#FaiConIMakers, Seby Torrisi impermeabilizza una fioriera in pietra lavica

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Il maker siciliano Seby Torrisi, in collaborazione con Saint-Gobain, ha realizzato un nuovo tutorial, dedicato all’impermeabilizzazione di una fioriera in pietra lavica dell’Etna. Questo tipo di materiale, infatti, ha delle caratteristiche estetiche particolarmente pregevoli ma, al contempo, è piuttosto poroso; di conseguenza, risulta molto permeabile all’acqua. Pertanto, sulle pareti di fioriere ed altri recipienti in pietra naturale tendono a formarsi degli aloni, che ne rovinano la finitura esterna.

Come procedere all’impermeabilizzazione

Seby Torrisi interviene su una fioriera rettangolare creata incollando assieme delle lastre di pietra lavica dello spessore di 2 cm. L’impermeabilizzazione si rende necessaria per impedire all’acqua, presente nel terreno umido da innaffiatura, di poter filtrare attraverso le porosità della pietra.

 

Per impermeabilizzare l’interno della fioriera, Seby attua il seguente ciclo di intervento:

  • riveste i bordi superiori interni della fioriera con del nastro di carta adesivo, così che l’area impermeabilizzata coincida con il volume interno che verrà occupato dal terreno;
  • miscela con acqua la guaina cementizia impermeabilizzante con un trapano miscelatore, rispettando le proporzioni indicate dal produttore;
  • comincia ad applicare la guaina servendosi di un pennello;
  • tratta per primi i punti di giunzione angolare, applicando una maggiore quantità di materiale e creando uno strato impermeabilizzante leggermente più spesso con una seconda passata di impasto;
  • ricopre il fondo e le pareti interne della fioriera con uno strato di guaina, utilizzando un piccolo rullo;
  • effettua una seconda passata, dopo un’ora e mezza dall’applicazione della prima.

 

Lasciato asciugare il prodotto (occorrono circa due ore), Seby decide di praticare due fori sul fondo della fioriera, per migliorare il drenaggio dell’acqua in eccesso. Poggia il vaso su due assi di legno, in coincidenza della zona dove realizzerà i due fori, in maniera tale da assorbire al meglio lo ‘strappo’ di sfogo (quando la punta del trapano buca una superficie e non trova ostacoli tende a ‘scappare’, danneggiando la zona intorno al foro e ‘strappando’ piccole porzioni di materiale). Fatto ciò, riempie la fioriera di terriccio e torba per piantarvi dei fiori colorati.

I prodotti Saint-Gobain utilizzati

Seby Torrisi ha utilizzato uno specifico prodotto Saint-Gobain a marchio weber per realizzare l’impermeabilizzazione della fioriera in pietra lavica. Si tratta di weberdry elasto1 rapido, una guaina impermeabilizzante elasto-cementizia monocomponente, fibrata e ad essiccazione rapida; caratterizzato da elevata deformabilità e da una spiccata resistenza in spinta e controspinta, è particolarmente indicato per applicazione su massetti in cemento, gres e piastrelle. Va miscelato con un trapano ad un basso numero di giri (non più di 500/min) rispettando le proporzioni tra materiale e acqua, che variano a seconda dell’attrezzo utilizzato per l’applicazione: per 20 kg di prodotto occorrono dai 4,2 l ai 4,8 l di acqua se si adopera una spatola mentre bisogna miscelare la guaina con 5,4 – 6 litri di acqua per applicazioni a rullo.

Vetro per box doccia: guida alla scelta

ristrutturazione box doccia

Il box doccia è uno degli elementi più in voga nei bagni moderni, poiché rappresenta una soluzione più pratica e meno ingombrante rispetto alla vasca da bagno e, al contempo, risulta particolarmente elegante, specie in ambienti in stile industriale o minimal. Le cabine doccia, incluse quelle più ricercate come le “walk in”, sono caratterizzate da almeno una parete in vetro, necessaria a delimitare, anche solo in parte, il perimetro del piatto doccia.

Le prerogative pratiche e funzionali di un box doccia dipendono in buona parte dalla qualità delle superfici trasparenti; ragion per cui, la scelta dei vetri deve essere fatta tenendo conto di diversi fattori, tra i quali le caratteristiche strutturali del bagno in cui verrà allestita la cabina. 

Quali caratteristiche valutare

Come accennato, la scelta del miglior vetro per il proprio box doccia passa attraverso la valutazione di diversi fattori. I più significativi sono:

  • la facilità di pulizia; una lastra di qualità deve essere refrattaria alla formazione di macchie e aloni resistenti affinché il ripristino della trasparenza e della brillantezza originarie non comporti l’utilizzo di una quantità eccessiva di detergenti chimici;
  • la resistenza al calcare; poiché le pareti del box doccia sono a costante e diretto contatto con l’acqua, sono fisiologicamente esposte alla formazione di macchie e residui di calcare; questi creano una patina opaca sulla superficie della lastra che intacca l’integrità estetica e materiale del box doccia;
  • possibilità di personalizzazione; poiché non tutti i locali bagno offrono la stessa disponibilità di spazio, è necessario che le componenti siano sufficientemente versatili da adattarsi a svariati contesti di installazione.

 

La doccia Saint-Gobain, grazie alle lastre Timeless ed agli accessori Logli Massimo, rappresenta la soluzione che soddisfa al meglio tutti i parametri sopra elencati.

 

Il vetro Timeless, grazie alle spiccate proprietà anticorrosive, è in grado di resistere per dieci anni alla corrosione provocata dal calcare; tale prerogativa è dovuta ad una particolare tecnologia brevettata, che consiste in un deposito di ossidi metallici in grado di formare una protezione efficace e duratura contro l’opacizzazione dovuta ai depositi di calcare sulla superficie. 

Le possibili configurazioni della doccia Saint-Gobain

La compatibilità con gli accessori sviluppati da un marchio leader del settore come Logli Massimo (certificati per l’allestimento di soluzioni di design funzionali e sicure) garantisce alla doccia Saint-Gobain diverse possibilità di personalizzazione. Tra i vari sistemi sviluppati, spicca il nuovo Goccia50 che consente di scegliere tra cinque configurazioni e due modalità di installazione.

  • Nella configurazione “muro/muro”, il box doccia è individuato da tre elementi murari ed è chiuso da una una coppia di lastre scorrevoli;
  • La configurazione “muro/vetro”, invece, si caratterizza per il maggiore equilibrio tra superfici trasparenti e pareti in muratura; pertanto, il box è composto da una lastra fissa che funge da terza parete e un sistema di vetri a scorrimento;
  • La configurazione “vetro/vetro” si contraddistingue per l’assenza di strutture perimetrali di tipo murario; il box è composto da tre elementi trasparenti, due dei quali solidali alla parete, a delimitare l’area interna della doccia;
  • La configurazione “muro/angolo/muro” si adatta alle docce installate in corrispondenza dell’intersezione tra due pareti; in tal caso, due superfici trasparenti ortogonali completano la struttura del box;
  • I sistemi “a sbalzo” consentono di trasformare, in parte, una vasca da bagno in una cabina doccia mediante l’installazione di una superficie trasparente sul margine superiore della vasca.

