#FaiConIMakers: la squadra di MAW completa il restyling di un portico con fioriere in cartongesso per esterno

fioriera in cartongesso

Giuseppe Conte, alla guida del suo team, porta a termine un lungo e laborioso progetto di restyling che ha interessato alcune strutture e gli arredi di un portico esterno; dopo aver risanato il soffitto danneggiato dall’umidità e aver allestito un camino in cartongesso per esterno, i tecnici di Makers At Work hanno assemblato una serie di fioriere, anch’esse in cartongesso per esterno, prima di completare l’intervento con la posa di una pavimentazione in teak.

La costruzione dei telai metallici

La prima fase dell’intervento è stata la costruzione delle intelaiature metalliche per l’allestimento delle fioriere collocate alla base delle colonne del porticato; dopo aver segnato sul pavimento i riferimenti perimetrali, Giuseppe Conte e la sua squadra hanno tagliato su misura i profili metallici a U, per poi fissarli al pavimento in piastrelle mediante tasselli a percussione. Fatto ciò, sono stati allestiti i montanti verticali a C (da 50 cm), prima di inserire le guide perimetrali a U superiori; poiché il pavimento presenta un leggero dislivello, i montanti sono stati regolati con squadra e livella, per ottenere una struttura perfettamente in bolla. L’intervento è stato quindi completato con l’inserimento di montanti a C intermedi, utili a rendere ancor più solida la struttura.

Per la successiva realizzazione delle altre fioriere più strette, in corrispondenza del lato lungo del portico (una continua, che unisce i due invasi dal lato del camino, e due discontinue più piccole, lunghe 1 m, dalla parte dell’ingresso), è stato adottato lo stesso procedimento.

La posa del rivestimento in cartongesso per esterno

Completato l’assemblaggio delle strutture di sostegno, il team di MAW si è dedicato alla posa del rivestimento in cartongesso per esterno. Le lastre sagomate su misura sono state vincolate ai telai per mezzo di apposite viti; all’interno delle fioriere più ampie è stata inserita una struttura metallica per il fissaggio del rivestimento di fondo, così da isolare l’installazione dalla pavimentazione esistente. Prima di procedere ai successivi trattamenti per l’impermeabilizzazione delle strutture, in ciascuna delle fioriere più grandi è stato inserito un piccolo tubo per il drenaggio dell’acqua in eccesso.

Rasatura armata e finitura

Al fine di rendere le fioriere completamente impermeabili, ed evitare perdite d’acqua, Giuseppe Conte e la sua squadra hanno approntato una rasatura armata applicata sia alle superfici interne che esterne. In particolare, adoperando una malta cementizia e fogli sagomati di rete in fibra di vetro, hanno trattato prima i giunti e poi le superfici più estese; contestualmente, lungo gli spigoli sono stati inglobati dei profili paraspigoli, poi ricoperti con una seconda mano della stessa malta utilizzata per l’armatura.

La rasatura armata è stata poi completata con una finitura bocciardata, eseguita con un frattazzo di spugna, mentre per l’impermeabilizzazione interna delle fioriere è sono state applicate (a pennello) due mani di un’apposita guaina.

L’ultimo step è quello della tinteggiatura: le superfici, dopo essere state trattate con una mano di primer di preparazione, sono state tinteggiate con due mani di pittura. Trascorso il tempo necessario ad una completa asciugatura, le fioriere sono pronte per accogliere fiori e arbusti per abbellire ulteriormente il portico.

I prodotti Saint-Gobain utilizzati

Così come per le altre fasi del restyling, il team di Giuseppe Conte ha impiegato svariati prodotti e materiali specifici forniti da Saint-Gobain:

  • i profili metallici Gyproc External Profile Zn-Mg, adatti a contesti applicativi contraddistinti da elevata umidità o in ambiente esterno, grazie al rivestimento in zinco e magnesio;
  • Gyproc Glasroc® X, lastre di gesso fibro-rinforzato con nucleo additivato, resistenti alla muffa e all’umidità, armate su entrambi i lati da uno strato in fibra di vetro, idonee per applicazione in esterno o in ambienti particolarmente umidi;
  • Gyproc Glasroc® X Skim, un adesivo-rasante cementizio idrofugato a basso assorbimento d’acqua caratterizzato da elevata adesione e granulometria fine;
  • weberdry elasto 1 top, guaina impermeabilizzante elasto-cementizia monocomponente, fibrata ad elevata deformabilità;
  • weberprim fondo bianco, un fondo di preparazione universale pitturabile a base di acqua;
  • webercote siloxcover L, una pittura idrorepellente colorata ai silossani, resistente a muffa, alghe e funghi, adatta ad applicazioni interne ed esterne.

 

Come realizzare una pavimentazione esterna su soletta in cemento armato

posa pavimentazione esterna

Spazi esterni pedonabili quali terrazzi, balconi, verande o patii richiedono la posa di una pavimentazione, necessaria soprattutto alla finitura estetica delle superfici ma anche, con specifici accorgimenti, al miglioramento dell’impermeabilizzazione.

È bene sottolineare come le pavimentazioni per esterni site a livello del suolo non possano essere posate direttamente sul terreno ma necessitano di un sottofondo adeguato, ovvero una soletta in cemento armato. Il supporto deve essere realizzato in maniera professionale, impiegando tecniche e materiali adeguati alle specificità del contesto di intervento. Nel caso in cui l’intervento riguardi una terrazza, deve essere posizionato sotto o sopra il massetto un elemento di tenuta in funzione della tipologia di terrazza.

 

Preparazione del sottofondo

Prima di procedere alla posa della pavimentazione, occorre assicurarsi che la soletta di sottofondo sia planare e, in caso di posa in adesione, esente da ristagni d’acqua. Più in generale, vanno eliminate irregolarità, imperfezioni o impurità (residui di olio, grasso o gesso) che possono condizionare la riuscita delle successive fasi di intervento. In questa fase vanno anche corrette eventuali pendenze o significative differenze di spessore, in maniera tale che il massetto sul quale verrà applicata la pavimentazione risulti il più regolare possibile.

La realizzazione del massetto

Il massetto di supporto alla pavimentazione deve essere realizzato secondo un preciso ciclo d’intervento, così da garantire la necessaria resistenza meccanica nonché un risultato ottimale dal punto di vista prettamente estetico.

Tra la soletta e il massetto è possibile collocare un elemento di separazione non comprimibile, ossia fogli di polietilene o PVC che devono essere sovrapposti per almeno 20 cm; in alternativa, è possibile procedere con la posa in adesione. Il progetto può prevedere anche massetti applicati sopra strati isolanti (tipicamente pannelli) in tal caso si parla di massetti galleggianti. In caso il passetto sia confinato da elementi verticali (muri) occorre separare il massetto dagli stessi per mezzo di nastri di materiale comprimibile.

Successivamente, si consiglia l’applicazione di uno strato impermeabilizzante, da realizzare adoperando una guaina elasto-cementizia.

A questo punto, è possibile procedere con la posa del massetto; il materiale può essere impastato a mano, oppure utilizzando una betoniera, un’impastatrice in continuo o una pompa a pressione, seguendo le istruzioni fornite dal produttore circa la quantità di acqua da unire all’impasto. La consistenza ottimale è simile a quella dei massetti tradizionali (che ricordano la terra umida); l’impasto va quindi steso, compattato con cura per ottenere una distribuzione omogenea e livellato con una staggia. La rifinitura può essere effettuata con un frattazzo o un apposito macchinario a disco rotante.

Successivamente, si consiglia l’applicazione di uno strato impermeabilizzante, da realizzare adoperando una guaina elasto-cementizia, avente la funzione di protezione del massetto.

