Utilizzare i vetri antiriflesso per migliorare il comfort visivo

Vetri antiriflesso

Quando si parla di comfort visivo si fa riferimento alla qualità dell’illuminazione interna che caratterizza un determinato ambiente. Tale prerogativa dipende non soltanto dalla progettazione illuminotecnica ma anche dall’esposizione alla luce naturale. Quest’ultima è determinata principalmente dalla collocazione geografica dell’edificio e, in misura minore, da precise scelte effettuate in sede di progettazione e dalle caratteristiche strutturali dell’edificio. La gestione della luce naturale avviene mediante le superfici trasparenti dei serramenti, ossia i vetri di finestre, lucernai e porte finestre. Questi dispositivi implementano una duplice azione di filtro e coibentazione rispetto alla luce ed al calore prodotti dai raggi solari. Tra le principali soluzioni che consentono di migliorare sensibilmente il comfort visivo ci sono i vetri antiriflesso, che utilizzano una particolare tecnologia per garantire una trasparenza ottimale delle superfici vetrate.

Cos’è un vetro antiriflesso

Si definiscono “antiriflesso” o “a bassa riflessione” i vetri che offrono una riflessione della luce (naturale o artificiale) molto inferiore rispetto a quella che caratterizza i vetri tradizionali. Questa caratteristica tecnico prestazionale viene ottenuta implementando uno specifico trattamento, che consiste nell’applicazione di un sottile strato di ossidi metallici su una lastra di vetro float (il tipo di vetro più comune tra quelli in commercio) dopo la produzione. In tal modo, si crea un film (il cui spessore non supera un quarto della lunghezza d’onda della luce riflettente) che diminuisce sensibilmente la riflessione della luce, ossia quel fenomeno fisico per il quale un’onda (nel caso specifico, un’onda luminosa) cambia direzione quando colpisce una superficie. Naturalmente, i vetri antiriflesso non eliminano la riflessione in maniera definitiva, tant’è che in determinate condizioni ambientali e di luce o in relazione a specifici angoli di visuale, possono verificarsi fenomeni trascurabili di riflessione residua.

Dal punto di visto pratico, i vetri antiriflesso garantiscono una perfetta trasparenza in qualsiasi condizione di luce e, di conseguenza, contribuiscono al raggiungimento di un adeguato comfort visivo nei diversi contesti di applicazione.

A cosa servono i vetri antiriflesso

Lo scopo primario dei vetri antiriflesso è quello di ridurre al minimo il fenomeno della riflessione della luce. Questo tipo di esigenza caratterizza gli ambiti più disparati; non a caso, questo genere di vetro viene impiegato in contesti molto diversi, accomunati dal bisogno di disporre di superfici vetrate caratterizzate da una elevata trasparenza, non alterata dalla riflessione luminosa.

Le vetrate antiriflesso si prestano sia all’installazione interna sia a quella esterna; esse possono essere utilizzate, ad esempio, per la realizzazione delle vetrine di negozi e showroom o per le vetrate di ristoranti panoramici. Al contempo, è possibile implementare questa soluzione anche all’interno di musei e spazi espositivi, per l’allestimento di bacheche e strutture analoghe, oppure negli studi televisivi per l’installazione di pareti divisorie. Altro utilizzo molto comune dei vetri antiriflesso è quello che se ne fa nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti, a protezione delle tabelle informative per i passeggeri.

I vetri antiriflesso VISION-LITE® di Saint-Gobain Italia

VISION-LITE® è la soluzione proposta da Saint-Gobain Italia per il comfort visivo e luminoso, destinata a specifici contesti di utilizzo. Si tratta di un vetro a bassa riflessione residua (circa l’1%), in grado di ridurre in maniera significativa la riflessione della luce visibile fino a 10 volte rispetto ad un vetro tradizionale; tali prestazioni sono dovute al particolare processo di realizzazione, che prevede un trattamento magnetronico sottovuoto, applicando su entrambi i lati del vetro float un deposito trasparente di ossidi metallici. La gamma VISION-LITE® è realizzata su base DIAMANT e si articola in quattro prodotti diversi, ciascuno dei quali offre una risposta adeguata a specifiche esigenze tecniche e applicative.

Superbonus 110% sulle seconde case: come funziona

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Con l’entrata in vigore della Legge n. 77/2020 di conversione al “Decreto Rilancio”, l’aliquota di detrazione prevista per gli interventi di efficientamento energetico e di riduzione e miglioramento del rischio sismico su edifici a prevalenza residenziale è stata incrementata al 110%. Questo incentivo statale  che comprende altresì l’installazione di pannelli fotovoltaici e la sostituzione dei serramenti come opere aggiuntive, è nota come SuperBONUS 110% ed è applicabile anche ai lavori realizzati sulla seconda casa 

Vediamo come funziona. 

La normativa e il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate 

La possibilità di ottenere le agevolazioni fiscali previste da SuperBONUS in relazione agli interventi sulla seconda casa, è stata chiarita con il con il comma 10 dell’art.119 (legge n.77/20) .Come si legge nella sezione “Domande e risposte” della Guida al Superbonus 110% disponibile nell’apposita sezione del sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, “la limitazione, emersa nel corso dell’iter legislativo di approvazione della norma, riferita alla applicabilità del Superbonus ad interventi realizzati sulle singole unità immobiliari adibite ad abitazione principale è stata eliminata”. In altre parole, l’applicabilità del regime agevolativo non è più limitato alla sola abitazione principale e può essere estesa anche a quelle che vengono comunemente definite “seconde case”. Poiché si tratta di un aspetto quantomeno controverso della normativa di riferimento, l’Agenzia delle Entrate si è espressa ulteriormente, pubblicando un parere (la Risposta n. 327 del 9 settembre 2020) inerente ad un’istanza riguardante un intervento relativo ad un immobile in comodato d’uso gratuito. 

Interessante evidenziare, come citato dalla circolare n. 24/E di agosto 2020, la possibilità d’intervenire anche per gli inquilini che detengono l’immobile con un contratto di locazione regolarmente registrato al momento dell’inizio dei lavori o al momento del sostenimento delle spese se antecedente, ed essere in possesso del consenso all’esecuzione dei lavori da parte del proprietario. 

 

Ricapitolando, è possibile beneficiare dell’agevolazione a patto che siano soddisfatte le seguenti condizioni: 

  • l’immobile possieda i requisiti tecnici indicati nell’articolo 119 del Decreto Rilancio per l’accesso all’agevolazione; 
  • il richiedente sia in possesso di un titolo di detenzione dell’immobile regolarmente registrato; 
  • gli interventi per i quali si richiede l’applicazione del bonus, rientrino nella disciplina agevolativa. 

Bonus ristrutturazione sulla seconda casa: in cosa consiste 

Il SuperBONUS consiste in una detrazione di imposta lorda elevata al 110%, applicabile alle spese sostenute tra il primo luglio 2020 e il 30 giugno 2022 per la realizzazione di specifici interventi edilizi, individuati dagli strumenti normativi di riferimento. L’agevolazione deve essere ripartita in 5 quote annuali di pari importo; in alternativa alla fruizione diretta, il beneficiario può optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura applicato dai fornitori. 

