Pantone: dal 2000 a oggi, ripercorriamo la storia e tutti i colori dell’anno

pantone arredamento

Fondata nel 1962 da Lawrence Herbert, la Pantone LLC è un’azienda statunitense specializzata in soluzioni e tecnologie per la grafica. In particolare, si occupa della catalogazione dei colori nonché dell’elaborazione degli standard necessari alla stessa. Pantone, come si legge sul sito ufficiale pantone.com, “fornisce un linguaggio cromatico universale che consente a marchi e produttori di prendere decisioni critiche in materia di colore in ogni fase del workflow”. Nel corso degli anni, infatti, l’azienda si è imposta come punto di riferimento per aziende e professionisti del design, della moda e non solo. Grazie all’introduzione – fin dagli anni Sessanta – di un apposito standard, offre un’ampia gamma di soluzioni cromatiche, applicabili a lavorazioni fisiche e digitali in qualsiasi ambito, dalla grafica al design di interni.

Il Pantone Matching System

Nel 1963 Pantone introduce il Pantone Matching System (spesso indicato tramite l’abbreviazione PMS) che l’azienda stessa definisce come “uno strumento innovativo che permette la selezione, l’espressione e la riproduzione fedeli di colori uniformi e accurati in qualsiasi parte del mondo”. Il PMS organizza i vari standard cromatici attraverso l’utilizzo di un sistema di numerazione e una serie di schede, le famose ‘palette’, divenute ormai una celebre icona del marchio.

Il successo mondiale riscosso dallo standard elaborato da Pantone è dovuto a diversi fattori; in primo luogo, alla straordinaria varietà cromatica (sono oltre 10.000 le tonalità riprodotte e catalogate). In aggiunta, il PMS è stato impiegato in diversi ambiti, in cui il colore assume un ruolo di primo piano: tessile, abbigliamento, edilizia, architettura e design d’interni. Non a caso, lo standard Pantone è riprodotto su supporti fisici diversificati (tessuti, materiali plastici e par la stampa, vernici e rivestimenti), oltre ad essere disponibile in forma digitale. L’azienda ha sviluppato una serie di strumenti integrati (PantoneLIVE e Pantone Studio) che consentono di rispondere in maniera rapida ed efficace alle più recenti tendenze di mercato grazie all’impiego di nuove tecnologie.

I Pantone Color of the year dal 2000 ad oggi

Fondato nel 1986, il Pantone Color Insitute è un servizio di consulenza attivo all’interno di Pantone che “fornisce approfondimenti e soluzioni per il colore”. Oltre ad offrire supporto ad una variegata clientela, per approntare un “approccio cromatico e progettuale” in risposta a precise esigenze di natura tecnica, pratica e commerciale, implementa anche un altro servizio, ossia elaborare previsioni annuali circa le tendenze cromatiche mondiali. Nello specifico, l’Istituto individua, da oltre vent’anni, il “colore dell’anno” (“Pantone Color of the year”). Per questo, nel corso degli ultimi due decenni, l’azienda si è imposta come “la principale fonte di informazioni sul colore tramite previsioni delle tendenze stagionali”, fornendo i riferimenti indispensabili per l’elaborazione di strategie di design a partire da un’accurata selezione cromatica.

La scelta del colore, come spiega la stessa azienda, “è frutto di un’attenta valutazione e dell’analisi delle tendenze” nonché “di influssi che possono provenire dagli ambiti più svariati, quali il mondo dello spettacolo e della produzione cinematografica, le collezioni d’arte itineranti e i nuovi artisti, la moda, tutte le sfere del design, le mete turistiche più gettonate, così come i nuovi stili di vita, di gioco e le condizioni socio-economiche”. A queste possono aggiungersi le nuove tecnologie, i materiali, le texture, gli effetti e, non di meno, i social media e gli eventi sportivi di portata internazionale.

Pantone e l’interior design: le soluzioni Saint-Gobain

Per tutti gli ambiti in cui le scelte cromatiche sono un fattore strategico, Pantone rappresenta un punto di riferimento, tanto per gli standard di classificazione dei colori quanto per l’interpretazione delle tendenze stagionali. In tal senso, l’architettura d’interni non fa eccezione: ogni anno è contraddistinto da tendenze caratterizzanti, che si esprimono soprattutto attraverso scelte e abbinamenti cromatici ben precisi. Questi vengono implementati non solo per mezzo delle scelte d’arredo o l’aggiunta di elementi di design, ma anche tramite l’utilizzo di pitture e vernici per la tinteggiatura delle pareti interne.

Saint-Gobain Italia, grazie alle idropitture per interni della gamma weberpaint, offre un ampio ventaglio di prodotti ad elevate prestazioni che consentono di realizzare processi di finitura d’interni dal notevole impatto estetico, in linea con le ultime tendenze cromatiche dell’interior design. Di seguito, vediamo alcuni dei colori più interessanti, eletti Pantone dell’anno, e perfetti per pitturare le pareti di casa:

 

– 2000: Cerulean (ceruleo). Annunciato nel 1999, è il primo “Pantone Color of the Year”. Si tratta di una particolare tonalità di azzurro polveroso, a metà strada tra il blu e il verde acqua. Una nuance molto delicata, che ricorda il cielo terso in una giornata senza nubi, ispirando pace e serenità. Nell’interior design, contribuisce a rendere gli ambienti rilassanti ed armoniosi, e per questo si presta in particolar modo ad applicazioni in cucina e nella zona notte.

– 2005: Blue Turquoise. Tonalità di ispirazione ‘naturale’, questa sfumatura di turchese brillante richiama il colore dei mari tropicali oltre ad ispirare benessere e positività. Per questo, viene ampiamente utilizzato nell’architettura d’interni, sia per le tinteggiature che per i parati: una nota turchese, infatti, contribuisce a creare un senso di pace e tranquillità.

– 2015: Marsala. Ispirato alle tonalità che contraddistinguono il celebre liquore, questa tonalità unisce nuance di rosso e marrone; il risultato è un colore caldo, che evoca le sfumature tipiche della terra. Ideale per arredare ambienti lussuosi o aggiungere un tocco barocco o bohémien, il Pantone Marsala si addice soprattutto alla realizzazione di pareti d’accento, la soluzione più adatta per integrare questa nuance senza appesantire gli ambienti.