Posa e finitura della pavimentazione

Trascorso il tempo necessario all’essicazione della guaina, il massetto è pronto per ricevere la pavimentazione esterna prescelta per la finitura. I passaggi da eseguire sono:

  • preparare la colla per piastrelle;
  • stendere l’adesivo sul massetto con un frattazzo dentato;
  • posare le piastrelle, esercitando una leggera pressione così da eliminare le eventuali bolle d’aria ed ottenere un incollaggio ottimale;
  • inserire appositi distanziatori per ottenere fughe di ampiezza uniforme.

Quando l’adesivo è completamente asciutto, rimuovere i distanziatori e stuccare le fughe con un sigillante adeguato per completare le operazioni di posa della pavimentazione per esterni.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Per la realizzazione degli interventi per pavimentare in esterno è bene impiegare prodotti di alta qualità che garantiscano elevate prestazioni; in particolare, si consiglia di utilizzare i seguenti materiali disponibili nell’ampio catalogo Saint-Gobain:

  • weberplan MR81, massetto monocomponente ad essiccazione medio-rapida adatto alla posa di rivestimenti ceramici, in marmo o legno nonché idoneo per pavimenti riscaldati. Caratterizzato da elevata lavorabilità, può essere applicato anche tramite pompa a pressione;
  • weberdry elasto1 top, guaina impermeabilizzante elasto-cementizia monocomponente, di facile applicazione, anche su piastrelle e gres. Il prodotto è pedonabile e ricopribile dopo 24 ore;
  • webercol UltraGres400, adesivo cementizio ad alta deformabilità. Adatto a svariati supporti ed alla posa di grandi formati;
  • webercolor premium, stucco decorativo cementizio, idrorepellente e a presa rapida, antimacchia e resistente a funghi, muffe e batteri grazie alle tecnologie PROTECT3® agli ioni d’argento e PURE-CLEAN®.

 

Come migliorare la classe energetica della casa: le possibili soluzioni

migliorare la classe energetica

La “classe energetica” (o, meglio, la “classe di efficienza energetica”) di un edificio ad uso abitativo è una certificazione tecnica mediante la quale viene individuato il livello di prestazione energetica dell’immobile. Ciascuna classe rientra in un metro di valutazione scalare, che utilizza parametri e metodi di calcolo regolamentati da normative comunitarie recepite dall’ordinamento italiano.

La classificazione energetica di un edificio, in una scala che va da A a G (dove ‘A’ è la classe ad efficienza migliore e ‘G’ quella assegnata per il rendimento più basso), dipende quindi dalla prestazione energetica; secondo quanto riporta il Decreto interministeriale 26 giugno 2015 emanato dal MISE, essa “è determinata sulla base della quantità di energia necessaria annualmente per soddisfare le esigenze legate a un uso standard dell’edificio e corrisponde al fabbisogno energetico annuale globale in energia primaria per il riscaldamento, il raffrescamento, per la ventilazione, per la produzione di acqua calda sanitaria”.

Un edificio con classificazione energetica bassa è spesso contraddistinto da criticità strutturali e progettuali (ponti termici, isolamento carente o assente) che determinano significativi fenomeni di dispersione del calore a scapito dell’efficienza energetica. Ragion per cui, migliorare la classe energetica della propria abitazione è importante per abbattere i costi di esercizio degli impianti domestici.

 

Come migliorare l’efficienza energetica di un edificio?

Gli interventi attuabili per migliorare l’efficienza energetica di un’unità abitativa sono molteplici, dall’isolamento dell’involucro, alla sostituzione degli infissi e degli impianti tecnologici, alla produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.

Tutti gli aspetti sopra citati possono concorrere al raggiungimento dell’obiettivo, e permettono di migliorare la classe energetica di un edificio. Il risultato finale dipenderà naturalmente dalla conformazione iniziale dell’edificio, la qualità e tipologia dei materiali impiegati per la costruzione, , gli interventi attuati per l’efficientamento energetico.

Al netto delle specificità dei singoli casi, l’ottimizzazione delle prestazioni energetiche di un edificio si basa anzitutto sul miglioramento dell’isolamento termico dell’involucro esterno, facciate e coperture, interventi che permettono di minimizzare le dispersioni termiche.

Il cappotto termico rappresenta la soluzione migliore e più utilizzata per migliorare l’isolamento delle pareti perimetrali; l’intervento prevede la posa esterna di un sistema assemblato costituito da vari strati, di cui la componente principale è lo strato di materiale isolante. Il sistema webertherm comfort G3 sviluppato da Saint-Gobain prevede l’utilizzo di pannelli isolanti in lana di vetro webertherm LV034 (Isover Clima 34 G3), prodotti in Italia con un elevato contenuto di materiale riciclato; i pannelli vengono incollati mediante l’adesivo-rasante cementizio webertherm AP60 al supporto murario, successivamente tassellati, per poi ricevere la finitura esterna costituita da un ulteriore strato di adesivo-rasante cementizio webertherm AP60 con interposta rete in fibra di vetro alcali resistente webertherm RE160. Completata la fase di rasatura dei pannelli, si procede con l’applicazione delle finiture colorate a spessore della gamma webercote.  Sistema certificato, che abbina eccellente isolamento termico a massima sicurezza in caso di incendio in facciata (prodotti incombustibili), isolamento acustico, traspirabilità, utilizzando prodotti sostenibili.

In alternativa, è possibile intervenire isolando le pareti perimetrali dall’interno o sfruttando le intercapedini.

Nello specifico, Saint-Gobain propone queste soluzioni:

  • isolamento delle intercapedini delle pareti perimetrali (pareti a cassa vuota) mediante l’insufflaggio di lana di vetro in fiocchi Isover InsulSafe33, prodotta in Italia a base di vetro riciclato e priva di resina, un materiale incombustibile in grado di garantire ottimi livelli di isolamento termoacustico;
  • isolamento dall’interno mediante la realizzazione di contropareti in cartongesso; per applicazioni di questo tipo, è consigliabile utilizzare lastre di gesso rivestito ad elevata densità Gyproc Habito® Forte, contraddistinte dall’eccezionale resistenza ai carichi e dalla spiccata durezza superficiale, avvitate alla struttura metallica Gyproc Gyprofile, con all’interno delle intercapedini i pannelli isolanti in lana minerale Isover Arena32 (o Arena34), prodotti in Italia con elevato contenuto di materiale riciclato. Soluzione che permette inoltre una perfetta integrazione impiantistica.

Le soluzioni sopra descritte possono essere previste in contemporanea.

 

Quanto incidono gli infissi sulla classe energetica?

Un altro intervento che incide notevolmente sul miglioramento dell’efficienza energetica di un edificio sono gli elementi trasparenti presenti nell’involucro esterno, finestre, lucernari, ecc.

La tipologia di materiale che costituisce gli infissi-serramenti e le caratteristiche geometriche degli stessi, e la tipologia e numero di vetri concorrono a determinare la prestazione energetica dell’elemento trasparente.

Sostituire infissi esistenti con scarse prestazioni, alta permeabilità e con singolo vetro, con soluzioni moderne, che abbinano vetri doppi o tripli, con camere a taglio termico, permette di incrementare notevolmente l’efficienza energetica dell’edificio.

Saint Gobain propone soluzioni specifiche e prestazionali per il mercato residenziale, come ad esempio il PLANITHERM® INFINITY vetro selettivo multifunzione, controllo solare ed isolamento termico rinforzato, ad alte prestazioni, che offre eccellente isolamento termico, riflettendo la radiazione dell’infrarosso lungo all’interno dell’edificio e riducendo così in misura considerevole le perdite termiche. Oltre a un’emissività molto bassa, PLANITHERM® INFINITY offre anche un elevato livello di protezione dall’irraggiamento solare (basso fattore solare).