Si ricordare che le scadenze per i condomini sono stati prorogati al 31 dicembre 2022, medesima data che definisce altresì il termine per gli edifici costituiti da 2 a 4 unità immobiliari di unica proprietà ma solo se con il 60% di opere svolte in data 30 giugno 2022 

Bonus 110% sulle seconde case: per quali interventi è previsto 

Per essere inclusi nel SuperBONUS gli interventi edilizi devono rispettare due requisiti fondamentali: 

  • assicurare il miglioramento di almeno due classi energetiche o, qualora non fosse possibile, implementare il raggiungimento della classe energetica più alta; 
  • rispettare i requisiti tecnici minimi per l’accesso alle detrazioni indicati dal Decreto del 6 agosto 2020 promulgato di concerto da MISE, MEF e dal Ministero dell’Ambiente. 

Il miglioramento energetico conseguito a seguito della realizzazione degli interventi viene certificato dall’APE, l’Attestato di Prestazione Energetica, ossia una dichiarazione asseverata rilasciata da un tecnico abilitato. Una copia del documento deve essere trasmessa ad ENEA ovvero l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. 

Ai sensi dell’articolo 119 del Decreto Rilancio, permettono di accedere all’agevolazione fiscale prevista dal SuperBONUS gli interventi di isolamento termico delle strutture opache “che interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda”, inclusa la  coibentazione del tetto anche nel caso non delimitasse un ambiente riscaldato. In tal caso, l’agevolazione viene calcolata rispetto ad una spesa complessiva che varia in base al tipo di immobile: 

  • € 50.000 per edifici unifamiliari o funzionalmente indipendenti in edifici purifamiliari 
  • € 40.000 per ciascuna unità in edifici costituiti da 2 a 8 unità immobiliari 
  • € 30.000 per ciascuna unità eccedente alle 8 unità immobiliari 

 In aggiunta, possono essere inclusi nel bonus gli interventi sulle parti comuni per la “sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria”; gli impianti devono rientrare almeno nella classe energetica A e possono includere: generatori di calore a condensazionegeneratori a pompa di calore ad alta efficienza, apparecchi ibridi, sistemi di microcogenerazione e collettori solari. Rientrano nella disciplina agevolativa anche gli interventi antisismici. 

Oltre agli interventi trainanti sopra descritti (o principali) si aggiungono quelli trainati (o aggiuntivi), ossia lavori per i quali è già previsto l’ecobonus e che rientrano nel SuperBONUS se realizzati congiuntamente ai primi. Nello specifico, si tratta di interventi di efficientamento energetico, eliminazione delle barriere architettoniche e posa o implementazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo. 

Chi può accedere al bonus seconda casa 

Come si legge sul portale dell’Agenzia delle Entrate, i soggetti che possono beneficiare del SuperBONUS sono: 

  • condomìni ed edifici costituiti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate, della medesima proprietà o in comproprietà 
  • Le persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni, che possiedono o detengono l’immobile o l’unità immobiliare oggetto dell’intervento; 
  • Istituti autonomi case popolari (Iacp); l’agevolazione è estendibile alle spese sostenute fino al 3° giugno 2021 se, al 31 dicembre 2022 se, è stato completato il 60% dei lavori complessivi; 
  • Cooperative di abitazione a proprietà indivisa, Onlus, associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale; 
  • associazioni e società sportive dilettantistiche, per interventi sugli immobili adibiti a spogliatoi. 

 

Pitture termoisolanti per interni: efficienza e design per la propria casa

pitture termoisolanti

L’isolamento termico delle superfici risulta essere in assoluto l’intervento  più significativo per il raggiungimento di un adeguato livello di benessere abitativo. Le soluzioni che consentono di ottenere un grado di coibentazione ottimale sono diverse, e spesso possono essere integrate tra loro al fine di migliorare l’isolamento complessivo delle strutture. Tra queste vi è certamente il ricorso a specifiche pitture termoisolanti per interni, anche se il solo utilizzo di questo tipo di prodotto non può essere ritenuto alternativo all’implementazione di sistemi complessi, come ad esempio il cappotto termico. 

Le caratteristiche delle pitture termoisolanti 

Una pittura termoisolante è un prodotto in grado di ridurre lo scambio termico tra interno ed esterno, il fenomeno responsabile della formazione della condensa. Ragion per cui, le pitture di questo tipo sono altamente traspiranti, così da evitare che il vapore acqueo presente nell’aria si trasformi in residui d’acqua per condensazione. Ciò consente di migliorare la salubrità degli ambienti interni, prevenendo la formazione della muffa superficiale. 

Utilizzi e ciclo applicativo 

Le pitture termoisolanti per interni vengono utilizzate per la tinteggiatura di superfici che, per caratteristiche strutturali e costruttive o collocazione geografica dell’edificio, sono maggiormente esposte alla formazione della muffa o della condensa (come, ad esempio, quelli caratterizzati da una spiccata umidità). Lo scopo principale di prodotti di questo tipo è quello di rendere le pareti più traspiranti, riducendo lo scambio termico e, al contempo, impedire lo sviluppo della muffa per mezzo di apposite tecnologie. 

Per quanto concerne il ciclo applicativo, ciascun tipo di idropittura è caratterizzato da specifiche modalità di utilizzo. L’applicazione del prodotto è subordinata alla preparazione della superficie o del supporto per mezzo di un apposito primer (o, in alternativa, un fondo). In linea di massima, è necessario aspettare dalle sei alle dodici ore prima di poter passare la prima mano di idropittura benché sia necessario fare riferimento alle indicazioni del produttore. Le modalità di applicazione sono quasi sempre per mezzo di accessori standard, come ad esempio pennelli o rulli; 

Pitture estive: i trend per l’estate 2021 

Il periodo estivo è quello generalmente più indicato per effettuare gli interventi edili, poiché i materiali maturano più in fretta e i tempi di lavorazione si riducono sensibilmente. Ogni anno, però, le tendenze per l’interior design cambiano e, di conseguenza, alcune tonalità tornano in auge a scapito di altre. 

 Ecco i colori da interni più trendy di questa estate 2021: 

  • Giallo. È uno dei colori tradizionalmente associati all’estate; vivace e luminoso, consente di rendere gli ambienti più vivaci, anche durante l’autunno e l’inverno. Le declinazioni più forti possono essere utilizzate per tinteggiature parziali, da accostare a tinte molto neutre chiare;  
  • Blu e azzurro. Tonalità altamente rilassanti, per via dell’associazione con il cielo e il mare, il blu e l’azzurro rappresentano le principali novità per il 2021. Le sfumature più sgargianti ben si prestano ad essere utilizzate in cucina o in bagno mentre quelle più delicate rappresentano un’alternativa interessante per l’area living; 
  • Rosso. Di sicuro impatto visivo, il rosso è un colore che trasmette calore ed energia, adatto a diversi ambienti, soprattutto la cucina; ideale per realizzare contrasti cromatici con tonalità pastello e arredi dai dettagli cromati; 
  • Rosa. Le nuove tendenze per il 2021 includono anche un colore molto gettonato per la tinteggiatura degli interni: il rosa. Disponibile in numerose nuance, dalle più intense a quelle pastello, è ampiamente utilizzato, in special modo per le zone living e notte. 

 

La pittura termoisolante di Saint-Gobain Italia  

All’interno della nuova linea di idropitture per interni weberpaint, Saint-Gobain Italia propone diverse soluzioni specifiche per affrontare e risolvere il problema della muffa negli ambienti interni, ma, una pittura su tutte ha potere  anticondensa. Si tratta  di weberpaint thermo, una pittura traspirante anticondensa, resistente a muffe e funghi,  ad azione prolungata nel tempo; è utilizzabile su intonaci, cartongesso e calcestruzzo dopo 6-12 ore dall’applicazione del primer. weberpaint thermo è dotata di elevata copertura e potere mascherante ed è particolarmente indicata per la realizzazione di tinte molto chiare/pastello.  