– 2022: Very Peri. Il “Pantone Color of the Year” per l’anno appena iniziato è “una rappresentazione dello zeitgeist globale del momento e della transizione che stiamo attraversando”. Si tratta di un blu pervinca con sottotono rosso, una nuance che non esiste in natura ma è stata creata interamente in laboratorio. Come spiega l’azienda, essa “illustra la fusione della vita moderna e come le tendenze cromatiche nel mondo digitale si manifestano nel mondo fisico e viceversa”. La calma del blu e l’energia del rosso si fondono per dare vita ad una nuance perfetta per tinteggiare il soggiorno.

Impermeabilizzazione terrazzo: gli interventi necessari

Impermeabilizzazione Terrazzo

Una buona impermeabilizzazione è una prerogativa fondamentale per terrazzibalconi e altre strutture analoghe. Purtroppo, la costante esposizione alle intemperie, l’azione degli agenti atmosferici e l’usura possono compromettere in maniera significativa la tenuta dell’impermeabilizzazione, rendendo necessari interventi di ripristino. Di seguito, vediamo quali sono le soluzioni più adatte per il trattamento di superfici esterne, anche in presenza di un rivestimento ceramico. 

Impermeabilizzare il terrazzo: come procedere 

Per impermeabilizzare terrazzi e balconi che successivamente devono essere piastrellati, è consigliabile ricorrere ad un’apposita guaina liquida impermeabilizzante. Il processo di applicazione prevede anzitutto la rimozione di eventuali parti incoerenti o prossime al distacco; il supporto va poi pulito, per rimuovere polvere, efflorescenze e qualsiasi altro residuo che possa compromettere la perfetta adesione della guaina. Se necessario, bisogna effettuare il ripristino della planarità della superficie, colmando eventuali ammanchi con apposita malta cementizia. Fatto ciò è possibile procedere con idonea guaina liquida, prestando attenzione ai consigli di posa indicati in scheda tecnica e alla sua certificazione per l’utilizzo sotto-piastrella. 

Impermeabilizzazione del terrazzo con piastrelle 

A differenza di quanto si possa pensare, un intervento di impermeabilizzazione non richiede necessariamente la rimozione del rivestimento ceramico, soprattutto quando questo è considerato di alto valore estetico. È possibile, infatti, ripristinare la tenuta di balconi e terrazzi senza dover prima asportare le piastrelle. Rispetto al procedimento illustrato in precedenza, in tal caso si rende necessario l’impiego di membrane impermeabilizzanti trasparenti, in maniera tale da non occultare il rivestimento. La corretta tecnica di esecuzione di questo intervento prevede i seguenti passaggi:  

  • Assicurarsi che non vi siano parti incoerenti o prossime al distacco (in tal caso, va implementato un intervento di ripristino); 
  • Pulire il pavimento per eliminare qualsiasi traccia di polvere, detriti o residui di altro genere; 
  • Applicare uno strato di primer di preparazione su tutta la superficie; 
  • Dopo aver lasciato asciugare il primer per una o due ore, con il fondo ancora appiccicoso, versare la membrana liquida poliuretanica trasparente e stenderla con un rullo di spugna o una spatola metallica; 
  • Trascorse almeno 12 ore, versare un secondo strato di prodotto, rispettando le indicazioni del produttore. 

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare  

Gli interventi di impermeabilizzazione di balconi e terrazzi possono essere implementati grazie ad alcuni prodotti specifici di Saint-Gobain Italia. Le malte della gamma webertec possono essere utilizzate per eventuali operazioni di ripristino delle superfici. I trattamenti di impermeabilizzazione, invece, possono essere implementati con la guaina elasto-cementizia monocomponente weberdry elasto1 top oppure utilizzando weberdry pronto 24, una guaina liquida adatta anche all’incapsulamento dell’amianto. La prima va diluita con il 21-24% di acqua se applicata con la spatola mentre se si adoperano il rullo o il pennello, la percentuale di diluizione è del 27-30%.  

Le reti in fibra di vetro alcali resistenti webertherm RE145 o webertherm RE160 rappresentano invece la soluzione ideale per il rinforzo dello strato di guaina impermeabilizzante (per interventi su superfici non rivestite); in alternativa, è possibile optare per weberdry TNT tessuto in polipropilene macroforato, ideale per armare le guaine elasto-cementizie.  

Il trattamento di giunzioni e punti particolari, invece, va eseguito con weberdry ELASTO band, speciali bande elastiche in gomma e tessuto di polipropilene. 

L’impermeabilizzazione di un terrazzo pavimentato richiede il ricorso ai seguenti prodotti:  

  • weberprim PUR tile, primer monocomponente trasparente ideale per la preparazione di supporti non assorbenti come vetro e ceramica; 
  • weberdry PUR trans, una membrana poliuretanica trasparente e resistente ai raggi UV; ideale per impermeabilizzazioni di lunga durata; 
  • weberdry PUR finish, è un rivestimento poliuretanico opacizzante per trattamenti di finitura. 

#FaiConIMakers, Seby Torrisi realizza una scenografia natalizia in cartongesso

Albero di Natale in cartongesso

In vista delle festività natalizie, Seby Torrisi realizza un albero di Natale stilizzato da collocare in una vetrina per l’allestimento di una scenografia a tema. Così come accaduto per i progetti precedenti, il maker siciliano utilizzerà i materiali forniti da Saint-Gobain Italia. 

La costruzione della chioma 

Per ritagliare le due parti che formeranno la chioma dell’abete, Seby Torrisi utilizza una lastra di cartongesso Gyproc Habito® Forte, un prodotto caratterizzato da un elevato grado di durezza e compattezza. Ciò nonostante, il pannello risulta molto facile da lavorare: bastano un cutter o una sega manuale per eseguire tagli rapidi e precisi. 

Seby, dopo aver tracciato il profilo aghiforme della chioma dell’abete, procede a sagomare il pannello di cartongesso, utilizzando un seghetto alternativo per i tagli più estesi e una sega manuale per quelli più corti. Ricavate le due metà dell’albero, regolarizza i bordi utilizzando della carta abrasiva, prima di tracciare gli incastri mediante i quali l’albero verrà assemblato e collocato su una base quadrata. Per eseguire questa operazione, Seby utilizza un rifilatore. 