#FaiConIMakers, tre idee fai da te per decorare una tavola natalizia da Seby Torrisi

Sebi Torrisi Fai da te

In vista delle festività imminenti, Seby Torrisi propone tre idee per creare un set di accessori fai da te, da utilizzare per decorare la tavola a Natale. Il maker siciliano, sfruttando anche un prodotto già fornito in precedenza da Saint-Gobain, realizza un portacandele, un sottobicchiere e un sottopiatto, perfetti per dare alla mise en place natalizia un tocco originale e creativo.  

Portacandele da tavola 

Per creare il portacandele, così come gli altri oggetti, Seby utilizza un pannello in XPS (polistirene estruso), dello spessore di 2 cm. Il procedimento messo in pratica è molto semplice: 

  • segna sul pannello, con l’ausilio di una matita, una fascia larga poco più di 6 cm (il diametro della fresa a tazza che servirà a ricavare le varie parti del portacandele); 
  • taglia la fascia dal pannello di polistirene con un cutter; 
  • utilizzando un trapano a colonna, e una fresa a tazza da 6 cm di diametro, ottiene tre dischetti ‘pieni’ dalla fascia di XPS; 
  • per il quarto dischetto, non completa il taglio passante con la fresa a tazza ma procede prima con la realizzazione di un incavo, utilizzando una fresa Forstner dello stesso diametro della candela; poi stacca il quarto dischetto con un taglierino. 

 Fatto ciò, incolla tra loro i dischetti di polistirene, posizionando quello concavo in cima; affinché le varie componenti aderiscano perfettamente tra loro, Seby li posiziona in una morsa, tra due assicelle di legno. Asciugato il collante, rifinisce la superficie esterna del portacandele con un foglio di carta vetrata a grana fine (200); successivamente, prepara una piccola quantità di malta cementizia con consistenza fluida, servendosi di un trapano miscelatore. Raggiunta la consistenza desiderata, applica il prodotto sulla superficie del portacandele, utilizzando un pennello e un’astina metallica per raggiungere agevolmente tutti i punti da coprire con la malta. Seby completa la finitura applicando una seconda mano di prodotto, dopo aver atteso la completa asciugatura della prima. 

Sottobicchiere esagonale 

La realizzazione dei sottobicchieri esagonali parte dalla carteggiatura del pannello di XPS, così da eliminare la trama in rilievo e ottenere una superficie liscia. Fatto ciò, Seby procede in questo modo: 

  • traccia una circonferenza, aiutandosi con un compasso; 
  • divide il cerchio in sei parti, posizionando il perno del compasso in sei punti della circonferenza, così da ottenere i vertici di un esagono; 
  • traccia i lati dell’esagono con un pennarello e un righello; 
  • ritaglia l’esagono dal pannello con il taglierino; 
  • con l’aiuto di un profilo angolare da 1x1cm, tratteggia un bordo da un centimetro lungo il perimetro della superficie esagonale; con lo stesso metodo, segna uno spessore di 1 cm lungo il bordo laterale dell’esagono; 
  • utilizzando un taglierino, sfrutta le linee tratteggiate in precedenza per smussare il bordo del sottobicchiere con un’angolazione di 45°; 
  • con la carta vetrata a grana fine, smussa gli spigoli ‘vivi’ dall’altra parte del bordo; 
  • rifinisce applicando a pennello due mani di malta a consistenza fluida, lo stesso prodotto utilizzato per il portacandele. 

Sottopiatto ‘triangolare’ 

La terza proposta di Seby è un sottopiatto di forma non convenzionale, una sorta di triangolo con bordi e spigoli smussati, realizzato con il seguente procedimento: 

  • traccia sul pannello un rettangolo di dimensioni 35×45 cm; 
  • segna tre punti a caso su tre lati della figura, e li unisce ottenendo un triangolo irregolare; 
  • grazie ad un profilo flessibile in gomma, ridisegna i lati del triangolo, così che risultino leggermente curvati verso l’esterno; 
  • arrotonda gli spigoli, servendosi di una fresa a tazza per tracciare un arco di circonferenza che unisca due lati consecutivi; 
  • ritaglia la forma con il cutter; 
  • smussa il bordo con la carta vetrata, fino ad ottenere un profilo perfettamente liscio; 
  • applica due mani della stessa malta impiegata anche per le altre creazioni, appoggiando il sottopiatto su una serie di dadi per favorire l’asciugatura. 

I prodotti Saint-Gobain utilizzati 

Seby Torrisi ha completato le proprie creazioni utilizzando due prodotti Saint-Gobain, adattandoli ad un contesto applicativo non professionale. Nello specifico, ha impiegato: 

  • weberdry elasto1 top (per la finitura dei vari oggetti); si tratta di una guaina monocomponente elastocementizia fibrata e impermeabilizzante, caratterizzata da una notevole facilità di applicazione, poiché applicabile anche a rullo e a pennello; 
  • webercolor HS, un adesivo universale a base di polimeri silano modificati, pronto all’uso e adatto a materiali di vario genere. Seby lo ha impiegato per incollare i dischetti con cui ha realizzato il portacandele. 

Come installare LED a scomparsa su supporti in cartongesso

led casa

L’illuminazione a LED si è imposta, negli ultimi anni, come una delle soluzioni più diffuse in ambito domestico, in quanto rappresenta un’opzione molto efficiente sia dal punto di vista funzionale sia in termini di risparmio energetico. Le luci di questo tipo vengono frequentemente integrate in sistemi a secco come, ad esempio, controsoffitti o velette in cartongesso, così da migliorare l’illuminazione complessiva oppure aggiungere, dove necessario, un ulteriore fonte di luce.

Si tratta di un intervento poco invasivo, che prevede l’installazione di strisce luminose (LED strip) a scomparsa, collocate all’interno di apposite guide metalliche e sigillate da cover e tappi. Questa soluzione può essere implementata anche dopo il completamento del sistema a secco, a patto di utilizzare lastre in gesso rivestito ad alta resistenza meccanica. Di seguito, vediamo quali sono i passaggi da effettuare per eseguire correttamente un intervento di questo tipo.

Utensili e materiali occorrenti

Utensili e attrezzi necessari per installare una striscia di LED a scomparsa sono:

  • matita;
  • metro;
  • trapano avvitatore;
  • fresatrice per cartongesso;
  • frattazzo a lama liscia;
  • spatola;
  • carta vetrata a grana sottile;
  • rullo o pennello;
  • cesoie per profilati metallici;
  • seghetto

Per quanto concerne i materiali da impiegare, invece, l’elenco completo include:

  • profili in acciaio zincato per strisce luminose a LED;
  • LED strip ad alta luminosità da max 16 mm alimentabili a 12V;
  • alimentatore compatibile per le strisce luminose;
  • stucco per cartongesso;
  • viti per cartongesso;
  • primer di sottofondo per supporti in gesso rivestito;
  • idropittura per interni.

Prima fase: installazione dei profili

La procedura per installare i profili di supporto delle LED strip varia a seconda del contesto di intervento; se le strisce luminose sono incluse nel progetto iniziale, i profili vanno vincolati direttamente ai montanti del telaio metallico (prima della posa del cartongesso), utilizzando viti filettate e sfruttando i fori presenti nelle alette laterali di fissaggio. Dopodiché, è sufficiente rivestire il telaio con lastre in gesso rivestito, lasciando a vista il profilo già installato.