 

Cucina in muratura: quali lavori effettuare e che materiali scegliere

cucina-in-muratura

La cucina rappresenta l’ambiente domestico più ‘vissuto’, poiché se ne fa un utilizzo costante nell’arco dell’intera giornata, sia per preparare e consumare i pasti, sia per ricevere visite (specie se collegata direttamente all’area living). Per questo motivo, la cucina deve anzitutto rispondere a requisiti tecnici e pratici ben precisi, per ottenere uno sfruttamento ottimale degli spazi e degli elettrodomestici che risulti il più funzionale possibile. Benché sia prioritario, l’aspetto pratico non è il solo a caratterizzare una cucina; esistono, infatti, numerose soluzioni in grado di abbinare funzionalità e design, implementando uno stile ben definito senza per questo rinunciare alla praticità. Molto spesso, le cucine sono installazioni ‘componibili’, ossia composte da pannellature in legno facilmente assemblabili, che consentono una certa flessibilità in relazione allo spazio disponibile. Questa opzione è tra le soluzioni più gettonate per le cucine in stile minimal o moderno; di contro, chi preferisce una cucina rustica o provenzale tende a scegliere una struttura in muratura. In questo articolo, vedremo quali sono i lavori necessari per realizzare un ambiente di questo tipo e quali materiali occorrono. 

Prima fase: progettare la cucina 

La prima cosa da fare per realizzare una cucina in muratura è pianificare gli interventi creando un progetto, includendo almeno un prospetto frontale e uno in pianta. In questa fase va tenuto conto dello spazio a disposizione e dello spessore che avranno, una volta ultimate, le strutture che sorreggeranno il piano e delimiteranno i vani per gli elettrodomestici, i cassetti e i pensili. A tale scopo, è importante decidere fin dal principio la collocazione di ogni elemento, in particolare il piano cottura, il forno, il frigorifero e la lavastoviglie. 

Seconda fase: preparazione delle superfici 

Prima di procedere alla costruzione delle strutture in muratura, è necessario preparare la parete di fondo (a meno che non si debba rimuovere una cucina preesistente e/o demolire una parete divisoria per realizzare un ampliamento), ossia la superficie che ospiterà i ripiani, i pensili, gli elettrodomestici e il piano cottura. La parete deve risultare omogenea, priva di parti incoerenti e residui di vario genere; nel caso, è necessario intervenire per eliminare stillicidi, trasudamenti e fenomeni di umidità da risalita. In presenza di irregolarità pronunciate, è bene procedere a una rettifica, per regolarizzare il supporto. 

Terza fase: l’allestimento delle strutture in muratura 

Per l’allestimento dei muretti che sosterranno il piano della cucina, è possibile optare per diversi materiali: 

  • Blocchi di calcestruzzo cellulare; 
  • Mattoni di gasbreton; 
  • Mattoni forati o tavelle di mattoni; 
  • Tavelloni forati (per i ripiani intermedi). 

Scelto il materiale, in base alle esigenze progettuali, bisogna segnare sulla parete gli spazi di messa in opera di ciascuna spalletta, ossia i muretti verticali di sostegno. Tenendo presente che il top della cucina è alto almeno 3 cm, ciascun supporto in muratura dovrà raggiungere almeno gli 87 cm, per ottenere un’altezza ottimale di 90 cm, e avere una profondità di 60 cm. Prima della posa in opera dei blocchi o dei mattoni, è bene sagomarli su misura, per poi assemblarli con un apposito collante cementizio. L’ampiezza dei vani tra due spallette deve rispettare le misure decise in fase di progettazione. 

Quarta fase: rifinitura e piastrellatura 

Una volta completata la struttura portante, è possibile passare alla fase successiva: i ripiani e le spallette vanno prima intonacati e poi regolarizzati con un rasante apposito. Se si è scelto di realizzare una cucina in muratura moderna, quando l’intonaco è asciutto, è possibile procedere con la tinteggiatura, applicando prima il primer e poi un’idropittura per interni. In tal modo, l’ambiente assume un aspetto pulito ed essenziale, soprattutto se si opta per tinte neutre. Di contro, per le cucine in muratura rustiche è maggiormente indicato un rivestimento in cotto o gres, da applicare con specifici collanti per rivestimenti leggeri. 

Quali materiali usare 

Saint-Gobain Italia mette a disposizione una vasta gamma di materiali utilizzabili per la realizzazione di una cucina in muratura fai da te. L’incollaggio dei blocchi in cemento cellulare espanso o calcestruzzo alleggerito può essere effettuato con webercem BL20, un adesivo e rasante specifico, mentre per l’intonacatura è possibile scegliere tra: 

  • weber IP650, un intonaco idrofugato e fibrato di sottofondo da adoperare previa applicazione del primer weberprim RS12-A; 
  • webermix MP90, intonaco di fondo e malta da elevazione (anch’esso da utilizzare dopo aver trattato il supporto con weberprim RS12-A). 

La successiva rasatura va effettuata con il rasante idrofugato a finitura liscia webercem RN360 (da preferire in ambienti dove sia frequente la formazione di condensa) o il rasante per interni a base di gesso weber RZ  in entrambi i casi previa rabottatura e pulizia dell’intonaco di sottofondo e comunque a condizione che lo stesso sia sufficientemente stagionato (almeno dopo 7 giorni dalla sua posa). 

Per la preparazione delle superfici alla tinteggiatura (da tali superfici vanno esclusi i piani di lavoro), va utilizzato un il primer come weberprim fondo o weberprim RA13. 

Diversamente l’applicazione di un rivestimento in gres porcellanato  dev’essere eseguito direttamente sull’intonaco di sottofondo e richiede l’impiego di un collante della gamma webercol UltraGres 

Infine, le fughe degli elementi ceramici vanno sigillate con weberepox easy, uno stucco decorativo e adesivo epossidico a elevata cremosità, impermeabile, antimacchia e resistente alla muffa. 

 

3 Trend del 2021 per Interior Design

trend design blu

L’interior design o Architettura d’Interni è una disciplina in costante evoluzione; ogni anno, infatti, emergono nuove tendenze sulla progettazione e l’utilizzo degli spazi interni ed è compito degli specialisti del settore (gli interior designer) interpretarle in maniera tale da ottenere un risultato funzionale, gradevole ed armonioso. Per quanto riguarda il 2021, i principali trend si focalizzano attorno al comfort abitativo e, in particolare, alla creazione di un ambiente rilassante che punti al miglioramento della qualità della vita. In questo articolo vediamo quali sono le nuove tendenze di riferimento nel settore dell’home interior design e quali sono le caratteristiche che le contraddistinguono. 

Aggiungere un tocco di blu 

Colore brillante e versatile, il blu è particolarmente gettonato nei progetti di interior design di quest’anno. Le tonalità più cariche possono essere utilizzate per tinteggiare una parete d’accento, così da conferire una connotazione più caratteristica all’area living; allo stesso modo, il blu cobalto rappresenta un’ottima opzione per accessori e complementi che diano maggiore vivacità all’intero ambiente. Le sfumature più tenue, invece, possono essere scelte per il rivestimento o la rifinitura delle pareti, da esaltare tramite l’abbinamento con una tonalità neutra: azzurro e bianco, ad esempio, formano un accostamento marcatamente mediterraneo, in grado di evocare sensazioni estive durante tutto l’anno. 