 

Per quanto riguarda le modalità di installazione, il sistema Goccia50 prevede due possibili soluzioni:

  • Linea U: i vetri sono fissati mediante profili in alluminio 15×16 mm muniti di cover superiore a scatto;
  • Linea S: le lastre vengono sigillate direttamente alla superficie d’appoggio, con la possibilità di aggiungere un profilo diga in alluminio da 8×10 mm. 

 

Il sistema è ulteriormente personalizzabile grazie alla possibilità di scegliere tra diverse finiture, sia standard (opaco, lucido, nero e satinato) che su richiesta (rame bronzato opaco, oro semilucido, canna di fucile opaco e bianco lucido).

#FaiConIMakers, Giuseppe Conte allestisce una libreria in cartongesso

costruire libreria cartongesso

Giuseppe Conte di Makers at Work prosegue il restyling interno della propria casa con l’ausilio dei materiali a marchio Saint-Gobain che il maker abruzzese ha già utilizzato per creare una coppia di mensole e una controsoffittatura. In questo nuovo progetto, invece, ha allestito una libreria a parete, così da arredare un lato di un corridoio e lo spazio sovrastante un vano comunicante con un altro ambiente.

L’assemblaggio dell’intelaiatura

Come per altre opere in cartongesso, anche una libreria necessita anzitutto di una struttura portante; per realizzarla, Giuseppe Conte si serve di una livella laser, uno strumento che proietta i riferimenti direttamente sulla parete in maniera estremamente precisa. Dopo aver individuato la posizione dei tre elementi portanti verticali – che individuano due intercapedini da 60 cm – il fondatore di Makers at Work procede come segue:

  • taglia su misura i profilati metallici a ‘U’;
  • vincola i profilati alla parete utilizzando tasselli a percussione;
  • fissa al soffitto e al pavimento i profili metallici ortogonali alla parete servendosi di un apposito nastro biadesivo;
  • monta le guide verticali esterne della struttura, fissandole ai montanti ortogonali mediante viti autofilettanti;
  • inserisce i montanti interni a rafforzare le intelaiature verticali; alterna un “destro” e un “sinistro” per agevolare il successivo tamponamento con le lastre in gesso rivestito. Anche in questo caso, gli elementi sono distanziati di 60 cm;
  • crea, allo stesso modo, un’altra intelaiatura, in corrispondenza dello spazio sovrastante il vano che collega il corridoio ad un altro ambiente. Per garantire maggiore stabilità, inserisce i tasselli a 25 cm di distanza.

Il rivestimento in cartongesso e la finitura

Assemblata l’intelaiatura primaria di supporto, Giuseppe Conte può procedere al rivestimento dell’intera struttura con i pannelli in cartongesso (dopo averli opportunamente sagomati). Per completare questa fase del progetto, applica il seguente ciclo d’intervento:

  • fissa gli elementi in gesso, precedentemente tagliati su misura, all’intelaiatura, mediante specifiche viti; così facendo, tampona gli elementi verticali, sia all’interno che all’esterno;
  • crea i telai da inserire tra le colonne rivestite di cartongesso per realizzare gli scaffali della libreria. Inserisce in ciascun elemento un doppio montante centrale così da poter vincolare separatamente la lastra di tamponamento superiore (dello scaffale) rispetto a quella inferiore;
  • completa il rivestimento in cartongesso coprendo i profili frontali dell’intelaiatura metallica;
  • rinforza gli spigoli applicando dei paraspigoli autoadesivi.

A questo punto, la libreria è pronta per le operazioni di finitura; il primo step consiste nella stuccatura delle teste delle viti, dei paraspigoli e dei punti di giunzione. Al fine di ottenere superfici perfettamente omogenee, Giuseppe Conte applica una seconda mano di stucco dopo aver levigato i residui della prima mano mediante carteggiatura. Lasciata asciugare anche il secondo strato di stucco, preparare le superfici con una mano di primer prima di completare la finitura con idropittura per interni.

I materiali Saint-Gobain utilizzati

Nella realizzazione della libreria in cartongesso, Giuseppe Conte si è avvalso di svariati prodotti presenti nel catalogo multimarca di Saint-Gobain:

  • Gyproc Gyprofile, profili metallici a ‘U’, dielettrici, anticorrosivi e anti fingerprint;
  • Nastro biadesivo Gyproc, una guarnizione in schiuma in polietilene reticolata;
  • Viti autofilettanti Gyproc LY13;
  • Gyproc Habito Activ’Air®, una lastra in gesso rivestito che coniuga un’elevata resistenza meccanica con la capacità di assorbire fino al 70% della formaldeide presente negli ambienti interni;
  • Gyproc Aquabead, paraspigolo autoadesivo in carta microforata con un’anima di PVC;
  • Gyproc EvoPlus 60, stucco in polvere a base di gesso naturale ideale per la finitura di elementi in cartongesso;
  • weberprim RA13, primer a base di acqua per preparazione sottofondi;
  • weberpaint mistral, idropittura lavabile adatta all’uso interno traspirante e mascherante, adatta al cartongesso ed altri supporti.

 

Vetro isolante: come migliorare il comfort termico di casa

vetro isolante

Quando si parla di “comfort termico”, in relazione ad uno o più ambienti domestici, si fa riferimento ad una condizione ottimale di equilibrio tra temperatura e umidità interne. Naturalmente, tale equilibrio varia in base a numerosi fattori diversi, tanto di carattere ambientale e climatico (il periodo dell’anno, il microclima locale) quanto di natura strettamente tecnica e costruttiva (le caratteristiche strutturali dell’edificio, l’esposizione al sole ed alle intemperie, i materiali utilizzati per realizzare le opere murarie).

Ciò nonostante, in linea di massima, un adeguato comfort termico – indispensabile per raggiungere un benessere abitativo a 360° – passa attraverso l’adozione di soluzioni funzionali al miglioramento della coibentazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, gli interventi possibili non interessano soltanto le strutture in muratura (pareti, solai e coperture) ma anche le superfici trasparenti, ossia i vetri di finestre, lucernari, verande e pareti vetrate.

 

Perché utilizzare vetri isolanti ad alte prestazioni

Le superfici trasparenti, specie se esposte in maniera costante alla luce solare, devono garantire un’efficace azione di filtro, non solo rispetto alla radiazione luminosa ma anche dal punto di vista termico. I vetri delle finestre e degli altri serramenti, infatti, giocano un ruolo molto importante nel miglioramento del comfort termico e, più in generale, dell’efficienza energetica dell’edificio e del benessere abitativo.