La realizzazione della base e il passaggio delle luci 

Per fabbricare la base di appoggio dell’albero, Seby crea un’intelaiatura di forma quadrata, servendosi dei profili zincati a C normalmente utilizzati per allestire le pareti a secco in gesso rivestito. Dopo averli sagomati con una cesoia, li assembla tra loro mediante apposite viti filettate, per poi rivestirli da entrambi i lati con un pannello di cartongesso quadrato. Rispetto all’intelaiatura, i pannelli sono più larghi, così da lasciare un margine sporgente su ogni lato, anche dopo il tamponamento con altre strisce di lastre di cartongesso. L’effetto finale è quello di una doppia modanatura che corre lungo i due bordi della base. Servendosi di un seghetto alternativo, Seby ricava sulla faccia superiore del supporto due incavi perpendicolari, necessari a montare a incastro le due metà dell’albero. Queste ultime, grazie alla capacità autoportante delle lastre, si installano facilmente, grazie al semplice incollaggio dei punti di giunzione.  

Stuccate le teste delle viti e le giunture tra le superfici, Seby si dedica all’installazione dei punti luce che fungeranno da decorazione per l’albero. Realizza i fori per gli alloggiamenti per i dispositivi luminosi a LED, dei segnapasso con alimentatore dedicato. Dopo aver rasato i punti stuccati, il maker siciliano rifinisce l’albero con un’idropittura di colore bianco. 

I prodotti Saint-Gobain utilizzati 

La costruzione dell’albero in cartongesso ha richiesto, da parte di Seby, l’impiego dei seguenti prodotti Saint-Gobain: 

  • Gyproc Gyprofile, profili a C anticorrosivi, dielettrici, ecologici e antifingerprint (ossia fornisce una barriera al contatto cutaneo ed all’inalazione degli ossidi), specifici per l’allestimento di sistemi a secco in cartongesso; 
  • Gyproc Habito® Forte, una lastra in gesso rivestito fibrato spessa 12,5 mm, caratterizzata da elevata resistenza meccanica e un nucleo il cui gesso è additivato con fibre di vetro. 

#FaiConIMakers, Rulof inizia la pavimentazione dell’infernotto

Pavimentazione infernotto

Completata la rimozione della maggior parte dei detriti presenti, Rulof può finalmente procedere alla realizzazione della pavimentazione di una delle gallerie dell’infernotto che si trova al di sotto del proprio laboratorio a Torino. Il maker torinese realizzerà gli interventi necessari grazie al supporto di Saint-Gobain Italia, che fornirà i materiali necessari per la posa del massetto. 

Prima parte: preparazione del supporto 

Il progetto di Rulof prevede la costruzione di un pavimento su più livelli, mediante la realizzazione di una serie di gradoni, con il più alto che occuperà il fondo della galleria dell’infernotto. Per preparare il supporto, costituito da uno strato di detriti piuttosto compatto, Rulof esegue i seguenti passaggi: 

  • Scava una canalina nel suolo (perpendicolare alle pareti dell’infernotto), servendosi di una zappa triangolare, in cui collocherà dei pannelli di contenimento in legno; 
  • Regolarizza la superficie di fondo, spostando i detriti con un rastrello; 
  • Posa un tubo di areazione – che verrà poi inglobato nel massetto – creando un alloggiamento direttamente nel suolo e coprendolo con i detriti; 
  • Isola il suolo dal massetto collocando un telo di plastica per impedire la risalita dell’umidità; 
  • Verifica che la superficie di supporto sia in bolla; per fare ciò utilizza delle barre di ferro fissate (con una manciata di cemento) su dei mattoni, che fungeranno poi da guide per la regolarizzazione del massetto in fase di posa. Colma il dislivello, individuato con questo sistema, spostando i detriti dal lato con il dislivello più pronunciato. 

Nel frattempo, Rulof riceve la consegna del materiale fornito da Saint-Gobain: nove tonnellate e mezzo di massetto. Per trasferire tutti i sacchi giù nell’infernotto, realizza un ingegnoso sistema di scivoli che consente di trasportarli comodamente direttamente dalla strada.  

Seconda parte: posa del massetto 

Dopo aver completato gli interventi di preparazione, Rulof può dedicarsi alla posa del massetto. Prima, però, inserisce delle reti zincate, per rinforzare il massetto; le appoggia su dei mattoni, così che si trovino all’incirca a metà dell’altezza del massetto. 

Fatto ciò, impasta il prodotto nella betoniera, versandolo poi sulla superficie da ricoprire. Una volta ricoperto tutto lo spazio all’interno dei pannelli di contenimento, Rulof regolarizza la superficie servendosi di una lunga staggia di alluminio. Trascorse dodici ore, il tempo necessario a far sì che il massetto sia asciutto e calpestabile, il maker torinese può rimuovere i pannelli di contenimento. 

I prodotti Saint-Gobain utilizzati 

Per realizzare il massetto dell’infernotto, Rulof ha utilizzato weberplan MR81, un massetto pronto ad essiccazione medio-rapida adatto a qualsiasi rivestimento ceramico; calpestabile dopo dodici ore, può essere lavorato anche con pompa a pressione; il prodotto è adatto sia all’uso interno che esterno ed è indicato per la realizzazione di massetti ancorati, desolidarizzati o galleggianti. 

Finto Caminetto in cartongesso: come realizzarlo

finto camino

Nonostante il ricorso sempre più frequente a termosifoni e altri sistemi più moderni e sofisticati, il camino conserva un posto di assoluto rilievo tra le soluzioni per il riscaldamento domestico. Abbinando funzionalità ed estetica, il camino è in grado di adattarsi a qualsiasi ambiente e stile di arredo, in quanto non si addice soltanto a locali in stile rustico o provenzale, ma trova posto anche in contesti caratterizzati da arredi moderni, industriali o minimal. Ciò si deve alla capacità del camino di rendere l’ambiente più confortevole e rilassante, creando un’atmosfera calda ed accogliente. Anche per questo, di recente si sono imposte soluzioni alternative, ossia camini ‘senza fuoco’, alimentati da sistemi elettrici o a bioetanolo. Si tratta di sistemi più versatili e pratici rispetto alle classiche strutture in muratura, realizzabili con sistemi in cartongesso: in questo articolo, vediamo come fare.

Progettare il caminetto in cartongesso

Il primo passo per la realizzazione di un camino in cartongesso consiste nella stesura di un progetto di massima. In altre parole, è necessario scegliere il modello; le due principali opzioni di installazione sono ad appoggio o a incasso. Nel primo caso, il camino è sporgente rispetto alla parete e collocato su di un pianale orizzontale; nel secondo, invece, è inglobato a raso in una struttura tridimensionale (per questo, si definisce anche “camino a colonna”). Gli altri elementi da tenere in considerazione in fase di progettazione sono il budget, il potere riscaldante – espresso in metri quadri – e il tipo di fiamma, nonché il colore.