Qualora, invece, i LED vadano integrati in un sistema già assemblato, i profili possono essere vincolati alla lastra, a patto che quest’ultima sia caratterizzata da adeguata resistenza meccanica. In tal caso, è consigliabile procedere come segue:

  • segnare le dimensioni del profilo da inserire sul supporto in cartongesso;
  • ricavare la traccia utilizzando una fresatrice per cartongesso; affinché l’incavo risulti uniforme e regolare, è possibile servirsi di un listello di legno come guida per il taglio;
  • tagliare su misura i profili metallici porta LED, servendosi di cesoie per metalli; può essere utile, in questa fase, realizzare un foro all’estremità da utilizzare successivamente per il passaggio dei cavi di alimentazione;
  • vincolare il profilo metallico porta LED alla lastra di gesso rivestito inserendo le apposite viti nei fori delle alette di fissaggio e stringendole con un trapano avvitatore;
  • stuccare il profilo, in maniera tale da uniformare il supporto e ricoprire completamente le alette laterali;
  • carteggiare lo stucco con carta vetrata a grana fine;
  • trattare il supporto con apposito primer di preparazione;
  • tinteggiare con idropittura lavabile per interni.

 

Applicazione delle strip LED e collegamenti elettrici

Le strisce luminose a LED sono autoadesive; basta quindi tagliarle su misura (nei punti indicati) e farle aderire all’interno del profilo dopo aver inserito e fissato il dissipatore.

A questo punto, basta implementare i collegamenti elettrici; il consiglio è di affidarsi ad un tecnico qualificato, sia per le predisposizioni a monte (prima della posa del rivestimento in cartongesso) sia per i successivi interventi di adeguamento dell’impianto, necessari qualora le strip LED vadano integrate in un sistema ‘chiuso’.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

L’installazione di uno o più profili luminosi a LED su sistemi a secco in cartongesso può essere implementata utilizzando materiali ad alte prestazioni disponibili all’interno del catalogo multimarca di Saint-Gobain. Nello specifico, si consigliano:

  • Gyproc Profilo LED 15 prev. bianco: profilo preverniciato in acciaio zincato DX51D, conforme alla norma EN 14353, con alette di fissaggio da 30 mm; il prodotto include anche dissipatore, cover e tappi. Adatto a sistemi a lastra singola o doppia, può essere fissato al telaio metallico oppure direttamente su pannelli di gesso rivestito ad elevata resistenza meccanica come Gyproc Habito® Forte;
  • Gyproc Evoplus Pasta, stucco pronto in pasta per applicazioni su cartongesso, sia a mano che airless;
  • weberprim RA13, preparatore di sottofondo a base di acqua;
  • weberdeko extra, idropittura traspirante, lavabile e altamente coprente per interni, adatta per supporti murari tradizionali e cartongesso.

 

#FaiConIMakers, Seby Torrisi installa profili LED a scomparsa nel suo laboratorio

seby torrisi installa profili led a scomparsa

Seby Torrisi prosegue il restyling del proprio laboratorio, al fine di renderlo ancora più funzionale, con un nuovo intervento fai da te: la posa di tre strisce a LED a scomparsa su sistemi in cartongesso costruiti in precedenza. Ciò gli consentirà di migliorare la diffusione della luce all’interno dell’ambiente, soprattutto in funzione della registrazione dei contenuti tematici che condivide con i propri follower.

Posa dei profili in acciaio per le strisce a LED

La prima fase dell’intervento consiste nell’installazione dei profili in acciaio in cui saranno inserite le strisce luminose a LED. Il progetto di Seby prevede la messa in opera di tre sorgenti di luce verticali: due sui montanti del vano cabinato portattrezzi (lunghe 1,5 metri) e una terza su una controparete, anch’essa in cartongesso, lunga circa 1 metro.

Effettuate le misurazioni necessarie, Seby procede implementando i seguenti passaggi:

  • segna sui supporti i riferimenti per le tracce da ricavare nel cartongesso;
  • con l’aiuto di un listello di legno (per realizzare la battuta sui montanti e avere una guida di taglio sulla parete), utilizza una fresatrice per tagliare la lastra di gesso rivestito e ricavare il solco in cui installare i profili a LED;
  • taglia su misura i profili in acciaio servendosi di una cesoia;
  • inserisce i profili nelle tracce ricavate in precedenza e li vincola alle lastre con apposite viti filettate;
  • esegue la stuccatura dei profili metallici, così da ottenere una superficie uniforme;
  • trascorso il tempo necessario per l’asciugatura dello stucco, effettua una carteggiatura con carta vetrata a grana 200;
  • prepara i supporti stuccati applicando una mano di primer;
  • tinteggia i montanti e la parete per completare la finitura;
  • taglia su misura il dissipatore (una componente del sistema di installazione della striscia luminosa), per poi realizzare un foro all’estremità che servirà ad agevolare il passaggio dei cavi elettrici;
  • fissa il dissipatore all’interno del profilo in acciaio mediante apposite viti.

Installazione ed elettrificazione delle strisce luminose

La seconda parte del progetto di Seby consiste nella realizzazione dei collegamenti elettrici necessari ad alimentare i LED, sfruttando le predisposizioni già approntate durante la costruzione del vano cabinato e della controparete in cartongesso. Ecco il procedimento attuato passo per passo da Seby:

  • taglia le strip a LED, rispettando i punti predisposti;
  • rimuove lo strato di vernice nei punti in cui la strip verrà saldata ai cavi di alimentazione;
  • dopo aver interrotto l’alimentazione della parte di impianto interessata dall’intervento, salda la striscia a LED ai due conduttori (blu e marrone);
  • inserisce una guaina termoresistente per evitare il corto circuito tra la saldatura e il profilo;
  • fa aderire la striscia luminosa all’interno del dissipatore;
  • taglia su misura la copertura in policarbonato e la fissa al profilo esercitando una leggera pressione.

Completata l’installazione delle strisce luminose, Seby si dedica alla parte elettrica, che comprende l’inserimento di un alimentatore, da posizionare all’interno del vano cabinato. Nel punto in cui verrà inserito il dispositivo, ha previsto di convogliare il polo di terra e il neutro dalla scatola di derivazione, mentre il conduttore di fase interrotta è ricavato dalla scatola 503. All’interno di quest’ultima, Seby crea un ‘ponticello’ per collegare il cavo di fase all’interruttore che verrà collegato all’alimentatore dei LED; il cavo di fase interrotta, invece, viene ‘rimorchiato’ tramite una sonda. A questo punto, installa l’alimentatore all’interno dell’armadio cabinato e completa i collegamenti elettrici così da portare a termine l’intervento.

I materiali Saint-Gobain utilizzati

Nella realizzazione del suo nuovo progetto, Seby ha potuto usufruire del supporto di Saint-Gobain, che ha fornito i materiali necessari alla posa dei supporti per le strisce luminose e la successiva finitura dei supporti. Nello specifico, sono stati impiegati:

  • Gyproc Profilo LED 15 prev. bianco, un profilo in acciaio zincato DX51D preverniciato per la posa di LED integrati in supporti in cartongesso; il prodotto include dissipatore, cover e tappi ed è adatto a strisce luminose larghe 16 mm;
  • Gyproc Evoplus Pasta, stucco pronto per stuccare e rifinire lastre di cartongesso, adatto ad applicazioni a mano ed airless;
  • weberprim RA13, preparatore di sottofondo a base di acqua;
  • weberdeko extra, idropittura traspirante, lavabile e altamente coprente per interni, adatta per supporti murari tradizionali e cartongesso.