Creare interni luminosi 

Sfruttare al meglio la luce può contribuire notevolmente al raggiungimento del miglior comfort abitativo. Questo aspetto assume una rilevanza cruciale sia nel periodo estivo, durante il quale si può godere del maggior numero di ore di luce, sia in inverno, quando bisogna ottimizzare l’illuminazione artificiale. Da questo punto di vista, uno dei principali trend di interior design promuove un ampio ricorso alla luce naturale, mediante vetrate, finestre ed altre superfici trasparenti. Naturalmente, il discorso cambia se non è possibile intervenire sulla conformazione strutturale dell’abitazione; in tal caso, si può creare un ambiente confortevole utilizzando dispositivi di illuminazione in grado di imitare la luce naturale, anche durante l’inverno. 

Completare l’arredo con le piante 

Utilizzare elementi naturali è da sempre considerato un buon viatico per creare ambienti rilassanti e confortevoli. Anche per il 2021, quindi, le tendenze dell’interior design prevedono il ricorso a piante ornamentali e succulente per arricchire gli ambienti interni e migliorare la salubrità dell’aria. Il consiglio è di optare per varietà specificamente indicate per essere coltivate al chiuso (purché possano godere di una sufficiente esposizione solare); in alternativa, si può optare per specie a carattere stagionale. Arredare con le piante non è soltanto un vezzo stilistico o una scelta di design: non si tratta, infatti, solo di aggiungere un tocco di ‘verde’ ma anche di migliorare la qualità della vita in uno specifico contesto abitativo. 

Le soluzioni Saint-Gobain Italia 

Saint-Gobain Italia offre la possibilità di implementare soluzioni congruenti con le tendenze sopra descritte grazie ad un vasto catalogo di prodotti. Per quanto riguarda, ad esempio, la tinteggiatura delle pareti è possibile ricorrere alle idropitture per interni weberpaint: traspiranti, lavabili, idrorepellenti o termoisolanti le pitture della nuova Collezione Colori Interni Weber sono disponibili in 160 tinte per personalizzare e definire gli spazi interni.. Il comfort visivo e luminoso, invece, può essere perseguito mediante l’utilizzo di soluzioni di sicurezza e anti-infortunio grazie a vetri extrachiari ad elevata trasmissione luminosa; in alternativa, quando sia necessario garantire la privacy degli ambienti interni è possibile optare per vetri ad opacità modulabile come Priva-Lite®. Nell’ambiente del bagno (box doccia, pareti doccia e sopravasca) il vetro anticorrosione Timeless®, oltre a migliorare il comfort visivo, è ideale poiché limita la formazione del calcare. I vetri antiriflesso Vision-Lite®, invece, si prestano maggiormente ad impieghi di carattere tecnico e commerciale, in contesti in cui è necessaria una trasparenza ottimale e una riflessione esterna pressoché nulla. 

 

#FaiConIMakers, Seby Torrisi conclude le rifiniture e i collegamenti elettrici del vano cabinato

Seby Torrisi

Il progetto di Seby Torrisi per la realizzazione di un vano cabinato con serranda automatizzata all’interno del proprio garage è giunto alle fasi finali; dopo aver completato l’installazione del sistema a secco con le lastre in cartongesso e aver predisposto i collegamenti elettrici, il maker siciliano procede al passaggio dei cavi ed alla finitura delle superfici, utilizzando i prodotti forniti da Saint-Gobain Italia, prima di implementare l’installazione delle prese e degli interruttori 

La realizzazione dei collegamenti elettrici 

I primi interventi ai quali si dedica Seby Torrisi riguardano i collegamenti elettrici che consentiranno di portare l’elettricità all’interno del cabinato per l’alimentazione degli elettroutensili. Rifilati i corrugati in eccesso, procede al passaggio dei fili elettrici (servendosi di una sonda) tra la scatola di derivazione del vano e una scatolina 503 esterna collocata in basso sulla stessa parete, conducendovi cinque poli diversi: 

  • Un polo per la fase da connettere alla linea prese che sarà comune al doppio interruttore di azionamento della serranda; 
  • Due poli per i due sensi di marcia della serranda (verso l’alto e verso il basso); 
  • Un polo di fase per la linea luci (cavi da 1,5 mm quadri); 
  • Un polo di fase interrotta per la linea luci da collegare all’interruttore interno al vano cabinato. 

Seby completa il passaggio dei cavi elettrici ripetendo la stessa operazione con i fili della linea prese (da 2,5 mm quadri) prima di effettuare i collegamenti tra le due scatole di derivazione. 

La finitura del sistema a secco 

Prima di installare prese ed interruttori, Seby rifinisce la struttura a secco del vano portattrezzi, effettuando i seguenti passaggi: 

  • Esegue una prima stuccatura per coprire le impronte lasciate dalle teste delle viti filettate; 
  • Incarta i profili dei pilastri in legno e del telaio in metallo per evitare che si sporchino di stucco; 
  • Passa una seconda mano di stucco; 
  • Rifinisce e rinforza i punti di giunzione tra le pareti del cabinato utilizzando un’apposita carta microforata; 
  • Carteggia le superfici per eliminare le imperfezioni della stuccatura; 
  • Regolarizza le pareti applicando uno strato di rasante cementizio a base gesso; 
  • Dopo aver lasciato asciugare il rasante, esegue una seconda carteggiatura con una carta abrasiva a grana grossa; 
  • Prepara le superfici applicando uno strato di primer per poi procedere alla tinteggiatura; 
  • Decora i pilastri in legno con un impregnante all’acqua di protezione. 

Seby lascia in sospeso il trattamento della parete in muratura che fa da fondo al vano cabinato, per valutare con calma quale soluzione adottare contro l’umidità di risalita. 

Il montaggio di prese e interruttori 

Ultimati i lavori sulle strutture a secco, Seby può dedicarsi all’installazione delle prese elettriche e degli interruttori. Dopo aver spelato i cavi, li collega all’interno della morsettiera dei singoli comandi, ossia l’interruttore per la luce e il comando per azionare la tapparella (serve una fase per ciascun senso di marcia). Il passaggio successivo consiste nell’effettuare i collegamenti delle prese interne al cabinato: Seby ne colloca una a fine linea (quella più in basso) e una in modalità passante. 

Per illuminare l’interno del cabinato, il maker siciliano ricorre a due piccoli tubi a LED; ne taglia le prese e li incolla al telaio della serranda, portando i cavi fino alla scatola di derivazione interna al vano. Completati i collegamenti tra l’interno e l’esterno, monta le placche delle prese e degli interruttori e, dopo aver ripristinato la tensione dell’impianto, effettua un test di funzionamento.  

Per poter usare il cabinato fin da subito, Seby costruisce tre mensole in legno (con rinforzo centrale), lunghe 165 cm e larghe 20 cm, 30 cm e 40 cm, montando quella più larga in basso e quella più stretta in alto. 

I prodotti Saint-Gobain Italia utilizzati 

Anche in questa occasione, Seby ha potuto fare affidamento su diversi prodotti di Saint-Gobain Italia. Per la stuccatura, ha utilizzato lo stucco pronto in pasta Gyproc EvoPlus Pasta e il nastro di carta microforata Gyproc MARCO® SPARK-PERF®per la carteggiatura si è affidato ai rotoli abrasivi Norton G131F da 120 mm e Norton P220. La successiva rasatura è stata realizzata con Gyproc Rasocote 5 Plus, un intonaco premiscelato a base gesso. La finitura delle superfici, invece, è stata completata utilizzando weberdeko extra, una pittura lavabile per interni altamente coprente, avendo avuto cura di applicare preventivamente il preparatore di sottofondo a base acqua per pitture e rivestimenti colorati  weberprim RA13. Per i pilastri in legno, infine, Seby ha impiegato weberdeko WOOD, un impregnante a base di acqua di colore noce. 