Cosa occorre: utensili e materiali

I materiali necessari alla realizzazione di un camino in cartongesso sono: lastre di gesso rivestito (resistenti al fuoco), profili metallici a ‘U’, viti filettate per cartongesso, tasselli ad espansione, nastro biadesivo in polietilene espanso, listelli in legno, stucco e nastri di rinforzo per sistemi in cartongesso.

Per eseguire gli interventi costruttivi, è necessario dotarsi di cutter per il cartongesso, forbici e cesoie (per i laminati), un avvitatore elettrico, un metro, una livella, una matita, una spatola e un frattazzo.

Come allestire la struttura e realizzare il tamponamento

La prima parte del processo di realizzazione di un caminetto in cartongesso prevede l’allestimento dell’intelaiatura metallica di supporto. A tale scopo, bisogna procedere come segue:

  • Segnare il perimetro della struttura, effettuando le misurazioni con il metro;
  • Sagomare i profili metallici, servendosi di forbici o cesoie, in base alle misurazioni effettuate;
  • Applicare il nastro biadesivo alle guide metalliche, per poi fissarle al pavimento, alle pareti e – eventualmente – al soffitto;
  • Vincolare i profili metallici utilizzando i tasselli ad espansione;
  • Inserire i profili metallici tra i montanti della struttura, fissandoli con apposite viti filettate;
  • Rinforzare la struttura in corrispondenza dell’alloggiamento per il camino, inserendo listelli in legno tagliati su misura.

Completata l’intelaiatura, è possibile passare alla posa del cartongesso; il ciclo esecutivo è il seguente:

  • Sagomare le lastre di cartongesso in base al layout del camino e della struttura di alloggiamento;
  • Vincolare i pannelli sagomati alla struttura metallica, utilizzando apposite viti per cartongesso;
  • Stuccare le teste delle viti e i punti di giunzione, rinforzandoli con un nastro in carta microforata o in feltro di vetro per il trattamento dei giunti; contestualmente, inglobare i paraspigoli in acciaio sulle pareti esterne;
  • Tinteggiare i pannelli con idropittura per interni dopo aver trattato le superfici con apposito primer di preparazione.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Gli interventi sopra descritti possono essere implementati utilizzando i materiali Saint-Gobain. Per la realizzazione del telaio, è consigliabile impiegare Gyproc Gyprofile, profili metallici a U anticorrosivi, dielettrici, ecologici e antifingerprint, ideali per l’allestimento di sistemi a secco in combinazione con il nastro biadesivo Gyproc in schiuma di polietilene.

Per il rivestimento della struttura, è necessario impiegare una lastra di cartongesso resistente al fuoco e alle temperature elevate; a tale scopo, è possibile scegliere tra diversi prodotti:

  • Gyrpoc Fireline, lastra di tipo F ad alta resistenza al fuoco caratterizzata dal nucleo di gesso additivato con fibre di vetro e virmiculite;
  • Gyproc Habito® Forte, pannelli in gesso fibrato dall’elevata durezza superficiale che offre elevata resistenza meccanica e al fuoco;
  • Gyproc Duragyp Activ’Air®, lastre in gesso rivestito di tipo D, additivato con fibre di vetro e fibre di legno, dalla elevata resistenza meccanica e al fuoco, nonché a ridotto assorbimento di acqua e scarsamente permeabile al vapore.

La stuccatura e il rinforzo dei giunti vanno eseguiti utilizzando lo stucco Gyproc Evoplus 60, in combinazione con Marco® Spark-Perf® (nastro in carta microforata) o un prodotto simile, come il nastro in feltro di vetro o in fibra di vetro. Per la protezione degli spigoli è possibile utilizzare i paraspigoli Gyproc da 30 mm.

#FaiConIMakers, i consigli di Seby Torrisi per stuccare le fughe

fughe macchiate

L’annerimento delle fughe è uno dei maggiori problemi inerenti alla manutenzione delle superfici piastrellate perché intacca l’aspetto estetico del rivestimento. Seby Torrisi, in collaborazione con Saint-Gobain, spiega quali sono le cause che comportano l’alterazione delle fughe e quali soluzioni possono essere adottate per prevenire questo tipo di problema.

Perché le fughe si anneriscono?

In edilizia, la ‘fuga’ è lo spazio che separa i componenti di un rivestimento in ceramica o marmo; dopo la posa, l’intercapedine – la cui ampiezza varia a seconda dell’installazione – viene colmata con un apposito materiale riempitivo. Come spiega Seby Torrisi nel suo nuovo video, nella maggior parte dei casi, la stuccatura delle fughe viene realizzata con un sigillante cementizio. Questo genere di materiale tende ad essere piuttosto permeabile e, specie in alcuni ambienti come il bagno e la cucina, è maggiormente vulnerabile alla penetrazione dell’umidità. Ciò provoca la formazione di muffe e la proliferazione dei batteri che determinano l’alterazione del colore originario delle fughe.

Come ovviare al problema

Il degrado delle fughe può essere prevenuto utilizzando un sigillante cementizio formulato con specifici additivi oppure attraverso un trattamento che preveda l’applicazione di prodotti idrorepellenti. In realtà, il modo migliore per evitare che le fughe anneriscano o si macchino in maniera permanente è utilizzare un prodotto di alta qualità come webercolor premium. Si tratta di uno stucco cementizio a granulometria fine anti-scolorimento, resistente ai raggi UV, agli urti ed all’azione aggressiva dei detergenti, che consente di realizzare fughe resistenti e impermeabili. In aggiunta, è un prodotto antibatterico, grazie ad uno speciale trattamento agli ioni di argento: questi si ‘attivano’ al contatto con l’acqua o l’umidità ambientale e aggrediscono i batteri, impedendone la proliferazione.

I test antimacchia di Seby Torrisi

Per provare l’efficacia di webercolor premium, Seby Torrisi effettua un test su due materiali diversi, caratterizzati da fughe di ampiezza differente. Il maker siciliano incolla su una lastra di cartongesso una sezione di mosaico, formato da tessere separate da una fuga di 2,5 mm. Ripete la stessa operazione con due piccole lastre di marmo di Carrara, divise da una fuga larga 10 mm.

Una volta che le fughe sono completamente asciutte, Seby vi versa sopra del ketchup e del caffè. Successivamente, lava entrambe le superfici, strofinandole due volte con una spugna morbida bagnata. Tanto basta per rimuovere completamente le macchie e restituire alle fughe il loro aspetto originario senza lasciare alcuna macchia o alone.