Cartongesso “isolante”: cos’è e quando utilizzarlo?

cartongesso a cosa serve

Il cartongesso è un materiale che trova una sempre più ampia applicazione nell’ambito dell’edilizia abitativa, in quanto garantisce numerosi vantaggi in termini pratici e funzionali. Le lastre di gesso rivestito sono versatili e facili da installare, si contraddistinguono per un elevato livello di lavorabilità e possono essere rifinite con tecniche diverse, a seconda delle caratteristiche del contesto applicativo. In aggiunta, il cartongesso può essere utilizzato per implementare soluzioni in grado di aumentare il benessere abitativo, migliorando l’isolamento termoacustico di uno o più ambienti. Per applicazioni di questo tipo è possibile incollare un particolare tipo di cartongesso “isolante”: di seguito, vediamo di cosa si tratta e per quali tipi di intervento può essere adoperato.

 

Principali caratteristiche del cartongesso “isolante”

Quando si parla di cartongesso “isolante”, più propriamente detto lastra “accoppiata” o “pre-accoppiata”, si fa riferimento a un pannello di gesso rivestito unito ad uno strato isolante (di tipo termico, acustico o termo-acustico). Questo può essere costituito da lana minerale (lana di vetro) o materiali sintetici (polistirolo). Le lastre accoppiate possono essere impiegate per la realizzazione di contropareti in adesione tramite incollaggio in interventi risolutivi a basso spessore; presentano una composizione specifica a seconda del tipo di applicazione e delle prestazioni che la struttura deve garantire in termini di isolamento.

 

Interventi realizzabili con il cartongesso isolante

I pannelli di cartongesso isolanti possono essere impiegati per approntare interventi di efficientamento energetico e di isolamento acustico, finalizzati al miglioramento del benessere abitativo e risolvere delle problematiche legate all’isolamento termico, acustico o termo-acustico.

La scelta del prodotto dipende dalle specifiche esigenze di applicazione e di risoluzione del problema: esistono infatti diverse tipologie di lastre accoppiate adatta alla realizzazione di contropareti, ma anche pareti divisorie, in grado di migliorare il comfort di un singolo ambiente o dell’intera unità abitativa:

  • le lastre di cartongesso per l’isolamento termico abbinano il nucleo di gesso rivestito con uno strato di materiale sintetico (EPS ed XPS, poco traspirante) o di lana minerale. In tal modo, la struttura limita la dispersione del calore, migliorando le prestazioni energetiche dell’edificio;
  • le lastre accoppiate per isolamento acustico, invece, sono realizzate dall’unione di apposite membrane acustiche per smorzare i rumori prodotti da fonti esterne;
  • infine, esiste anche la tipologia di lastre accoppiate adatte all’isolamento termo-acustico, costituita da pannelli isolanti in lana minerale, disponibili in diversi spessori, che assicurano entrambe le prestazioni.

 

In quali stanze utilizzare il cartongesso accoppiato?

Le lastre isolanti possono essere impiegate in qualsiasi locale della casa in funzione delle problematiche alle quali si intende porre rimedio, queste infatti possono essere legate a diversi tipi di discomfort come quello termico (estivo o invernale) con conseguente risparmi energetici per la climatizzazione degli ambienti; acustico derivante da rumori di vicinato, rumori legati al funzionamento degli impianti o alle attività dell’abitare; o ancora termo-acustico quando insistono le due condizioni.

 

Controparete in adesione in cartongesso isolante

La posa di una controparete in adesione, adoperando lastre di cartongesso isolante, è l’intervento più semplice da realizzare con questo tipo di materiale: lastre accoppiate, eventuali tasselli di ancoraggio, collante a base gesso, stucco per cartongesso e nastro di rinforzo per il trattamento dei giunti. Gli utensili necessari invece sono: matita, metro, livella, trapano avvitatore, cutter per cartongesso, spatola e secchio.

I passaggi da eseguire sono i seguenti:

  • assicurarsi che il supporto sia pulito e compatto, esente da parti ammalorate o prossime al distacco;
  • sagomare le lastre, lasciando 1 cm di margine rispetto al pavimento;
  • tracciare i riferimenti del piombo della lastra, sia sul soffitto che sul pavimento;
  • posizionare alla base della parete da rivestire gli spessori da 1cm;
  • impastare il collante e applicarlo sul lato interno (non a vista) della lastra;
  • incollare il pannello alla parete, avendo cura di farla aderire in modo ottimale; ripetere l’operazione con le altre lastre, affiancandole in maniera complanare;
  • dopo che il collante ha fatto presa, trattare i giunti con stucco per cartongesso e nastro di rinforzo.

I materiali Saint-Gobain da utilizzare

La realizzazione di una controparete in adesione può essere eseguita utilizzando i materiali specifici ad alte prestazioni presenti all’interno del catalogo Saint-Gobain:

 

Come stuccare e tinteggiare il cartongesso a regola d’arte

come stuccare il cartongesso

La realizzazione di sistemi a secco in cartongesso prevede, nella fase di finitura, la stuccatura delle teste delle viti di fissaggio e dei punti di giunzione tra le lastre (che, contestualmente, vengono opportunamente rinforzati). Se la struttura presenta spigoli vivi, la fase di stuccatura può includere anche l’applicazione di appositi paraspigoli.

Questa lavorazione è necessaria affinché il supporto risulti perfettamente liscio ed uniforme, e sia pronto per essere sottoposto alla successiva tinteggiatura con prodotti specifici per il cartongesso. Di conseguenza, è indispensabile che la stuccatura sia eseguita secondo la regola dell’arte, implementando correttamente le varie fasi di intervento e impiegando materiali in grado di garantire riscontri prestazionali ottimali in relazione alle specificità del contesto applicativo. Di seguito vediamo come stuccare il cartongesso ed eseguire la successiva tinteggiatura per ottenere un risultato ottimale.

Che tipo di stucco usare per il cartongesso

La stuccatura di una parete in cartongesso richiede l’impiego di uno stucco specifico per cartongesso; questi prodotti sono composti da una miscela a base di gesso alla quale solitamente vengono aggiunti additivi speciali e componenti sintetiche. Lo stucco per i giunti del cartongesso (in polvere) è contraddistinto anche da una grana molto fine (granulometria < 0,2 mm) e tempi di lavorabilità che oscillano tra i 30 e i 120 minuti.

Altri materiali e utensili occorrenti per la stuccatura

Oltre allo stucco, per il trattamento dei giunti e delle superfici in cartongesso occorre un rotolo di nastro da armatura in carta microforata; in alternativa, è altresì possibile impiegare anche un nastro in fibra di vetro o in feltro di vetro.

Per quanto concerne gli utensili, durante l’esecuzione dell’intervento occorrono:

  • frattone in metallo a lama liscia;
  • spatola;
  • trapano miscelatore (per la lavorazione di maggiori quantità di stucco).

Stuccatura dei giunti: come procedere

Il trattamento dei giunti tra due lastre contigue deve essere eseguito approntando un ciclo di intervento ben preciso; i passaggi necessari sono i seguenti:

  • verificare che le lastre siano state posate in modo corretto e che le superfici siano planari, asciutte e pulire;
  • preparare lo stucco, miscelando il prodotto con acqua in base alle proporzioni indicate dal produttore sulla confezione;
  • applicare una prima mano di stucco sul giunto, servendosi di una spatola di acciaio o di un frattone a lama piatta;
  • applicare il nastro di rinforzo nella mezzeria del giunto, avendo cura di posare il lato più ruvido del nastro a contatto diretto con lo stucco; utilizzare il frattone per far aderire in maniera uniforme l’elemento di rinforzo, cercando di eliminare eventuali bolle d’aria;
  • inglobare completamente il nastro in una seconda mano di stucco, prima che lo strato sottostante abbia fatto presa;
  • applicare una terza mano di stucco, solo dopo che le precedenti hanno già fatto presa del tutto;
  • completare la finitura allargando progressivamente l’area di stuccatura fino a trattare l’intera lastra con una o due mani ulteriori di stucco;
  • carteggiare la parete per rimuovere imperfezioni e irregolarità minori.