Ripristino balconi: come accedere alle detrazioni del bonus facciate

ripristino balconi

La Legge di Bilancio promulgata a dicembre 2020 ha implementato una proroga del bonus facciate anche per il 2021, confermando l’agevolazione fiscale per le opere di ripristino delle superfici esterne degli edifici appartenenti a qualsiasi categoria catastale, compresi gli immobili strumentali (ossia quelli utilizzati da un’azienda per lo svolgimento della propria attività d’impresa). 

Come funziona il bonus facciate 2021 

L’agevolazione consiste in una detrazione d’imposta (IRPEF e IRES) del 90% sulle spese sostenute nel 2021 per il ripristino o il restauro delle facciate esterne. Per i soggetti con periodo d’imposta non coincidente con l’anno solare, la detrazione è riconosciuta nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre. La normativa non prevede un limite massimo né per la spesa né per l’ammontare della detrazione. Quest’ultima, ai sensi del “Decreto Rilancio”, può essere sostituita con due forme alternative di fruizione del bonus: 

  • Sconto del corrispettivo dovuto, fino ad un importo massimo corrispondente al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori e da chi ha realizzato gli interventi edilizi. Costoro potranno poi recuperare il contributo sotto forma di credito di imposta pari alla detrazione spettante con la possibilità di cederlo ulteriormente; 
  • Cessione del credito d’imposta di pari ammontare, a sua volta cedibile a terzi. 

La detrazione deve essere ripartita in 10 quote annuali di pari importo, nell’anno in cui sono state sostenute le spese documentabili e in quelli successivi. 

I soggetti che possono usufruire dell’agevolazione sono: 

  • Le persone fisiche, compresi esercenti di arti e professioni; 
  • Gli enti pubblici e privati che non svolgono attività di natura commerciale; 
  • Le società semplici e le associazioni di professionisti; 
  • contribuenti con reddito d’impresa. 

Sono esclusi dalla disciplina agevolativa i soggetti che possiedono redditi assoggettati a tassazione separata oppure ad imposta sostitutiva (come, ad esempio, chi aderisce al regime forfettario), a meno che non possiedano altri redditi che concorrono alla formazione del reddito complessivo. 

Per poter beneficiare del bonus facciate, il contribuente deve possedere o detenere l’immobile; in altre parole, l’agevolazione spetta a: 

  • Proprietarionudo proprietario o al titolare di un altro diritto reale di godimento dell’immobile (usufruttousoabitazione o superficie); 
  • Locatario o comodatario (in tal caso, è necessario che abbia il consenso da parte del proprietario per procedere all’esecuzione degli interventi). 

Possono accedere all’agevolazione anche i familiari conviventi del possessore o detentore dell’immobile e i conviventi di fatto, a patto che la convivenza sia in atto al momento di inizio dei lavori e che questi riguardino l’immobile in cui i soggetti convivono. 

Quali interventi rientrano nel bonus 

Come spiega l’apposita sezione del sito dell’Agenzia delle Entrate, rientrano nella disciplina agevolativa tutti gli “interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati in determinate zone, compresi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna”. L’Agenzia, inoltre, specifica come siano “ammessi al beneficio esclusivamente gli interventi sulle strutture opache della facciata”, escludendo quindi infissi e serramenti che insistono sulla superficie in questione. Di conseguenza, rientrano nell’agevolazione anche le opere di rifacimento dei balconi, il restauro o il ripristino di fregi e ornamenti e interventi minori, come la pulitura o la tinteggiatura, su tutte le strutture che costituiscono l’involucro esterno dell’edificio. Il bonus è esteso all’acquisto del materiale e di altre spese strettamente correlate all’implementazione degli interventi (allestimento ponteggi, smaltimento materiali, IVA, tassa per l’occupazione del suolo pubblico). Inoltre, è possibile beneficiare dell’agevolazione anche per lavori che riguardano superfici confinanti con chiostrine, cavedi, cortili e spazi interni, a patto che siano visibili dall’esterno o dal suolo pubblico.  

L’agevolazione è applicabile agli interventi che si trovano all’interno di due aree specifiche, individuate dall’articolo 2 del decreto n. 1444/1968 del Ministro dei lavori pubblici: 

  • Zona A: “parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi”, come si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate; 
  • Zona B: “parti del territorio edificate, anche solo in parte, considerando tali le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non è inferiore al 12,5% della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale è superiore a 1,5 mc/mq”. 

Nel caso in cui gli interventi sulla facciata, di qualsiasi natura, influiscano sulle caratteristiche termiche della struttura o interessino “oltre il 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio”, è necessario che i lavori soddisfino le “Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici” e i parametri per la trasmittanza termica. A tale scopo, si rende necessario un controllo da parte dell’ENEA. 

Bonus facciate per il condominio 

Il bonus facciate può essere richiesto anche dai condomini per il ripristino delle parti comuni. Come spiega l’apposita guida redatta dall’Agenzia delle Entrate, ai fini dell’imputazione del periodo di imposta rileva la data del bonifico effettuato dal condominio “indipendentemente dalla data di versamento della rata condominiale da parte del singolo condomino”. Se, ad esempio, il condominio emette il bonifico nel 2020, le rate versate dal condomino tra il 2019 ed il 2021 (prima della presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al 2020) danno diritto alla fruizione del bonus.  

Come accedere al bonus 

Le spese da assoggettare alla detrazione agevolata devono essere effettuate tramite bonifico bancario o postale (fatta eccezione per i titolari di reddito d’impresa), recante la causale del pagamento, il codice fiscale del soggetto beneficiario della detrazione e la partita IVA del soggetto destinatario del pagamento. Nel caso di interventi su parti condominiali comuni, i pagamenti devono essere effettuati dall’amministratore di condominio o da un condomino delegato. 

Dal punto di vista burocratico, per accedere al bonus bisogna compilare un apposito modulo, scaricabile dal sito dell’Agenzia delle Entrate, da presentare in formato cartaceo o per via telematica entro il 16 marzo dell’anno successivo a quello di sostenimento delle spese. 

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Rifacimento Tetti: come accedere al bonus 110%

rifacimento tetto

Tra le numerose misure di sostegno introdotte lo scorso anno dal Governo, figurano diverse agevolazioni finalizzate ad incentivare l’edilizia abitativa. Una di queste è l’ormai noto SuperBONUS 110%, applicabile a due categorie di interventi: i “trainanti” (o “principali”) ed i “trainati” (o “aggiuntivi”). Tra i lavori considerati “trainanti” viene riconosciuta fra le altre opere, la possibilità di intervenire sulla copertura con relativo rifacimento, rientrante nell’ambito delle opere di isolamento termico degli involucri.