Come trasformare una vasca da bagno in una cabina doccia

doccia Saint-Gobain

La cabina doccia è uno degli elementi più comuni nei bagni moderni, in quanto coniuga estetica e funzionalità; per questo, sempre più spesso viene preferita alla vasca da bagno che, nonostante il fascino evergreen, determina un maggiore consumo di acqua e risulta complessivamente meno pratica. Non stupisce, quindi, come in molte ristrutturazioni la vasca venga sostituita con un box doccia, così da ottimizzare gli spazi e i consumi. In questo articolo vediamo quali sono, in dettaglio, gli interventi necessari per la trasformazione di una vasca da bagno in una cabina doccia.

Preparazione delle superfici

La prima cosa da fare quando ci si appresta ad installare una cabina doccia in sostituzione di una vasca da bagno è interrompere l’alimentazione dell’impianto idrico. Fatto ciò, è possibile procedere allo smantellamento della vasca, avendo cura di non intaccare il massetto sottostante e il rivestimento della parete, nel caso in cui quest’ultima fosse aderente alle opere in muratura.

Lo step successivo consiste nel verificare la planarità delle superfici: servendosi di una livella a bolla, è necessario accertare che il piano su cui poggerà il piatto doccia sia perfettamente ‘in bolla’, ossia planare e privo di irregolarità. In caso contrario è bene approntare un opportuno intervento di regolarizzazione.

Installazione del piatto e della cabina doccia

Completati gli interventi preparatori, l’installazione della cabina prevede anzitutto la posa del piatto doccia. I passaggi da effettuare sono i seguenti:

  • Raccordare lo scarico della doccia con la propria canalizzazione; nel caso in cui le due estremità siano compatibili, è sufficiente vincolarli mediante un manicotto di connessione. In caso contrario, è necessario inserire un riduttore, per far combaciare il diametro dello scarico con quello della canalizzazione;
  • Allestire la parete di fondo della cabina doccia, assemblando le varie componenti – con particolare attenzione al miscelatore e alla doccia – secondo le istruzioni fornite dal produttore dell’apparato;
  • Montare le pareti della cabina; per effettuare questo passaggio bisogna prima pulire i profili. Poi, dopo aver applicato la guarnizione di tenuta, si monta la parete di fondo, inserendola nelle apposite scanalature del piatto doccia; infine, si assemblano le due pareti laterali, fissandole a quella di fondo;
  • Installare i profili angolari per il fissaggio della porta di ingresso della doccia;
  • Controllare che l’intero sistema sia in bolla;
  • Applicare il teflon sulle filettature e sui raccordi filettati;
  • Raccordare i flessibili al miscelatore e al tubo di passaggio dell’acqua, stringendoli prima a mano e poi con una chiave; la stessa operazione va fatta con l’estremità collegata al sifone;
  • Ripristinare l’alimentazione dell’impianto idrico per controllare la tenuta stagna dei raccordi.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Una cabina doccia moderna e funzionale si caratterizza per la luminosità e la lucentezza delle superfici trasparenti. Tali prerogative contraddistinguono TIMELESS®, il vetro a marchio SG Italia concepito appositamente per le pareti doccia. Grazie ad un particolare trattamento industriale controllato, ossia l’applicazione di un deposito magnetronico che conferisce alle lastre TIMELESS® proprietà anticorrosive, il vetro risulterà refrattario ai depositi di sporco e calcare, non si opacizzerà e conserverà un elevato di trasparenza e brillantezza più a lungo rispetto ai vetri comuni. Le lastre TIMELESS® sono garantite dieci anni*.

 

*I termini della garanzia sono disponibili sul sito www.it.saint-gobain-building-glass.com.

 

#FaiConIMakers: Giuseppe Conte avvia la costruzione di un ripostiglio esterno

costruzione-ripostiglio-esterno

Giuseppe Conte di Makers At Work ha inaugurato un nuovo progetto di fai da te; il maker aquilano allestirà un piccolo ripostiglio esterno, addossato ad una parete del proprio laboratorio, in collaborazione con Saint-Gobain Italia, che fornirà tutti i materiali necessari alla realizzazione della struttura. 

Prima fase: progettazione e segnatura del perimetro 

Il ripostiglio sarà costruito con un sistema a secco in cartongesso e avrà una pianta rettangolare, coincidente con un massetto rialzato in cemento; le dimensioni saranno di circa 4m x 1m e il tetto, pur protetto da una tettoia, sarà leggermente spiovente. La struttura servirà sia per conservare le parti in legno e metallo che il Giuseppe utilizza per le sue lavorazioni sia per riporre due macchinari, un compressore e un aspira trucioli. Ragion per cui, il ripostiglio sarà realizzato con appositi materiali fonoisolanti.  

Per prima cosa, Giuseppe Conte segna il perimetro della struttura, utilizzando una matita e servendosi di livella e squadra per le misurazioni. Lungo il tracciato segnato sul massetto a terra, individua due vani da 80 cm, in coincidenza dei quali verranno installate due porte – una sul lato lungo e una sul lato corto – per l’accesso alle scorte di materiale e ai macchinari. 

La realizzazione e il rivestimento dell’intelaiatura  

Dopo aver effettuato tutte le misurazioni necessarie, Giuseppe Conte può dedicarsi all’allestimento dell’intelaiatura di supporto, per la quale utilizzerà profili in acciaio a ‘U’. Il maker aquilano procede come segue: 

  • Applica sul retro dei profili un nastro biadesivo, che migliorerà l’isolamento acustico della struttura e l’aderenza della stessa alle superfici in muratura; 
  • Sagoma i profili a ‘U’ su misura, utilizzando una cesoia e un cutter; 
  • Vincola i profili al massetto e alla parete in muratura, utilizzando apposite viti filettate, seguendo il perimetro segnato in precedenza e assicurandosi che tutte le componenti siano in bolla. 

Completata questa prima fase di allestimento, Giuseppe Conte fissa i montanti verticali della parete esterna del ripostiglio, utilizzando dei supporti provvisori così da tenere bloccata l’intelaiatura e far sì che resti in bolla, prima di fissare i profili in maniera definitiva. Per evitare che lo ‘scheletro’ del ripostiglio produca oscillazioni (tali da creare dei fuori squadra), il maker aquilano fissa subito una lastra di cartongesso alla parte interna della struttura, così da migliorarne la stabilità.  