Quante mani di stucco vanno applicate?

Come già evidenziato, l’armatura di un giunto tra due lastre richiede l’applicazione di almeno tre mani di stucco, necessarie ad ottenere una buona finitura delle superfici interessate. Nel caso in cui si voglia rifinire a stucco tutta la parete, occorrono altre due mani di prodotto, sufficienti anche a coprire le teste delle viti utilizzate per vincolare le lastre all’intelaiatura di supporto.

Come riparare le crepe nel cartongesso

Se il supporto in gesso rivestito presenta una crepa, è possibile intervenire con tecniche diverse a seconda dell’entità del danno; qualora la fessurazione sia minima, si può intervenire coprendola con dello stucco, oppure applicando un nastro di armatura nella crepa, annegandolo tra due mani di stucco. Questa soluzione è consigliata per strutture sottoposte a modeste sollecitazioni meccaniche.

Di contro, se la crepa è profonda e presenta varie diramazioni, le opzioni consigliate sono due:

  • rimuovere e rimpiazzare la lastra;
  • ricoprire la parete con una seconda pannellatura in cartongesso.

Come pitturare il cartongesso

Attesi i tempi di asciugatura, ed eseguita la carteggiatura qualora necessario, il supporto in cartongesso è pronto per la tinteggiatura; il consiglio è di attendere circa due giorni dalla stuccatura prima di procedere, benché i tempi possano variare in relazione alle condizioni climatiche.

Il ciclo di finitura di un supporto in cartongesso si sviluppa in due fasi:

  • preparazione: le superfici devono essere trattate preliminarmente mediante l’applicazione di un primer o un apposito fondo fissativo per favorire l’adesione della pittura sul cartongesso. In alternativa è possibile utilizzare delle pitture specifiche per cartongesso che permettono l’applicazione diretta sulla lastra anche senza l’applicazione preventiva del fissativo;
  • tinteggiatura: ad almeno sei ore dall’applicazione del primer, è possibile procedere alla tinteggiatura della parete in cartongesso, utilizzando specifiche pitture per cartongesso. Il consiglio è di realizzare due mani, rispettando le modalità applicative indicate nella scheda del prodotto.

 

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Per eseguire la stuccatura su cartongesso, si consiglia di utilizzare gli stucchi della gamma Gyproc EvoPlus, disponibile in diversi formati in polvere da 30, 60 e 120 (tempi di lavorabilità di, rispettivamente, 30, 60 e 120 minuti). Il prodotto si contraddistingue per la spiccata lavorabilità, l’elevato punto di bianco e garantisce una finitura ottimale, grazie alla miscela di gesso ad elevata purezza arricchita da additivi specifici.

Per la fase di pitturazione su cartongesso, si consiglia di utilizzare l’idropittura lavabile weberdeko gypsum che offre un ottimo effetto uniformante sulla parete, con significativo mascheramento dei punti di giunzione e delle striature dei pannelli di cartongesso.

 

 

Come realizzare un camino in cartongesso da esterno

caminetto fai da te

Il camino da esterno è un elemento che consente di arricchire l’arredo di una veranda, un patio o un porticato, oltre ad assolvere funzioni di carattere pratico. A seconda del contesto in cui verrà collocato, può essere realizzato con due tecniche differenti:

  • in muratura, nel caso in cui si voglia alimentare il focolare a legna o a carbone;
  • in cartongesso, creando una struttura a secco per accogliere un caminetto elettrico, a pellet oppure a bioetanolo.

In questo articolo vediamo, nello specifico, qual è il ciclo di intervento per la realizzazione di un camino da esterno a bioetanolo in cartongesso.

Utensili e materiali occorrenti

L’assemblaggio della struttura a secco per l’installazione di un caminetto da esterno richiede l’utilizzo dei seguenti utensili: matita, metro, livella (analogica o laser), cutter per cartongesso, trapano avvitatore, cesoia per i profili metallici, spatola, cazzuola e frattazzo.

Per quanto concerne i materiali, invece, occorrono: profili metallici a U e C per uso esterno, lastre di cartongesso idonee per ambienti esterni e resistenti all’umidità, tasselli ad espansione, nastro biadesivo, viti filettate o nastro in fibra di vetro per il rinforzo dei giunti, paraspigoli, rasante cementizio e rete da armatura.

Progettazione della struttura a secco

Il caminetto a bioetanolo può essere posizionato a ridosso di una parete in muratura oppure in posizione isolata (come, ad esempio, al centro di un patio così da disporvi intorno poltrone e sedie). Scelta la collocazione, si può procedere alla progettazione: dopo aver preso le misure e individuato lo spazio da utilizzare, bisogna definire le dimensioni della struttura in cui verrà incassato il camino; successivamente, si segnano i riferimenti sul pavimento o sulla parete, così da agevolare le successive fasi di intervento.

Realizzazione del telaio in cartongesso

Il procedimento è pressoché identico a quello da implementare per la costruzione di un qualsiasi sistema a secco, ovvero:

  • sagomare i profili metallici guida a ‘U’ con una cesoia o una mola da taglio;
  • fissare i profili guida orizzontali a ‘U’ al pavimento e al soffitto, previa applicazione dell’apposito nastro bioadesivo, con tasselli ad espansione;
  • vincolare i profili metallici verticali a ‘C’ di bordo alla parete (se il caminetto sarà addossato ad un supporto murario) previa applicazione dell’apposito nastro bioadesivo, con tasselli ad espansione;
  • inserire i montanti verticali a ‘C’ interni al telaio (nel caso si tratti di una controparete, si consiglia di creare un interasse di ampiezza massima pari a 60 cm) fissandoli alle guide orizzontali con le viti autofilettanti;
  • completare l’intelaiatura secondo il progetto iniziale assicurandosi che ogni elemento sia in bolla.

Posa e finitura del cartongesso

Completata la struttura metallica, l’intervento prosegue con la posa delle lastre di cartongesso; per eseguire correttamente il tamponamento dell’intelaiatura, il procedimento è il seguente:

  • sagomare le lastre di cartongesso con un cutter;
  • vincolare le lastre al telaio utilizzando apposite viti per cartongesso, lasciando aperto un vano per il camino e, se necessario, uno per i cavi elettrici e i comandi;
  • trattare i giunti con rasante cementizio e nastro di rinforzo;
  • proteggere gli angoli con i paraspigoli, annegandoli nel rasante cementizio;
  • eseguire la rasatura armata, inserendo una rete di rinforzo annegata tra due mani di rasante;
  • regolarizzare le superfici con un frattazzo a lama liscia.

A questo punto, è possibile completare l’intervento con la tinteggiatura oppure rivestendo l’intera struttura con le piastrelle. Nel primo caso occorre preparare il supporto applicando una mano di primer, prima di usare una pittura per cartongesso adatta all’uso esterno.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

La realizzazione di un caminetto da esterno richiede l’impiego di materiali specifici, adatti ad applicazioni da esterno. Attingendo dal catalogo Saint-Gobain è possibile reperire tutti i prodotti necessari ad eseguire l’intervento in maniera ottimale; nello specifico, si consiglia l’utilizzo di:

  • Gyproc External Profile Zn-Mg, profili metallici in acciaio a ‘U e C’ rivestiti di zinco e magnesio, ideali per applicazione in ambienti particolarmente umidi;
  • Gyproc Glasroc® X, una lastra di cartongesso (gesso fibro-rinforzato?) ad elevate prestazioni formata da un nucleo di gesso arricchito da additivi speciali e armata, su entrambi i lati, da un tessuto in fibra di vetro (glass mat); offre elevate prestazioni in presenza di ambienti esterni o con elevata umidità, garantendo resistenza alla muffa e ai raggi UV;
  • Gyproc Glasroc® X Skim, un adesivo rasante cementizio a basso assorbimento d’acqua;
  • webercol Ultragres400, adesivo cementizio deformabile ideale per la posa di grandi formati;
  • webercolor premium, stucco cementizio decorativo per sigillare le fughe.