Un vetro isolante ad elevate prestazioni è in grado di migliorare le prestazioni energetiche della casa; da un lato, infatti, impedisce la dispersione del calore verso l’esterno durante i periodi freddi dell’anno. Al contempo, durante i mesi più caldi, evita il surriscaldamento dei locali interni. In tal modo, rende l’intera abitazione più efficiente dal punto di vista energetico, in quanto permette di ridurre l’utilizzo degli impianti di riscaldamento e condizionamento, così da abbattere le emissioni inquinanti. Di conseguenza, diminuiscono anche i costi di esercizio e le spese in bolletta.

Sostituire i vetri tradizionali con lastre ad alte prestazioni consente anche di ridurre l’impatto ambientale dell’edificio; sono sufficienti circa tre mesi per compensare l’energia consumata per produrre un vetro isolante a due o tre lastre. In aggiunta, si stima che questo tipo di soluzione sia in grado di ridurre di circa 60 volte l’inquinamento prodotto dai sistemi di riscaldamento per compensare la maggiore dispersione termica dovuta a vetri scarsamente isolanti.

 

L’impatto dei vetri isolanti sul comfort abitativo

Le lastre ad elevata capacità isolante hanno un impatto positivo sui vari fattori che determinano la qualità del benessere abitativo:

  • Comfort termico, mediante la riduzione dell’apporto solare in estate e ritenzione del calore in inverno. Diminuzione del fabbisogno di utilizzo degli impianti di riscaldamento e condizionamento;
  • Comfort visivo, grazie all’elevata trasparenza che migliora l’illuminazione interna;
  • Comfort acustico, in virtù dell’ottimizzazione dell’isolamento rispetto a fonti di rumore esterne, con un guadagno in termini di fono isolamento che può raggiungere i 10 dB in più rispetto alle lastre tradizionali;
  • Qualità dell’aria, in quanto il vetro è un elemento inerte che non emette VOC (composti organici volatili).

 

Le caratteristiche di un vetro ad alte prestazioni

Una vetrata isolante può essere costituita da due o tre lastre; ciascuna di queste è caratterizzata da un deposito selettivo multifunzione (“coating” in inglese) che consente di ridurre il calore provocato dalla radiazione solare e trattenere il calore all’interno dell’ambiente, così da ottenere un costante bilanciamento termico in ogni periodo dell’anno. Le prestazioni delle vetrate isolanti dipendono anche dal gas presente nell’intercapedine tra le lastre; i modelli più ‘performanti’ utilizzano gas altamente isolanti come l’Argon in luogo della più comune aria disidratata.

Le ‘prestazioni’ dei vetri isolanti sono quantificabili in base a specifiche prerogative, a cominciare dal fattore solare. Questi rappresenta, in pratica, la quantità di energia che riesce a passare attraverso una lastra di vetro. Strettamente legato a questo parametro vi è l’indice di selettività, corrispondente al rapporto tra la trasmissione luminosa (la quantità di luce che attraversa il vetro) e il fattore solare. Tali valori definiscono in maniera precisa le capacità prestazionali di una lastra di vetro e la funzionalità della stessa rispetto ad applicazioni in ambito abitativo.

 

PLANITHERM® INFINITY, il vetro termico ad alte prestazioni di Saint-Gobain

Tra le numerose soluzioni sviluppate da Saint-Gobain per il comfort abitativo figura anche PLANITHERM® INFINITY, un nuovo prodotto ad altissime prestazioni, ideale per applicazioni in ambito residenziale.

Queste nuove lastre a doppio strato di argento, realizzate mediante un apposito processo magnetronico sottovuoto, garantiscono un perfetto controllo solare rispetto alla radiazione solare ed alla trasmissione luminosa, in maniera tale da ottimizzare non solo il comfort termico ma anche quello visivo.

Il nuovo vetro termico messo a punto da Saint-Gobain spicca anche per l’elevato indice di selettività pari a 1,9 (2 è il valore ideale per il doppio argento, mentre il triplo argento supera il valore 2) abbinato ad un fattore solare dello 0,38%. In virtù di tali caratteristiche, l’installazione di vetri PLANITHERM® INFINITY consente di soddisfare i requisiti di legge inerenti l’isolamento termico rispetto alla radiazione solare; in aggiunta, le lastre offrono una trasparenza perfetta, tale da garantire una trasmissione luminosa pari al 72%. Grazie alle elevate prestazioni ed alla qualità costruttiva, le lastre PLANITHERM® INFINITY si collocano al top della gamma dei prodotti destinati al mercato residenziale, ideali per interventi di efficientamento termico e del comfort abitativo.

La tecnologia PLANITHERM® INFINITY è applicabile alle principali soluzioni per l’edilizia residenziale:

  • Vetrata isolante doppia, composta da una lastra esterna STADIP® PROTECT 209 (44.2) con deposito PLANITHERM® INFINITY in faccia 2 e bordi lavorati a filo lucido industriale e una interna di STADIP®1 con i bordi lavorati allo stesso modo. In mezzo, un’intercapedine con intercalare, a bordo caldo, SWISSPACER® ULTIMATE da 16 mm riempito con Sali disidratanti ed equilibrata con gas argon al 90% e doppia barriera di sigillatura;
  • Vetrata isolante tripla, formata da una lastra Esterna STADIP® PROTECT 209 (44.2) con deposito PLANITHERM® INFINITY, una centrale extra-chiara DIAMANT® da 4 mm e una lastra esterna STADIP®1 con deposito PLANITHERM® INOX in faccia 5 e bordi lavorati a filo lucido industriale. La vetrata comprende due intercapedini a bordo caldo realizzate con intercalare SWISSPACER® ULTIMATE da 16 mm, riempito con Sali disidratanti ed equilibrata con gas argon al 90% e doppia barriera di sigillatura.

Arredare casa: come scegliere i colori per le pareti

scegliere colori pareti

Uno degli aspetti fondamentali dell’interior design è la scelta dei colori per la tinteggiatura delle pareti in relazione agli elementi d’arredo ed alla destinazione del singolo ambiente. Per ciascuna stanza, infatti, anche a seconda delle caratteristiche della stessa, è bene individuare la nuance più adatta, tenendo in considerazione anche il modo in cui i colori possono incidere sul benessere psicofisico degli inquilini della casa. In altre parole, per ogni ambiente domestico esiste una tonalità in grado di esaltarne le prerogative, ed ottimizzare il comfort e il benessere abitativo, in base a quanto sostiene la psicologia dei colori e della loro percezione da parte della mente umana.