Infine, sagoma su misura i profili a ‘U’ che fungeranno da montanti del tetto spiovente; poiché l’ampiezza della copertura del ripostiglio sarà inferiore ad un metro, non c’è bisogno di inserire ulteriori elementi di sostegno o rinforzo. Ad ogni modo, Giuseppe fisse alle due guide portanti trasversali una serie di doppi profili, per l’intera struttura ancora più solida. 

Il tamponamento viene effettuato con lastre di gesso rivestito. I pannelli vengono fissati prima alla parte interna dell’intelaiatura; successivamente, dopo l’inserimento del materiale isolante (lana di vetro) nelle intercapedini, la struttura viene chiusa anche all’esterno con lastre di cartongesso. 

I materiali Saint-Gobain utilizzati da Giuseppe Conte 

Per realizzare la prima parte del suo nuovo progetto, Giuseppe Conte ha utilizzato due prodotti Saint-Gobain Italia, entrambi a marchio Gyproc. In particolare, per allestire la struttura di sostegno ha adoperato i profili Gyproc Gyprofile, un prodotto anticorrosivo, dielettrico, ecologico e antifingerprint, ideale per la creazione di sistemi a secco con lastre di gesso rivestito. 

Il rivestimento interno è stato realizzato con pannelli Gyproc Duragyp, una speciale lastra in cartongesso il cui nucleo è formato da gesso rinforzato con fibre di legno e fibre di vetro. Questo prodotto è caratterizzato da un elevato grado di durezza superficiale e una spiccata resistenza meccanica, oltre che da un ridotto assorbimento di acqua. Per il tamponamento esterno, invece, Giuseppe Conte ha utilizzato Gyproc Glasroc® X, una lastra altamente resistente alla muffa ed all’umidità grazie alla presenza di speciali additivi. 

Interior Design: quali sono i principali trend autunnali del 2021

trend colori autunno pareti

I principali trend autunnali in fatto di arredo e interior design saranno caratterizzati da diverse novità; alcuni stili torneranno in voga in chiave leggermente diversa, soprattutto per quanto riguarda gli accostamenti cromatici. Il trait d’union sarà il comfort: a prescindere dallo stile, il design d’interni per la stagione autunno inverno 2021 2022 punta alla creazione di atmosfere accoglienti e rilassanti, pur senza rinunciare ad abbinamenti caratteristici e ricercati. Colori e materiali concorrono a definire uno stile ben preciso, a seconda dei gusti personali, a partire dalle imprescindibili tonalità neutre che, su pareti e pavimenti, offrono lo sfondo ideale per esaltare gli arredi. In questo articolo vediamo, in dettaglio, quali sono gli stili di tendenza che caratterizzeranno questo periodo e quali tratti li contraddistinguono.

Country chic

Questo stile predilige l’abbinamento di materiali e colori naturali con finimenti di pregio, eleganti e ricercati. Il recupero degli elementi rustici, la componente “country” dell’arredo, si concretizza nell’ampio ricorso al legno ed alla ceramica; le scelte cromatiche, invece, si indirizzano principalmente verso tonalità in grado di rendere l’ambiente caldo ed accogliente quali il marrone, l’avorio, il beige e il grigio, declinati in svariate sfumature. La tendenza country chic per la stagione autunno e inverno 2021 – 2022 si caratterizza anche per l’utilizzo del verde oliva, una tonalità arricchita da punte di giallo e grigio che ben si addice a mobili decapati, testiere, accessori (monili, vasellame e simili) e finimenti d’arredo. Più in generale, questa nuance può essere utilizzata anche per tinteggiare le pareti; il verde oliva, infatti, consente di creare un’atmosfera avvolgente e rilassante, da arricchire con arredi in legno e vimini abbinati a dettagli e complementi in metallo, così da creare un contrasto gradevole e ben calibrato.

Stile minimal

Ormai consolidato evergreen del design d’interni, lo stile minimal si ripropone ciclicamente, anche perché è applicabile all’arredo di qualsiasi ambiente domestico. Si caratterizza per le linee pulite ed essenziali, abbinate a superfici regolari e un uso diffuso del bianco, che funge da base neutra per abbinamenti tono su tono, specie con il beige e il grigio. Si addice soprattutto ad ambienti quali corridoi e disimpegni, ma è molto utilizzato anche per il soggiorno, l’area living e le camere da letto, in quanto contribuisce a creare un’atmosfera luminosa e rilassante. In aggiunta, trova applicazione anche in bagno, grazie a scelte stilistiche e di design ben precise come, ad esempio, il piatto doccia a filo con il pavimento da abbinare ad un box walk-in con pareti in cristallo. In tal modo, oltre ad integrare in maniera ottimale la cabina con il resto dell’ambiente, è possibile migliorarne la luminosità.

Stile industriale

Spesso indicato anche come “industrial chic”, lo stile industriale si è imposto da tempo come una variante dello stile vintage, per merito di alcuni tratti caratteristici. Viene applicato soprattutto in ambienti urbani e a pianta aperta; si caratterizza per i colori neutri – bianco, nero e grigio – e l’impiego di materiali quali legno, metallo (generalmente non cromato), mattone e vetro, indispensabile per rendere più luminosi gli ambienti. Il carattere industriale viene sottolineato da dettagli e complementi d’arredo (sedie in stile vintage, grosse lampade che ricordano quelle in uso negli stabilimenti industriali e così via), nonché da precise scelte progettuali come, ad esempio, ampie vetrate o muri con mattoni a vista. Molto spesso, gli ambienti arredati in stile industriale prevedono un pavimento neutro color grigio cemento o sfumature simili, tipo cenere o grafite.

Quali prodotti Saint-Gobain utilizzare

Per realizzare uno degli interventi di restyling sopra descritti è possibili attingere ai prodotti del catalogo Saint-Gobain. Utilizzando le idropitture per interni della gamma weberpaint di Saint-Gobain è possibile tinteggiare le pareti in diversi colori, incluso il verde oliva. Negli ambienti in stile industriale, invece, è possibile optare per i pavimenti decorativi cementizi di Saint-Gobain, la soluzione ideale per creare un perfetto abbinamento cromatico e ottenere una superficie caratterizzata da una pregevole continuità materica. Infine, in un bagno dall’arredo minimal, non può mancare una doccia di design realizzata con lastre di vetro Saint-Gobain, prive di VOC e in grado di garantire un elevato grado di luminosità e trasparenza

#FaiConIMakers, alla scoperta degli adesivi cementizi con Seby Torrisi

Adesivi cementizi

La manutenzione ordinaria e le piccole riparazioni in ambito domestico richiedono spesso l’utilizzo di un adesivo sigillante o di un collante cementizio. La scelta del prodotto più adatto a specifiche esigenze tecniche e materiali è fondamentale per la buona riuscita dell’intervento; per questo, il maker siciliano Seby Torrisi, in collaborazione con Saint-Gobain Italia, illustra i fattori da valutare per individuare l’opzione più adatta a seconda delle necessità. 