#FaiConIMakers, Giuseppe Conte e la sua squadra realizza un camino esterno in cartongesso

caminetto-fai-con-i-makers

Il team di Makers at Work affronta la seconda parte del nuovo format dedicato al restyling di un porticato in muratura; dopo aver ripristinato il soffitto danneggiato dall’umidità, Giuseppe Conte e suoi collaboratori si dedicano alla realizzazione di un camino da esterno, incassato in una struttura in cartongesso che include anche un vano destinato all’installazione di uno schermo TV a scomparsa. Anche per questa seconda fase d’intervento, Saint-Gobain ha offerto il proprio supporto, fornendo i materiali necessari per eseguire i lavori previsti dal progetto iniziale.

Realizzazione del vano in cartongesso

Il primo step affrontato da Giuseppe Conte e il suo team consiste nella realizzazione di una controparete in cartongesso destinata ad ospitare il vano per la tv a scomparsa e il camino a bioetanolo. I tecnici di Makers at Work, dopo aver preso le misure sulla parete alla quale la struttura sarà vincolata, segnano le tracce sul muro e sul pavimento; poi, procedono con i seguenti passaggi:

  • le guide metalliche a U vengono sagomate su misura con le cesoie, per poi essere vincolate alla parete, al soffitto e al pavimento mediante tasselli per creare la cornice del telaio;
  • all’interno della cornice vengono posti i montanti verticali, fissati alla parete retrostante, creando uno spartito con interassi da 60 cm;
  • per l’inserimento dei montanti orizzontali, vengono inseriti quattro punti di fissaggio alla parete, due interni al telaio e uno su ciascuna delle guide perimetrali mediante l’impiego di staffe regolabili;
  • l’intelaiatura di supporto al sistema a secco viene completata con il fissaggio delle altre guide metalliche.

 

La successiva fase di intervento prevede anzitutto la costruzione di un piccolo telaio in legno, che verrà inserito nella struttura in cartongesso per sostenere la staffa automatizzata del meccanismo a scomparsa dello schermo TV.

 

Fatto ciò, il team di Makers at Work si dedica al rivestimento del telaio metallico mediante la posa delle lastre di cartongesso da esterno; viene lasciato aperto un piccolo vano per il passaggio dei fili elettrici che saranno poi collegati al camino ed alla staffa telescopica della TV. Quest’ultima viene installata prima che la controparete sia chiusa completamente dalla pannellatura in cartongesso; a questo punto, Giuseppe Conte e la sua squadra decidono di realizzare un secondo vano in cartongesso (alto circa la metà del primo), posto davanti alla struttura già allestita, così da avere lo spazio necessario per inserire il televisore e installare il camino a bioetanolo.

 

Completato anche questo passaggio, le lastre di cartongesso vengono fissate anche al secondo telaio, lasciando libera la parte alta dell’intercapedine in cui è stata collocata la staffa per il televisore.

Rasatura e finitura del sistema a secco

Terminata la costruzione delle strutture a secco, Giuseppe Conte e il suo team si dedicano alla rasatura; il trattamento si articola in due fasi:

  • la prima applicazione del rasante, che include anche il trattamento dei giunti e l’inserimento dei paraspigoli;
  • la rasatura armata: viene posata una rete di rinforzo affogandola in due mani di rasante.

Quando il prodotto è completamente asciutto, gli operai di Makers at Work si dedicano al rivestimento del vano del camino con le piastrelle. La parte superiore della controparete, invece, viene completata con assi di legno di acacia, fissate al supporto con colla multimateriale e punti applicati con la sparachiodi. La stuccatura delle fughe tra le piastrelle, dopo aver rimosso il collante in eccesso e i cunei di distanziamento, conclude la finitura della zona della controparete in cui è alloggiato il camino. L’intervento viene poi ultimato con l’installazione di una mensola in legno (a chiusura dell’intercapedine che ospita la TV a scomparsa) e di profili laterali (anch’essi in legno) con funzione di giunzione tra la controparete e il supporto murario.

I materiali Saint-Gobain utilizzati

Il team di Makers at Work ha impiegato, nel corso degli interventi sopra descritti, i seguenti materiali forniti da Saint-Gobain:

    • Gyproc External Profile Zn-Mg, profili metallici in acciaio a ‘U e C’ rivestiti di zinco e magnesio, ideali per applicazione in ambienti particolarmente umidi;
    • Gyproc Glasroc® X, una lastra di cartongesso (gesso fibro-rinforzato?) ad elevate prestazioni formata da un nucleo di gesso arricchito da additivi speciali e armata, su entrambi i lati, da un tessuto in fibra di vetro (glass mat); offre elevate prestazioni in presenza di ambienti esterni o con elevata umidità, garantendo resistenza alla muffa e ai raggi UV;
    • Gyproc Glasroc® X Skim, un adesivo rasante cementizio a basso assorbimento d’acqua;
    • webercol Ultragres400, adesivo cementizio deformabile adatto alla posa di grandi formati;
    • webercolor premium, stucco cementizio decorativo per sigillare le fughe.

Come sostituire le piastrelle del bagno in fase di distacco

sostituire piastrelle bagno

Il bagno è, con la cucina, l’ambiente domestico maggiormente esposto all’umidità ed ai problemi che essa provoca, specie la condensa. In aggiunta, la presenza di tubature sottotraccia dismesse è spesso origine di perdite e infiltrazioni che possono danneggiare le opere murarie e il rivestimento in piastrelle. L’usura o una messa in opera non a regola d’arte spesso danno origine a stillicidi o perdite; i tubi in metallo, in tal caso, tendono – a causa dell’ossidazione – ad aumentare il proprio volume e, di conseguenza, ‘spingere’ le piastrelle verso l’esterno.

Questo fenomeno, deleterio per l’integrità estetica e strutturale del rivestimento, provoca nella maggior parte dei casi la rottura o il distacco delle parti che compongono il rivestimento. In casi del genere, si rende necessario un intervento di risanamento e ripristino: vediamo di seguito come procedere.

Utensili e materiali occorrenti

Il ripristino del rivestimento in piastrelle del bagno necessita di utensili specifici, ovvero:

  • scalpello;
  • martello;
  • spazzola di ferro;
  • cazzuola;
  • spatola;
  • trapano miscelatore;
  • frattazzo dentato;
  • frattazzo di spugna.

I materiali da adoperare, invece, includono malta da costruzione o intonacatura, adesivo cementizio, stucco per le fughe, piastrelle o mosaico vetroso per il rivestimento.

Rimuovere le piastrelle e i tubi inerti

La prima cosa da fare in vista del ripristino delle superfici è staccare le piastrelle, a partire da quelle più danneggiate e prossime al distacco. Allo scopo, utilizzare uno scalpello e un martello, avendo cura di non danneggiare il supporto sottostante; qualora sia necessario, in questa fase occorre rimuovere anche tubature inerti ossidate o arrugginite. Se la muratura si presenta umida, segnata da stillicidi o efflorescenze, occorre intervenire in maniera opportuna, sanando perdite e gocciolamenti. In caso contrario, basta trattare il supporto con la spazzola metallica per asportare i residui superficiali.