Rifacimento tetto e bonus 110%

Il Superbonus è una agevolazione fiscale che consente di abbattere i costi di rifacimento del tetto comprendendo le opere riguardanti la copertura degli edifici e, come anticipato, il loro isolamento termico. In base a quanto si legge dalla guida redatta dall’Agenzia delle Entrate – disponibile in calce alla sezione dedicata al bonus – l’agevolazione “spetta nel caso di interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali (coperture, pavimenti) e inclinate delimitanti il volume riscaldato verso l’esterno, vani non riscaldati o il terreno”. Sia i tetti piani, sia quelli inclinati possono dunque diventare oggetto di un rinnovo generale per una miglior coibentazione degli ambienti interni ed impermeabilizzazione dalle intemperie esterne. In aggiunta, si legge nel documento, gli interventi per l’isolamento del tetto sono tra quelli che “rientrano nella disciplina agevolativa, senza limitare il concetto di superficie disperdente al solo locale sottotetto eventualmente esistente”.

Superbonus 110% per rifacimento tetto: in cosa consiste

L’agevolazione fiscale introdotta dal Decreto-Legge n. 34 del 19 maggio 2020 (meglio noto come “Decreto Rilancio”) è destinata a favorire il completamento di specifici interventi di edilizia abitativa. Come si legge nella apposita sezione presente sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, la misura “eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, per specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici”.

La detrazione al 110% in relazione alle spese sostenute al 31 dicembre 2021, deve essere ripartita in 5 quote annuali di pari importo; per le spese sostenute nel corso del 2022, invece, la detrazione va divisa in 4 quote annuale (anch’esse di pari importo) “entro i limiti di capienza dell’imposta annua derivante dalla dichiarazione dei redditi”.

Gli aventi diritto possono scegliere, in alternativa, di usufruire della detrazione tramite contributo anticipato, sotto forma di sconto in fattura praticato dal fornitore dei beni o dei servizi o per la cessione del credito corrispondente alla detrazione. Il credito può essere ceduto ai fornitori, agli istituti di credito (e gli intermediatori finanziari) e ad altri soggetti, quali persone fisiche, lavoratori autonomi, società, enti o imprese.

Le quote riconosciute per le opere con SuperBONUS 110% fra cui il rifacimento del tetto, sono calcolate sulla base dell’ammontare complessivo della spesa secondo i seguenti criteri:

  • 000 euro per gli edifici unifamiliari o per unità funzionalmente indipendenti all’interno di edifici plurifamiliari;
  • 000 euro per condomini da 2 a 8 unità immobiliari, da calcolare moltiplicando per ciascuno di essi;
  • € 30.000 per condomini con più di 8 unità immobiliari, da calcolare moltiplicandolo per ciascuna di esse.

A chi è destinata l’agevolazione

I soggetti che possono accedere all’agevolazione prevista dal “Superbonus” sono:

  • I condomini e gli edifici costituiti da due a quattro unità immobiliari singolarmente accatastate, di unico proprietario o in comproprietà fra più persone fisiche;
  • Le persone fisiche che possiedono o detengono l’immobile oggetto dell’intervento;
  • Gli Istituti autonomi case popolari (IACP); per tali soggetti, l’agevolazione è estesa alle spese sostenute fino a giugno 2023 se i lavori effettuati al 31 dicembre 2022 corrispondono al 60% degli interventi complessivi;
  • Le cooperative di abitazione a proprietà indivisa;
  • Onlus, associazioni di volontariato, società sportive dilettantistiche e sportive (per i lavori agli immobili o ai locali spogliatoio).

Come specifica la già citata guida al Superbonus 110% redatta dall’Agenzia delle Entrate e aggiornata a marzo 2021, l’agevolazione è destinata ai soggetti titolari di diritti reali sull’immobile, ossia:

  • Proprietario;
  • Nudo proprietario;
  • Titolare di altro diritto reale di godimento (uso, usufrutto, abitazione o superficie);
  • Locatario;
  • Comodatario (previo l’assenso allo svolgimento dei lavori da parte del possessore o del detentore dell’immobile);
  • Titolari di reddito d’impresa (solo nel caso di partecipazione alle spese per interventi trainanti destinati alle parti comuni all’interno del condominio).

Come accedere al bonus

Affinché rientrino nella disciplina agevolativa, gli interventi edilizi devono rispettare precisi requisiti tecnici, riportati nel Decreto del 6 agosto 2020 (“Requisiti tecnici per l’accesso alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici”), emanato dal MISE di concerto con il MEF, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tra questi, il vincolo di garantire il miglioramento globale dell’edificio di almeno due classi energetiche.

Per quanto riguarda, invece, gli adempimenti spettanti agli aventi diritto, oltre a quelle già previste, vi sono anche:

  • Acquisizione del visto di conformità;
  • Asseverazioni di un tecnico abilitato che attesti la rispondenza dell’intervento ai requisiti minimi richiesti e la congruità delle spese da sostenere.

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#FaiConIMakers: Rulof completa il suo ufficio sotterraneo

completa-ufficio-sotterraneo

Pur essendo ancora alle prese con lo sgombero delle macerie dall’infernotto, Rulof continua a dedicarsi anche a piccoli lavori di ristrutturazione all’interno del proprio laboratorio. Il maker torinese, infatti, vi ha ricavato un piccolo ufficio, al quale ha conferito un aspetto marcatamente ‘rustico’ utilizzando l’intonaco in maniera alquanto originale. Con il supporto fornito da Saint-Gobain Italia, che mette a disposizione i propri prodotti, Rulof procede alla rifinitura del pavimento, dopo aver montato una porta d’ingresso. 

Il montaggio della porta 

Per ultimare il nuovo ufficio interno al laboratorio, Rulof utilizza una porta in legno recuperata in strada assieme ai montanti, sui quali sono già presenti i cardini. Dopo aver misurato l’altezza massima della volta dell’ufficio, il maker di origini olandesi taglia la porta con un seghetto alternativo, accorciandola di qualche centimetro in più (così da avere la possibilità di effettuare eventuali correttivi in caso di necessità). Esegue poi la stessa operazione con i montanti, eseguendo un taglio che assecondi almeno in parte il profilo curvo della volta. I sostegni della porta vengono fissati alla muratura mediante viti filettate e staffe a ‘L’, creando un’intercapedine larga a sufficienza per la porta.  

Fatto ciò, Rulof procede a tamponare lo spazio libero tra i montanti e le pareti della volta. Dopo aver fissato un altro montante in legno alla muratura (in linea con il telaio della porta), avvita delle assi di legno (anch’esse riciclate, stavolta da una coppia di vecchie pedane) ai due supporti verticali, così da creare una parete a tamponare lo spazio tra la volta e l’infisso. In aggiunta, riveste anche la parete interna della porta con le stesse doghe, così da ottenere un pattern decorativo omogeneo, affine a quello dell’intonaco grezzo che riveste l’ufficio. 

La regolarizzazione del pavimento 

Ultimati i lavori di carpenteria per il montaggio della porta, Rulof si dedica al pavimento del nuovo ufficio, con l’obiettivo di appianare le irregolarità ed ottenere una superficie omogenea. A tale scopo, applica prima uno strato di primer, servendosi di un rullo; mentre il prodotto si asciuga, prepara l’autolivellante cementizio, mescolandolo nella betoniera per poi rovesciarlo direttamente sul pavimento. Per favorire l’espansione del prodotto, Rulof utilizza un frattazzo, così da ricoprire per intero la superficie calpestabile del suo nuovo ufficio. Dopo aver lasciato asciugare l’autolivellante per un’intera giornata, il maker torinese completa l’intervento applicando uno strato di protettivo poliuretanico, così da proteggere il nuovo pavimento da possibili danni (in special modo graffi e abrasioni). 

