente

vetro stratificato

La sua trasparenza ed eleganza fanno del vetro uno dei materiali di più ampio utilizzo, sia nelle nuove realizzazioni sia nelle ristrutturazioni: diventa quindi importante affiancare a queste qualità estetiche delle caratteristiche di resistenza agli urti che ne garantiscano la sicurezza.

Infatti passeggiando per le città non di rado vediamo locali con pareti quasi interamente in vetro o ampie vetrine con oggetti di valore in esposizione, per non parlare delle banche che impiegano questo materiale nelle loro strutture proprio per la sua eleganza.

Il vetro stratificato, cos’è?

Il vetro Stratificato è formato da due o più lastre float unite tra loro con del materiale polimerico, il PVB (Polivinilbutirrale), che consente all’intero composto di mantenere la trasparenza e l’elasticità. Il PVB posizionato tra le lastre float viene sottoposto ad un processo di calandratura ad alta temperatura, così da togliere ogni sacca d’aria rimanente. Il semilavorato viene infine sottoposto ad un ultimo processo in uno speciale autoclave  pressurizzato per finalizzare l’accoppiamento delle lastre. Una volta terminata questa operazione, l’unione tra i differenti materiali è completata così da risultare nel vetro stratificato di sicurezza.

Un’ ulteriore qualità riguarda il caso di rottura del vetro, infatti la particolarità dello stratificato è che i frammenti rotti restano attaccati alla lamina, mantenendo così la loro posizione fino alla successiva e inevitabile sostituzione. Un esempio pratico è la rottura del vetro del parabrezza dell’automobile che, anche se rotto, non va in frantumi ma rimane nella propria posizione.

Infatti, proprio aumentando il numero di strati la lastra aumenta la propria resistenza. Ad esempio i vetri antiproiettile sono formati da alcuni strati e hanno uno spessore variabile da 19 a 76 mm.

Invece, un tipo di vetro stratificato in uso presso abitazioni residenziali ha uno spessore complessivo che può partire anche da 5 mm.

La normativa sulla sicurezza dei vetri

Proprio con l’obiettivo di garantire la sicurezza, il legislatore si è adoperato per regolamentare il comparto con norme apposite.

  • Norma UNI EN 12600:
    Regolamenta la fattispecie di azioni e sollecitazioni agenti sulla vetrata installata. In riferimento a questa norma viene effettuata la prova del pendolo per valutare i requisiti di resistenza e le modalità di rottura del vetro.
  • Norma UNI EN 356
    In questo caso la norma regolamenta e definisce i requisiti necessari con riferimento alla resistenza del vetro all’attacco manuale, viene quindi testata la resistenza del vetro all’impatto con una sfera d’acciaio, mazza e ascia.
  • Norma UNI EN 1063
    La norma in questione infine regolamenta la resistenza del vetro ai proiettili e proprio per questo viene testata la resistenza del vetro sparando con pistole e fucili.

vetro stratificato

Le applicazioni del vetro stratificato

Il vetro stratificato trova molteplici applicazioni, sia nel contesto residenziale sia al di fuori.

Considerato che in generale i vetri stratificati di sicurezza vengono sottoposti a svariate prove per testarne la resistenza (prova della caduta della sfera d’acciaio, prova con l’ascia, prova di resistenza ai proiettili), questo li rende ideali per essere installati ovunque si necessiti di una consistente resistenza.

Questa tipologia di vetro, a seconda delle prove sostenute, può essere classificata come segue:

  • Vetro antiferita – Solitamente installato per porte, finestre (senza rischio di caduta nel vuoto), doccia e pensiline;
  • Vetro anticaduta – Utilizzato per parapetti, ringhiere di scale, sotto finestre, balaustre e pareti;
  • Vetro antivandalismo/anticrimine – Impiegato principalmente per pianterreni delle abitazioni, vetrine, edifici pubblici, musei, gioiellerie e altri esercizi commerciali di pregio;
  • Vetro antiproiettile/esplosione – Indubbiamente la tipologia più resistente, viene adoperato per sportelli di banche, istituti finanziari, poste e altri edifici che necessitano di impeccabili livelli di sicurezza.

STADIP® di Saint-Gobain: tranquillità, incolumità e sicurezza.

La Gamma STADIP® di Saint-Gobain è composta da varie soluzioni con differenti composizioni, ma tutte soddisfano i requisiti di durabilità imposti dalle norme sopra menzionate. Infatti, tutti i prodotti STADIP® sono sottoposti a verifiche ispettive di un ente certificatore terzo che opera in conformità alle norme EN e al protocollo UNI CSI CERT.

STADIP® SILENCE è la soluzione della gamma STADIP che offre un ottimo isolamento acustico combinato a dei buoni risultati in termini di test di durabilità e sicurezza. La soluzione SILENCE offre allo stesso tempo sicurezza e isolamento acustico e rappresenta spesso la soluzione ideale per il contesto abitativo dove si richiede non solo un livello di sicurezza adeguato, ma anche quiete e tranquillità. Disponibile in lastre di spessore che va dai 6 mm fino ai 12 mm.

STADIP® PROTECT è invece la soluzione ideale se si ha un’attività o semplicemente si è interessati al livello massimo di sicurezza. Composta da due o più lastre di vetro e più fogli PVB, è utilizzata per esterni di palazzi, parapetti di scale, vetrine, musei, pavimenti o abitazioni. L’ampia gamma comprende lastre di 4,4 mm fino ad arrivare a 16 mm di spessore complessivo.