Il Blu per la camera da letto

Essendo un colore freddo, il blu è associato al relax ed alla tranquillità, in quanto capace di ispirare serenità, stabilità ed introspezione. Ragion per cui, è indicato soprattutto per l’interior design delle camere da letto, anche per l’effetto calmante che può esercitare sulle persone iperattive o tendenzialmente nervose; se fissato a lungo, il blu trasmette quiete, armonia e soddisfazione. Più in generale, conferisce agli ambienti un aspetto ordinato e fresco, tant’è che può essere utilizzato per la tinteggiatura e i rivestimenti dei locali da bagno; di contro, non è particolarmente indicato per cucina e sale da pranzo, dal momento che tende a sopprimere lo stimolo dell’appetito. In aggiunta, stimolando il sistema parasimpatico, aiuta a diminuire la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e il ritmo respiratorio. Ciò nonostante, è consigliabile evitare di tinteggiare tutta la camera da letto di blu, a meno di non prediligere sfumature chiare o una tonalità più accesa, limitandosi ad una parete d’accento.

Verde in zona living (e non solo)

Colore secondario associato alla pace ed alla natura, il verde è estremamente versatile per quanto riguarda gli abbinamenti d’arredo il design degli interni. Tende ad essere preferito dalle persone equilibrate e tenaci, in quanto ispira solidità ma anche tranquillità e relax; non stupisce, quindi, come varie tonalità di verde possano essere utilizzate tanto in camera da letto – in virtù di un certo effetto rilassante – quanto negli ambienti dedicati allo studio ed al lavoro, come le camerette per ragazzi. Inoltre, nonostante sia un colore freddo, ben si adatta anche alla cucina, per via dell’associazione con il cibo e la salute. Alcune sfumature, come il color salvia o il verde petrolio, si addicono anche al soggiorno ed alla zona living.

Marrone: relax e stabilità per il bagno

In quanto tendenzialmente associato alla terra, il marrone è il colore delle cose stabili e durature, semplici eppure confortevoli. Viene ampiamente utilizzato per il rivestimento e la finitura dei pavimenti (In svariate sfumature) ma rappresenta una valida opzione anche per la tinteggiatura delle pareti; in particolare, può essere adoperato nel locale bagno, per la realizzazione di una parete d’accento, che funga da base semi neutra per gli elementi d’arredo

Arancione e giallo per vivacizzare gli ambienti

Il giallo e l’arancio sono due colori estremamente vivaci; il primo trasmette positività, benessere, allegria e ottimismo. Rappresenta un rimando all’estate e rende gli ambienti più luminosi; il consiglio è di adottarlo soprattutto in cucina e nella zona giorno, magari scegliendo tra diverse sfumature mentre è sconsigliato per le stanze da letto. Discorso analogo per l’arancione, capace di conferire brillantezza e vivacità agli ambienti, specie quelli della zona giorno della casa; ottimo per una parete d’accento in cucina o in soggiorno, sortisce un effetto corroborante ed è associato all’allegria e all’entusiasmo.

Quali prodotti utilizzare: le pitture weberpaint di Weber

Per la realizzazione di una finitura colorata mediante tinteggiatura è bene adoperare un prodotto per interni di qualità e ad elevate prestazioni. In tal senso, le idropitture della linea weberpaint di weber, marchio di Saint-Gobain, rappresentano la soluzione ottimale per quanto riguarda la tinteggiatura delle pareti interne.

La linea weberpaint include prodotti con differenti caratteristiche tecniche: idropitture lavabili, idrorepellenti resistenti alle muffe e anticondensa.

Sono prodotti di alta qualità per professionisti che necessitano di finiture di diverse tipologie, applicabili su qualunque tipologia di supporto, sia nuovo che già tinteggiato. La versatilità, la facilità di impiego e le numerose tinte disponibili rendono le pitture weberpaint adatte anche al privato che desidera ottenere finiture curate per gli ambienti interni.

I prodotti sono tinteggiabili in oltre 1950 colori tramite il sistema tintometrico webercolorlook, direttamente pressi i rivenditori partner Weber.

Come eliminare la muffa dalle pareti e ripristinare la finitura delle superfici

Eliminare muffa pareti

La formazione di muffa superficiale è uno dei maggiori problemi da affrontare nell’ambito dell’edilizia abitativa. Questo fenomeno determina, da un lato, danni di natura estetica, in quanto altera la qualità delle finiture (intonaco e tinteggiatura); dall’altro, provoca cattivo odore e inficia la salubrità dell’aria all’interno degli ambienti domestici, aumentando la possibilità di causare problemi respiratori o di altra natura.

La proliferazione della muffa si manifesta principalmente all’interno di ambienti umidi (bagno e cucina soprattutto) caratterizzati da scarso ricircolo d’aria. In contesti di questo tipo, può essere necessario approntare specifici interventi di risanamento, in maniera tale da migliorare la salubrità dell’aria e riparare ai danni estetici. A tale scopo, è necessario sia rimuovere la muffa già presente sia implementare trattamenti tali da ridurre al minimo la possibilità che si formi nuovamente. In questo articolo vediamo quali sono le procedure per affrontare e risolvere i problemi legati alla muffa negli ambienti domestici.

 

Ripulire le pareti e regolarizzare i supporti

La prima fase di un intervento di risanamento di una parete attaccata dalla muffa consiste nella pulizia delle superfici, per eliminare la flora batterica presente. È necessario, quindi, trattare la parete – più di una volta, se la contaminazione risulta particolarmente persistente – con un apposito prodotto pulente a base di acqua. Dopo averlo miscelato adeguatamente, il trattamento va applicato sul supporto; dopo aver atteso che si sia asciugato, è possibile spazzolare la parete, così da rimuovere la muffa. L’intervento va ripetuto fin quando la muratura non è completamente pulita. Questa operazione deve essere effettuata indossando un adeguato abbigliamento protettivo, ossia guanti, mascherina e occhiali, per evitare il contatto diretto con le polveri contaminate dalla muffa.

Nel caso risulti necessario ripristinare eventuali irregolarità per regolarizzare il supporto è possibile procedere mediante utilizzo di idonei rasanti cementizi, previa rimozione della pittura esistente.

 

Preparazione e tinteggiatura

Una volta eliminate le irregolarità, il supporto può essere preparato, utilizzando un primer o un fondo di preparazione; infine, per la tinteggiatura, è consigliabile optare per un’idropittura per interni traspirante e idrorepellente, resistente ai funghi ed alla muffa. Un prodotto di questo tipo garantisce il mantenimento della salubrità dell’aria all’interno degli ambienti abitativi, riducendo sensibilmente la possibilità di nuove formazioni di muffa.

In genere, le idropitture vanno applicate almeno sei ore dopo il trattamento con il primer e, per un risultato ottimale, servono due o tre mani (a seconda delle caratteristiche del prodotto e delle indicazioni fornite dal produttore).