Lo sgombero dell’infernotto 

I lavori in laboratorio non distolgono Rulof dal progetto di ristrutturazione dell’infernotto: rimossa buona parte dei detriti e delle macerie che ostruivano le arcate, avvia i preparativi per i primi interventi sulle strutture murarie. A tal proposito, il maker cala nell’infernotto una piccola betoniera e alcuni sacchi di calce; intanto, valuta la possibilità di ‘tamponare’ una parte delle gallerie sotterranee con una struttura contenitiva che funga da diga per un cumulo di detriti particolarmente esteso che non è possibile rimuovere per intero. 

I prodotti Saint-Gobain Italia utilizzati 

Come già avvenuto sin qui, anche stavolta Rulof ha potuto contare sui prodotti di Saint-Gobain Italia per i lavori all’interno del proprio laboratorio. Nello specifico, per la preparazione regolarizzazione del pavimento ha utilizzato dapprima weberfloor 4716 Primer, polivalente e a base di resine sintetiche, ideale per migliorare l’adesione dell’autolivellante al supporto, prima dell’applicazione dello stessoLa scelta dell’autolivellante, invece, è ricaduta su weberfloor 4150, un prodotto cementizio specifico per interni caratterizzato da elevata fluidità e applicabile in spessori compresi tra 1 e 30 mm. Infine, lo strato protettivo del pavimento è stato realizzato utilizzando weberfloor protect, un protettivo bi-componente poliuretanico in grado di preservare le superfici dalle macchie e dall’aggressione di agenti chimici di vario tipo. 

 

 

Isolamento pareti taverna: quali lavori effettuare

Isolamento pareti taverna

Le soluzioni abitative indipendenti (villette e simili) sono spesso dotate di una taverna, ossia di un locale interrato o seminterrato adibito alla conservazione di cibi o vini; se attrezzata con cucina e servizi, può essere utilizzata per ricevere ospiti in occasioni informali e conviviali. Per via delle sue caratteristiche tecniche, la taverna può presentare problemi di isolamento termico. 

Da questo punto di vista, la taverna è un ambiente dalle caratteristiche peculiari. La scarsa (o nulla) esposizione al sole abbinata alla presenza di pareti controterra rende i locali tendenzialmente umidi. Ciò – in determinate condizioni –  favorisce, da un lato, la formazione di condensa e muffa; dall’altro, implica maggiori difficoltà a regolare la temperatura interna. Un adeguato sistema di isolamento serve, quindi, ad isolare le strutture dall’umidità, sia quella da risalita capillare, sia quella da infiltrazione . Ragion per cui, gli interventi possono riguardare sia le pareti sia il pavimento della taverna. 

Come effettuare l’isolamento del pavimento  

L’isolamento del pavimento di una cantina o di una taverna va effettuato seguendo un procedimento ben preciso. La prima cosa da fare è impermeabilizzare con malta impermeabilizzante la soletta di base, solitamente in conglomerato cementizio, e rivestire la superficie con uno strato di fogli isolanti (in PVC o polietilene) sovrapponendo i margini per almeno 20 cm, avendo cura di fissarli adeguatamente con il nastro adesivo. In tal modo, si crea una prima barriera al vapore. Successivamente, bisogna realizzare un massetto galleggiante. 

L’isolamento interno delle pareti della taverna 

I trattamenti da implementare per l’impermeabilizzazione interna delle pareti variano in base al tipo di supporto. Per le strutture in cemento armato è necessario procedere come segue: 

  • Sigillare i punti di gocciolamento (stillicidi) e le zone di trasudamento utilizzando un cemento impermeabilizzante; 
  • Uniformare le superfici tramite il ripristino delle parti non omogenee mediante un’apposita malta tixotropica; 
  • Trattare i ferri di armatura applicando una boiacca protettiva dopo averli messi a nudo; 
  • Realizzare dei raccordi (gusce) nei punti di intersezione tra due pareti o tra una parete e il pavimento applicando lo stesso prodotto adoperato per il ripristino delle parti incoerenti; 
  • Applicare due mani di malta impermeabilizzante con un pennello o uno spazzolone; 
  • Realizzare un primo rinzaffo coprente da 0,5 cm con un intonaco termico ad azione isolante e deumidificante e il giorno seguente realizzare uno strato di intonaco di 2 cm sempre con il medesimo prodotto; 
  • Rifinire la superficie con un rasante cementizio. 

Per le pareti in muratura, invece, bisogna implementare un ciclo di intervento differente: 

  • Uniformare le superfici, qualora sia necessario; allo scopo è possibile installare una rete metallica sottile, fissandola meccanicamente alla parete, per poi applicare uno strato di betoncino cementizio da circa 2 cm; 
  • Realizzare le gusce di raccordo all’intersezione tra due pareti o tra il pavimento e le pareti;  
  • Applicare due mani di malta impermeabilizzate. In presenza di su supporti regolari e omogeni, invece, è possibile realizzare uno strato di intonaco impermeabilizzante, di spessore compresso tra 0,5 e 1,5 cm evitando l’applicazione dello strato di betoncino cementizio; 
  • Completare l’intervento con l’applicazione dell’intonaco termico e, successivamente, del rasante cementizio. 

Quali prodotti Saint-Gobain Italia utilizzare 

Un’impermeabilizzazione ottimale delle pareti interne di una taverna può essere implementata con successo facendo affidamento alla vasta gamma di prodotti Saint-Gobain Italia. Per sigillare i supporti in cemento armato è possibile utilizzare il cemento impermeabilizzante istantaneo weberdry bloc mentre per il consolidamento delle opere in muratura è consigliabile adoperare webertec BTconsolida35, un betoncino cementizio fibrato. Il ripristino delle irregolarità e il trattamento dei raccordi, invece, possono essere eseguiti utilizzando la malta tixotropica webertec ripara40 (disponibile anche nella versione a presa rapida webertec ripararapido40). La boiacca protettiva webertec fer è il prodotto più indicato per il trattamento dei ferri d’armatura. 

Per quanto riguarda la realizzazione dello strato impermeabilizzante, la scelta ricade sulla malta weberdry OSMO (adatta anche alla regolarizzazione delle superfici); le alternative weberdry OSMO clsG (malta bianca) e clsB (malta antiaggressiva) si adattano a supporti leggermente irregolari. Il successivo strato di intonaco va applicato utilizzando webersan thermo evoluzione, un prodotto deumidificante alleggerito isolante che funge da supporto per la successiva finitura da realizzare con un prodotto della gamma di rasanti cementizi webercem. 

 

Arco in cartongesso: come realizzarlo

Arco in cartongesso

L’arco è una delle soluzioni costruttive più utilizzate all’interno delle case; viene impiegato spesso per modellare i vani – di dimensioni più o meno grandi – che si trovano sul perimetro comune a due ambienti, come ad esempio la cucina e la zona living. Assume una funzione principalmente decorativa, contribuendo a personalizzare il design architettonico degli interni; in alcuni casi, l’arco serve anche a rendere più luminosi gli ambienti, aumentando la superficie attraverso la quale la luce può filtrare da una stanza all’altra. Quando non assolve ad una funzione strutturale (ossia non costituisce un elemento portante), l’arco viene quasi sempre realizzato successivamente alle opere murarie. In casi del genere, si adopera un materiale pratico e leggero quale il cartongesso. Vediamo, di seguito, come fare un arco in cartongesso in modalità fai da te.