Gli adesivi sigillanti per piccoli interventi 

Il primo fattore da prendere in considerazione è la tipologia di intervento. In linea di principio, per piccoli interventi di riparazione e manutenzione, è possibile utilizzare un adesivo sigillante universale, applicabile con la ‘pistola’ per il silicone. Prodotti del genere sono utilizzabili anche per riparazioni momentanee. 

Nello specifico, il maker siciliano illustra le caratteristiche di webercolor HS, un adesivo sigillante flessibile universale a base di polimeri silano modificati che egli stesso ha impiegato per la posa di una mattonella, in sostituzione di una distaccata. Data la portata ridotta dell’intervento, Seby non ha utilizzato né una smerigliatrice flessibile né un adesivo cementizio. La scelta, come detto, è ricaduta su webercolor HS, in quanto adesivo a indurimento rapido, adatto all’applicazione su di ogni genere di materiale da costruzione. Per testimoniare l’efficacia e la versatilità del prodotto, Seby lo utilizza per: 

  • Fissare una staffa metallica di supporto ad un pannello di cartongesso; 
  • Sigillare dei piccoli pannelli di marmo di Carrara, incollandoli lungo i bordi; 
  • Incollare due pezzi di pietra lavica immersi in una vaschetta piena d’acqua, per testare la capacità adesiva del prodotto a contatto con l’acqua. 

Trascorse 24 ore, le staffe sono in grado di sorreggere una mensola con sopra una cassetta per gli attrezzi mentre le pietre laviche si distaccano solo sotti i colpi di un mazzuolo. 

I collanti cementizi: parametri di classificazione 

Per gli interventi più complessi, come il ripristino di una parte importante della pavimentazione o la pavimentazione per intero di un ambiente, è necessario ricorrere ai collanti cementizi. I fattori da prendere in considerazione, in tal caso, sono diversi. Anzitutto, molto dipende dal tipo di intervento e dal contesto in cui verrà implementato; la scelta del prodotto da utilizzare, infatti, deve tener conto del materiale da posare, del formato e del supporto sul quale avverrà l’incollaggio. Vanno inoltre considerate le sollecitazioni alle quali, prevedibilmente, il rivestimento sarà esposto. 

Qualora si decida di effettuare personalmente gli interventi (solo dopo un’attenta valutazione dell’entità complessiva degli stessi), è bene conoscere i parametri di classificazione dei collanti cementizi. Per questo, Seby passa rapidamente in rassegna i codici alfanumerici che contraddistinguono i prodotti di questo tipo reperibili in commercio: 

  • C1: collante ad adesione normale; 
  • C2: collante ad adesione migliorata; 
  • T: demarca i collanti tixotropici, ossia che non colano durante l’applicazione; 
  • F: dall’inglese ‘fast’, indica i prodotti a presa rapida; 
  • S1 e S2: sono le sigle che indicano la deformabilità del collante. 

Adesivi e collanti Saint-Gobain 

Nel suo video illustrativo, Seby Torrisi fa riferimento ad alcuni prodotti Saint-Gobain Italia a marchio Weber. Oltre al già citato webercolor HS, il maker siciliano ha indicato anche la linea di collanti ad alta resistenza webercol UltraGres (per interventi di ampia portata) e l’adesivo ad alte prestazioni webercol ProGres Evo, quale esempio di collante a scivolamento nullo indicato soprattutto per la posa del gres, anche in sovrapposizione. 

Come realizzare una veletta in cartongesso

Veletta cartongesso

Il cartongesso è ampiamente utilizzato in edilizia per la realizzazione di pareti divisorie e contropareti per migliorare l’isolamento termoacustico; questo materiale particolarmente versatile è spesso impiegato anche per costruire controsoffitti di ampiezza variabile, per occultare cavi e tubazioni, oppure per inserire una serie di punti luce in una zona specifica di un determinato ambiente. In tal caso, spesso si ricorre ad una soluzione architettonica specifica, anch’essa realizzabile in cartongesso: la veletta 

Cos’è una veletta in cartongesso 

In edilizia, il termine veletta veniva utilizzato principalmente per indicare l’elemento di tamponamento collocato al di sopra di un’apertura (finestra o portafinestra) per chiudere il vano contenente il rullo di una persiana avvolgibile. Poiché i controsoffitti, sia continui sia modulari, sono diventati sempre più diffusi, il termine veletta è utilizzato per indicare anche – se non soprattutto – un elemento architettonico in cartongesso, mediante il quale si implementa un abbassamento parziale del soffitto, allo scopo di inserire uno o più dispositivi di illuminazione o nascondere cavi e tubature. La veletta, assolvendo al contempo una funzione pratica ed una estetica, può assumere le forme più disparate, in base a specifiche esigenze funzionali o decorative. 

Utensili e materiali per realizzare una veletta in cartongesso 

Per la realizzazione di una veletta in cartongesso occorrono i seguenti attrezzi: un metro, eventualmente un proiettore laser, una matitaforbici/cesoie, un cutter per lastre di cartongesso, una livella, una spatola e un frattazzo. Si consiglia di indossare anche un adeguato abbigliamento tecnico durante le varie fasi dell’intervento. I materiali necessari, invece, sono: 

  • Lastre in cartongesso; 
  • Profili metallici a ‘U’ e a ‘C’ (flessibili se il profilo della veletta è curvo); 
  • Viti e/o tasselli per il fissaggio delle guide metalliche; 
  • Viti per il fissaggio delle lastre in cartongesso; 
  • Nastri di rinforzo per i punti di giunzione; 
  • Paraspigoli in acciaio; 
  • Stucco a base gesso per cartongesso. 