 

Quali sono i prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Gli interventi di rimozione della muffa e di risanamento e finitura delle pareti possono essere implementati utilizzando alcuni dei prodotti specifici presenti all’interno del catalogo di Saint-Gobain, in particolare quelli a marchio weber. Ecco quali:

  • weberklin M, Trattamento per la pulizia delle pareti soggette a muffe e alghe, a base acqua; adatto a vari supporti, quali intonaco, rasatura e rivestimenti plastici;
  • webercem, gamma di rasanti cementizi, ad elevata adesione, indicati per uso interno ed esterno, da utilizzare previa rimozione della pittura esistente;
  • weberpaint protect, idropittura traspirante idrorepellente per interni o esterni protetti, resistente ai funghi e alle muffe. Applicabile con pennello o rullo su intonaco, cartongesso ed altri supporti quali rasatura, cemento e calcestruzzo; si consiglia di trattare la parete con weberpaint protect ad almeno sei ore dalla preparazione con il primer o fondo;
  • weberpaint thermo, idropittura termoisolante e traspirante a base di acqua, anticondensa e resistente a funghi e muffe. Adatto ad applicazioni su cemento, intonaco, cartongesso, calcestruzzo e rasatura. weberpaint thermo va applicata in almeno tre strati, a distanza di 4 o 5 ore l’uno dall’altro.

Isolamento Sottotetto: come realizzarlo e quali vantaggi offre questa soluzione

isolamento sottotetto

L’isolamento termico è uno dei fattori che incide maggiormente sul comfort abitativo e sull’efficienza energetica degli edifici. Gli interventi necessari alla coibentazione delle varie strutture dell’edificio possono riguardare non solo le pareti, ma anche i pavimenti e il soffitto. Per quanto riguarda quest’ultimo, esistono diverse tipologie di intervento che si adattano alle caratteristiche tecniche e materiali della struttura da coibentare. 

Una delle soluzioni più pratiche è rappresentata dall’isolamento del sottotetto, in quanto consente di coibentare la struttura dall’interno laddove, ad esempio, non siano necessari interventi più complessi (il tetto è in buone condizioni o non necessita di particolare manutenzione) oppure non sia possibile procedere alla sostituzione dell’intera copertura. L’isolamento del sottotetto può essere realizzato con tecniche differenti, a seconda delle caratteristiche della struttura.

 

Isolamento di un sottotetto abitabile

Un sottotetto abitabile può essere isolato termicamente mediante la realizzazione di un sistema a secco che consenta l’inserimento, tra le travi del tetto, di pannelli isolanti in lana minerale. Questo tipo di intervento richiede anzitutto l’assemblaggio di una intelaiatura di supporto al di sotto dell’assito in legno del tetto. Il telaio di sostegno del sistema a secco viene realizzato mediante l’impiego di appositi profilati metallici, ai quali vengono poi vincolate le lastre di gesso rivestito; queste, dopo la stuccatura delle teste delle viti e il trattamento dei giunti, possono essere rifinite con apposite pitture per cartongesso.

 

Isolamento di un sottotetto non abitabile

La coibentazione di un sottotetto non abitabile richiede interventi specifici in relazione all’accessibilità.

Se il sottotetto non è abitabile ma facilmente accessibile, la migliore opzione per la coibentazione termica è la posa sulla struttura portante di feltri in lana di vetro con il rivestimento in carta kraft rivolto verso  l’ambiente riscaldato da isolare. Nel caso si tratti di un solaio pedonabile o destinato allo stoccaggio di materiali e carichi vari, è necessario allestire una travettatura, utilizzando assi di spessore 4 cm e altezza pari a 2 o 3 cm superiore a quella dei feltri isolanti; l’intelaiatura va poi rinforzata con traverse di irrigidimento. La pavimentazione può essere poi posata al di sopra dello strato di materiale isolante, fissandola con i chiodi ai travetti installati in precedenza.

Qualora il sottotetto da isolare sia inabitabile e di difficile accesso, è consigliabile fare ricorso alla tecnica dell’insufflaggio, in maniera tale da ridurre la dispersione termica tra il sottotetto e gli ambienti sottostanti. Questo tipo di coibentazione prevede la creazione di uno strato di lana di vetro in fiocchi tale da garantire il miglioramento delle prestazioni termiche del solaio. La tecnica dell’insufflaggio viene utilizzata soprattutto per isolare i sottotetti accessibili solo mediante botola di ispezione o caratterizzati da una pendenza tale da non rendere possibile la posa dei feltri isolanti.

 

Quali prodotti Saint-Gobain utilizzare

Gli interventi di coibentazione termica del sottotetto richiedono l’impiego di materiali specifici, in grado di garantire un effettivo miglioramento delle prestazioni termiche delle strutture, limitando i fenomeni di dispersione del calore. Nel catalogo multimarca di Saint-Gobain si trova tutto l’occorrente per realizzare ciascuno degli interventi sopra descritti.

Per i sistemi isolanti a secco all’interno di sottotetti abitabili si consigliano:

  • Gyproc Gyprofile, profili metallici a C, dielettrici, anticorrosivi e antifingerprint per la realizzazione dell’intelaiatura di supporto;
  • Isover T-70, pannelli per l’isolamento termoacustico non rivestiti, realizzati in lana minerale con un legante a base di componenti organici;
  • Gyproc Habito® Activ’Air®, lastre di cartongesso con nucleo additivato con fibre di vetro, caratterizzate da elevata resistenza meccanica e dalla capacità di assorbire fino al 70% della formaldeide presente negli ambienti domestici.

Gli interventi di isolamento dei sottotetti non abitabili, invece, possono essere realizzati con:

  • Isover IBR K 4 +, feltro in lana di vetro italiana, rivestito in carta kraft bitumata e realizzato con legante a base di materie rinnovabili;
  • Isover Insulsafe33, lana di vetro in fiocchi a base di vetro riciclato, ideale per l’insufflaggio dei sottotetti ad accessibilità limitata.

#FaiConIMakers, Giuseppe Conte realizza un controsoffitto in cartongesso

controsoffitto-cartongesso

Per il suo nuovo progetto di fai da te, Giuseppe Conte di Makers at Work ha deciso di realizzare una controsoffittatura in cartongesso, con tanto di veletta e luci a LED, per rimodernare una sala di casa sua. Il maker abruzzese ha potuto allestire il sistema a secco grazie alla collaborazione con Saint-Gobain, che ha fornito tutti i materiali occorrenti alla costruzione ed alla finitura del controsoffitto.