Cosa occorre: utensili e materiali

Per realizzare un arco in cartongesso moderno è necessario dotarsi di:

  • Lastre di cartongesso;
  • Profili in lamiera zincata, sia lineari sia flessibili;
  • Nastro biadesivo in polietilene;
  • Viti autofilettanti;
  • Stucco per cartongesso;
  • Staffe ortogonali.

Gli utensili necessari per effettuare le diverse fasi dell’installazione sono: trapano avvitatore, mola da taglio, taglierino, metro da muratore e spatolina da stucco.

Prima fase: allestimento della struttura portante

Tutti gli archi in cartongesso hanno bisogno innanzitutto di una struttura di supporto. Quest’ultima può essere allestita in maniera semplice e veloce ricorrendo ad appositi profili in lamiera zincata a ‘U’, che possono essere fissati direttamente al pavimento e alle pareti. Il procedimento si svolge in questo modo:

  • Prendere le misure del vano (altezza, profondità e lunghezza);
  • Sagomare le guide lineari a ‘U’ con una mola da taglio, in maniera tale da ottenere dei segmenti che consentano di rivestire il perimetro esterno del vano;
  • Fissare le guide al pavimento, utilizzando un nastro biadesivo in polietilene e idonei tasselli;
  • Fissare i profili verticali sulle pareti, utilizzando un nastro biadesivo in polietilene e idonei tasselli, avendo cura di posizionare le guide più indietro rispetto al filo muro, così che la lastra di cartongesso risulti perfettamente allineata quando verrà installata;
  • Allestire la dima per realizzare la curvatura dell’arco utilizzando i profili flessibili, fissandoli con le viti;
  • Rinforzare l’intradosso mediante l’inserzione e il fissaggio di segmenti di profili a ‘U’.

Seconda fase: il rivestimento

Completata la realizzazione dell’intelaiatura in lamiera zincata, è possibile procedere con il rivestimento in cartongesso. Se all’interno dell’arco vanno posizionati dispositivi di illuminazione (con i relativi interruttori) è bene effettuare i necessari collegamenti all’impianto elettrico prima di proseguire. Fatto ciò, ecco come proseguire:

  • Sagomare le lastre di cartongesso per rivestire gli elementi verticali dell’arco;
  • Fissare i pannelli così ottenuti all’intelaiatura metallica, utilizzando le viti filettate;
  • Ritagliare l’arco dal cartongesso; per facilitare tale operazione, è possibile creare una sagoma di cartone o di compensato per ripassare il profilo dell’arco sulla lastra;
  • Fissare l’arco alla struttura con le viti filettate;
  • Rivestire l’intradosso dell’arco con lastre in cartongesso sagomate e di opportuno raggio di curvatura;
  • Stuccare le giunture tra i pannelli;
  • Rifinire l’intradosso con stucco e garza.

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Per la realizzazione di un arco in cartongesso, è possibile utilizzare numerosi prodotti di Saint-Gobain Italia. La struttura metallica di supporto può essere realizzata mediante Gyproc Gyprofile, Gyproc Flexo Montante (o Gyproc Flexo guida deformabile); per il rivestimento in cartongesso, invece, è possibile optare per altri prodotti a marchio Gyproc: la lastra Gyproc Flex 6 (per il rivestimento curvo dell’intradosso) e Gyproc Wallboard per il tamponamento esterno dell’intelaiatura.

#FaiConIMakers, il team di Makers at Work porta a termine la stuccatura delle pareti

stuccatura-pareti

Si avvia velocemente alla completa realizzazione il progetto di Giuseppe Conte che, assieme al suo team di Makers at Work, sta costruendo un ufficio-laboratorio all’interno del capannone del suo socio. Saint-Gobain Italia, come fatto sin qui, offrirà il proprio contributo, mettendo a disposizione i materiali necessari ad ogni lavorazione e, al contempo, fornendo consulenza tecnica specializzata. 

La stuccatura delle superfici 

Dopo aver completato l’assemblaggio del sistema a secco con la posa delle lastre in cartongesso a tamponamento della controsoffittatura, Giuseppe Conte e il suo team si dedicano alla stuccatura delle pareti, sia interne sia esterne, e del controsoffitto. Questo intervento non ha soltanto una funzione estetica (coprire le teste delle viti e uniformare i punti di giunzione tra i pannelli) ma anche strutturale, in quanto consente di migliorare la solidità del sistema a secco, evitando la possibile formazione di crepe e fessure. 

Per le superfici verticali, il procedimento utilizzato dai tecnici di Makers at Work è il seguente: 

  • Applicare una prima mano di stucco lungo il giunto tra due pannelli; 
  • Ricoprire il giunto stuccato con un nastro di carta microforato; 
  • Completare l’intervento applicando una seconda mano di stucco che ricopra il nastro di carta. 

La rifinitura del controsoffitto, invece, ha richiesto l’utilizzo di due prodotti diversi rispetto al nastro di carta: i giunti longitudinali sono stati stuccati mediante l’applicazione di una rete mentre per le giunzioni “testa a testa” (ossia tra due pannelli ritagliati da una lastra più grande) è stato impiegato un nastro in feltro di vetro, più sottile rispetto agli altri. 

Completata anche una seconda mano di stuccatura, il team di Makers at Work ha lasciato asciugare le pareti: per velocizzare il processo, sono stati chiusi i vani (porta e finestre) ed è stata utilizzata una piccola stufa elettrica. 

Predisposizione per presa elettrica e luce d’emergenza 

Contestualmente agli interventi di rifinitura delle superfici in cartongesso, Giuseppe Conte ha previsto anche l’aggiunta di una presa elettrica e l’inserimento di una luce di emergenza all’interno del nuovo ufficio-laboratorio. Entrambe saranno installate su di una parete in muratura preesistente. A tal scopo, viene ricavata una guida in verticale, dove far passare il corrugato e collocare la scatoletta 503 che ospiterà il frutto. Fatto ciò, la traccia viene coperta con un legante a presa rapida; successivamente, per uniformare la superficie della parete, viene applicato un rasante cementizio che consente di aggiungere un paraspigolo in acciaio per evitare che il profilo della parete si rovini. 

Infine, dopo aver fatto asciugare lo stucco sul cartongesso, gli operai di Makers at Work completano anche la stesura di una doppia mano di primer per la preparazione delle pareti (che verranno poi piastrellate). 

I prodotti Saint-Gobain Italia utilizzati 

La preparazione delle superfici ha richiesto l’utilizzo di diversi prodotti specifici, forniti anche in questo caso da Saint-Gobain Italia. In particolare, per la stuccatura dei giunti – sia sulle pareti sia sul controsoffitto – è stato impiegato Gyproc EvoPlus 30, uno stucco morbido, facile da applicare e con poco ritiro, ideale per trattamenti di questo tipo. Questo prodotto è stato impiegato in abbinamento a MARCO® SPARK-PERF®, un nastro in carta microforata la cui elevata rugosità superficiale favorisce l’adesione dello stucco. Makers at Work ha, inoltre, impiegato altri due prodotti a marchio Gyproc: il nastro in feltro di vetro da 50 mm e il paraspigolo in acciaio. 

Gli interventi per la realizzazione delle predisposizioni elettriche sulla parete in muratura, invece, hanno richiesto il ricorso a due prodotti Weber. Il primo, webertec presarapida, è un legante pronto all’uso ideale per la chiusura delle tracce e, in generale, il fissaggio di elementi a parete; il secondo, invece, è webercem RS350, un rasante cementizio, a basso contenuto di VOC (Composti Organici Volatili), traspirante e adatto ad applicazioni per interni ed esterni.