Rettifica del supporto

Lo step successivo consiste nella regolarizzazione del supporto; per uniformare le superfici, occorre creare uno strato di malta cementizia. Qualora l’area da rivestire con le piastrelle non raggiunga il soffitto, la rettifica deve essere realizzata con uno spessore tale che il rivestimento, dopo la posa, risulti in pari con l’intonaco della superficie sovrastante.

Posa, stuccatura e finitura del rivestimento

Lasciata asciugare la malta, rispettando i tempi indicati dal produttore, è possibile procedere con la posa delle piastrelle (o del mosaico). In primo luogo, bisogna preparare l’adesivo: per ottenere un risultato ottimale, vanno rispettate le proporzioni tra acqua e prodotto riportate sulla confezione. Per mescolare l’adesivo, si consiglia di utilizzare un trapano miscelatore oppure una cazzuola, per lavorare quantità minori di materiale.

Il prodotto miscelato va poi applicato sul supporto asciutto con una spatola dentata, avendo cura di stenderlo in modo uniforme. Fatto ciò, è possibile posare le piastrelle o i pannelli di mosaico vetroso; per ottenere spaziature uniformi, è bene inserire dei tasselli di distanziamento (anche per la posa del mosaico). Affinché il rivestimento aderisca al meglio alla parete, si consiglia di batterlo leggermente; la lieve pressione servirà ad eliminare eventuali bolle d’aria, favorendo un incollaggio omogeneo. L’adesivo in eccesso deve essere ripulito velocemente, per evitare che indurisca, impiegando il frattazzo di spugna inumidito.

Trascorsi i tempi di essiccazione dell’adesivo, l’intervento deve essere completato con la stuccatura delle fughe; il prodotto va applicato con la spatola, dopo aver rimosso i tasselli. Anche in tal caso, è bene pulire subito il prodotto eccedente con un panno leggermente umido.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Le varie fasi dell’intervento sopra descritto possono essere implementate utilizzando gli appositi prodotti Saint-Gobain.

Nello specifico, la rettifica del supporto può essere effettuata adoperando webermix pratico, una malta cementizia premiscelata contraddistinta da elevata plasticità. Adatta all’applicazione su svariati supporti quali mattoni, laterizio, pietra mista, arenaria e tufo.

L’incollaggio delle piastrelle, invece, va eseguito con un adesivo cementizio ad alta resistenza meccanica come webercol ultragres 400, ideale anche per la posa di grandi formati e l’applicazione su pavimenti radianti. Il prodotto può essere utilizzato anche per la realizzazione di rivestimenti in facciata o in piscina oppure per incollare un mosaico vetroso; è applicabile su calcestruzzo, massetto cementizio, intonaco, cartongesso, piastrelle e gres.

Infine, per la stuccatura delle fughe si consiglia webercolor premium, disponibile in svariate colorazioni a seconda delle esigenze applicative. Si tratta di uno stucco decorativo cementizio idrofugato monocomponente e antifessurazione, in grado di implementare un’azione idrorepellente, antimacchia e antimuffa grazie alla speciale tecnologia Protect3 agli ioni di argento. Consigliato per stuccare fughe fino a 15 mm.

#FaiConIMakers, Seby Torrisi sostituisce alcune piastrelle in via di distacco in bagno

sostituire piastrelle bagno Seby Torrisi

Alle prese con alcune piastrelle di una parete del bagno ormai compromesse e prossime al distacco, Seby Torrisi realizza un approfondito intervento di ripristino, reso necessario dalla presenza di una vecchia tubatura metallica sottotraccia. Quest’ultima, pur essendo ormai da tempo inutilizzata, ha subito gli effetti dell’ossidazione: il conseguente aumento di volume ha provocato la spinta verso l’esterno delle piastrelle, che appaiono lesionate o in procinto di staccarsi dal supporto in diversi punti. Il maker siciliano, utilizzando i prodotti forniti da Saint-Gobain, ha rimosso il rivestimento danneggiato sostituendolo con un mosaico.

Prima fase: rimozione delle piastrelle e ripristino del supporto

La prima parte dell’intervento di ripristino consiste nella rimozione delle piastrelle; Seby utilizza uno scalpello per rompere o staccare gli elementi che formano il rivestimento. Successivamente, rimuove anche la tubatura sottotraccia che ha provocato il danno, avendo cura di asportare le parti dell’intonaco incoerenti o prossime al distacco. Infine, con una spazzola metallica, ripulisce ulteriormente la parete da polvere e residui.

Completata la rimozione delle piastrelle, Seby procede alla rettifica del supporto; dopo averlo bagnato leggermente usando un nebulizzatore, prepara l’apposita malta cementizia, rispettando le proporzioni tra acqua e materiale. Il prodotto viene poi applicato sulla parete con una cazzuola e un frattazzo, per ottenere una superficie uniforme e di spessore tale da consentire la posa del rivestimento in pari con l’intonaco della parte sovrastante della parete. Completata la rettifica, la malta ha bisogno di alcuni giorni per asciugare completamente prima della posa del rivestimento.

Seconda fase: posa e stuccatura del mosaico

A causa dell’impossibilità di reperire piastrelle identiche a quelle che rivestono le altre pareti del bagno, Seby sceglie di completare l’intervento di ripristino applicando dei fogli di mosaico color verde acqua marina. Preparato l’adesivo, il maker siciliano lo applica sul supporto asciutto, stendendolo con un frattazzo dentato; subito dopo, procede alla posa dei pannelli di mosaico, sagomati su misura con l’ausilio di un cutter. Per far sì che le tessere aderiscano perfettamente alla parete senza irregolarità, Seby utilizza un frattazzo di spugna per tamponare delicatamente i pannelli di mosaico; rimuove poi l’adesivo in eccesso con una spugna umida prima che questi indurisca.

Per far sì che le fughe tra i fogli del mosaico siano regolari, Seby inserisce alcuni cunei di distanziamento che poi rimuove quando l’adesivo si è completamente asciugato. A questo punto, può completare l’intervento con la stuccatura delle fughe, applicando il prodotto con una spatola e rimuovendo subito i residui in eccesso con un frattone di spugna inumidito, trattando la superficie più volte prima che lo stucco sia completamente secco. Infine, completa l’opera pulendo a fondo il mosaico con un panno umido.

I prodotti Saint-Gobain utilizzati

Come accennato, Seby Torrisi ha impiegato alcuni materiali forniti da Saint-Gobain per completare le varie fasi del suo intervento. In particolare, ha usato:

  • webermix pratico, una malta cementizia premiscelata ad elevata plasticità, ideale per la costruzione e l’intonacatura di murature tradizionali; applicabile su laterizio, mattoni, pietra mista, tufo o arenaria;
  • webercol ultragres 400, un adesivo cementizio deformabile monocomponente, contraddistinto da elevata resistenza meccanica e alta capacità bagnante; da utilizzare per incollaggi ad alta resistenza. Il prodotto è consigliato anche per la posa di grandi formati e l’applicazione su pavimenti radianti, in facciata o in piscina, nonché per l’incollaggio di mosaico vetroso. Ideale per supporti quali calcestruzzo, massetto cementizio, piastrelle, gres, cartongesso e intonaco;
  • webercolor premium, uno stucco decorativo cementizio a presa rapida disponibile in svariate colorazioni; idrofugato monocomponente antifessurazione ad elevata resistenza meccanica, è indicato per la realizzazione di fughe fino a 15 mm; idrorepellente e antimacchia, grazie alla tecnologia Protect3 agli ioni d’argento previene la proliferazione di muffe, funghi e batteri.