 

La costruzione dell’intelaiatura

Giuseppe Conte avvia la realizzazione delle controsoffittatura segnando sul soffitto il perimetro della struttura, lasciando da un lato uno spazio di circa 35 cm per creare una ‘veletta’ con margine sporgente di 5 cm (dove verrà installato una striscia di luci a LED). Per eseguire questo passaggio con la massima precisione, utilizza una livella laser. Tracciato il perimetro della struttura, Giuseppe Conte procede come segue:

  • vincola i profili metallici a ‘U’ al soffitto, utilizzando idonei tasselli (da posizionare in corrispondenza dei travetti del solaio); ripete la stessa operazione sulla parete che sarà contigua alla controsoffittatura;
  • ritaglia una striscia di cartongesso da una lastra, servendosi di un cutter;
  • fissa la striscia di cartongesso alla faccia esterna del profilato perimetrale vincolato al soffitto, per creare l’altezza della veletta;
  • sul retro della veletta, inserisce un altro profilato (in corrispondenza del lato inferiore) per rinforzare la struttura e ancorarla successivamente al resto della controsoffittatura;
  • taglia su misura gli altri profili metallici che serviranno per la realizzazione dell’intelaiatura interna;
  • fisse le staffe registrabili al soffitto, posizionandole ad una distanza di 90 cm le une dalle altre;
  • vincola i montanti ai sostegni e ai profilati perimetrali con apposite viti filettate.

 

Posa e finitura dei pannelli in cartongesso

Completata la struttura di supporto, Giuseppe Conte può dedicarsi alla posa delle lastre in cartongesso. Per agevolare la creazione dello spazio dedicato al profilo LED, fissa sul retro delle lastre più grandi una serie di “battute”, ossia dei ritagli di profili metallici che fungano da ‘guida’.

Il maker abruzzese vincola poi le lastre al telaio metallico, utilizzando viti per cartongesso e un trapano avvitatore. Ultimato il tamponamento con le lastre, ricava gli alloggiamenti per i faretti a LED e per una guida a incasso in alluminio estruso così da poter aggiungere alla veletta una striscia luminosa a LED. Eseguiti i necessari collegamenti elettrici, Giuseppe Conte può dedicarsi alla finitura delle superfici, a cominciare dall’inserimento dei paraspigoli-parabordi dal lato ‘sporgente’ della veletta.

Fatto ciò, si dedica alla stuccatura delle teste delle viti e dei punti di giunzione tra le lastre; trascorsa una giornata – il tempo necessario per far asciugare lo stucco –  prepara il supporto con una mano di primer prima di eseguire la tinteggiatura del controsoffitto con una idropittura coprente per interni.

 

I materiali Saint-Gobain utilizzati

Giuseppe Conte ha adoperato diversi materiali presenti nel catalogo multimarca di Saint-Gobain per la realizzazione della controsoffittatura sopra descritta, ovvero:

  • Gyproc Gyprofile, profili metallici a ‘U’ e a ‘C’, dielettrici, anticorrosivi e anti fingerprint, ideali per la realizzazione delle intelaiature a supporto dei sistemi a secco;
  • Gyproc LY 13, viti autofilettanti a testa piatta e punta trapano;
  • Gyproc Habito Activ’Air®, lastre di cartongesso con nucleo rinforzato con fibre di vetro e capaci di migliorare la qualità dell’aria grazie alla tecnologia Activ’Air®, in grado di assorbire fino al 70% della formaldeide presente negli ambienti domestici;
  • Gyproc Aquabead, paraspigolo autoadesivo costituito da un’anima di PVC rivestita di carta microforata;
  • Gyproc EvoPlus 60, stucco in polvere a base di gesso arricchito da additivi specifici; contraddistinto da elevata lavorabilità, è perfetto per la finitura dei sistemi in cartongesso;
  • weberprim RA13, primer a base di acqua per la preparazione dei supporti da rifinire con idropitture per interni;
  • weberpaint mistral, idropittura per interni lavabile, traspirante e mascherante applicabile su svariati supporti.

Come ripristinare la rasatura della facciata di una parete esterna

ripristinare parete esterna

La finitura delle pareti esterne è particolarmente soggetta a decadimento, in quanto costantemente esposta alle intemperie ed all’azione degli agenti atmosferici. Oltre al danno di carattere estetico, una superficie trattata in maniera inadeguata, rispetto alle condizioni ambientali e climatiche del luogo, può andare incontro anche ad un degrado materiale che comporta il distacco di parti incoerenti. Ragion per cui, è fondamentale intervenire tempestivamente in maniera precisa ed efficace, mediante un apposito ripristino della rasatura. Di seguito, vediamo come ripristinare la rasatura della facciata di una parete esterna, quale procedimento adottare e i materiali da utilizzare.

Utensili e materiali occorrenti 

Per il rifacimento della rasatura di una parete esterna, occorrono i seguenti materiali: 

  • malta cementizia per ripristini riparazioni localizzate dell’intonaco di fondo;  
  • primer di preparazione per sottofondi ad elevato assorbimento; 
  • rasante cementizio; 
  • rete in fibra di vetro; 
  • primer per pitture; 
  • pitture idrorepellenti adatte ad uso esterno. 

Gli utensili occorrenti, invece, sono: spazzola metallica, spatola, staggia, cazzuola, trapano miscelatore, frattazzo rigido, frattazzo a spugna, pennello (o pennellessa) e rullo. 

Preparazione del sottofondo 

La prima cosa da fare nell’ambito di un intervento di ripristino è preparare il supporto di sottofondo.  

Se necessario, prima di procedere alla nuova rasatura, bisogna ripristinare e regolarizzare il supporto (tipicamente intonaco cementizio), in corrispondenza delle parti in cui vi è stato un significativo distacco di materiale o in presenza di zone fortemente degradate. Per questa fase di intervento, si può utilizzare un’apposita malta cementizia (adatta al supporto) applicandola su fondo umido e rettificando la superficie con l’ausilio di una staggia 

Ripristinato il supporto, è necessario preparare le superfici rimuovendo la pittura o il rivestimento nelle zone incoerenti, ammalorate o in fase di distacco, utilizzando una spazzola di ferro, una spatola o idonei mezzi meccanici per agire sulle parti di dimensioni maggiori. Successivamente, occorre lavare le superfici in maniera accurata; è possibile, allo scopo, adoperare una idropulitrice, così da rimuovere in maniera più efficace qualsiasi residuo di polvere o sporco.  

Ripristino della rasatura 

Dopo aver atteso la maturazione della malta utilizzata per la regolarizzazione, è possibile passare al successivo ripristino della rasatura. Il rasante deve essere miscelato con acqua, rispettando le indicazioni fornite dal produttore; per la preparazione di grosse quantità di prodotto, è bene adoperare un trapano miscelatore. Se il supporto è particolarmente assorbente (gesso, anidrite, sottofondo cementizio poroso), è consigliabile trattarlo con un apposito primer di preparazione che ne migliori l’isolamento.  

Completata la preparazione del supporto, si procede come segue: 

  • applicare la prima mano di rasante: con l’aiuto di una spatola, creare uno spessore di alcuni millimetri; 
  • annegare la rete in fibra di vetro nel rasante fresco; 
  • coprire completamente la rete con una seconda mano di rasante quando la prima è andata in presa; per uniformare e rifinire le superfici utilizzare un frattazzo di spugna e attendere la perfetta essiccazione 
  • trattare il supporto con una mano di primer prima di tinteggiare. 