Come creare la struttura 

Dopo aver approntato un progetto di massima, è necessario prendere le misure della veletta che si intende realizzare: si può utilizzare un metro e segnare i riferimenti con una matita oppure riportare le misurazioni con un proiettore laser. Fatto ciò, è possibile procedere all’assemblaggio della struttura della veletta in cartongesso, eseguendo il seguente procedimento: 

  • Sagomare i profili metallici a ‘U’ con una forbice/cesoia; 
  • Fissare il primo supporto orizzontale alla parete (se la veletta funge da raccordo tra parete e soffitto), utilizzando apposite viti metalliche e/o tasselli assicurandosi che sia perfettamente in bolla; 
  • Vincolare il secondo supporto orizzontale al soffitto, seguendo il medesimo procedimento; 
  • Ancorare ai supporti (o alla parete) le guide che individuano i lati corti della veletta utilizzando, a seconda del caso, viti metalliche e/o tasselli o staffe a ‘U’; 
  • Per velette curve o ondulate, la struttura va realizzata con profili flessibili del tipo vertebra  

Realizzare il rivestimento in cartongesso 

Completata la struttura, è possibile procedere al rivestimento con le lastre di cartongesso. È sufficiente sagomare/tagliare le lastre con un cutter e fissarli all’intelaiatura metallica mediante apposite viti per cartongesso. Per le velette in cartongesso con LED bisogna tagliare le lastre per approntare gli alloggiamenti in cui collocare i faretti. Una volta terminato anche questo passaggio, bisogna rinforzare i giunti, applicando lo stucco a base gesso, inserendo un nastro di carta microforata o di feltro di vetro; procedere anche con la stuccatura delle teste delle viti e delle intersezioni con le pareti e il soffitto. 

Per una finitura ottimale, trattare gli spigoli con un paraspigolo in acciaio. 

I prodotti Saint-Gobain utilizzabili 

All’interno dell’offerta Saint-Gobain Italia sono presenti tutti i materiali per costruire correttamente una veletta in cartongesso: 

  • Gyproc Gyprofile: guide a ‘U’ e montanti a “C”,  in acciaio zincato, ideali per l’allestimento della struttura metallica. Per velette curve, si consigliano i profili flessibili Gyproc Flexo; 
  • Gyproc Wallboard: pannello in cartongesso formato da un nucleo in gesso emidrato reidratato, rivestito su entrambe le facce da materiale cellulosico; 
  • Gyproc Flex 6: lastre di cartongesso per implementare soluzioni curve; 
  • Gyproc Evoplus: gamma di stucchi per le finiture dei pannelli in cartongesso; 
  • Nastri in carta microforata o in feltro di vetro, per il trattamento dei giunti; 
  • Viti Gyproc Punta Chiodo per l’avvitatura delle lastre alla struttura metallica. 

Scopri i prodotti nel dettaglio: 

 

#FaiConIMakers, Rulof visita un impianto di produzione Saint-Gobain

impianto-saint-gobain

In attesa di riprendere i lavori di ristrutturazione nel proprio infernotto di Torino, il maker Rulof ha fatto visita ad un impianto di produzione Saint-Gobain Italia, all’interno del quale viene effettuata la lavorazione delle materie prime per il confezionamento di alcuni prodotti Weber. 

La torre di miscelazione 

Il breve ‘tour’ di Rulof comincia all’esterno di una torre di miscelazione alta otto piani. La struttura viene rifornita da grandi autocisterne, che trasportano sabbia ed altre materie prime. I materiali contenuti nelle cisterne vengono convogliati all’ultimo piano della torre, dopo essere stati immessi in apposite tubazioni, per mezzo di un potente compressore ad aria. Questi fa sì che la sabbia e le altre materie prime raggiungano i silos di destinazione, collocati all’ottavo piano della torre di miscelazione. Ciascun silos ha dimensioni diverse in base a specifiche esigenze di produzione. 

Pesatura e miscelazione 

Al sesto piano della torre, i materiali vengono movimentati da un’elica senza fine verso grandi bilance computerizzate, che permettono di dosare il prodotto per le successive fasi di lavorazione. Questo passaggio è particolarmente importante, dal momento che ogni formulazione prevede dosi e proporzioni ben precise. 

Lo step seguente viene implementato al piano inferiore; a questo livello della struttura si trova un sistema di tubi che convoglia le materie prime in un imbuto di raccolta, dove vengono aggiunti stabilizzanti, fluidificantiritardanti ed altre sostanze, rispettando le indicazioni delle quantità stabilite nel laboratorio Ricerca e Sviluppo.  

Miscelazione e confezionamento 

Completata la fase di pesatura, l’insieme dei materiali e delle sostanze viene trasferito all’interno di un grande miscelatore che si trova al quarto piano. Successivamente, un apposito macchinario convoglia il prodotto verso la linea di insacchettamento oppure nei silos di stoccaggio.  

Il confezionamento dei singoli sacchetti viene effettuato da una macchina specifica, secondo un procedimento molto semplice. Un operatore inserisce un certo numero di sacchetti vuoti (già chiusi e sigillati); un braccio meccanico li sposta verso il punto di riempimento dove un ugello immette il prodotto finito all’interno del sacchetto tramite un’apposita valvola. Quest’ultima, quando la confezione è piena, si richiude autonomamente evitando perdite o fuoriuscite di materiale. 

Una volta riempiti, i sacchetti vengono trasportati verso un altro punto di lavorazione (per mezzo di nastri trasportatori a rullo) e disposti sui bancali. Prima di uscire dalla linea di produzione, vengono sigillati con una guaina termorestringente in materiale plastico, indispensabile per proteggere il prodotto dagli agenti atmosferici (in special modo l’umidità). Terminata anche la fase di imballaggio, il bancale è pronto per essere immesso nella catena di distribuzione. 

La lavorazione delle pietre grezze 

L’impianto visitato da Rulof implementa anche la lavorazione delle pietre grezze di carbonato di calcio provenienti dai siti di estrazione mineraria. Il processo di trasformazione è molto simile a quello descritto in precedenza; le pietre vengono dapprima convogliate in un silos posto in cima all’impianto e, per effetto della forza di gravità, precipitano all’interno di un macchinario dotati di percussori, dove vengono triturate e sminuzzate. Questo processo trasforma le pietre grezze in polvere, i cui granuli presentano un diametro non superiore a 3 mm.  

La fase successiva è la setacciatura; questo processo divide le varie parti del pulviscolo, separandole in base al diametro, in quanto ciascun prodotto richiede una granulometria ben precisa. Per evitare che l’umidità comprometta il processo di lavorazione, l’impianto è dotato di un bruciatore che produce aria calda che viene immessa nel macchinario per la frantumazione delle pietre grezze. Le polveri vengono poi convogliate all’ottavo piano della torre di miscelazione, dove attraversano le varie fasi di lavorazione descritte in precedenza.