Quali prodotti Saint-Gobain utilizzare 

Gli interventi di ripristino della rasatura di una facciata esterna possono essere implementati utilizzando svariati prodotti presenti nel catalogo multimarca di Saint-Gobain. 

La malta cementizia webermix MP90, applicabile su laterizio, mattoni, pietra e blocchi di cemento, è consigliata per il ripristino la regolarizzazione del sottofondo. La rasatura vera e propria, invece, può essere effettuata con webercem RA30, un rasante cementizio universale, resistente alla carbonatazione ed all’azione degli agenti atmosferici e quindi particolarmente adatto all’uso esterno. In aggiunta, è applicabile su svariati supporti, tra cui intonaci verniciati, calcestruzzo, predalles e vecchie murature con rivestimenti ceramici.  

Il primer di preparazione weberprim PF15, ad azione isolante e consolidante, è il primer da adoperare per la preparazione dei sottofondi maggiormente assorbenti, in quanto caratterizzato da una forte capacità di penetrazione. È indicato per supporti quali intonaco, calcestruzzo e massetti a base di anidrite. 

Per il rinforzo della rasatura va utilizzata la rete in fibra di vetro webertherm 160, resistente agli alcali. Infine, dopo aver preparato il sottofondo con weberprim RC14 (un primer di preparazione che mantiene inalterata la traspirabilità del supporto specifico per pitture e rivestimenti colorati ad elevata traspirabilità), è possibile tinteggiare la parete con webercote siloxcover L, una pittura colorata a base di silossani, resistente a funghi, batteri e muffe nonché traspirante e idrorepellente. 

#FaiConIMakers, Seby Torrisi ripristina la rasatura di una parete esterna

rasatura parete esterna

Seby Torrisi torna con un nuovo intervento di fai da te in ambito domestico: stavolta è alle prese con la parete interna del cortile di casa che mostra segni di degrado estetico e, seppur in minima parte, materiale. Supportato da Saint-Gobain, che si occupa di fornire i materiali necessari alla realizzazione dell’intervento, il maker siciliano procede al ripristino della rasatura ed alla successiva tinteggiatura delle superfici.

Preparazione del sottofondo

La prima fase dell’intervento di Seby Torrisi consiste nella preparazione del sottofondo da ripristinare. A tale scopo, implementa un ciclo di intervento ben preciso:

  • rimuove le parti degradate, incoerenti e in fase di distacco, servendosi di una spazzola metallica e poi di una spatola;
  • lava le superfici, bagnandole a mano per rimuovere residui di polvere;
  • ricopre con del nastro di carta adesivo il bordo superiore dei battiscopa e i profili dell’infisso del cancelletto;
  • copre la pavimentazione con un cartone, per evitare di macchiare le mattonelle durante l’intervento.

Applicazione del rasante e finitura

Approntati i necessari preparativi, Seby Torrisi può dedicarsi al ripristino della facciata. Per prima cosa, seguendo le istruzioni fornite dal produttore, impasta il rasante utilizzando un trapano miscelatore. Fatto ciò, ecco come prosegue l’intervento:

  • applica la prima mano di rasante, utilizzando un frattazzo rigido per creare uno spessore di pochi mm;
  • dopo che il prodotto ha fatto presa (a circa 60 minuti dall’applicazione), ingloba nel rasante una rete in fibra di vetro a creare un’armatura di rinforzo;
  • applica una seconda mano di rasante, servendosi di un frattazzo a spugna per ottenere una superficie omogenea e leggermente ruvida;
  • prepara il supporto utilizzando un apposito primer di preparazione, al quale aggiunge una parte di pittura; per questa operazione adopera prima una pennellessa e poi il rullo;
  • dopo circa 10 ore dall’applicazione del primer, dipinge la parete a pennello per completare il ripristino della parete.

I prodotti Saint-Gobain utilizzati

Per la realizzazione dell’intervento descritto sopra, Seby Torrisi ha impiegato alcuni prodotti specifici sviluppati da Saint-Gobain attraverso il marchio weber:

  • webercem RA30, un rasante cementizio universale adatto all’uso interno ed esterno. Resistente alla carbonatazione ed all’azione degli agenti atmosferici, è indicato per applicazione su supporti quali calcestruzzo, predalles e vecchie pareti con rivestimenti ceramici;
  • webertherm 160, una rete in fibra di vetro alcali resistente con massa pari a 160 grammi per m2;
  • weberprim RC14, un primer di preparazione a base di acqua, resistente agli alcali ed agli shock termici;
  • webercote siloxcover L, una pittura colorata silossanica, idrorepellente, altamente traspirante, resistente alla formazione di funghi, alghe e muffe; ideale per uso esterno ed interno nonché di facile applicazione.

Rinnovare le piastrelle del bagno: idee e soluzioni

rimuovere piastrelle bagno e rinnovare

Il costante utilizzo quotidiano e la presenza di vapore acqueo rendono il bagno l’ambiente domestico più esposto a problemi di deterioramento estetico e strutturale, derivanti dall’accumulo di umidità. Quest’ultima tende ad aggredire non soltanto gli intonaci ma anche i rivestimenti ceramici, intaccando il sigillante tra le fughe e l’adesivo utilizzato per la posa. Quando ciò accade, è consigliabile intervenire con la sostituzione delle piastrelle bagno; a tale scopo, può essere necessario ripristinare i sottofondi (pareti e pavimenti), regolarizzando le superfici di posa.

La rimozione del rivestimento preesistente, infatti, potrebbe lasciare residui incoerenti e parti friabili; pertanto, in base alle caratteristiche del supporto, bisogna valutare quale tipo di intervento eseguire prima della posa delle piastrelle.

 

Demolizione del rivestimento e regolarizzazione del supporto

Quando ci si appresta a rinnovare le piastrelle del bagno, occorre innanzitutto rimuovere il rivestimento preesistente, servendosi di uno scalpello e di un martello (cercando di non danneggiare eccessivamente il supporto sottostante). Per la successiva rettifica del supporto – laddove necessaria – procedere come segue:

  • Preparare e pulire il sottofondo, verificando che sia compatto, esente da tracce di sfarinamento e privo di macchie di olio, grasso o residui di pittura;
  • In caso di intervento su fondi particolarmente assorbenti (quali massetti o intonaci cementizi), inumidire bene la superficie senza lasciare ristagni;
  • Trattare il supporto con apposito primer di preparazione (trattamento indicato per supporti compatti e poco assorbenti quali calcestruzzo, calcestruzzo lisciato, marmo e ceramica);
  • Preparare il rasante livellante, seguendo le indicazioni inerenti alle proporzioni tra acqua e materiale;
  • Applicare il prodotto, rettificando le irregolarità; se necessario, applicare subito una seconda mano, servendosi di una staggia per regolarizzare la superficie.

 

Posa e stuccatura del nuovo rivestimento

Prima di procedere alla posa del nuovo rivestimento, occorre scegliere accuratamente la colla per piastrelle; i fattori da prendere in considerazione sono due: il materiale del rivestimento e le dimensioni delle singole piastrelle. Per la posa di piccoli formati, è sufficiente un adesivo con classificazione C1TE in grado di garantire uno scivolamento verticale nullo; di contro, i formati di grandi dimensioni impongono l’utilizzo di collanti ad alte prestazioni, morbidi e di facile applicazione. Nel caso in cui il rivestimento sia in marmo o pietra naturale, è consigliabile optare per collanti a presa rapida.

Dopo aver individuato il prodotto più adatto alle esigenze di intervento, è possibile posare il rivestimento attuando il seguente ciclo applicativo:

  • Verificare che il supporto sia asciutto e adeguatamente maturo;
  • Qualora necessario, applicare uno strato di primer almeno sei ore prima dell’incollaggio;
  • Preparare l’impasto dell’adesivo, seguendo le istruzioni riportate sulla confezione;
  • Stendere il collante sul supporto con una spatola dentata. Utilizzare la tecnica della “doppia spalmatura” per la posa di gres a basso spessore o piastrelle di grande formato (lato maggiore di 60 cm). Per il retro della lastra, usare una spatola con dentatura da 3 mm mentre per il fondo ne serve una a denti da almeno 8 mm; il collante deve essere steso nella stessa direzione, sia sulla lastra che sul supporto;
  • Posare le piastrelle, avendo cura di farle aderire bene al supporto (a tale scopo, battere la piastrella con un martello di gomma, partendo dal centro e spostandosi verso gli angoli);
  • Stuccare le fughe, dopo averle pulite con una spugna umida; per le applicazioni a parete, occorre attendere almeno 6-8 ore dalla posa mentre la stuccatura delle fughe a pavimento va eseguita almeno 24-48 ore dopo.

 

I prodotti Saint-Gobain da utilizzare

Gli interventi di rinnovamento dei rivestimenti del bagno possono essere implementati utilizzando alcuni prodotti specifici presenti nel catalogo Saint-Gobain, ovvero:

  • weberfloor Zero30: livellante rasante a presa rapida, ideale per la rettifica di massetti ed intonaci che presentano irregolarità fino a 30 mm, recuperabili anche con una sola mano. Adatto ad uso interno ed esterno, su pareti e pavimenti, ed applicabile su numerosi supporti, tra i quali massetti cementizi, calcestruzzo, ceramica, marmo e laterizio (alcuni di questi vanno trattati preliminarmente con il primer weberfloor 4716 Primer);
  • webercol UltraGres 400: adesivo cementizio deformabile caratterizzato da elevata capacità bagnante per incollaggio ad alta resistenza. Adatto ad uso interno ed esterno, sia a parete che a pavimento; ideale per la posa di rivestimenti (anche di grande formato) in ceramica, gres, mosaico, pietra naturale e marmo. Il prodotto è applicabile su intonaci, massetti cementizi, calcestruzzo e, previo trattamento con weberprim PF15, massetti a base di gesso e cartongesso;
  • webercol UltraGres Fast: adesivo cementizio deformabile a presa rapida, a lunga lavorabilità; adatto per uso interno ed esterno, particolarmente indicato per superfici a continuo contatto con acqua;
  • webercolor premium: stucco cementizio idrorepellente, antimacchia, resistente a muffe, funghi e batteri, ideale per la sigillatura ad alta resistenza di fughe fino a 15 mm.

Barbecue in pietra, l’ultima realizzazione di Rulof per #FaiConIMakers

Barbecue-in-pietra

Nuovo progetto fai da te per Rulof, che realizza un nuovo barbecue in pietra nel giardino di casa, utilizzando perlopiù oggetti e materiali di recupero; al contempo, il maker torinese si serve anche dei prodotti per l’edilizia forniti da Saint-Gobain.

Costruzione del pilastro del barbecue

Rulof avvia la costruzione del nuovo barbecue a cominciare dal pilastro che sorreggerà il piano per la brace; per questo, raccoglie delle pietre dalla forma più o meno regolare nel sottobosco circostante una costruzione diroccata presente nella proprietà confinante con la propria. Fatto ciò, servendosi di un rastrello, procede a livellare la parte di terreno sulla quale sorgerà la struttura del barbecue; poi la ricopre con alcune grandi lastre di pietra liscia.

A questo punto, Rulof si dedica alla realizzazione del pilastro in muratura: miscela la malta con acqua in un secchio (servendosi di un trapano miscelatore) e la usa per innalzare una struttura verticale in pietra. Sul lato posteriore, ricava un’intercapedine in cui ingloba un tubo di sezione circolare; questo fungerà da supporto per il meccanismo di azionamento della griglia del barbecue.

Assemblaggio del meccanismo per la griglia

Utilizzando oggetti di recupero, Rulof realizza un meccanismo semplice ma ingegnoso, da utilizzare per regolare a piacimento l’altezza della griglia sul barbecue. Salda il perno di un vecchio modello di crick per auto con una staffa di metallo; alle estremità di quest’ultima, salda altre due staffe in perpendicolare, ottenendo un braccio a ‘T’. All’altro capo del crick, fissa una sezione tubolare circolare, che consentirà di montare (e smontare) il meccanismo sul tubo che ha precedentemente inglobato sul retro del pilastro in pietra del barbecue.

Realizzazione del piano di cottura

Per completare il proprio barbecue domestico, Rulof crea un piano cottura in cemento. Per prima cosa, ricava una sorta di stampo quadrato in legno dalla sezione di un mobiletto in truciolato avente la funzione di cassaforma. Dopo aver miscelato accuratamente il calcestruzzo alleggerito, lo versa nello ‘stampo’; quando è pieno per metà, vi ingloba al suo interno dei tubi in acciaio, così da rinforzare la struttura fungendo in tal modo da armatura. Infine, sul calcestruzzo ancora fresco poggia delle piastrelle dall’elevata resistenza al calore per la realizzazione del rivestimento superiore del blocco. Una volta che il calcestruzzo è completamente asciutto, smantella lo stampo in legno, estrae il piano e lo fissa sul pilastro, utilizzando la stessa malta adoperata in precedenza.

I materiali Saint-Gobain utilizzati

Come di consueto, Rulof ha realizzato il suo progetto fai da te utilizzando i materiali da costruzione forniti da Saint-Gobain; in particolare, per la realizzazione del barbecue in pietra, il maker torinese ha adoperato weber facciavista per murare le pietre per la costruzione del pilastro. Si tratta di una malta cementizia colorata, idrofugata, ideale per la realizzazione di murature interne ed esterne in pietra o mattoni; il prodotto è compatibile con altri supporti, quali blocchi di cemento, laterizio e pietra mista.

Per creare il piano cottura del barbecue, invece, Rulof si è servito di weberplan 1400, un calcestruzzo strutturale leggero, a base di argilla espansa.